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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: La violenza sull'infante
Autore: Mangiardi ranieri Elena
Descrizione: la tesina vuole essere l'approfondimento di un interesse personale riguardo all'argomento sulla violenza sui bambini, ristretto (se così si può dire) al campo della pedofilia come epidemia del terzo millennio e non solo, e lo sfruttamento in inghilter
Materie trattate: Filosofia, Storia, Inglese
Area: umanistica
Sommario: Filosofia, Sigmund Freud, La psicoanalisi infantile, Cosimo Schinaia, Pedofilia pedofilie, psicoanalisi vittima carnefice Inglese, Charles Dikens, Oliver twist, Le workhouse Storia, Eugenia Scabini, La violenza sui bambini. Immagine e realtà
Ricerche compiute dagli storici della famiglia, hanno permesso col tempo di avere un più chiaro
quadro della vita familiare.
Con la situazione odierna si è animati da uno spiccato ottimismo per la condizione dei minori,
perché secondo un procedere graduale si può notare il passaggio da atti di crudeltà tipiche del
passato ad una certa empatia verso il bambino.
Nonostante la generale tendenza alla cura della prole intesa nel senso di salvaguardia della specie,
ogni società possiede diversi metodi di allevamento. Alcuni studiosi riconducono a queste
differenze i mutamenti sociali e culturali nei diversi paesi e il concetto stesso d' infanzia.
La chiave interpretativa per questi quadri concettuali è il rapporto adulto-bambino; le pratiche
educative di fatti sono delle rappresentazioni che ogni epoca fa della relazione genitori e figli.
2.1.Mondo Antico e Medievale
Andando ad analizzare civiltà come quella egizia, babilonese, fenicia, ebraica, o più recenti come
quella greca e romana, possiamo vedere come presso le antiche culture il neonato non era
considerato parte del genere umano.
Al neonato egizio attraverso alcune preghiere veniva ricondotta l'anima al corpo, presso i babilonesi
il padre alitava sul figlio per infondergli lo spirito. Nel periodo precedente a questi rituali il
bambino era sottoposto alle volontà del padre che poteva condannarlo a morte. Come è noto nella
civiltà greca era lecito gettare dalla rupe Tarpea i bambini deformi, e con i romani il padre aveva il “
diritto di vita e di morte” sui figli. Inoltre nella Roma imperiale era molto diffuso l'abbandono.
Pratiche d' infanticidio erano solite usarsi anche in occasione di sacrifici rituali come offerta
propiziatoria.
Per quanto concerne l' educazione rimaneva incontestato l'uso di sanzioni fisiche per gli allievi,
l'uso ripetuto della frusta era ricorrente presso popolazioni come i Sumeri.
Con l'avvento del Cristianesimo si è acquistata una nuova visione della persona, una nuova
attenzione viene rivolta verso tutti i bambini anche se orfani.
Con Costantino e Graziano l'infanticidio viene riconosciuto un crimine, oltre all'influenza cristiana
anche per questioni demografiche. Rimane la soppressione dei bambini cosiddetti illegittimi.
La chiesa prosegue l'opera in difesa della dignità umana.
Dopo il 700 viene riconosciuto al bambino il diritto alla vita, ma in termini di sopravvivenza fisica.
La società che si affaccia tuttavia è adulto centrica, il bambino non è avvezzo a tenerezze ma
affidato ai valori sociali della tradizione. Solamente con il XVI e il XVII secolo si assisterebbe a un
interesse specifico per l 'infanzia.
2.2.Epoca moderna
Sembra di poter rilevare in epoca moderna un maggiore interesse per i bisogni del bambino.
Difatti se già dal XIV secolo si usava mandare il bambino per due anni dalla balia presso le famiglie
aristocratiche, aumenta anche l' attenzione da parte di medici e maestri e si avvia la presa di
coscienza della tutela del bambino. Questi processi sono dovuti al mutamento sociale, prima di tutto
della struttura familiare che influisce sulle relazioni; nasce una sub-cultura familiare, genitori e figli
non sposati, considerata come separata dal resto della società: comincia a prevalere il sentimento a
discapito dell'interesse. Punto focale di questi nuovi sentimenti è il bambino soprattutto in paesi
dominati dalla Riforma Protestante e dalla Controriforma. Questa tendenza sempre più marcata
culminerà con l' organizzazione di istituzioni scolastiche apposta per per l' infanzia, quindi ad una
separazione del bambino dalla società adulta, e a un'accresciuta indipendenza di questo.
