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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2009

Titolo: La Guerra che Progredisce

Autore: Izzo Beniamino

Descrizione: La Guerra, sinonimo di morte e distruzione, rappresenta anche un forte impulso allo sviluppo tecnologico e scientifico.

Area: tecnologica

Materie trattate: Italiano, Giuseppe Ungaretti, Veglia, la Guerra spreco di vite. Italiano, Salvatore Quasimodo, Uomo del mio tempo, nel corso della storia l'uomo ha evoluto i modi di combattere, ma dal momento che da quando nato non fa che guerre, ancora primitivo! Filosofia, Comte e il Positivismo, amore per il progresso e il tentativo di applicare il metodo scientifico a tutte le sfere della conoscenza e della vita umana. Inglese, Brooke, un "War Poet" morto in battaglia.

Estratto del documento

INTRODUZIONE

La guerra, dal tedesco “gwarra” ovvero “mischia”, nasce praticamente con l’uomo quando, stanziatosi in gruppi e tribù, per

cercare di difendere o espandere il proprio territorio di caccia o di raccolta, si scontrò con altri uomini. Nel corso della storia

i conflitti hanno subito una lunga e graduale evoluzione tecnica, grazie alle nuove scoperte e invenzioni da parte di un uomo

alla costante ricerca del dominio sugli altri.

In questa mia breve trattazione ho ritenuto opportuno analizzare l’evoluzione dei più significativi meccanismi bellici dalla

metà dell’800 al secondo dopoguerra; tali strumenti hanno rivoluzionato i modi di combattere la guerra e hanno portato

all’invenzione di nuovi dispositivi che in applicazioni civili si sono rivelati utili per l’intera umanità. Si pensi al radar, ai

calcolatori elettronici, agli aeroplani con turboreattori o ai sistemi di navigazione satellitare. Pochi passi per volta hanno

permesso all’uomo di spingersi oltre i confini terrestri e approdare sulla Luna nel luglio del 1969.

Nel mio percorso mi sono soffermato sostanzialmente su sei invenzioni belliche poste in ordine cronologico: il Moschetto un

rivoluzionario fucile da guerra ottocentesco, le armi semiautomatiche e automatiche evolutesi nel corso dei due conflitti

mondiali, il carro armato nato per irrompere nelle trincee nemiche, l’aereo da caccia sul quale si è basata gran parte della

Seconda Guerra Mondiale e i Missili che rappresentano l’arma più distruttiva mai creata dall’uomo. Concludo infine il mio

percorso con un semplice esperimento: il lancio di un piccolo razzo in grado di essere proiettato sfruttando acqua ed aria

compressa, viste come una fonte di energia pulita.

Fino a che punto riuscirà a spingersi l’uomo? Non sappiamo come si evolverà la tecnica in futuro ma una celebre frase di

Albert Einstein ammoniva già nel secondo dopo guerra: «Non so con quali armi verrà combattuta la Terza Guerra Mondiale

ma la Quarta sicuramente con clava e pietre».

Liceo Polivalente P.E. Imbriani - Avellino 2

IL MOSCHETTO e la guerra nell’800

La prima arma da fuoco è comparsa in Europa dopo il 500 con il nome di “Candela Romana”. Era costituita da un grosso

recipiente riempito di polvere pirica (un composto costituito da nitrato di potassio, carbonella e zolfo) coperto

successivamente da una matassa di stracci imbevuti di oli infiammabili che costituivano il proiettile. I soldati davano fuoco

agli stracci che incendiando la carica sottostante venivano scagliati in fiamme oltre le mura della città. Solo nel 1331

comparvero i primi veri e propri cannoni, a Cividale nel Friuli, seguiti poco dopo dalle prime armi portatili costruite a

Perugia. Un’arma da fuoco è una macchina termobalistica che utilizza l’energia cinetica dei gas ottenuti dalla combustione

istantanea di polvere da sparo che opportunamente sfruttati proiettano un oggetto (chiamato “proiettile” o “proietto” se ha

un diametro superiore a 20mm) a forte velocità contro un bersaglio. Le armi da fuoco, in particolare quelle portatili, hanno

rivoluzionato tattiche e strategie militari eliminando gradualmente il combattimento corpo a corpo.

