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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2008

Titolo: L'odissea della modernità 

Autore: Giovanni Martino

Descrizione: la mia tesina tratta della crisi intellettuale-sociale tra la seconda metà  dell'ottocento e l'inizio del novecento, in concomitanza con la crisi del positivismo (nel documento sono trattate le ultime scoperte in biologia, fisica e chimica).

Materie trattate: biologia, chimica, fisica, filosofia, italiano, inglese, storia

Area: umanistica

Sommario: La rivoluzione industriale e quella scientifica, nella seconda metà  dell'ottocento, lasciarono in eredità  all'Europa dell'epoca una smisurata fiducia nel progresso ed un grande ottimismo, sui quali filosofi come Comte, Mill e Spencer fondarono le loro filosofie di stampo positivista; il prestigio e la fiducia nella scienza sembravano aver raggiunto i massimi livelli: il mondo accademico proprio in questi anni accoglie con clamore le tesi di Darwin sull'Evoluzione, mentre le scoperte in fisica sulle onde elettromagnetiche davano agli scienziati l'illusione di aver compreso alla perfezione il "meccanismo" dell'universo. Il progresso inarrestabile della "tecnica" (ovvero l'insieme organizzato delle macchine in grado di produrre, come un vero e proprio sistema parallelo alla natura stessa, valori ed idee nuove ed originali), soprattutto nel primo novecento, vede l'affermazione di un modello di società  sempre più tecnologico ed industrializzato, caratterizzato dalla produzione in serie e dal "feticismo delle merci"; l'insieme di individui all'interno di una società  comincia a trasformarsi in una vera e propria "massa", dove le vecchie categorie sociali, economiche e culturali non contano più e la collettività  è caratterizzata dal conformismo di idee e pensieri, un gruppo compatto nella quale diviene semplice ottenere un consenso assoluto (sul quale si baseranno i totalitarismi sorti dopo la Prima Guerra Mondiale). Gli ultimi decenni dell'ottocento furono tuttavia i testimoni del fiorire di numerose correnti di pensiero esplicitamente contrapposte al positivismo. In Germania la figura di spicco di questa reazione fu sicuramente Friedrich Nietzsche, originale interprete della filosofia Schopenhaueriana e pioniere dell'irrazionalismo: la sua filosofia fu infatti elaborata di modo da minare alle fondamenta le certezze della società  occidentale. Sue furono inoltre le tesi sul nichilismo che pervadeva la società  europea dopo la seconda rivoluzione industriale: il culmine della civiltà  occidentale e l'apoteosi del progresso tecnologico vedono radicarsi nell'individuo un tremendo "spaesamento" ( unheimlich ) che porta ad uno smarrimento della percezione di un "senso della vita" e ad una perdita di certezze da superare solo con l'accettazione della "morte di Dio", ineluttabile consapevolezza dell'inconsistenza dei valori tradizionali. Parallelamente, parte del mondo intellettuale giunge alla consapevolezza della perdita del proprio ruolo di guida assunta durante il Romanticismo; artisti e letterati prendono atto in questo periodo del tramonto di un'epoca nella quale la loro opera poteva ancora avere un ruolo ben definito nella società ; sentendosi estranei alla "massa" e rifiutando l'ingenuo ottimismo del positivismo, gli artisti si "ripiegano in sé stessi", tentando di resistere in questa maniera alla massificazione della collettività . In questo clima culturale vede la nascita la corrente del Decadentismo (patria di tale movimento è la Francia : già  Baudelaire, nella sua opera Le fleurs du mal, 1857, ne anticipa i temi, in un periodo di massimo successo del Naturalismo (corrente artistica che elabora nella letteratura le tecniche positiviste); tuttavia furono poeti quali Mallarmè e Verlaine (proprio a lui si deve il concetto di "decadenza", esplicitamente indicato nell'incipit del suo sonetto "Launguer": <<Je suis l'Empire à  la fin de la décadence>>), fondatori del Simbolismo, a sviluppare concretamente questa nuova tendenza: l'artista "decadente", anticonformista, incompreso, estraneo alla società  borghese irrigidita negli schemi scientifico-positivisti, cerca una via d'accesso all'essenza della realtà  attraverso il mistero, il sogno, l'alterazione della coscienza, riprendendo talvolta le tematiche proprie del Romanticismo. L'opera dello scrittore è confinata al solo ambiente intellettuale, risultando incomprensibile alle masse; la parola diviene uno "strumento allusivo", prezioso, tramite la quale l'autore è in grado di condensare la propria interpretazione dell'universo, a lui solo nota.