Il vincolo genitori e figli si stringe escludendo domestici e amici, certamente anche la nuova
borghesia contribuisce a una nuova visione dell'infanzia vista come futuri adulti da educare.
Nel XVI secolo in paesi della Riforma di Lutero, e i paesi anglosassoni governati dal puritanesimo,
vedono nel bambino una figura “ depravata” da redimere, e predicarono un' educazione molto dura
con punizioni corporali che vennero incorporate nelle istituzioni scolastiche. La scuola non è
ancora obbligatoria e le femmine ne sono totalmente escluse. Si affaccia in questo periodo con
l'inizio del XVII secolo il lavoro minorile, paesi come Francia e Inghilterra sono pieni di piccoli
lavoratori a partire dai sei anni o anche dai quattro per gli spazzacamini. La durata della giornata
lavorativa era dalla 14 alle 16 ore.
Il bambino era legato al datore di lavoro da un rapporto di dipendenza morale e materiale. Al
bambino in cambio d'obbedienza veniva insegnato un mestiere dal mastro, dunque gli veniva fornita
un educazione, per quell'habitus che era quello dell'artigiano.
Con la prima fase dell'industrializzazione, con la problematica dei salari, degli orari e delle
condizioni lavorative come ha testimoniato direttamente Charles Dickens, inizia lo sfruttamento
sistematico della manodopera minorile. Solamente nel' 1800 verranno emanate delle leggi tutelanti
il bambino ma solo sul fronte lavorativo, rimane la difficile situazione inter familiare con il potere
esercitato dal padre culminante con punizione, e abusi sessuali spesso ad opera di domestici.
Nel XVIII con l' avvento del lavoro femminile si ha una trascuratezza del bambino, aumenta così il
tasso d' abbandono, per contrasto si cerca anche da parte di filosofi come Rousseau e Locke di
esaltare il ruolo materno suggerendo linee guida per l' educazione.
Con l' acquisizione di una nuova sensibilità nei genitori nasce una maggior protezione nei confronti
dei figli, impressa purtroppo più da una gratificazione dall'approvazione sociale del ruolo
genitoriale più che da un interesse per il bambino. Questo comporta con l' affermazione del ceto
borghese una maggior attenzione al corpo e allo spirito del bambino: dalle condizioni igieniche
all'azione educativa agente sulla sfera interiore caratterizzata da principi morali.
Tuttavia, questi progressi saranno caratterizzati da un' involuzione, con l' interrogativo sul
permissivismo. Nuovo ruolo viene riconosciuto al medico, responsabile della nuova idea di
armonia tra corpo e psiche, quindi al corpo viene associato non solo il concetto di cura ma anche di
tenerezze.
2.3.Società contemporanea
Tendenze di avvicinamento al mondo del bambino, come forma d'attenzione oltre che di cure, di
tenerezze saranno mescolate ad atteggiamenti legati agli effetti della rivoluzione industriale. Infatti
lo Stato comincia ad assumere un ruolo importante nell'educazione e nell'assistenza producendo
così una istituzione familiare finalizzata all'inserimento del bambino nella società urbana aperta. Il
bambino diventa qualcosa su cui investire, per quella riuscita familiare che è stata alla base
dell'economia capitalistica. Ma nell'apice del suo sviluppo la famiglia entra in crisi; verso gli anni
'60 il bambino dal puerocentrismo acquisitivo si passa a un puerocentrismo narcisistico ovvero il
bambino come soggetto di gratificazione per il genitore; con il massimo sviluppo dell'immagine del
bambino comincia la denuncia del maltrattamento e parallelamente la società si muove a tutela dei
diritti dell'individuo indifeso. Siamo nel '50 quando l'ipotesi di maltrattamento appare sotto profilo
medico, e nel '62 con la relazione di Kempe Sindrome del bambino maltrattato viene resa nota
questa dura realtà scoprendone l'entità inaspettata. Lo stesso anno Rezza e De Caro segnalarono la
necessita di estendere la sindrome di maltrattamento ad altri aspetti dalle forme di abuso alla
malnutrizione. Siamo nel '59 quando viene approvata la prima Dichiarazione dei diritti del
«
bambino» sostenendo che il bambino a causa della sua immaturità necessita di cure e protezione.