Nel XIX secolo l’arma che ha dominato i campi di battaglia è stato il Moschetto. Il nome trae origine da “mosca” ed è

associato all’idea del volo come metafora della velocità. Arma rivoluzionaria in quanto munita per la prima volta di un calcio

ergonomico che permetteva un solido appoggio, in fase di utilizzo, sulla spalla del soldato. Il Moschetto era un arma ad

avancarica che veniva azionata dalle scintille provocate da una pietra focaia. Il moschettiere estraeva dalla cartucciera la

cartuccia di carta, contenente una dose di polvere e la palla di piombo, ne strappava la sommità con i denti e infilava tutto

nella canna dell'arma; dopodiché sfilava il calcatoio dall'alloggiamento sotto la canna e lo pigiava a fondo in essa; metteva la

polvere fina, solitamente contenuta in una fiaschetta rigida, nello scodellino, ne chiudeva la martellina e armava il cane:

tirando poi il grilletto il cane sfregava contro la martellina generando scintille: queste infiammavano la polvere fina dello

scodellino che diffondeva il fuoco nella culatta causando l'esplosione della polvere grossa. I moschettieri più addestrati

potevano sparare 3 o 4 colpi al minuto; solitamente si sparavano 2 colpi per poi procedere all'attacco con la “baionetta”

l’arma bianca montata sull’estremità della canna. Cane Calcio

Alloggiamento del Scodellino

Calcatoio Fiaschetta di

Baionetta polvere fina

Grilletto

Liceo Polivalente P.E. Imbriani - Avellino 3

IL FUCILE SEMIAUTOMATICO

Il semiautomatico è un fucile che sfrutta i gas di sparo per riarmare l'otturatore e ricaricare. Ovvero è necessario far salire in

canna solo la prima cartuccia del serbatoio, dopo di che l'alimentazione sarà provveduta meccanicamente dal ciclo di sparo,

in modo tale che ad ogni pressione del grilletto corrisponda la partenza di un solo proiettile e che per sparare la cartuccia

successiva sia necessario esclusivamente rilasciare e poi tirare ancora il grilletto. Il ciclo è garantito, ovviamente, fino

all'esaurimento delle cartucce.

Tra i fucili semiautomatici più diffusi e utilizzati soprattutto nella Seconda Guerra Mondiale, ricordiamo l’americano M1

Garand progettato nel 1924 da John Garand. Era in grado di sparare otto colpi in successione a differenza dei KAR98K

tedeschi e secondo molti fu il fucile che vinse la guerra. Un problema minore derivava dal fatto che, esauriti i colpi, il fucile

emetteva un forte rumore metallico, dovuto all'espulsione del caricatore, lasciando intendere al nemico che il fucile andava

ricaricato. Durante la seconda guerra mondiale si diffuse infatti la leggenda che i soldati giapponesi, dopo aver attaccato una

pattuglia di americani, si nascondevano nella giungla e aspettavano quel rumore per attaccare di nuovo. In realtà pare molto

difficile che i soldati riuscissero a sentire il rumore dell'espulsione del caricatore nella confusione di uno scontro a fuoco, più

che altro questa falsità fu diffusa dai detrattori dell'arma. L'unico vero problema derivante dall'espulsione del caricatore era

che un soldato inesperto o distratto poteva mettere il pollice in una posizione non corretta e ferirselo al momento

dell'esaurimento dei colpi. M1 Garand Pacchetto di

ricarica con otto

munizioni

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LA MITRAGLIATRICE

La mitragliatrice è un arma a ripetizione automatica di calibro non superiore a 20mm nata nel 1884 da un’idea di Hiram

Maxim, un inglese. E’ in grado sparare più colpi in rapida successione alla pressione del grilletto e finché questo non viene

rilasciato o finché non si esauriscono i colpi nel caricatore. Questa modalità di fuoco viene definita "a raffica". La celerità di

tiro di una mitragliatrice è vincolata essenzialmente da due fattori: il ciclo meccanico di sparo e la produzione di calore.

L'accelerazione del ciclo meccanico di sparo (caricamento, chiusura, sparo, estrazione, espulsione) è ottenuta mediante

diversi accorgimenti: materiali speciali e lavorazione accurata delle parti in movimento per ridurre al minimo gli attriti,

adozione di otturatori alleggeriti per ridurre le masse in movimento. La produzione di calore è molto elevata e può

provocare la deformazione delle parti dell'arma con conseguenti inceppamenti, blocco della cartuccia e finanche lesioni

della canna. Il raffreddamento necessario può essere ottenuto: mediante circolazione di liquido, sistema abbandonato dopo

la Prima Guerra Mondiale, anche se armi raffreddate ad acqua hanno prestato servizio ancora nella Seconda Guerra

Mondiale; mediante l'adozione di canne molto spesse; l’adozione di manicotti forati che assicurano un rapido ricambio

d'aria. Sono inoltre adottate altre soluzioni, come ad esempio il cambio rapido della canna dopo un certo numero di colpi.

