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Lottare per la libertà, tesina



Italiano - Nelson Mandela - Vita e recensione del libro "Lungo cammino verso la libertà"
Storia - Apartheid
Storia dell'arte - La libertà che guida il popolo (Éugene Delacroix)
Inglese - 1984
Estratto del documento

base della nuova Costituzione del 1994 c’è la “Carta delle libertà”, un

documento redatto dallo stesso Mandela e da altri membri dell’ANC nel

1955. Il documento si conclude con la frase seguente:

“LOTTEREMO PER QUESTE LIBERTA’, FIANCO A FIANCO, PER TUTTA LA

VITA, FINCHE’ NON AVREMO CONQUISTATO LA LIBERTA’”.

IL RITIRO E LA MORTE- Nelson

Mandela si è ritirato ufficialmente

dalla vita pubblica nel 1999; Il 23

luglio dello stesso anno, con una

cerimonia tenutasi a Orlando

(Soweto), la città di Johannesburg

gli ha conferito la più alta

onorificenza cittadina, il "Freedom

of the City", una sorta di consegna

delle chiavi della città. Nonostante il

suo ritiro, egli non ha mai interrotto la sua misericordiosa azione

umanitaria, portando la sua instancabile battaglia per la pace e la

comprensione umana oltre i confini del Sudafrica. Muore Il 5 dicembre

2013 nella sua casa di Johannesburg.

MANDELA DAY- In onore di Nelson Mandela le Nazioni Unite hanno

decretato nel 2009 il Mandela Day che si celebra ogni anno il 18 luglio in

onore della sua data di nascita.

Questa giornata è dedicata soprattutto alla solidarietà, alla carità e alla

giustizia e il suo obiettivo è di ispirare gli individui ad agire per aiutare a

cambiare il mondo in meglio, e così facendo, a costruire un movimento

globale per il bene.

Così come Mandela si impegnò per 67 anni nella lotta all’apartheid, allo

stesso modo simbolicamente si celebra il Mandela Day occupando 67

minuti aiutando il prossimo, offrendo opere di carità oppure curando

l’ambiente.

In tutto il mondo ogni anno viene celebrata questa festività; a New York,

per esempio, nel 2013 uno staff di volontari si è riunito per ricostruire le

case distrutte dal terremoto Sandy.

In collaborazione con l’Ambasciata del Sudafrica e l’ Institute of Political

Study (IEP), il Centro Informazioni di Antananarivo ha organizzato una

cerimonia che includeva video messaggi dal Segretario Generale, una

performance corale e la proiezione del film “Invictus.” Ambasciatori,

politici e membri di varie istituzioni e del Governo erano presenti alla

cerimonia che si è tenuta alla sede dell’ IEP. in collaborazione con la

catena di supermercati Shoprite e l’ UNICEF come sponsor dell’attività, lo

staff delle Nazioni Unite e le girl scouts hanno offerto ai bambini dei kit

per la scuoa e zuppa e pane ai residenti di una casa di riposo.

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2.LUNGO CAMMINO VERSO LA

LIBERTA’

Come l’autore stesso scrive, la stesura di questo libro inizia di nascosto

nel 1974 quando egli era in carcere a Robben Island. Egli fu aiutato dai

suoi compagni, tra cui il grande amico d’infanzia Sisolu, che operarono

da copisti. In questo modo, nonostante la copia originale fu confiscata,

Mandela riuscì ad averne un’altra e proseguì, dopo la scarcerazione, nel

completamento dell’opera.

Il titolo dell’opera riassume tutta la vita dell’autore. La sua vita, infatti, è

la libertà.

stata caratterizzata da una lotta continua per uno scopo solo:

Come già accennato nell’introduzione la libertà di cui parla Mandela non

è la sua, per meglio dire non solo la sua. Il suo pensiero è collettivo: egli

lotta per la libertà politica del popolo nero e per la conquista di un valore

la dignità

irrinunciabile che il regime dell’apartheid aveva tolto ai neri:

dell’uomo. Nel primo capitolo egli

descrive la sua infanzia

nei poverissimi villaggi

sudafricani e, dopo la

morte del padre (che era

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consigliere del re) il suo cambio di vita. Il reggente, infatti, si era offerto

