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Sintesi
Latino: età Giulio - Claudia;

Italiano: Ignazio Silone (Fontamara);

Storia: Torlonia, Riforma agraria nel Fucino;

Storia dell'arte: Vincent Van Gogh (I mangiatori di patate), Angelus di Millet;

Geografia astronomica: i sismi;

Francese: Alexandre Dumas, Lamartine, le lac.
Estratto del documento

PREMESSA

In un momento in cui la maggior parte degli esseri umani

persegue fini prettamente materialistici, ignorando ciò che

appartiene alla sfera dello spirito, ci si dedica sempre meno

agli studi e alle ricerche che riportino alla luce la storia, le

tradizioni, la cultura del proprio popolo, serbandone così la

memoria nel tempo. Ho sempre disiderato contribuire a

rimuovere il velo con cui il tempo ha coperto

silenziosamente la storia della mia terra, nutrendo da

sempre profondo interesse per le sue vicende e quelle della

gente che l’ha vissuta e che la vive.

“Mi piacerebbe di essere sepolto così, ai piedi

del vecchio campanile di San Berardo, a

Pescina, con una croce di ferro appoggiata al

muro e la vista del Fucino in lontananza”

- Ignazio Silone –

1

INTRODUZIONE

Questo lavoro non vuole essere soltanto una ricostruzione

delle tappe fondamentali della storia del Lago Fucino, esso

vuole offrire soprattutto una visione del lago come natura

partecipe della vita dell'uomo con particolare attenzione

alla dura realtà contadina. Il Fucino è stato il luogo di

importanti battaglie in epoca romana, e il popolo dei Marsi

nec

era il più forte in campo di battaglia (Nec sine marsis

contra marsos triumphari posse », « Non si può vincere né

senza i marsi né contro di essi »).

Le continue straripazioni del Fucino erano fonte di danni alle

colture

e soprattutto ai centri abitati localizzati a ridosso del lago,

alle volte addirittura interamente sommersi e poi ricostruiti

più volte sempre nello stesso luogo. Queste oscillazioni

sono state sempre, già dall’epoca romana, denunciate dagli

abitanti, che supplicavano insistentemente i governanti di

prendere dei provvedimenti, È questo uno dei motivi che

spingerà i romani, fin dal VII secolo a.c. , a cercare di

costruire un emissario artificiale per migliorare il deflusso

delle acque.

Tentativi riusciti solo in parte, seppure tecnicamente e

ingegneristicamente validi, che furono ripresi un secolo

dopo, nel 1875, dal principe Torlonia che ricalcando le

stesse strutture impostate dai romani, portò a termine il

prosciugamento.

La trattazione proseguirà con riferimenti a due grandi della

letteratura francese: Alexandre Dumas, (per aver

soggiornato nella zona e per aver seguito con vivo interesse

le opere di prosciugamento del Fucino, tanto da scrivervi

una cronaca) e Alphonse de Lamartine, poeta romantico

rapporto

assai vicino alla tematica della natura col suo

privilegiato con il lago nel quale confida le sue speranze.

Inoltre, il Fucino è una zona ad elevata attività sismica (si

pensi che la conca del Fucino è stata l’epicentro del

disastroso terremoto del 1915,e non solo), e l’ultima

sezione è dedicata proprio ai fenomeni sismici.

2

Età Giulio-Claudia

Dei tentativi romani di bonifica sappiamo da Plinio il vecchio,

Svetonio, Tacito e Dione Cassio.

Il primo che volle tentare il prosciugamento del lago fu Cesare,

che però venne ucciso prima

che adempisse al suo

proposito. Fu quindi

Claudio (41-54), che si

adoprò in tal senso. Egli era

considerato dai suoi

contemporanei come un

candidato improbabile al

ruolo di imperatore,

soprattutto in

considerazione di una

qualche infermità da cui

era affetto, tanto che la sua

famiglia lo tenne lontano

dalla vita pubblica fino all'età

di quarantasette anni, quando tenne il consolato assieme al

nipote Caligola. Fu probabilmente questa infermità e la scarsa

considerazione politica di cui godeva che gli permisero di

sopravvivere alle purghe che colpirono molti esponenti della

nobiltà romana durante i regni di Tiberio e Caligola: alla morte di

quest'ultimo, Claudio divenne imperatore proprio in quanto

unico maschio adulto della dinastia giulio-claudia.

