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Storia: rogo dei libri nel periodo nazista;
Inglese: The Victorian Age and the Bronte's sisters;
Filosofia: Soren Kierkegaard, Hans Blumenberg;
Latino: La fabula Milesia;
Storia dell'Arte: Vincent Van Gogh.
Indice
- Introduzione (p. 3)
La passione per la lettura e per i libri:
- Analisi del saggio “Come un Romanzo” di Daniel Pennac e i “Diritti del lettore”
(pgg. 4-9)
- Giacomo Leopardi: il “Topo di biblioteca” per eccellenza (pgg. 10-11)
- Vincent Van Gogh: analisi dell’opera “Natura morta con Bibbia” (pgg. 12-15)
La lettura solo come diletto:
- La Fabula Milesia.. (pgg. 16-17)
..nel Satyricon di Petronio
..nelle Metamorfosi di Apuleio
- “L’utile per iscopo, il vero per soggetto, l’interessante per mezzo” di Alessandro
Manzoni (p. 18)
- Brontë’s sisters – Charlotte Brontë in “The Victorian Age” (pgg. 19-20)
l libro è colui che lo scrive:
- La “notte dei cristalli” e il “Bücherverbrennungen” del periodo nazista (pgg. 21-24)
- L’importanza del singolo in Kierkegaard (p. 25)
- Il rogo dei libri e riferimenti a “Fahrenheit 451” (p. 26)
- Pensiero di Blumenberg sul mondo come libro (p. 27)
- Conclusione (p. 27)
- Bibliografia (p. 28) Introduzione:
Il pensiero comune riguardo la lettura è quello che un buon libro amplii le nostre
conoscenze, sviluppi le capacità intellettive e stimoli l’immaginazione. Il genere
romanzesco, per esempio, permette alla fantasia di compiere un viaggio nel tempo,
immaginare i volti dei personaggi e il loro carattere e si è portati ad essere partecipi
delle passioni di questi, delle loro tristezze, gioie o angosce. Una storia scritta nelle
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pagine di un libro può prendere vita nella mente di ogni lettore: non si esagera
dicendo che con la lettura si nutre la propria mente.
Questo mio lavoro, attraverso un percorso che tocca personaggi più o meno noti e
vari generi letterari (dalla passione per la lettura nata per esigenze di studio o per il
bisogno di avere una cultura personale a quella che riguarda il diletto dell’animo), si
prefigge di far capire come l’amore per un buon libro non riguardi solo i leopardiani
“topi di biblioteca” o i “secchioni” dei nostri anni ma una parte, seppur piccola, di
ognuno di noi.
La conoscenza del saggio “Come un Romanzo” di Daniel Pennac mi ha portato a
capire quanto sia importante lasciare che la passione per la lettura si sviluppi in
ognuno attraverso modalità e tempistiche diverse e questo deve avvenire senza alcun
tipo di forzatura da parte di insegnanti, genitori o amici lettori. Probabilmente tutti
amano leggere qualcosa ma è possibile che ancora non se ne siano accorti: il loro
fanciullino, innamorato e meravigliato da ciò che legge è, infatti, insito nella loro
anima. Purtroppo le statistiche attuali mostrano quanto “il Paese italiano legga ancora
poco” e sono in particolare i giovani a preferire la televisione, l’uso dei social
network o i videogiochi piuttosto che un’ora di lettura quotidiana. Ancora, risultano
esserci più ragazzi che ragazze a dichiarare quanto sia inutile leggere poiché il genere
femminile, per lo meno, è interessato a quel tipo di lettura che riguarda i sentimenti,
le vicende amorose o, caso degli ultimi anni, le storie di fantascienza di maghi o
vampiri. Risulta essere una svolta, a questo proposito, l’avvento dell’e-book, il libro
moderno e digitale. I giovani, particolarmente sensibili a questi strumenti,
acquisteranno gli e-books forse per moda ma la speranza è quella che consulteranno i
classici immagazzinati nella sua memoria e se ne appassioneranno almeno un po’. I
lettori italiani sono sì pochi ma coloro che frequentano abitualmente le librerie amano
spaziare tra i vari generi e ne sono affascinati e, seppur vengano a conoscenza del
libro elettronico, non lo sostituiranno ad una lettura attenta e meditata, riga per riga
sulla carta.
