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Introduzione Lampione che illuminò il progresso - Tesina
La seguente tesina di maturità descrive il lampione. Una mattina come tutte le altre: la fronte appoggiata al finestrino freddo della corriera; il paesaggio grigio e assopito scivola sotto i miei occhi persi tra le immagini che sfrecciano. Un pensiero inaspettato affiora: “Senza quei lampioni gialli non vedrei nulla: sarebbe come dormire ancora, tranquilla, nella mia camera. Senza quei lampioni però percorrere ogni strada sarebbe più pericoloso e avrei paura ad uscire di notte da sola”. Il sole si affaccia timido da dietro un tetto. La scuola si avvicina sempre più e mi incanto a guardare le luci ambrate che diventano un'unica linea continua. 7.35. Fine turno lavorativo dei lampioni di Sassuolo. Tutti insieme, perfettamente programmati, si spengono. Lasciano i conducenti e i passeggeri nella penombra per quei due minuti necessari al sole per alzarsi ancora un poco, superare gli ultimi camini e le antenne paraboliche.
Il lampione osserva dall'alto. Partecipa in veste di testimone silenzioso alla vita quotidiana di tantissime persone, per brevissimi istanti. Così, quando si spegne, sovviene la sorpresa. Abbiamo la convinzione che la luce ci sia sempre lì per noi poiché l'uomo, è risaputo, non vorrebbe mai venire a contatto con le tenebre.
Storia di un lampione che non voleva spegnersi
Sotto di me scorrono veloci e
a me indifferenti
milioni di persone.
Ho illuminato il passo barcollante dell'ubriaco,
ho atteso pazientemente con l'innamorato,
ho ascoltato parole di amicizia di studenti,
sono stato l'innovazione del secolo.
E oggi cosa sono?
Lungo e ferroso,
la mia luce è fredda, rigida,
impersonale, muta.
Dalle note del mio telefono
Mi sono appassionata a reperire notizie su questo semplice oggetto, che potrebbe essere considerato tra le “piccole cose” della modernità…
Esso pare dimenticato dall'uomo del XXI secolo, ma ha svolto un ruolo fondamentale sin dal momento del suo arrivo sulle strade pubbliche, diventando uno “spettatore della storia”.
La raccolta di informazioni è stata affiancata dall'analisi dei significati che il lampione rappresenta per me e le riflessioni che queste immagini mi hanno suggerito:
• il lampionaio: un mestiere alienante (svolto sia dal protagonista della novella pirandelliana “Certi Obblighi” sia dall'abitante dell'asteroide 329, incontrato dal Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry);
• l'illuminazione notturna e la Belle Époque nella Parigi dell'Ottocento, rappresentata dal quadro “Boulevard de Montmartre di notte” di Camille Pissarro;
• la sconfitta dell'individuo di fronte al progresso cittadino: il quadro di Kirchner “Zwei Frauen auf der Strasse”, il quale trasmette il sentimento di nullità del singolo nel periodo precedente alla prima guerra mondiale, e il romanzo “Berlin Alexanderplatz” di Döblin, che dimostra l'impotenza del soggetto protratta nell'epoca weimariana;
• la speranza in un mondo migliore ne “Il leone, la strega e l'armadio”, il secondo libro della serie de “Le Cronache di Narnia” di C. S. Lewis ambientato durante la seconda guerra mondiale (Lucy entra, attraverso un armadio, in una realtà magica e fiabesca, preannunciata da un lampione a gas il cui lume è eterno);
• la modernità: i quadri contemporanei di Jeremy Mann enfatizzano e celebrano il progresso e la ricchezza delle maggiori metropoli occidentali;
• il prezzo ambientale: tra le principali fonti dell'inquinamento luminoso si trova l'illuminazione urbana, i cui eccessi e sprechi possono causare gravi danni all'ecosistema.
Collegamenti
Lampione che illuminò il progresso - Tesina
Italiano - Pirandello, "Certi Obblighi".
Francese - de Saint-Exupéry, "Le petit prince" (focus sul personaggio Allumeur de Révèrberes.
Arte - Pissarro, "Boulevard de Montmartre di notte"; Jeremy Mann, "Manhattan Nights".
Tedesco - Descrizione del quadro di Kirchner "Zwei Frauen auf der Strasse" ; Doeblin, "Berlin Alexanderplatz".
Inglese - Lewis, "The Chronicles of Narnia".
Scienze - L'inquinamento luminoso.
Quando il suo superiore, l'assessore Bissi, gli propone una via di salvezza
dalla derisione dei paesani, Quaquèo non accetta la proposta, anteponendo il
lavoro alla sua felicità personale.
“Se crede che la sua disgrazia coniugale sia inerente alla pubblica
funzione di lampionajo, ebbene, rinunzi a questa pubblica funzione; o,
se non vuole rinunziare, si stia quieto, e lasci dire la gente.
– Perentorio? – domanda Quaquèo.