Estratto del documento

Sito realizzato da Giovanni Martino

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La rivoluzione industriale e quella scientifica, nella seconda metà dell'ottocento, lasciarono in eredità all'Europa dell'epoca una smisurata fiducia nel progresso ed un grande ottimismo, sui quali filosofi come Comte, Mill

e Spencer fondarono le loro filosofie di stampo positivista; il prestigio e la fiducia nella scienza sembravano aver raggiunto i massimi livelli: il mondo accademico proprio in questi anni accoglie con clamore le tesi di

Darwin sull'Evoluzione, mentre le scoperte in fisica sulle onde elettromagnetiche davano agli scienziati l'illusione di aver compreso alla perfezione il “meccanismo” dell'universo.

Il progresso inarrestabile della “tecnica” (ovvero l'insieme organizzato delle macchine in grado di produrre, come un vero e proprio sistema parallelo alla natura stessa, valori ed idee nuove ed originali), soprattutto nel

primo novecento, vede l'affermazione di un modello di società sempre più tecnologico ed industrializzato, caratterizzato dalla produzione in serie e dal “feticismo delle merci”; l'insieme di individui all'interno di una

società comincia a trasformarsi in una vera e propria “massa”, dove le vecchie categorie sociali, economiche e culturali non contano più e la collettività è caratterizzata dal conformismo di idee e pensieri, un gruppo

compatto nella quale diviene semplice ottenere un consenso assoluto (sul quale si baseranno i totalitarismi sorti dopo la Prima Guerra Mondiale).

Gli ultimi decenni dell'ottocento furono tuttavia i testimoni del fiorire di numerose correnti di pensiero esplicitamente contrapposte al positivismo.

In Germania la figura di spicco di questa reazione fu sicuramente Friedrich Nietzsche, originale interprete della filosofia Schopenhaueriana e pioniere dell'irrazionalismo: la sua filosofia fu infatti elaborata di modo da

minare alle fondamenta le certezze della società occidentale. Sue furono inoltre le tesi sul nichilismo che pervadeva la società europea dopo la seconda rivoluzione industriale: il culmine della civiltà occidentale e

l'apoteosi del progresso tecnologico vedono radicarsi nell'individuo un tremendo “spaesamento” ( unheimlich ) che porta ad uno smarrimento della percezione di un “senso della vita” e ad una perdita di certezze da

superare solo con l'accettazione della “morte di Dio”, ineluttabile consapevolezza dell'inconsistenza dei valori tradizionali.

Parallelamente, parte del mondo intellettuale giunge alla consapevolezza della perdita del proprio ruolo di guida assunta durante il Romanticismo; artisti e letterati prendono atto in questo periodo del tramonto di

un'epoca nella quale la loro opera poteva ancora avere un ruolo ben definito nella società; sentendosi estranei alla “massa” e rifiutando l'ingenuo ottimismo del positivismo, gli artisti si “ripiegano in sé stessi”,

tentando di resistere in questa maniera alla massificazione della collettività.

In questo clima culturale vede la nascita la corrente del Decadentismo (patria di tale movimento è la Francia : già Baudelaire, nella sua opera Le fleurs du mal, 1857, ne anticipa i temi, in un periodo di massimo

successo del Naturalismo (corrente artistica che elabora nella letteratura le tecniche positiviste); tuttavia furono poeti quali Mallarmè e Verlaine (proprio a lui si deve il concetto di “decadenza”, esplicitamente indicato

nell'incipit del suo sonetto “Launguer”: <<Je suis l'Empire à la fin de la décadence>>), fondatori del Simbolismo, a sviluppare concretamente questa nuova tendenza: l'artista “decadente”, anticonformista,

incompreso, estraneo alla società borghese irrigidita negli schemi scientifico-positivisti, cerca una via d'accesso all'essenza della realtà attraverso il mistero, il sogno, l'alterazione della coscienza, riprendendo talvolta

le tematiche proprie del Romanticismo. L'opera dello scrittore è confinata al solo ambiente intellettuale, risultando incomprensibile alle masse; la parola diviene uno “strumento allusivo”, prezioso, tramite la quale

l'autore è in grado di condensare la propria interpretazione dell'universo, a lui solo nota.

