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Tesina - Premio maturità 2009
Titolo: La crisi dei valori
Autore: Dalena Lucky
Descrizione: ho analizzato un periodo storico compreso tra le due grandi crisi economiche capitalistiche(1873-1929) in cui nasce la società di massa e ho analizzato le varie soluzioni che gli intellettuali trovano per rifuggire la mancanza di valori che caratterizzav
Materie trattate: Storia, Lett Italiana, Lett Inglese, Lett Tedesca, Filosofia, Storia Dell'arte,latino
Area: umanistica
Sommario: Storia: le due grandi crisi economiche e la nascita della società di massa. La società di massa porta gli intellettuali a trovare soluzioni alla mancanza di valori: Inglese: Oscar Wilde, il ritratto di Dorian Gray e l'estetismo (accenni al dandysmo) Italiano: Gabriele D'Annunzio e le due fasi (Estetismo, Il Piacere, e Superomismo, Le vergini delle rocce) Tedesco: Thomas Mann, Tonio Kroger e la malattia dell'artista decadente Filosofia: Nietzsche e la riflessione sulla tragedia greca, Nietzsche e l'annuncio dell'Oltreuomo Arte: il movimento innovatore per eccellenza, il dadaismo (analisi delle opere: Fontana di M. Duchamp, L.H.O.O.Q. di M. Duchamp e Cadeau di Man Ray) Latino: piccola appendice su Petronio, precursore degli Esteti
Premessa
Pag. 3
Appendice
Luigi Pirandello (letteratura italiana)
Pag. 26
Appendice
Petronio (Latino)
Pag. 28
Bibliografia/Sitografia
Pag. 30
~ La crisi dei valori ~ PREMESSA
La molteplicità della realtà
Il concetto di relativismo gnoseologico è presente fin dai tempi della prima sofistica: furono
infatti i grandi filosofi greci Protagora e Gorgia, seguiti poi dai loro allievi, ad introdurlo nella cultura
occidentale.
Il relativismo ci insegna che una verità assoluta non esiste, oppure che, anche se esiste, o non è
conoscibile o è conoscibile ed esprimibile soltanto parzialmente (appunto, relativamente); gli
individui possono dunque ottenere solo conoscenze relative, in quanto ogni affermazione è riferita
a particolari fattori e solo in riferimento ad essi è vera.
Questa dottrina filosofica è chiaramente sopravvissuta al passare del tempo giungendo a noi
attraverso l’insegnamento di Popper, Montaigne e molti altri, declinandosi, secondo i tempi e i
luoghi, in forme diverse e articolate: possiamo parlare di relativismo culturale, morale, conoscitivo e
così via per ogni aspetto del reale e del vissuto.
La mia sintesi, concisa e -spero- efficace, vorrebbe essere, come vedremo in seguito, la base
per un più ampio ragionamento sulla cultura europea del periodo a cavallo tra ‘800 e ’900 e sulla
molteplicità delle sue forme, spesso di radice innovativa, come l’avanguardia svizzera del
dadaismo e l’italianissimo futurismo, e volte nostalgiche e con un occhio rivolto al passato, come il
decadentismo.
Il Gatto del Cheshire
« Gatto del Cheshire, » chiese Alice, « mi diresti per favore, che strada
devo prendere per andarmene da qui? »
« Dipende molto da dove vuoi andare » disse il Gatto.
« Non mi importa molto il dove » disse Alice.
« Allora non importa quale strada prendi » disse il Gatto.
Lewis Carroll - Le avventure di Alice nel Paese delle meraviglie (1865)
Carrol scrive il suo libro alle porte della seconda rivoluzione industriale che prenderà il via,
convenzionalmente, nel 1870. Questo periodo di boom economico e tecnologico, che portò
all’affermazione definitiva di quella borghesia novecentesca che poi D’Annunzio definirà « grigio
diluvio democratico », generò nuove scale di valori e nuovi modelli, che tutt’ora si perpetuano, per
l’uomo moderno: era venuta meno l’élite dell’essere, soppiantata da quella dell’avere.
L’omuncolo piccolo-borghese non ebbe grossi problemi ad integrarsi nella nuova e sfavillante
società di massa proposta dal modello capitalista inglese e poi americano, ma per gli intellettuali
3
~ La crisi dei valori ~
di fine secolo non fu altrettanto facile. E fu così che in un momento in cui i vecchi valori, quelli
dettati dai testi sacri e ispirati dalle parole dei grandi uomini andavano progressivamente
perdendosi nella storia, i pensatori dell’Ottocento, dovettero crearsene di nuovi: le strade che si
aprirono innanzi a loro furono molteplici, tutte frutto di considerazioni e scelte personali maturate
dai valori nei quali si riconobbero.