É il 1989 quando la Convenzione Internazionale sui diritti dell'infanzia vota formalmente la
Dichiarazione. In questo modo viene ad interporsi un terzo nella dimensione familiare che ormai è
più pubblica che privata.
2.4.Conclusioni
Possiamo dire che la rappresentazione attuale dell'infanzia è il risultato di un percorso
contraddittorio perdurano per secoli. La domanda è perché ora? La problematica principale per
tessere la storia della violenza rimane l'oggetto del maltrattamento, infatti come sostiene Freud è
molto sottile la barriera che separa la fantasia dalla realtà per un bambino. Ciò che lascia in eredità
Freud è molto importante cioè lo scarto tra ciò che è reale e ciò che costituisce fantasia, questo non
porta a negare la realtà di quegli episodi di maltrattamento quanto piuttosto a chiedersi se
effettivamente un bambino non maltrattato possa essere effettivamente felice di conseguenza.
La rappresentazione idealizzata del bambino diventa così una brutta copia, uno schermo su cui
proiettare gli aspetta di un'aggressività presenti nella struttura psichica da Freud in poi. Furono
infatti Anna Freud e Melania Klein a rivoluzionare l'immagine del piccolo uomo, che da angelo
innocente diventa essere aggressivo animato da timori e desideri oltre che sentimenti ostili e impulsi
sessuali. In questo momento di preoccupazione per l'infanzia nasce la psicologia, ma non ancora
fonte d'interesse perché il bambino deve essere educato, dunque è possibile correggerlo, infliggendo
castighi. E proprio con l'attenzione al corpo del bambino che entra la psicologia, fondandone così la
psiche. Freud parla ne “ I tre saggi sulla teoria sessuale” (1905) di bambino sessuato e di zone
erogene, ciò che interessa a Freud non è il bambino ma l'infantile, perciò al suo “Un bambino viene
picchiato” pone come sottotitolo “Contributo alle conoscenze dell'origine delle perversioni
sessuali”. É al ruolo che questa rappresentazione gioca nella vita dell'adulto ciò che interessa
particolarmente Freud. Si ribalta la concezione del rapporto adulto bambino, il primo influenzato
dal secondo, e l'influenza dell'adulto sull'infante diventa repressione. Il potere dell'adulto è
responsabile delle sorti del bambino e questo ha contribuito a creare una cultura permissiva, ma
questo rispetto per il bambino crea una preoccupazione : le richieste del bambino non possono
essere contrastate né limitate, si paralizza il rapporto che di conseguenza sfocia nel maltrattamento
come contro-attacco. L'idea dello strapotere dell'adulto sul corpo del bambino è il contrario del
fenomeno di annullamento di quello con la sottomissione a quest'ultimo.
3.Definizioni di maltrattamento
Una breve panoramica sulle definizioni di maltrattamento sembra importante per comprendere bene
l'entità del fenomeno di cui stiamo parlando.
Definizioni delle varie forme di maltrattamento sono emerse dopo che nel 1962 Kempe ha descritto
gli aspetti medici della sindrome relativa alla violenza fisica sul bambino:
Il termine è stato usato per indicare un quadro clinico in cui il soggetto in età pediatrica presenta
lesioni riconducibili ad una violenza fisica perpetrata da un genitore o un sostituto. In seguito il
termine “child abuse” è stato esteso a indicare forme di trascuratezza e abuso sessuale. Nel 1974 il
decreto legge approvato dagli Stati Uniti ha identificato il maltrattamento infantile come: danno
fisico o mentale, abuso sessuale, trattamento negligente o maltrattamento di un soggetto di età
inferiore ai 18 anni o all'età specificata dalla normativa sulla protezione dell'infanzia.
Per essere una definizione applicabile a livello internazionale deve essere adattabile ai vari contesti
sociali e culturali e consentire la delimitazione tra abuso e altre forme di sofferenza a carico del
minore. Dunque si propone un'ultima definizione : Maltrattamento infantile è quella parte di danno
fisico o morale inflitto ai bambini risultante da un'azione umana che sia disapprovata o vietata,
prossima nel tempo e nello spazio e suscettibile di prevenzione.
Il concetto di abuso riferito ad un determinato contesto comprende infatti comportamenti che in un
altro ambito culturale, non necessariamente distinte, sono usi e addirittura norme sociali.
4. Definizione dell'intento