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Sintesi
tesina di maturità sull'Italia nel corso del primo Novecento
Estratto del documento

Veronica Zappacosta

5° A i.g.e.a.

a.s. 2007/2008

Istituto Tecnico Statale Commerciale per

Geometri e Turistico “Ferdinando Galiani”

L’ Italia in guerra ai primi del ‘900

e lo Stato

- : L’Italia in guerra ai primi del ‘900

STORIA

- : Gabriele D’Annunzio

LETTERATURA

- : Lo Stato di diritto

DIRITTO PUBBLICO

- : Il bilancio dello Stato

SCIENZA DELLE FINANZE

- : La funzione informativa del

ECONOMIA AZIENDALE

bilancio d’esercizio

- : The United Kingdom

INGLESE

- : Le Président et Le Parlement

FRANCESE

- : Ricerca operative

MATEMATICA

L’ Italia in guerra ai primi del ‘900

La causa della Prima guerra mondiale fu dovuto all’assassinio di Sarajevo il 28

giugno 1914, in cui trovarono la morte l’arciduca d’Austria e la moglie. Ma le

vere cause della guerra furono più complesse.

La prima fondamentale causa fu il contrasto tra Germania e Inghilterra. La

Germania era impegnata nel commercio in Europa e nell’Impero Ottomano e

questo intimoriva Francia e Russia e soprattutto minacciava gli interessi

britannici nel Medio Oriente. neutrale

L’Italia ancora legata alla Triplice Alleanza si dichiarò il 3 agosto del

1914 e ciò provocò proteste dagli interventisti.

Infatti ci fu un dibattito sull’eventualità di intervenire nel conflitto o sul

mantenimento della neutralità ed è per questo che ci fu una divisione tra

neutralisti e interventisti.

Tra i cosiddetti “neutralisti” vi erano:

liberali

- la maggior parte dei ispirati da Giolitti che erano preoccupati

di una guerra a cui si riteneva che il paese non fosse preparato;

cattolici,

- i il cui neutralismo si fondeva sul pacifismo di Benedetto XV

e sulla simpatia per l’Austria;

socialisti

- i che erano spinti da motivi ideologici e dalla

consapevolezza che il prezzo della guerra sarebbe stato pagato

soprattutto dai ceti operai.

Invece tra gli “interventisti” comprendeva:

grande industria,

- la interessata alle commesse pubbliche;

Vittorio Emanuele III

- il re che era favorevole alla guerra cosicché

avrebbe potuto portare un rafforzamento internazionale dell’Italia;

democratici

- i con motivi patriottici erano a favore di una guerra

contro l’Austria che avrebbe potuto portare all’unione di Trento e

Trieste all’Italia;

anarchici sindacalisti rivoluzionari

- e convinti che la partecipazione al

conflitto avrebbe indebolito il capitalismo;

movimento nazionalista

- il che all’interno erano presenti molti

intellettuali di gran nome come il poeta Gabriele D’annunzio e molti

pittori e poeti.

Gabriele D’Annunzio

Nato nel 1863 a Pescara, da agiata famiglia borghese, a soli 16 anni esordì con

“Primo vere” un libretto in versi. A 18 anni si trasferì a Roma, dove abbandonò

gli studi per la vita mondana. E’ qui che iniziò per lui una più brillante

avventura letteraria. Gli anni in cui D’Annunzio acquistò notorietà

attraverso versi, opere narrative, articoli giornalistici, che spesso suscitavano

scandalo per i loro contenuti erotici, erano gli stessi anni in cui lo stesso

D’Annunzio si creò la maschera dell’esteta, dell’individuo superiore, che rifiuta

la mediocrità borghese, rifugiandosi in un mondo di arte, e che disprezza la

morale corrente, accentando come regola di vita solo il bello. Poi

però il poeta entrò in crisi; una crisi dovuta solo al passaggio dal primitivo

estetismo a una diversa mitologia, quella appunto del superuomo, un mito non

più soltanto di bellezza, ma di energia erotica, tutto ciò grazie all’influenza

nietzschiana. Nella realtà D’Annunzio puntava a creare l’immagine di una vita

eccezionale il cosiddetto “vivere inimitabile”, una vita non comune.