Malgrado la mancanza di esperienza politica, Tiberio Claudio

Cesare Augusto Germanico, questo il nome adottato dopo

l'acclamazione ad imperatore, dimostrò notevoli qualità: fu un

abile amministratore, un grande patrono dell'edilizia pubblica,

espansionista in politica estera (sotto il suo comando si ebbe la

conquista della Britannia) e un instancabile legislatore, che

presiedeva personalmente i tribunali e che giunse a promulgare

venti editti in un giorno. Tuttavia, la sua posizione era resa poco

sicura dall'opposizione della nobiltà, cosa che condusse Claudio

a mettere a morte molti senatori.

Tra le opere pubbliche, abbiamo la bonificazione della piana del

Fucino,attraverso lo scavo di un emissario che faceva defluire le

acque del lago nel fiume Liri, a vantaggio di un migliore

sfruttamento agricolo. La prima inaugurazione, con tanto di

battaglia navale sul lago che stava per essere prosciugato, finì

nel ridicolo. Il canale, scavato troppo in alto non consentì alle

acque di defluire. Il tempo di provvedere a sistemare il canale e

nuova inaugurazione. Questa volta gli ingegneri di Claudio

fecero un errore opposto e ben più grave del precedente; il

canale posto troppo in basso fece defluire l'acqua in modo

troppo violento procurando vittime tra gli spettatori. L'episodio

culminò con una lite tra Agrippina e il liberto Narcisso,

appaltatore dell'opera: la donna disse che lui era un ladro

mentre il liberto le dava 3

dell'isterica.Altri imperatori si cimentarono con questa impresa

che ebbe però termine solo nel XIX secolo grazie ai Torlonia che

ingrandirono il tunnel scavato da Claudio tre volte la sua

dimensione originale.

1800 anni dopo:

-RIPRESA E RIUSCITA DEL PROGETTO DI CLAUDIO DA PARTE

DI ALESSANDRO TORLONIA

- RIFORMA AGRARIA

Alessandro Torlonia decise di avviare una delle più

imponenti opere del tempo. All'epoca il lago copriva una

superficie di migliaia di ettari e,con una profondità di circa

20 metri,non aveva uscite, infatti veniva definito come

"un piccolo mare in mezzo ai monti". I lavori per il

1855

prosciugamento iniziarono nel e la fine ufficiale fu

1 ottobre 1878.

decretata il L'opera consistette nel

prosciugamento, bonifica e realizzazione di una fitta rete di

canali. L' impegno

profuso, le risorse

economiche e i

4.000 operai al

giorno utilizzati,

fecero conferire a

Torlonia il titolo di

principe e una

medaglia d'oro. A

seguito delle lotte

contadine del

secondo dopoguerra,

la riforma agraria del

1950 assegnò i terreni agricoli del Fucino ai residenti dei

comuni limitrofi e a coloni provenienti dalla costa insediatisi

a seguito del prosciugamento. Torlonia abbandonò i

nacque l' Ente Fucino.

possedimenti e Il lago Fucino

14.000 ettari di terreno

prosciugato è costituito da circa

agrario, suddivisi in 497 appezzamenti di 25 ettari ciascuno.

patate,

Terreni giovani fertilissimi intensamente coltivati(

carote, cereali, legumi, ortaggi, aglio, cipolle, ) . Dal

prosciugamento del lago del fucino ha assunto grande

Avezzano,

importanza orgoglioso “capoluogo” della marsica

Benedetto dei marsi,oggi

e centro economico di rilievo. San

un fiorente centro agricolo,sorge sui resti della antica

capitale dei marsi Marruvium.e altri comuni di grande

Celano, Trasacco ,

importanza tutti votati all’agricoltura,

Luco dei marsi, Aielli, Cerchio, Collarmele, Pescina,

Ortucchio, 4

Gioia dei Marsi, Lecce nei Marsi. Il quinquennio di lotte

contadine del secondo dopoguerra spronò le

forze politiche, soprattutto della maggioranza, alla ricerca

di una soluzione

per evitare che la crisi sociale creatasi a causa della fame di

terra della popolazione

rurale sfociasse in una vera e propria rivoluzione.

Nel 1950 il Governo, dopo un lungo e travagliato cammino,

varò le leggi

di Riforma Fondiaria e precisamente:

1) la legge n. 230 il 12 maggio del 1950, meglio conosciuta

come legge

Sila; in quanto l’ambito della sua applicazione riguardò la

colonizzazione

dell’altopiano Silano e dei territori ionici contermini;

2) la legge n. 841 il 21 ottobre del 1950, meglio conosciuta

come legge

Stralcio attuata per il resto del territorio nazionale.

L’ obiettivo principale della Riforma, secondo il Senatore

Scardaccione,

[…]era quello di distribuire la terra ai contadini, che si

trovavano ad essere scarsamente occupati dopo la guerra.