Nella Prima Guerra Mondiale le mitragliatrici hanno svolto un ruolo determinante grazie alle loro raffiche lunghe che

potevano arrivare da una trincea all’altra e tenere a freno ogni tentativo di assalto nemico. Una mitragliatrice dell’epoca

arrivava a pesare anche 60 chilogrammi e per ogni pezzo erano richiesti ben sei o sette serventi, incaricati di montaggio,

posizionamento e manutenzione, oltre che dell’effettivo impiego dell’arma. Fino al termine della guerra, la mitragliatrice fu

sempre soggetta al problema del rapido surriscaldamento che ne limitò sensibilmente l’affidabilità’. Durante gli anni del

conflitto si impiegarono due tipi di raffreddamento: ad aria e ad acqua. Quest'ultimo, anche se più efficace, costringeva i

serventi a procurarsi e tenere sempre a disposizione grandi quantica d’acqua per garantire l’uso prolungato dell’arma. Era

diventata una consuetudine urinare sulla mitragliatrice quando, una volta terminate le scarse riserve di liquidi, la

temperatura saliva oltre i limiti. Alcuni soldati armano

una mitragliatrice

durante la prima

Pistola-Mitragliatrice Guerra mondiale

MP44 Tedesca Liceo Polivalente P.E. Imbriani - Avellino 5

IL CARRO ARMATO

Tra le più importanti innovazioni sul piano bellico si colloca

indubbiamente il Carro Armato, arma introdotta per la prima volta dagli

Inglesi nella Prima Guerra Mondiale per irrompere nelle trincee nemiche

e seminare il panico. Subito dopo l’inizio della guerra ci si accorse che il

problema tattico principale consisteva nel superamento dell’accoppiata

filo spinato e mitragliatrice che difendevano le trincee nemiche. Lanciare

la fanteria contro questi ostacoli comportava ingenti perdite di uomini

prima di riuscire ad irrompere nelle fortificazioni nemiche. Mentre la

risposta dei tedeschi a questo problema fu sostanzialmente a livello

tattico, modificando le modalità di impiego della fanteria, l'Intesa cercò

invece di sviluppare un'arma che non fosse impegnata dalle mitragliatrici Tank britannico nel 1916

e potesse superare facilmente il filo spinato, anche sul terreno

tormentato dei campi di battaglia. La soluzione tedesca portò allo

sviluppo della mitragliatrice leggera, quella dell'Intesa allo progetto del

carro armato. Lo studio del primo carro avvenne grazie alla spinta del

Ministro della Marina Militare inglese sir Winston Churchill, sotto il

nome di copertura di “Tank Project” (Progetto Serbatoio). In effetti, i

primi esemplari realizzati nel 1915 sembravano grossi serbatoi avvolti da

cingoli, spinti da motori Daimler che sviluppavano ben 105 cavalli. Erano

in grado di spostarsi alla velocità di 6,5 km/h, armati con due

mitragliatrici e un cannone da 57mm avevano una corazza spessa 10mm.

Il 15 settembre 1916, con gli equipaggi ancora non addestrati, 32 carri Soldati britannici su un Tank nel 1916

furono lanciati all’assalto contro le trincee tedesche.

Contrariamente al parere, non solo degli esperti, ma anche degli alleati francesi, lo Stato Maggiore britannico non volle

aspettare di avere un numero di carri sufficiente per utilizzarli in massa. Dopo pochi metri dalle basi di partenza il 50% dei

carri era stato distrutto, ed anche quelli che arrivarono

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IL CARRO ARMATO

sull’obiettivo, nonostante il terrore e lo sbandamento che sparsero tra le file tedesche, non riuscirono ad ottenere risultati

decisivi. Intanto anche gli altri stati implicati nel conflitto iniziarono a progettare i propri carri armati: i francesi un modello

leggero con torretta mobile, e i tedeschi un carro simile a quello britannico. Nonostante il primo insuccesso, gli inglesi non

accantonarono i loro progetti e decisero di fare un secondo tentativo nella battaglia di Cambrai, in Francia, il 20 Novembre

del 1917. Questa volta i carri furono impiegati in modo massiccio, vennero lanciati 400 mezzi su un fronte di otto chilometri.

L'attacco non fu preceduto dal consueto bombardamento di artiglieria, e prese di sorpresa i tedeschi, che videro spuntare

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