di occuparsi dell’educazione del piccolo Rolihlahla così lo prese in casa, lo

fece studiare e lo fece partecipare di tanto in tanto alle riunioni politiche

che si tenevano in casa sua. In cambio di questo, però il reggente aveva

deciso la ragazza che egli avrebbe voluto sposare. Il suo spirito di

ribellione uscì e insieme a Justice, il figlio del reggente che aveva lo

stesso destino, scapparono a Johannesburg dove iniziarono a lavorare

nelle Miniere della Corona. Dopo una serie di imprevisti e inganni

scoperti, Mandela riuscì a entrare da praticante nello studio legale

dell’avvocato Sidelsky. Nello studio conobbe e strinse un forte legame

con Gaur, anch’egli un nero che aveva una forte dedizione alla lotta di

liberazione. Egli sosteneva che gli africani dovevano riprendersi la loro

Africa. Insieme a lui partecipava alle riunioni dell’ANC.

Dopo aver preso la laurea iniziò a frequentare la facoltà di

giurisprudenza in lingua inglese, detta “Wits” in cui era l’unico africano.

Lì subì diversi episodi di razzismo ma, nello stesso tempo conobbe altri

ragazzi bianchi che si schieravano, insieme a lui, dalla parte degli

oppressi.

Nel 1944 insieme ad altri membri dell’ANC formò la Lega Giovanile

volta a mobilitare il sostegno delle masse nella lotta per la liberazione

dell’Africa dal dominio dei bianchi. La Lega giovanile voleva riunire tutte

le tribù in una sola nazione, abbattere lo strapotere dei bianchi e istituire

una vera democrazia.

Nel 1948 vinse le elezioni il National Party, che

iniziò subito la sua politica dell’apartheid che

divideva il popolo a seconda della razza e

discriminava tutti coloro che non erano bianchi. A

quel punto l’ANC divenne più attivo: si impegnò a

diventare una vera organizzazione di massa e decise

di operare con il principio della non-violenza sul

modello di Gandhi. Si organizzarono scioperi,

boicottaggi e azioni di resistenza passiva. Mandela

divenne membro dell’esecutivo dell’ANC e questo

significava per lui una grande responsabilità.

Per protestare contro le leggi dell’apartheid l’ANC decise di indurre uno

sciopero generale per il 26 giugno. Esso ebbe un moderato successo e da

quel giorno il 26 giugno è ricordato in Sudafrica come Festa della

Libertà.

Per lottare contro il nemico comune, Mandela si rese conto che doveva

eliminare l’ostilità verso il comunismo. Fu così che iniziò a studiare le

opere di Marx, Engels, Lenin, Mao Tse-Tung e si rese conto che il loro

pensiero non era contrastante con il suo; non condivideva esattamente

tutti i principi comunisti ma alla fine simpatizzò anche per il comunismo.

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Nel frattempo la politica dell’apartheid avanzava e le proteste anche ma

senza significativi risultati.

Nel 1952 al congresso annuale dell’ANC venne eletto un nuovo

presidente, più attivo, che portò l’associazione ad una posizione più

attivistica. Mandela era il primo vicepresidente.

Per rispondere all’ espandersi dell’ANC il governo sudafricano iniziò a

mettere al bando i suoi membri. Questo significava l’impossibilità di

comunicare con gli altri membri e di prendere parte alle riunioni: una

specie di isolamento forzato.

Un esempio di attività dell’ANC fu a

Sophiatown. Il governo aveva dato l’obbligo

agli africani di abbandonare le loro case a

Sophiatown in quanto quello doveva

diventare territorio destinato ai bianchi. L’ANC

si attivò con continue proteste, manifestazioni

e azioni di boicottaggio che durarono mesi ma

alla fine il governo con la violenza e le armi

riuscì ad avere la meglio e gli africani vennero

sfollati. La nonviolenza non poteva vincere la

violenza. In Mandela cominciò a nascere il

pensiero che ad un certo punto, si può solo

rispondere al fuoco col fuoco.

Il nuovo presidente dimostrò il suo carattere attivistico anche grazie alla

sua volontà di redigere una Carta delle Libertà tesa a gettare le basi

per un Sudafrica democratico. Per questo fu convocato un congresso del

popolo in cui dovevano essere rappresentate tutte le popolazioni del

Sudafrica che si svolse il 25 e il 26 giugno 1955. La Carta “esaltava

l’abolizione della discriminazione razziale e la conquista di diritti uguali

per tutti”. Primo di questi il diritto di voto.

Molti criticarono la Carta in quanto la definivano di stampo comunista. In

realtà era un documento rivoluzionario e per realizzare questi

cambiamenti era necessario modificare radicalmente le strutture

sudafricane; bisognava distruggere i principi di ingiustizia su cui era

fondata l’apartheid.

