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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2008

Titolo: La donna e il suo rapporto con la religione

Autore: Martina Tricarico

Descrizione: il cristianesimo e analisi romanzi

Materie trattate: italiano, inglese, francese, filosofia, latino

Area: umanistica

Sommario: Ho scelto di sviluppare la mia area di progetto sul tema della donna e il suo rapporto con la religione in quanto credo che ogni tipo di credenza, devozione o rifiuto per una forma di quest'ultime, costituisca un aspetto importante della vita di una persona in quanto contribuisce a formare quelle che sono le caratteristiche proprie di una persona

Estratto del documento

L’infinità bontà di Fra Cristoforo viene ancora una volta ribadita ma soprattutto si mostra come

l’intervento di Dio venga fortemente invocato dai nostri personaggi principali perché consapevoli che la

mano di Dio agisce continuamente nelle vicende.

Nel capitolo XIII Renzo, in mezzo al tumulto di Milano, mostra il suo sdegno nel momento in cui la folla

voleva impiccare il vicario a causa della carestia dicendo «Vergogna! Vogliam noi rubare il mestiere al

boia? Assassinare un cristiano? Come volete che Dio ci dia del pane, se facciamo di queste atrocità? Ci

manderà de’ fulmini, e non del pane!».

Dio è buono con chi se lo merita.

Nel romanzo ci viene raccontato un esempio di intervento divino veramente diretto perché è un vero e

proprio miracolo.

Lo troviamo nel III capitolo quando Fra Galdino racconta di ciò che è avvenuto nel convento di Romagna,

quando un albero di noce stava per essere sradicato perché non produceva più i frutti ma un cappuccino

che abitava non lontano da lì Padre Macario e che in quel momento stava passando davanti al giardino di

quell’uomo, gli disse di non tagliare quella pianta,di lasciarla nel giardino, perché quell’anno avrebbe fatto

più noci degli altri anni; e così fu. Per riconoscenza metà del raccolto andò al convento.

Nel romanzo la presenza di Dio si può “toccare con mano”.

Il personaggio di Lucia

Il personaggio di Lucia fa il suo ingresso in scena nel II capitolo quando Renzo, appresa la brutta notizia

dell’impossibilità di celebrare le nozze a causa dell’opposizione di Don Rodrigo, si reca a casa della futura

sposa per comunicarle la notizia del rinvio.

Lucia viene descritta come una come una giovane donna con i capelli neri, «d’una modesta bellezza» e di

sana robustezza, vive con la madre Agnese e lavora alla filanda.

Ragazza umile, del popolo,alla quale la modesta origine non impedisce di albergare nell'animo una nobiltà

di sentimenti e di ideali a fare invidia a persone di più alta nascita e cultura, ella è conscia dei suoi doveri

di donna e di cristiana.

E’ una ragazza molto gentile e giudiziosa con una grandissima fede nel Signore Dio e nella Santissima

Vergine Maria.

Da subito appare al lettore il sentimento di religiosità di Lucia: ella infatti sentendo il volere di Renzo di

porre fine alle angherie di Don Rodrigo dicendo «questa è l’ultima che fa quell’assassino» disse Lucia con

foga «per l’amor del cielo! Il signore c’è anche per i poveri; e come volete che ci aiuti, se facciam del

male?».

Lucia quindi è espressione della saggezza cristiana, per lei l’unico timore è il timore di Dio.

Lui è l’artefice di tutto ciò che ci sta intorno ed è sempre presente, in ogni momento e non abbandona mai

chi crede in lui.

E’ dotata di una morale solida, ma anche capace di sottili astuzie come quando dà a fra Galdino una gran

quantità di noci perché concluda prima la questua e torni presto al convento a chiamare Fra Cristoforo per

avvisarlo dell’abuso di potere di Don Rodrigo.

Di fronte alle tante difficoltà che Lucia deve affrontare nel cammino verso il matrimonio con l’amato

Renzo, ella si fa sopraffare da terrore, angoscia, smarrimento ponendo in evidenza l’orrore che lei prova

nei confronti del male; Lucia si oppone con tutte le sue forza a ciò che la sua coscienza non ritiene giusto,

agendo nella sola direzione del bene e usando le sole armi della fede e della preghiera per combattere le

angherie.