Come un
Romanzo 3
“Come un Romazo” è un libro-saggio a favore della lettura, scritto nel 1992 da
Daniel Pennac, professore e scrittore francese. La narrazione si basa sulla descrizione
dei comportamenti di una serie di personaggi che hanno rapporti differenti con la
lettura e con i libri, talvolta convinti di non amare leggere.
Tutti i bambini, nei loro primi anni di vita, sono affascinati dai racconti, amano
ascoltare le favole che vengono loro raccontate dai genitori, dai nonni, dai fratelli più
grandi, dai maestri…, amano ascoltare quasi sempre la stessa storia per poterne così
anticipare i contenuti, rassicurarsi, sentendosi quasi protagonisti in grado di dominare
la scena.
Tutto procede più o meno sistematicamente fino a quando il bambino fa il suo
ingresso nella scuola elementare.
“Questa giunse a proposito. Prese in mano il
futuro. Leggere, scrivere, contare…
All’ inizio, lui si buttò pieno di entusiasmo.”
DANIEL PENNAC
Il bambino, da questo momento in poi ha come desiderio quello di prendere lui stesso
in mano il libro e leggere la storia che più ama, quella che lui conosce molto bene,
cerca le sue frasi preferite e le riconosce scritte su quei fogli di carta. Egli ne è
affascinato, è il fanciullino pascoliano che vede qualcosa per la prima volta con
ingenuo stupore e meraviglia, così come le vide il primo uomo all’alba della
creazione. È l’unico capace di dare una nuovo senso e significato a ciò che legge, lo
interpreta a modo suo, arriva all’intimo delle cose e ne scopre una loro freschezza
originaria.
Cosa accade poi a quei bambini? Qual è il motivo per cui, ad un certo punto, rifiutano
la lettura? Pennac ipotizza che la responsabilità di tale situazione sia da ricercare in
alcuni comportamenti di insegnanti e genitori. Questi ultimi, nel momento in cui il
loro bambino si avvicina sempre più alla lettura, tendono, così che egli possa ottenere
un buon risultato a scuola, ad obbligarlo a leggere e rileggere la stessa pagina per
perfezionare il suo modo di farlo, l’impostazione della sua voce. Gli si chiede
continuamente cosa abbia capito da ciò appena letto, un riassunto, un opinione e, se
non ha colto il reale significato di quelle frasi, lo si fa rileggere ancora e ancora…
4
“Date al bambino questo desiderio, poi lasciate da
parte le tavole (…), ogni metodo sarà buono per lui.”
L’EMILIO - JEAN JEACQUES ROUSSEAU
“Leggere, si impara a scuola, quanto ad
amare leggere…”
DANIEL PENNAC
Giunti alle scuole medie ecco gli adolescenti davanti alle odiate “schede di
recensione del libro”: centinaia e centinaia di pagine, scritte in caratteri
improponibilmente piccoli, da leggere entro i quindici giorni della scadenza, libri dai
titoli più sconosciuti, libri sulla guerra, sul Medioevo, sui diritti delle donne... È
sempre il professore a scegliere il tipo di libro da leggere… “e non si accettano
discussioni!” “E naturalmente non amano leggere. Troppi
vocaboli nei libri. E troppe pagine. Per farla
breve, troppi libri.”
DANIEL PENNAC
La figura, forse, più interessante presentata dall’autore e quella del professore di un
liceo di provincia che si presenta in classe dai suoi alunni con una vecchia cartella di
cuoio dalla quale tira fuori un librone, cubico, veramente enorme e si propone di far
lezione solamente leggendo loro, volta per volta, dei romanzi, delle favole, dei
capolavori della letteratura... Ed ecco “le bic in posizione di attacco”, “niente appunti,
cercate solo di ascoltare. Mettetevi comodi, rilassatevi”. E fu proprio la lettura a voce
alta del professore dalla voce calda e cadenzata a far rinascere in tutti loro la passione
per la bella lettura.
Nella seconda parte del saggio sono enumerate e spiegate le varie difficoltà che si
pongono davanti alla lettura di un libro, prima fra tutte, e condivisa dai più, quella di
trovare il tempo per dedicarsi ad un romanzo, una novella, una critica o una
commedia. A ben vedere, dice l’autore, nessuno ha mai il tempo per leggere: i ragazzi
devono andare a scuola la mattina e studiare la sera, i genitori lavorano tutto il giorno,
i professori hanno i loro compiti da correggere e i nonni hanno la spesa da fare, la
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casa da pulire e i nipotini da accudire. Ma leggere significa amare, fa parte del diritto
di vivere.
