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Prendendo spunto dalla vita di Malala ho affrontato la condizione della donna dalla Grande Guerra.
Italiano: presentazione e commento libro "Io sono Malala"
Storia: conquista dei diritti delle donne
Geografia: Pakistan
Spagnolo: las mujeres en España
Inglese: Votes for women! Emmeline Pankhurst and the suffragettes.
Religione: Islamismo
Educazione Fisica: storia delle donne alle olimpiadi
Scienze: la genetica umana
Tecnica: l'energia solare - pannelli solari in Pakistan
Arte: street art per le done a New York
Musica: "Donna", Mia Martini
A
Talebani, solo l’esercito faceva sentire la sua presenza in maniera piuttosto ingombrante. La
casa di Malala non aveva subito saccheggiamenti, né distruzioni e, anche se trasformata in un
campo di battaglia, la scuola fondata dal papà di Malala sembrava ancora intatta, tanto da
riaprire all’inizio di agosto.
Fazlullah, pur non essendo stato arrestato, non ha più potere sulla valle e anche le ragazze
riprendono le lezioni.
Durante quell’estate Malala con altre compagne viene invitata ad Islamabad per una settimana
e grazie a questo viaggio incontra e conosce persone importanti, come il generale Abbas che
donò un aiuto economico per far rimanere aperta la scuola che non era stata in grado di pagare
gli insegnanti durante il periodo di dominazione talebana, partecipa all’assemblea dei bambini
dell’UNICEF, inizia a studiare giornalismo per scrivere in un progetto finanziato da
un’associazione intitolata “Menti aperte in Pakistan”.
Nei mesi successivi l’equilibrio post Talebani viene purtroppo distrutto nuovamente da un
periodo di intense piogge che causano un’alluvione che non risparmia né le montagne vicine né
la valle dello Swat. Ancora una volta in aiuto dei superstiti si mobilita la popolazione, i gruppi di
islamici che conoscevano il territorio montuoso, ma anche gli Americani, che vengono visti con
grande sospetto. Le agenzie di aiuti internazionali che dovevano intervenire per dare aiuti alla
valle non mandavano volentieri il loro personale a causa di continue notizie provenienti dalla
capitale del Pakistan, tra cui la richiesta al governo pakistano di non accettare aiuti da ebrei e
cristiani.
Malala e il suo popolo si rende conto che i Talebani non se ne erano mai davvero andati.
Con questa certezza prosegue la lotta di Malala e di suo papà per affermare la libertà, la pace e
il diritto all’istruzione nella valle, grazie ai premi ottenuti raccoglie diverso denaro da spendere
nelle scuole, nei laboratori e nelle biblioteche; prosegue la sua opera anche dopo il 2011, anno
in cui viene trovato e ucciso dall’esercito americano bin Laden, ospitato dal popolo Pashtum da
circa 6 anni.
Il 2012 è un anno difficile sia per i continui avvertimenti che ricevette il padre di Malala su un
possibile attentato alla sua vita, sia per gli esami che Malala doveva sostenere in un clima di
grande preoccupazione per il padre. Nessuno si sarebbe immaginato che i Talebani avrebbero
rivolto le armi contro una ragazzina.
Il 9 ottobre 2012 , attentatori talebani bloccano il bus su cui la quindicenne sta viaggiando e
sparano tre colpi, uno di questo le penetra il cranio e scende fino alla scapola, ma non
danneggia il cervello e grazie a due interventi di neurochirurgia, il primo in Pakistan in un
ospedale militare e il secondo in Inghilterra, Malala oggi è viva ed ha riacquistato l’80% della
mobilità facciale.
Gli ultimi capitoli del libro descrivono lo stupore e la solidarietà del mondo di fronte ad un simile
gesto, il dolore e la speranza di una famiglia che non ha mai perso la forza di lottare unita, il
darsi da fare di persone che sono state anche solo sfiorate dalle parole di Malala, ma che,
ognuna attraverso la propria specializzazione, hanno saputo mettersi al servizio della bambina
e della famiglia. Malala ora vive la sua seconda vita, e tutti i giorni lo specchio le ricorda ciò che
è successo, ma la ragazza, ora a Birmingham con la sua famiglia, continua a viaggiare per
difendere e portare avanti la sua causa; i Talebani hanno riconosciuto la loro responsabilità
nell’attentato, dando al popolo della valle dello Swat la prova che l’attentato è realmente
accaduto. Malala e la famiglia continuano a sognare di poter un giorno tornare in patria.