Nel capitolo XX Lucia viene rapita dei bravi e trasportata al castello dell’Innominato: durante il viaggio

Lucia tenta più volte di scappare gettandosi addosso allo sportello della carrozza ma viene sempre

trattenuta dal bravi; essendo impossibile la fuga, non le rimane che affidarsi alla sola arma che la può

aiutare e che è la sua forza: la preghiera.

Ella dice: «per l’amor di Dio, e della Vergine santissima, lasciatemi andare! Cosa v’ho fatto di male io? Sono

una povera creatura che non v’ha fatto niente. Quello che m’avete fatto voi, ve lo perdono di cuore; e

pregherò Dio per voi […] Ricordatevi che dobbiamo morir tutti, e che un giorno desidererete che Dio vi

usi misericordia. Lasciatemi andare, lasciatemi qui: il Signore mi farà trovar la mia strada».

Lucia senza pensarci due volte è disposta a perdonare tutto ciò che le hanno fatto, non le importa quanto

la stanno facendo soffrire, se la libereranno lei pregherà per loro affinché Dio stesso perdoni gli sbagli e li

conduca nella retta via.

E’ proprio la fede di Lucia che porta gli eventi a scorrere in un modo inaspettato: le sue preghiere portano

il Nibbio, uno dei bravi dell’Innominato, ha provare un sentimento che mai ci saremmo aspettati di vedere

la compassione

in una persona come lui: .

Il capitolo XXI è sicuramente uno dei più significativi di tutto il romanzo: Lucia sembra suscitare un effetto

strano nei confronti di chi le sta intorno e insieme con la sua bellezza porta una sorta di cambiamento:

nella testa dell’Innominato iniziano a succedere strane cose, egli inizia ha intravvedere in sé un mondo

no che sente nella testa sono un qualcosa di superiore che lo portano a voler

interiore e quei continui

vedere Lucia nonostante il suo presupposto iniziale di volersi subito liberare della giovane donna e di

mandarla subito da Don Rodrigo.

Nel colloquio che Lucia ha con l’Innominato, esprime tutta la sua fede religiosa dicendo che Dio perdona

ogni cosa per un opera di misericordia e se l’Innominato la lascerà andare lei pregherà per lui perché per

lei Dio è la vera forza che da sicurezza e permette di credere in un futuro migliore, e non è, come dice

l’Innominato, la parola più usata da coloro che per difendersi non usano le mani. Lucia è molto buona e

capisce che l’Innominato non è così crudele come fa credere a tutti: «Lei ha buon cuore […] potrebbe

farmi paura più di tutti gli altri, potrebbe farmi morire; e in vece mi ha… un po’ allargato il cuore. Dio

gliene renderà merito».

Nella sua stanza del castello dell’Innominato, Lucia passa una notte terribile in una torbida sequenza di

pensieri, immagini e spaventi.

L’unica cosa che poteva fare era pregare e pensò che le sue richiesta sarebbero state senz’altro ascoltate

Il voto

maggiormente se avesse fatto un’offerta: .

«Fatemi uscire da questo pericolo, fatemi tornar salva con mia madre, Madre del Signore; e fo voto a voi di

rimaner vergine; rinunzio per sempre a quel mio poveretto, per non esser mai d’altri che vostra».

Solo la fede in Dio può salvare Lucia: non vede altra soluzione che la completa dedizione nei confronti

dell’unico salvatore; solo la Santa Vergine Maria e suo figlio il Signore possono portare Lucia lontano

dall’Innominato e da Don Rodrigo; la fede di Lucia è la sua salvezza e porta l’Illuminato a capire i suoi

sbagli, a recarsi dal cardinale Borromeo dal quale otterrà il perdono dei peccati e la conversione.

Dopo che è stata liberata a Lucia, una volta giunta alla casa del sarto, tornò in mente la terribile notte

passata, comparve chiara e distinta la memoria del voto: i suoi primi pensieri furono: «oh povera me,

cos’ho fatto!».

Subito dopo le tornarono in mente le circostanze per le quali aveva compiuto quella scelta e «dopo aver

ottenuto la grazia,pentirsi della promessa, le parve un’ingratitudine sacrilega, una perfidia verso Dio e la

Madonna; le parve che una tale infedeltà le attirerebbe nuove e più terribili sventure […] si levò con

devozione la corona dal collo, e tenendola nella mano tremante, confermò, rinnovò il voto, chiedendo nello

stesso tempo, con una supplicazione accorata, che le fosse concessa la forza d’adempirlo».