Molti erano reduci dalla guerra e c’era il problema di come

occupare queste persone. C’era un fermento fra loro, ci fu

l’azione d’occupazione delle terre e si delineò pure l’azione

del Partito Comunista. Siccome prese il sopravvento la

Democrazia Cristiana […] si pensò di dar vita ad ampi

poderi, a tante piccole aziende date in proprietà alla singola

persona, in modo che fosse il singolo uomo a poterle

gestire, a poter decidere quello che doveva fare e crescere

in maniera individuale ed espansiva.[…] L’obiettivo era

quello di fare in modo che gli individui potessero liberarsi

dallo stato di servitù, e che potessero crescere come

persone che lavoravano per sé e per la propria famiglia in

maniera collettiva, non come fatto d’impegno diretto, ma

come solidarietà tra le persone. […] Un altro compito della

Riforma era quello di dare non solo la proprietà delle terre,

ma anche una casa decente ai contadini.[…]

La Riforma agraria (“fondiaria” nella fase applicativa) si

articolò, perciò, in un’opera di espropriazione,

trasformazione ed assegnazione delle terre, istituendo Enti

di Riforma zonali e di territorio (Ente Sila, Ente Delta, Ente

Fucino etc.) al fine di redistribuire la proprietà, promuovere

lo sviluppo, supera

re l’arretratezza, sollevare la pressione sul bracciantato

agricolo. 5

IGNAZIO SILONE

-Fontamara

Ignazio Silone, pseudonimo e poi, dagli anni sessanta, anche

nome legale, di Secondo Tranquilli (Pescina, 1º maggio 1900

– Ginevra, 22 agosto 1978), è

stato uno scrittore e politico

italiano. Può annoverarsi tra

gli intellettuali italiani più

conosciuti e letti in Europa e

nel mondo. Il suo romanzo più

Fontamara,

celebre,

emblematico per la denuncia

di oppressione e ingiustizia

sociale della condizione di povertà, è stato tradotto in

innumerevoli lingue. Care a Silone sono senz'altro le

tematiche di denuncia sociale e di impegno politico

profondo di cui tutte le sue opere sono impregnate. Lo

scrittore abruzzese è tra i primi, assieme ad una nutrita

schiera di scrittori anglosassoni, ad affrontare le tematiche

sociali all'interno della forma narrativa del romanzo; ma

Silone è portatore di tematiche contadine, laddove altri

avevano invece analizzato il mondo operaio della società

post-industriale. Emblematico di tutto ciò è ovviamente

Fontamara, in cui la critica sociale emerge da uno sfondo di

solidarietà e pietà cristiana, ed accanto ad altri temi del

periodo in cui il romanzo fu scritto, come lo spaccato della

vita italiana nelle campagne nel periodo fascista,

l'ignoranza dei "cafoni" e la loro assoluta distanza dalla

politica, rappresentate con toni ora satirici ora più amari e

disincantati.

Trama:

La vicenda è ambientata in un paese della Marsica,

nell’Appennino abruzzese, a cui l’autore dà il nome di

Fontamara.

La scala sociale del paese conosce solo due condizioni:

quella dei “cafoni”, i contadini a cui spesso vengono

espropriate le terre e spesso oggetto di torti e ingiustizie, e

quella dei “galantuomini”, i piccoli proprietari.

Il fascismo è giunto al potere, ma i fontamaresi non ne sono

informati finché, un giorno, arriva al villaggio il cav. Pelino,

un graduato della Milizia che con un raggiro convince i

cafoni a firmare un foglio bianco. 6

Troppo tardi i cafoni comprenderanno il tranello e potranno

solo rassegnarsi al proprio misero destino. Quel foglio

diventerà in seguito un documento che permetterà al

podestà di appropriarsi del ruscello di Fontamara, privando i

contadini dell’acqua necessaria alla coltivazione. Di fronte

agl’inganni i cafoni non sano come reagire: vorrebbero

ribellarsi, ma ne temono le conseguenze e soprattutto non

si uniscono in un’azione comune, perché ciascuno pensa ai

propri interessi e non vuole compromettersi. Solo Berardo

Viola, il cafone più forte, lotta contro le istituzioni per il

bene di tutti, ma i fontamaresi non lo seguono. Una sera

giungono a Fontamara i fascisti e compiono ogni sorta di

violenze, senza che nessuno si ribelli.

Un giorno i cafoni vengono convocati ad Avezzano, insieme

ai cittadini dei paesi vicini, solo per osannare le autorità al

loro passaggio, invece che, come promesso, per discutere

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