“Il tempo per leggere, come il tempo per
amare, dilata il tempo per vivere.”
DANIEL PENNAC
Una delle più grandi difficoltà incontrate dai giovani al momento della lettura è
quella che riguarda i testi dei programmi scolastici. I programmi non finiscono mai…
sono costituiti da testi vecchissimi, lunghi, non attualizzabili secondo la mentalità
studentesca: studiare romanzi e poesie. L’atto di leggere. “Come può essere
considerato diletto leggere Calvino, Stevenson, Dostoevskij? Sono una palla!”.
Pennac, dalla parte del professore afferma che solo la paura di affrontarli può rendere
tali testi “una palla”. Ciò che in Italia leggono i giovani studenti per pura passione,
forse la “Madame Bovary” di Flaubert o l’austeniano “Orgoglio e Pregiudizio”, fa
soffrire le pene dell’inferno ai loro coetanei francesi e inglesi e così accade in
America o in Germania. Il problema è, quindi, riconducibile interamente alla lettura
fatta per una qualunque costrizione.
“Il verbo leggere non sopporta
l’imperativo”.
GIANNI RODARI
Pennac riconosce l’importanza di una lettura fatta per l’apprendimento ma ripudia i
classici canoni scolastici e si propone, a conclusione del suo libro, di stilare il
decalogo dei “Diritti imprescrittibili del lettore”. È importante, infatti, il modo in
cui i libri si leggono ed è necessario accordarsi in materia tutti i diritti possibili, a
cominciare da quelli che sono negati ai giovani studenti, da lui stesso, dagli stessi
professori che, per il loro bene, vogliono iniziarli alla lettura:
Il diritto di non leggere
1. 6 Il diritto di saltare le
2. pagine
Il diritto di non finire un libro
3.
Il diritto di rileggere
4 Il diritto di leggere qualsiasi
5. cosa
Il diritto al bovarismo
6. Il diritto di leggere
7 ovunque
Il diritto di spizzicare
8 Il diritto al
4. bovarismo
Il diritto di leggere a voce
9 alta
10 Il diritto di tacere
L’elenco si apre con il diritto di non servirsi della lettura, la possibilità di non
leggere, in mancanza del quale non sarebbe un insieme di diritti ma un “tranello”.
Nessun lettore legge sempre, c’è chi preferisce ad un libro un film avvincente o una
passeggiata con gli amici ma il vero problema riguarda coloro che non hanno la
passione per leggere. È necessario capire chi veramente prova il bisogno per la lettura
e chi no. L’idea che la lettura “umanizzi l’uomo” è giusta in linea di massima ma
ammette pur sempre delle eccezioni. Considerare migliori di altri coloro che hanno
una propria cultura letteraria significherebbe considerare la lettura “obbligo morale” e
non più un piacere libero da ogni costrizione.
Saltare le pagine è un modo per appassionarsi ad una parte della storia piuttosto che
ad un'altra in modo tale da lasciar da parte, per poi a volte riprenderla in un secondo
momento, una descrizione troppo lunga, la caratterizzazione di un personaggio o di
un ambiente. Riguarda il desiderio di concludere un libro il più velocemente possibile
per scoprire un finale inaspettato o la conclusione che già dall’inizio si prospettava.
Molti insegnati o genitori fanno proprio questo diritto mentre leggono qualcosa ai
propri ragazzi: può capitare, infatti, che loro non abbiamo la maturità o l’età adatta
per comprendere tutti i passaggi di un libro.
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Allo stesso modo chiunque si può permettere di non finire il libro per i motivi più
diversi: la sensazione del già letto, una storia incapace di attirare l’attenzione, il totale
dissenso rispetto alle tesi dell’autore, uno stile giudicato pessimo o una narrazione
difficile da comprendere. È inoltre possibile, ed è un diritto stesso, riprendere il libro
in mano dopo tempo.
Rileggere un libro è l’azione più compiuta da ogni lettore, da colui che è rimasto
affascinato dall’avvicendarsi delle situazione all’interno della storia, da colui che ha
necessità di utilizzare un’ angolazione diversa per comprendere meglio certi passaggi
o di rileggere per verificare.
“Io non ho mai avuto una tristezza che un’ora
di lettura non abbia dissipato”.