Il culto dell'arte diviene per alcuni poeti l'unica maniera per resistere alle pressioni insostenibili della società: il dandy, l'esteta, “fa della propria vita un'opera d'arte” (Andrea Sperelli ne Il piacere, Gabriele

d'Annunzio); tale atteggiamento è la base della corrente dell'Estetismo, nella quale possiamo distinguere artisti quali d'Annunzio o Wilde.

L'orrenda, tragica esperienza della Grande Guerra (alla quale aderiscono con un certo fervore i seguaci dell'irrazionalismo di stampo nietzscheano, che vedevano in essa un'espressione sincera e totale della dinamicità

e del disprezzo della razionalità e del progresso positivista) non potè che acuire ed estremizzare le tematiche della “decadenza”; ci si trovò difatti di fronte alla necessità di superare il “profondo baratro di senso”

dovuto al trauma della guerra, nella quale si assiste alla “morte di massa” di esseri umani che hanno combattuto come macchine tra le macchine.

Da un lato, la definitiva crisi del positivismo dovuta agli esiti della guerra, unita all'assuefazione alla violenza ed alla esaltazione della potenza dell'uomo causò lo sviluppo di ideologie radicali e sovversive, di stampo

totalitario, con il fine di rovesciare completamente l'ordine democratico all'interno di uno stato per instaurare un regime “di massa” grazie al quale poter sviluppare l'ideale “uomo nuovo”, la “nuova civiltà”,

organizzando in maniera organicistica e totale la vita dell'individuo; questi furono gli obiettivi dei movimenti nazifascisti in Europa, che mutuarono, una volta saliti al potere, le tecniche di costruzione del regime tipiche

della dittatura sovietica. Particolare fu il caso del Nazionalsocialismo tedesco, un movimento sorto con il preciso obbiettivo di rifondare la civiltà basandosi su concetti di stampo scientifico (l'esistenza di “razze umane”)

e filosofico (gran parte del retroterra culturale nazista derivava da un'interpretazione faziosa delle teorie di Nietzsche, decontestualizzate e reinterpretate).

Il mondo artistico-letterario europeo vide nella Guerra il definitivo tramonto dei valori tradizionali; questo causò lo sviluppo di numerosi movimenti volti alla ricerca di nuove certezze, principalmente nel passato

classico; le opere di questo periodo risentirono inoltre dell'influenza delle teorie di Freud sulla psicanalisi, l'inconscio e la libido, mentre l'approfondimento degli studi di antropologia ed evoluzionismo videro

l'affermazione di un certo relativismo socio-culturale che metteva in crisi la presunta superiorità della “cultura occidentale” nel mondo.

L'Inghilterra, nazione oggetto di numerosissimi scambi con il resto del mondo, al centro di un florido impero e meta di pensatori, letterati e artisti di vario genere, vede all'interno del proprio ambiente intellettuale lo

sviluppo del Modernismo: un insieme variegato di sperimentazioni e originali correnti artistiche alla ricerca di nuove forme di espressione.

Spicca in questo periodo la figura del poeta T.S. Eliot, autore del noto poema The Waste Land (1922) ; nella sua opera appare evidente l'intima sensazione di incertezza, fragilità ed estraniamento che caratterizza

l'intellettuale del primo dopoguerra. Il mondo contemporaneo è visto come una terra desolata , arida, nella quale la comunicazione tra gli uomini appare impossibile, così come la ricerca di un qualunque senso

nell'esistenza umana, solitaria e vuota; l'unico modo per eludere un destino dalle tinte fosche, caratterizzato da violenze, egoismo, perdizione e sterilità è la ricerca di una nuova vitalità, da effettuarsi attraverso

l'interpretazione del passato classico ma anche attraverso intricati percorsi spirituali attraverso le principali vie di salvazione offerte dalla fede.