Lucia spera che la Provvidenza, che secondo lei aveva allontanato Renzo forse per sempre, potesse aiutarlo

a rassegnarsi a quella nuova situazione.

Lucia ha paura di rivelare alla madre del voto fatto alla Madonna perché sa che non lo approverà o

meglio non lo capirà.

Nel capitolo XXXVI la giovane incontra per la prima volta dopo tanti mesi si angoscia e sofferenza Renzo, il

quale, nonostante avesse ricevuto la lettera mandatagli da Agnese per avvisarlo del voto della figlia, non

vuole rassegnarsi.

Lucia dal canto suo, è smarrita perché sa che il voto è fatto e non si può tornare indietro: lei crede

veramente nella Vergine e sa che se lei è ancora viva è solo merito suo.

Renzo cerca di farle cambiare idea dicendole che la Madonna «non vuol promesse in danno del prossimo».

Lucia si ritrova in un altro momento difficile: Renzo insiste perché lei diventi sua moglie ma Lucia non

vuole tradire il voto fatto e per questo ancora una volta chiede aiuto alla Maria Vergine «o Santissima

vergine! […] M’avete soccorsa allora; soccorretemi anche adesso!».

Lucia cade nello sconforto: aver rivisto Renzo è per lei un dolore forte perché aveva così tanto immaginato

con le guance arrossite un futuro insieme che ora non le sembra vero che quei progetti non si

realizzeranno mai.

Solo il colloquio con il tanto amato Fra Cristoforo porta un po’ di serenità nell’animo di Lucia: il buon frate

dice a Lucia che non ha fatto assolutamente male a promettersi alla Madonna essendosi trovata in quella

situazione ma che «i deputati alla cura dell’anime» possono qualora l’interessato voglia sciogliere

dall’obbligo contratto con il voto; Lucia sembra però ancora titubante e domanda a Fra Cristoforo se è

peccato tornare indietro e il frate risponde che non lo è assolutamente, perché è Dio che ha dato ai suoi

ministri in terra la facoltà di farlo.

La nostra promessa sposa, grazie a quella sorta di devozione che essa prova nei confronti di Fra Cristoforo

nel quale lei crede ciecamente, e sciolto ogni dubbio, chiede finalmente lo scioglimento del voto.

Nell’ultimo capitolo del romanzo Lucia fa ritorno al suo paese e si ricongiunge con la madre e con Renzo: i

loro primi pensieri vanno a Fra Cristoforo che è morto di peste; dice Lucia « pregate per l’anima sua:

benché si può esser quasi sicuri che a quest’ora prega lui per noi lassù».

Per tutto il romanzo la forza che permette a Lucia di andare avanti nonostante le difficoltà è la fede in Dio

e la devozione per Maria; dopo qualche mese di matrimonio nacque la prima figlia dei nostri, ormai non

più promessi ma felici sposi e non a caso le fu dato il nome di Maria.

sugo di tutta la storia

Il “ ” come viene detto nel XXXVIII capitolo «i guai vengono bensì spesso perché ci si è

dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando

vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore».

Nathaniel Hawthorne

Born: July 4, 1804

Salem, Massachusetts, United States

His birthplace is now a museum.

William Hathorne, who emigrated from England in 1630, was the first of Hawthorne's ancestors to arrive in

the colonies.

After arriving, William persecuted Quakers. William's son John Hathorne was one of the judges who

oversaw the Salem Witch Trials. Having learned about this, the author may have added the "w" to his

surname in his early twenties, shortly after graduating from college.

Died: May 19, 1864 ( )

aged 59

Plymouth, New Hampshire, United States worker, U.S. Consul

Occupation: Novelist, Short story writer, Custom House

Literary movement: Romanticism

The scarlet letter

The character of Hester Prynne

Hester Prynne is a young woman who has to carry on her chest a crushing and humiliating symbol, the A

of “ADULTE” as punishment for her adulterous affair with Arthur Dimmesdale, the town minister.

Hester is physically described in the first scene as a tall woman with a «figure of perfect elegance on a

1

.

large scale»

0F

Hester is married to Roger Chillingworth, but while Hester is waiting for her husband's arrival from

Amsterdam, she meets Dimmesdale and engages in the adulterous affair, which leads to Pearl's birth.

What is most remarkable about Hester Prynne is her strength of character.

Hawthorne reveals through her public humiliation in Puritan society, her character, unknown to all

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24 pagine