Nel capitolo successivo, intitolato “Tradimento”, egli narra di quando è

stato imprigionato con l’accusa di altro tradimento insieme a più di altri

100 membri dell’ANC. La prigionia durò due settimane e fu sfruttata dai

membri per delle continue assemblee. Il processo, invece, durò quasi

quattro anni. In realtà non avevano prove che l’ANC avesse intenzione di

rovesciare il governo con la violenza, per questo continuarono a

rimandare il processo. 9

In quel periodo Mandela mancava molto spesso da casa e questo fu la

causa principale del divorzio con la sua prima moglie, Evelyn. Non passò

neanche un anno che conobbe

Winnie che divenne subito sua

moglie e che lo accompagnerà per

tutto il resto della sua vita. Per

Winnie non fu facile il matrimonio in

quanto il marito era spesso assente

e lei viveva quasi nell’ombra di lui,

ma egli, sapendo questo, cercò

sempre di farle spazio al suo fianco

senza farla sentire in ombra.

Dopo il matrimonio, Winnie prese

parte alla Lega femminile

dell’ANC e nel 1957 partecipò alla grande protesta, fu incarcerata per

due settimane e successivamente liberata. Era una donna molto

coraggiosa.

A contrasto con l’ANC nacque nel 1959 il PAC (Pan African Congress) che

consisteva in ex membri dell’ANC con un forte spirito nazionalista.

Questa associazione creerà in futuro

diversi problemi all’ANC. Invece di

sostenere l’ANC contro il nemico

comune, il PAC cercava in tutti i modi di

boicottarlo.

Nel frattempo le leggi dell’apartheid

continuavano e di conseguenza anche

il popolo protestava. In questo capitolo

viene presentata anche la famosa

tragedia di Sharpeville. Le

conseguenze di questa tragedia furono mondiali. Per la prima volta le

Nazioni Unite intervennero condannando il governo sudafricano per la

carneficina e lo sollecitò a creare leggi per la parità razziale. Le

conseguenze però furono anche interne: ci fu una crisi di governo e la

borsa di Johannesburg precipitò di colpo.

La risposta dell’ANC fu una giornata di astensione dal lavoro in segno di

lutto.

Dopo pochi giorni fu arrestato, senza un mandato, insieme ad altri uomini

del PAC e dell’ANC con l’accusa di alto tradimento. Furono portati nel

carcere di Pretoria e anche lì ebbe modo di riscontrare la discriminazione

nei confronti dei neri: le razioni di cibo erano diversificate. Mandela non

poté restare indifferente quindi chiese di avere lo stesso trattamento

degli altri detenuti. Alla fine lo ottenne ma in cambio dovette rimanere

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nella cella di isolamento. Il processo durò 4 anni, fino al maggio 1961 e

tutti gli accusati furono dichiarati non colpevoli.

Nel frattempo però l’ANC e il PAC furono dichiarati illegali, per cui tutti i

movimenti, le riunioni e gli accordi dovevano essere presi in

clandestinità. Mandela fu costretto a rimanere lontano da casa e nella

sua clandestinità prese il soprannome di Primula Nera.

Questo soprannome era un po’ dispregiativo derivato dall’appellativo

Primula Rossa dato alla Baronessa Orczy che sfuggiva alla cattura

durante la Rivoluzione Francese.

Durante il periodo di clandestinità di rifugiò in una fattoria a Rivonia che

l’ANC aveva comprato da destinare ai militanti clandestini, si finse il

domestico e assunse il nome di David Motsamayi. Durante il soggiorno

alla fattoria, nelle varie riunioni, si era andata sempre più diffondendosi

l’idea della lotta armata. Mandela stesso sosteneva che

non ci fosse altro modo ora che lo stato aveva anche

dichiarato illegale l’ANC. Si decise di creare una nuova

struttura militare, separata dall’ANC, che si sarebbe

occupata di intraprendere azioni violente ai danni dello

stato. Nacque dunque la Umkhonto we Sizwe che

“Lancia della nazione”,

significa detta Mk.

Iniziarono con il sabotaggio: attaccarono le centrali

elettriche del governo il 16 Dicembre, giorno del Dingane’s Day. Il

governo fu sorpreso e allo stesso tempo spaventato; dichiarò come primo

obbiettivo quello di catturare i membri dell’Mk.

Il tempo di “libertà” per Mandela non era destinato a durare; durante un

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