Nella stessa prospettiva si pone Eugenio Montale, ardito sperimentatore e originale interprete della tradizione ermetica e simbolista, nonché interessato lettore di Eliot e Pound, dei quali utilizzerà numerose forme

espressive; nella sua intensa storia poetica, ed in particolare modo nel periodo che intercorre tra la fine della Grande Guerra e gli albori della Seconda Guerra Mondiale, egli sperimenta un confronto con una “realtà

quotidiana e assurda, che cola irrazionale e in-interpretabile senza possibilità di tagli e inquadrature necessarie”: come Eliot nella sua Waste Land , anche Montale proietta al'infuori della sua anima, nel paesaggio

roccioso, arido e selvaggio delle coste liguri, la sua ansietà, la sua ricerca di una via d'accesso alla realtà effettuale dietro alla “rappresentazione del mondo”, e lo fa nella raccolta di poesie Ossi di seppia (1925), che

raccoglie tutte le sue poesie giovanili e si pone come un'opera originale nella letteratura italiana, innovativa anche rispetto alla corrente ermetica stesa nella lingua e nello stile.

Curiosamente, nello stesso periodo in cui il razionalismo ottocentesco giungeva sul viale del tramonto, nuove entusiasmanti e clamorose scoperte scientifiche in fisica rimettevano in discussione tutte le certezze

contemporanee degli scienziati: lo studio delle onde elettromagnetiche, ad opera di fisici come Hertz, Planck ed Einstein e la scoperta di fenomeni come l'effetto fotoelettrico, uniti allo studio del corpo nero rinviava la

data entro la quale ci si sarebbe potuti dire certi di aver concluso lo studio della fisica. Le nuove scoperte, inoltre, soprattutto in seguito alla pubblicazione della teoria della relatività da parte di Einstein, nel 1905,

influirono profondamente sull'intero mondo accademico europeo ed americano; anche il crollo delle certezze fisiche e scientifiche in generale può quindi essere considerato parte integrante della “cultura della crisi”: la

cultura dell'uomo che rimette in discussione il concetto stesso di “ragione asfittica” e distrugge le certezze da essa impostagli.

La rivoluzione industriale e quella scientifica, nella seconda metà dell'ottocento, lasciarono in eredità all'Europa dell'epoca una smisurata fiducia nel progresso ed un grande ottimismo, sui quali filosofi come Comte, Mill

e Spencer fondarono le loro filosofie di stampo positivista; il prestigio e la fiducia nella scienza sembravano aver raggiunto i massimi livelli: il mondo accademico proprio in questi anni accoglie con clamore le tesi di

Darwin sull'Evoluzione, mentre le scoperte in fisica sulle onde elettromagnetiche davano agli scienziati l'illusione di aver compreso alla perfezione il “meccanismo” dell'universo.

Il progresso inarrestabile della “tecnica” (ovvero l'insieme organizzato delle macchine in grado di produrre, come un vero e proprio sistema parallelo alla natura stessa, valori ed idee nuove ed originali), soprattutto nel

primo novecento, vede l'affermazione di un modello di società sempre più tecnologico ed industrializzato, caratterizzato dalla produzione in serie e dal “feticismo delle merci”; l'insieme di individui all'interno di una

società comincia a trasformarsi in una vera e propria “massa”, dove le vecchie categorie sociali, economiche e culturali non contano più e la collettività è caratterizzata dal conformismo di idee e pensieri, un gruppo

compatto nella quale diviene semplice ottenere un consenso assoluto (sul quale si baseranno i totalitarismi sorti dopo la Prima Guerra Mondiale).

Gli ultimi decenni dell'ottocento furono tuttavia i testimoni del fiorire di numerose correnti di pensiero esplicitamente contrapposte al positivismo.

In Germania la figura di spicco di questa reazione fu sicuramente Friedrich Nietzsche, originale interprete della filosofia Schopenhaueriana e pioniere dell'irrazionalismo: la sua filosofia fu infatti elaborata di modo da

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