– Perentorio, – risponde il cavalier Bissi.
Quaquèo saluta militarmente:
– Servo di Vostra Eccellenza.”
In questa totale apatia dalla sua sfera privata, egli instaura tuttavia un
rapporto particolare con la natura, sua “collega e datrice di lavoro”, in
quanto il valore del suo mestiere è dato dalla mancanza di luce .
“Infine Quaquèo pensa, che una certa importanza di ordine davvero
superiore la ha, quel suo mestiere, in quanto ripara a una mancanza
della natura, e che mancanza! Quella della luce. C’è poco da dire:
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egli, per il suo paese, è il sostituto del Sole. Sono due i sostituti: egli e
la Luna; e si dànno il cambio. Quando c’è la Luna, egli riposa.”
Osservare il mondo dall'alto, nel mezzo delle tenebre con la consapevolezza
di poter creare luci (e anche ombre, perché non esiste nulla senza il suo
opposto) rende Quaquèo un mezzo filosofo, che ragiona sulla mancanza di
solidarietà umana davanti a un tragico destino umano che porterà
inesorabilmente alla oscurità eterna.
“Pensa che è proprio triste quel suo mestiere di lampionajo, almeno
per un lampionajo come lui, che abbia contratto la cattiva abitudine di
ragionare, accendendo i lampioni.”
“A guardare così da lontano, si pensa che i poveri uomini’ sperduti
come sono sulla terra, tra le tenebre, si siano raccolti qua e là per
darsi conforto e ajuto tra loro; e invece no, invece non è così: se una
casa sorge in un posto, un’altra non le sorge mica accanto, come una
buona sorella, ma le si pianta di contro come una nemica, a toglierle
la vista e il respiro; e gli uomini non si uniscono qua e là per farsi
compagnia, ma si accampano gli uni contro gli altri per farsi la
guerra.”
A un certo punto però gli obblighi legati al suo lavoro da lampionaio
vengono meno: il Comune, per problemi d'appalto, non è più in grado di
fornire l'illuminazione pubblica. La popolazione ora non si limita solo alle
offese nei riguardi della sua vita privata, ma Quaquèo diventa il capro
espiatorio dell'odio e delle critiche che sarebbero dovute essere rivolte alla
pubblica amministrazione. La pazienza e l'indifferenza dell'uomo si
azzerano di fronte al baccano e agli schiamazzi dei suoi offensori. Egli,
liberato dagli incarichi del lampionaio, segue i consigli della massa dei suoi
nemici e compie il suo obbligo da marito, ossia si reca alla sua dimora per
cogliere sul fatto la moglie infedele. Mostra, per la prima volta in tutta la
novella, un interesse verso un umano che non fosse il suo datore di lavoro,
tralasciando il proprio mestiere.
“Ah sì? Dunque vogliono proprio ch’egli faccia l’obbligo suo, di
marito offeso, non potendo quella sera per mancanza di petrolio
attendere alla sua pubblica funzione di lampionajo? Lo hanno colto al
laccio, giusto quella sera che non può gridar la scusa
dell’illuminazione della città? Ebbene: gli ridiano la scala, e sia fatta
la loro volontà!”
Giunge alla propria casa sfigurato dalla rabbia repressa, stravolto dalla
“libertà” di compiere i propri obblighi personali e con un coltello in mano.
La moglie stava effettivamente intrattenendo un uomo che Quaquèo scopre
essere il suo capo, Vostra Eccellenza l'assessore Bissi. Di fronte a questa
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figura legata alla sua sfera professionale, il lampionaio torna a rinchiudersi
nella sua rassegnazione e impotenza da “operaio” del sistema sociale. Invece
di inveire contro l'amante della moglie, lo tratta con rispetto e delicatezza,
anteponendo i suoi obblighi da lampionaio a quelli da marito. Va alla
finestra, dove tutto il paese attendeva la furia e la carneficina del mesto
uomo, e finge che in casa non ci sia nessuno a parte la sua signora. Questa
viene invece prontamente sgridata e malmenata per aver nascosto l'assessore
Bissi in un luogo così scomodo e sporco quale una finestra nera di fuliggine
e mai utilizzata.
La reazione finale del protagonista è un classico esempio dell'umorismo
pirandelliano. Non conoscendo la storia intima di Quaquèo si potrebbe
ridere di questa situazione grottesca, esasperata e paradossale.
Nella sua estrema semplicità Quaquèo non è soddisfatto della sua vita.
Sottostando alle regole del suo mestiere e trascurando la sua famiglia, si
lamenta sempre tra sé e sé. Il mestiere lo rende “ubriaco di stanchezza” e lo
allontana dalle relazioni umane. Egli dipinge i suoi concittadini come
oppressori: gente malvagia e crudele che insulta e critica senza alcuna pietà.