Come dice il gatto del Cheshire, non è importante la strada che si intraprende, quando alle
spalle delle proprie decisioni non c’è nulla. Ognuno, disse Moliére, si crea i suoi valori.
La fabbrica dei valori: il richiamo al presente
Nella società odierna, il sistema di fabbrica si è sviluppato al punto di divenire con i suoi diversi
prodotti, una vera industria di valori, acquistabili a buon prezzo e spesso legati agli e bassi del
mercato.
Ritengo che i grandi pensatori ottocenteschi, più di molti altri, possano essere, con la loro
fantasia ed originalità, un’ottima fonte di riflessioni e di idee, da cui trarre ispirazione per formulare
un pensiero e una sistema d’approccio alla realtà proprio, tra le molte persone che si
preoccupano poco di interpretare il mondo e affidano se stessi a morali impacchettate e pronte
all’uso.
L’albero e le sue foglie
Perché, infine, la scelta di un albero spoglio in copertina? A mio parere rappresenta
metaforicamente il succo della ricerca: in un’epoca in cui i valori precedentemente dettati dalle
antiche istituzioni vengono persi a causa delle trasformazioni sociali in atto, la vita delle persone
appare spoglia ed insignificante, basata su nuove morali che nascondono un vuoto di fondo.
Ed ecco che quindi l’albero diventa metafora dell’individuo stesso, che, nei casi degli
intellettuali che andremo ad analizzare, riusciranno ad immaginarsi una loro propria primavera
sublimandosi in un mondo di valori nuovi ed innovativi o, talvolta, recuperando antiche tradizioni.
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~ La crisi dei valori ~ PANORAMA STORICO
L’affollata società di massa
Il periodo che andremo ad analizzare comprende gli anni che vanno dalla prima grande crisi
economica capitalista alla seconda, la più nota crisi di Wall Street del 1929.
Infatti, al contrario di quanto alcuni sostengono, la società di massa non nasce nel secondo
dopo guerra, ma prende forma già a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. In questo
periodo, grazie alla seconda rivoluzione industriale e alla sempre più alta concentrazione di
abitanti nelle città, si iniziarono a sviluppare i fenomeni che tutt’oggi identificano la società di
massa. Primo fra tutti fu la scomparsa dell’individuo a favore del gruppo, che assunse un’identità
politica e sociale di rilevante importanza. In secondo luogo avvenne il fenomeno del riempimento,
sintetizzabile con le parole che il filosofo spagnolo Ortega y Gasset usa per definire le città
industrializzate di fine Ottocento:
« Le città sono piene di gente. Le case, piene di inquilini. Gli alberghi,
pieni di ospiti. I treni, pieni di viaggiatori. I caffè, pieni di consumatori. Le
strade, piene di passanti. Le anticamere dei medici più noti, piene di
ammalati. Gli spettacoli, pieni di spettatori. »
In questo nuovo ordine sociale diventò sempre più importante la partecipazione ai meccanismi
circolari dell’economia di mercato da parte della maggioranza della popolazione: le abitudini
delle antiche società contadine e artigiane furono dimenticate per lasciare spazio a nuovi
comportamenti quotidiani improntati su modelli generali. Inoltre con i progressi della tecnica e
della scienza, che portarono alla diffusione dell’illuminazione elettrica, dell’acqua potabile e delle
automobili, anche lo stile di vita che fino a pochi anni prima era riservato solo alle classi abbienti
della società diventò accessibile alla maggior parte della popolazione.
Anche il settore dei servizi acquistò rilevanza, infatti si cominciò a prestare attenzione al
commercio e soprattutto all’istruzione: diventata obbligatoria e gratuita, organizzata (e soprattutto
finanziata) dallo Stato riuscì, se non a combattere, a diminuire la piaga sociale dell’analfabetismo.
Con l’alfabetizzazione crescente aumentarono naturalmente i fruitori della carta stampata che,
insieme alla nuovissima radio, fu alla base della massificazione dei partiti e veicolò i messaggi
propagandistici delle organizzazioni sindacali.
La grande depressione
La crescita sociale legata alla crescita economica, fu la base della nascita del capitalismo. Il
raddoppio della produzione industriale, l’aumento dei salari e il conseguente sviluppo del mercato
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~ La crisi dei valori ~
portarono alla diffusione di ottimismo in tutto l’Occidente. I meccanismi del capitalismo però,
come teorizzò Marx ne il Capitale, sono regolati da un ciclo destinato a momenti di crescita
alternati a periodi di lieve calo o di profonda crisi. Il primo di questi momenti di crisi fu il periodo
conosciuto come la prima Grande Depressione, che si ebbe fra il 1873 e il 1896.