D'Annunzio condusse una vita da principe rinascimentale con un dispendio di

denaro che non riusciva a controllare, egli disprezzava il denaro borghese, ma

non poteva farne a meno per la sua vita lussuosa. Proprio per l’immagine

mitica che voleva dare di sé, tentò anche l’avventura politica, schierandosi

prima con la destra e poi con la sinistra.

Ma nonostante la sua fama fosse alle stelle, D’Annunzio, a causa dei creditori,

dovette fuggire dall’Italia rifugiandosi in Francia.

L’occasione per tornare in Italia gli fu offerta dalla Prima guerra mondiale, dove

iniziò una campagna interventista, arruolandosi volontario. Aveva combattuto

una guerra eccezionale non in trincea, ma con un nuovo mezzo cioè l’aereo.

Nel dopoguerra capeggiava una marcia di volontari su Fiume dove aveva

instaurato un dominio personale. Cacciato via, sperava di riproporsi come

“duce” ma fu scalzato da Mussolini. Il Fascismo lo esaltava come padre della

Patria ma lo guardò anche con sospetto confinandolo nel “Vittoriale degli

Italiani”, una villa di Gardone, che egli trasformò in vero mausoleo. Qui

trascorse gli ultimi anni fino alla morte avvenuta il 1° marzo 1938.

Lo Stato di Diritto

GLI ELEMENTI DELLO STATO DI DIRITTO

Lo Stato di diritto è lo Stato in cui è vietato l’arbitrio dei poteri pubblici.

L’arbitrio può essere combattuto imponendo agli organi dello Stato il rispetto

della legge. Lo Stato di diritto è quel regime che si preoccupa non solo che gli

organi dello Stato rispettino la legge ma anche che la legge non sia arbitraria.

Il secondo elemento è l’esistenza di diritti dei singoli cittadini di fronte allo

Stato. Lo Stato di diritto è quello che rispetta i diritti dei suoi cittadini.

Il terzo elemento è la separazione dei poteri, perché avendo troppo potere si

potrebbe tornare in arbitrio. La separazione consente a un organo di tenere a

bada l’altro.

Attraverso la separazione dei poteri, il potere dello Stato viene diviso in tre e

attribuito a tre organi tra loro indipendenti:

- il potere di fare leggi cioè il potere legislativo è conferito al

Parlamento;

- il potere di eseguirle è attribuito al potere esecutivo;

- il potere di applicare le leggi spetta al potere giudiziario.

LO STATO LIBERALE

Una forma di stato di diritto è lo Stato liberale o Stato legale.

L’essenza dello Stato legale è il principio di legalità.

Il principio di legalità significa che nessun atto del potere esecutivo o sentenza

dei giudici sono validi se

a) non si fondano su una legge che li prevede

b) non rispettano i limiti che la legge assegna loro.

Praticamente, in base al principio di legalità il potere esecutivo e il potere

giudiziario sono vincolati al rispetto del diritto. Il potere legislativo è invece

sovrano senza limiti e vincoli.

LO STATO DEMOCRATICO

Un'altra forma di Stato di diritto è lo Stato democratico o Stato costituzionale.

Secondo questo principio la legge è libera di assumere qualsiasi contenuto,

perché il legislatore è onnipotente. Il principio di legalità è stato integrato col

principio di costituzionalità.

Il principio di costituzionalità significa che il legislatore è vincolato al rispetto

del diritto, in particolare delle norme giuridiche contenute nella Costituzione

rigida.

La legge che viola la Costituzione è invalida e può essere eliminata

dall’ordinamento attraverso procedimenti che si svolgono davanti all’organo di

Corte

giustizia costituzionale che nel nostro ordinamento ha il nome di

Costituzionale. Il bilancio dello Stato

PROFILI GENERALI DEL BILANCIO DELLO STATO

Il bilancio dello Stato è un documento giuridico - contabile che elenca le entrate

e le spese relative all’attività finanziaria dello Stato, che può essere un anno

(bilancio annuale) o un periodo di più anni (bilancio pluriennale).

Il bilancio dello Stato può essere classificato in diversi modi.

A seconda del momento in cui viene preparato e agli scopi a cui è diretto, il

bilancio può essere:

preventivo riguarda le entrate e le spese che si prevede di riscuotere e

 di effettuare nell’esercizio successivo, e bisogna predisporlo prima

dell’inizio dell’anno di riferimento;

consuntivo si riferisce a un anno già trascorso, e dà conto delle entrate

 e delle spese già realizzate in questo esercizio.