Allo stesso tempo salva da questa opinione negativa il suo datore di lavoro,
idealizzandolo e relazionandosi con lui come fosse una divinità poiché gli
rivolge parole apparentemente gentili. In realtà quella dell'assessore Bissi è
una maschera di finta gentilezza, in quanto è lui che gli ''ruba'' la moglie. La
visione della società di Pirandello risulta quindi essere estremamente
ambigua e pessimistica e ricalca quella che è la situazione dell'uomo
moderno, costretto a fingersi qualcun altro per sopravvivere in ambienti
ostili. 10
Le protagoniste de ''Certi obblighi'' n'est pas le seul allumeur décrit dans la
littérature. Ce métier avait été approfondi vers la fin du XVIII siècle dans la
production anglaise, mais d'une façon assez objective, froide, sans
approfondir la psychologie de ces hommes.
La même thématique et la même profession de ''Certi obblighi'' on la
retrouve dans un roman très célèbre: “Le Petit Prince” de Antoine de Saint-
Exupéry.
À en croire l'auteur, le livre est pour les enfants à l'intention des grandes
personnes, c'est-à-dire qu'on a différents niveaux de lecture et de réflexion.
En effet, “Le Petit Prince” est un conte philosophique et poétique qui à
travers un language assez simple exprime une vision symbolique de la vie.
Le narrateur est un aviateur qui a dû se poser dans le désert du Sahara après
une panne de moteur. L'expérience avait été vécue par Saint-Exupéry même
et ça n'est pas le seul détail autobiographique qu'on trouve dans le roman.
Dans ce lieu inhospitalier l'aviateur tombe sur un petit enfant qui vient d'une
autre planète. C'est le Petit Prince qui est arrivée presque à la fin de son
voyage dans l'univers.
On trouve le personnage qui est très semblable à Quaquèo dans le chapitre
14, avant l'arrivée de l'enfant sur la Terre.
Le vieil Allumeur que le Petit-Prince rencontre vit sur la planète la plus
petite et il n'aime pas son métier (“Je fais un métier terrible”). Sa consigne
est très simple: allumer le réverbère près de lui le soir, pour faire naître une
étoile, et l'éteindre le matin, et ça endort l'étoile. Le Petit Prince admire son
occupation et il la trouve très jolie (“c'est véritablement utile puisque c'est
jolie”). Donc, le vieillard lui explique la raison de sa haine.
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Autrefois, il pouvait se reposer pendant le matin et dormir la nuit, mais
cependant la planète a tourné de plus en plus vite tant qu'il doit allumer son
réverbère une fois par minute. Il n'est pas heureux parce qu'il n'a pas le
temps pour se relaxer, la consigne est toujours la même, il continue à vivre
dans cette situation à cause de sa fidélité et son obéissance sans essayer de
changer quelque chose. Il est résigné, il ne réfléchit jamais sur le fait qu'il
doit faire son métier terrible et il refuse d'être aidé par le Petit Prince. Le
protagoniste du roman le considère absurde, puisqu'il comprend le danger de
l'obéissance sans penser et la naïveté de l'Allumeur, et positif, parce qu'il
n'est pas egoïste comme les habitants des autres planètes qu'il avait visité.
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Nell'ultimo trentennio del 1800, la città di Parigi divenne “una lunga sala
all'aperto scintillante di luci e di colori”. Oltre ad essere un centro artistico
ed economico, fu il punto di propulsione della cultura della Belle Époque,
un periodo di benessere, pace e spensieratezza della classe borghese. Era
molto celebre la vita notturna della capitale francese, che era completamente
rischiarata dall'impianto di lampioni a gas all'avanguardia che le hanno
avvalso il nomignolo di “Ville Lumière” (città della luce).
Questa innovazione fu celebrata dall'Impressionismo, un nuovo gruppo di
artisti che criticavano la pittura accademica ed esaltavamo l'impressione
della realtà sull'artista stesso, in un attimo fuggente.
La luce vibrante, pura e gioiosa dei lampioni esalta la spensieratezza
dell'epoca.
Tra i migliori interpreti dei tipici ''passages'' notturni parigini si trova
l'impressionista Camille Pissarro, con “Boulevard de Montmartre di notte”.
Egli rimase affascinato, come molti altri artisti, dal romanticismo di questi
nuovi paesaggi artificiali, resi possibili grazie alle innovazioni delle
tecnologia. L'artista impressionista era convinto di poter far dimenticare gli
aspetti negativi del progresso mostrandoli gradevoli e belli attraverso l'arte.
“Boulevard de Montmartre di notte” appartiene a una serie di dipinti ad olio
che rappresentano la medesima veduta (il passage parigino di Montmartre)
in differenti orari del giorno per cogliere le differenze della luce nelle varie
condizioni atmosferiche. Questa tecnica non era una novità nel movimento
impressionista, in quanto già Monet l'aveva adottata nella rappresentazione
del paesaggio urbano della Gare de Saint-Lazare e della Cattedrale di
Rouen. 13
L'affollato viale par