Questa fase storica si aprì quando l’incessante crescita economica dovuta alla seconda
rivoluzione industriale si fermò improvvisamente dopo trent’anni. Il fallimento della banca
newyorkese di Jay Cooke diede il via ad un'ondata di panico che si diffuse nell'economia
americana e poi in tutti gli altri paesi industrializzati. Nel giro di pochi mesi la produzione industriale
degli Stati Uniti cadde di un terzo per la mancanza di acquirenti parallelamente all’aumento
smisurato della disoccupazione. Presto la crisi si diffuse anche in Europa. I tentativi di rimedio, frutto
di menti ancora inesperte e abituate alle crisi precapitalistiche date dalla carestia, predilessero i
licenziamenti e le diminuzioni dei salari, che trascinarono sempre più le industrie ed i paesi nel
vortice della crisi.
Alla crisi industriale, in questo periodo si affiancò anche una crisi agraria dovuta alla chiusura dei
mercati ad opera dei singoli stati. Infatti, sull’onda delle innovazioni tecnologiche, molti stati
producevano beni in surplus che però non potevano essere importati da altri paesi a causa dei
dazi che venivano imposti dai produttori interni per non vedere diminuito il valore dei propri
prodotti.
Il grano americano e la siderurgia europea
Celebre fu l’episodio del grano americano: negli Stati Uniti vi era una sovrapproduzione di grano
dovuta all'ampiezza degli spazi coltivati e alla bassa densità di popolazione. I progressi nei trasporti
consentivano sempre più i trasporti a lunghe distanze cosicché gli USA divennero esportatori di
grano in Europa. L'Europa, che di bocche da sfamare ne aveva tante, acquistava il grano
americano a prezzo più basso rispetto alla produzione locale. Questo danneggiava i proprietari
terrieri europei, i quali imposero ai governi i dazi per bloccare le importazioni dall'America,
causando un’eccedenza di grano in USA con il conseguente abbandono di terre coltivate e
disoccupazione.
Analogamente potremmo fare l’esempio opposto con le imprese siderurgiche europee, in
particolar modo quelle tedesche, cresciute con le riparazioni di guerra francesi, le quali
tecnologicamente avanzate ed efficienti, trovano blindati i porti statunitensi a causa degli altissimi
dazi governativi imposti a tutela delle nuove e deboli industrie d’oltreoceano.
Possiamo dire comunque che i dazi europei servirono a poco, poiché lo scenario che si venne a
delineare a fine ‘800 vide l’economia americana in tutto il suo strapotere esportare ben il 59% in più
di quella europea. Percentuale notevole se confrontata con i dati del 1870 che segnavano un
divario del 5-6% tra i due continenti. A livello nazionale, inoltre, i paesi meno sviluppati come l’Italia,
diventarono sempre più dipendenti dai mercati esteri, soprattutto quello del nord America.
Monopoli e banche miste: l’antibiotico alla crisi
Col finire della crisi si aprì una nuova fase di capitalismo organizzato, ovvero un capitalismo più
cosciente, con l’accettazione da parte delle imprese di un piccolo aiuto dei governi per rialzarsi
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~ La crisi dei valori ~
dalla crisi che le aveva messe in ginocchio. Contemporaneamente si svilupparono i monopoli, volti
ad eliminare la violenta concorrenza tra le aziende, permettendo un rialzo dei prezzi e
aumentando il potere delle singole imprese. Si ebbe così un numero maggiore di posti di lavoro e
la ripresa definitiva dell’economia.
Questa tecnica, detta della concentrazione, dopo essere stata brillantemente applicata
all’industria, fu utilizzata anche a livello finanziario dando così vita alle banche miste. Queste
istituzioni, fondendo la banca commerciale (che raccoglieva i risparmi dei lavoratori) e quella
d’affari (che investiva nelle imprese), riuscirono ad avere la disponibilità di capitali necessari per
investire e risanare le aziende.
La prima guerra mondiale, il cammino verso la seconda depressione
All’inizio del Novecento, si susseguirono avvenimenti di rilevante importanza come la prima
guerra mondiale, la rivoluzione in Russia e l’avvento del fascismo in Italia. Questi fatti ebbero come
conseguenza una profonda crisi morale: le certezze degli uomini crollarono dinnanzi al trascorrere
degli eventi che spesso si erano rivelati imprevedibili e distruttivi.
Dopo questi tragici trascorsi, le persone trovarono finalmente conforto, in particolar modo il
popolo americano, nell’ondata di ottimismo che si diffuse grazie alla crescita economica post