Rispetto al contenuto, il bilancio può essere:

di competenza che comprende le entrate che si ha diritto a riscuotere e

 le spese che si ha l’obbligo di pagare nel corso dell’esercizio;

di cassa che riporta le entrate effettivamente riscosse e le uscite

 effettivamente pagate nel corso dell’esercizio.

LE FASI DELLE ENTRATE E DELLE SPESE

Le entrate e le spese vengono realizzate attraverso varie fasi, le seguenti:

- accertamento, consiste nell’individuazione dell’ammontare del

credito;

- riscossione, che riguarda il guadagno dell’importo accumulato da

parte di agenti incaricati dello Stato;

- versamento, costituito dall’incasso effettivo da parte dello Stato;

Le Spese vengono effettuate attraverso le seguenti fasi;

- impegno, che si ha quando la pubblica amministrazione assume

l’obbligo di effettuare un pagamento;

- liquidazione, costituita dall’individuazione del creditore e dalla

determinazione dell’ammontare preciso della somma da pagare;

- ordinazione, che consiste nell’emissione del titolo di spesa con cui gli

uffici contabili ordinano il pagamento agli organi esecutivi;

- pagamento, che consiste nel versamento di denaro da parte dello

Stato al creditore, estinguendo così l’obbligazione.

Oltre alla funzione contabile, il bilancio svolge anche funzioni altrettanto

importanti, quali:

politica, il rapporto di fiducia tra il Parlamento ed il Governo;

 giuridica, rappresenta un autorizzazione preventiva delle spese, che il

 parlamento concede all’organo di competenza il compito di dare

esecuzione al bilancio;

economica, perché determina il regolare andamento dei cicli economici.

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TEORIA DEL BILANCIO IN PAREGGIO

La teoria del bilancio in pareggio è basata sul principio della finanza neutrale,

cioè lo Stato deve ridurre il suo intervento nella vita economica e svolgere

soltanto le attività istituzionali, quelle non convenienti per i privati, che

consentono il funzionamento del mercato.

TEORIA DEL DOPPIO BILANCIO

Nella teoria del doppio bilancio le spese ordinarie dovevano essere finanziate

con entrate tributarie mentre le spese in conto capitale con l’emissione di titoli

pubblici.

TEORIA DEL BILANCIO CICLICO

Secondo la teoria del bilancio ciclico i bilanci devono compensare l’andamento

del ciclo economico.

TERORIA DEL BILANCIO FUNZIONALE

Questa teoria ci dice che il bilancio pubblico non deve essere solo strumento

contabile, ma deve essere usato come strumento per realizzare gli obiettivi di

politica economica.

LE POLITICHE DI BILANCIO

Le manovre delle entrate e delle spese pubbliche per raggiungere obiettivi di

politica economica sono:

espansiva, se l’obiettivo da raggiungere è l’aumento dell’occupazione e

 del reddito;

restrittiva, se è finalizzata alla lotta all’inflazione e al riequilibrio dei

 conti con l’estero.

La funzione informativa del bilancio d’esercizio

Il bilancio d’esercizio è il documento redatto dagli amministratori al termine del

periodo amministrativo, con cui si presenta la situazione patrimoniale e

finanziaria dell’azienda e il risultato economico d’esercizio.

Il bilancio d’esercizio svolge un importante ruolo perché fornisce informazioni

essenziali in merito alla consistenza patrimoniale e agli andamenti finanziari ed

economici dell’impresa. Le informazioni possono essere di tipo prospettico

ossia proiettate verso il futuro, e sono ricavabili attraverso l’utilizzo dell’analisi

per indici e l’analisi per flussi.

Il bilancio è senza dubbio quello che risponde maggiormente alle esigenze

conoscitive del pubblico.

Quelli che utilizzano il bilancio sono di due tipi:

i soggetti interni all’impresa, portatori di interessi diretti, ossia il

 proprietario o i soci di maggioranza e i lavoratori dipendenti;

i soggetti esterni all’impresa, portatori di interessi indiretti, ossia gli

 investitori, i finanziatori, i clienti e i fornitori, insomma tutti i soggetti con

i quali l’azienda entra in contatto.

I soggetti interni sono interessati al grado di redditività degli investimenti

produttivi, perché è in relazione a questo che si valuta la convenienza a

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