Il libro si conclude con le parole dette da Malala:
" Sedermi a scuola a leggere libri è un mio diritto . Vedere ogni essere umano sorridere è il mio
desiderio. Il mio mondo è cambiato, ma io no. “
La maledizione di Bin Laden: Morti 22 dei 25 Marines che lo uccisero
L’11 settembre 2001 due aerei di linea si schiantarono contro le Twin Towers cambiando per
sempre il corso della storia.
Ben 22 su 25 dei Marines che uccisero Osama bin Laden, il mandante di questa
strage, in un blitz misterioso in Pakistan sono morti. Solo coincidenze? Impossibile non
collegare questo dato con i misteri che ancora avvolgono la figura dello “Sceicco del terrore”.
Nel maggio 2011 Osama Bin Laden venne ucciso nel corso di un blitz vicino a Islamabad, in
Pakistan, da un commando del Navy Seal, il “TEAM SIX” composto da 25 unità. I soldati 6
Carolina Sammartino
Classe III^
A
entrarono nel bunker dell’uomo più temuto e ricercato al mondo e lo uccisero, anche se
nessuno ha potuto mai vedere anche solo una prova della sua morte. In modo misterioso
Obama, il Presidente degli Stati Uniti, non ha voluto che circolassero le immagini del cadavere
di bin Laden, l’uomo contro il quale si è scatenata la più grande guerra globale contro il terrore
dell’ultimo secolo. A distanza di quasi quattro
anni dei 25 Marines responsabili del blitz, ne sono rimasti in vita solamente due. 22 morirono
in seguito ad un incidente misterioso in elicottero, un altro perse la vita nell’agosto dello stesso
anno durante un’esercitazione. Quest’ultimo era di Brett D.Shadle, 31enne che si stava
esercitando nei lanci a bassa quota e si è schiantato con il suo paracadute nel deserto
dell’Arizona. Come se non bastasse Matt Bissonnette, uno dei Marines rimasti in vita che ha
preso parte al blitz, ha scritto un libro “No Easy Day”, pubblicato con lo pseudonimo di Mark
Owen. Successivamente questo libro è diventato la base di un film, per il quale ha ricevuto
minacce di morte anonime e, inoltre, non avendo chiesto il permesso di diffondere notizie ai
suoi superiori, è stato congedato con disonore. Cosa si nasconde effettivamente dietro la
morte di bin Laden? E soprattutto, le morti dei 22 Marines sono solo una pura coincidenza?
UN ARTICOLO DI GIORNALE USCITO DOPO LA MORTE DEL VENTITREESIMO COMPONENTE DEL
“TEAM SIX”
La maledizione di Osama bin Laden colpisce ancora. E' morto, durante un'esercitazione,
lanciandosi con il paracadute a bassa quota, un altro Navy Sael del "Team six", che nel maggio
2011, vicino a Islamabad, entrò nel bunker dello sceicco del terrore Osama bin Laden. Si tratta
di Brett D. Shadle, di 31 anni, che giovedì scorso si è schiantato al suolo del deserto
dell'Airzona. Nell'agosto del 2011, ad appena tre mesi dal raid, in un tragico incidente di
elicottero rimasero uccisi 22 incursori della speciale squadriglia. Fu un semplice incidente
oppure c'era lo zampino dei Talebani ?
Il tutto è stato archiviato dai Servizi Segreti Americani, aprendo anche altri dubbi sulla vicenda,
che ha assunto contorni misteriosi. Tra l'altro molte furono le polemiche sul corpo, subito fatto
sparire e poi seppellito in gran segreto in mare. Dei 25 commando, che portarono a termine
una delle più importanti missioni degli ultimi tempi e che diede anche ad Obama una forte
spinta per la rielezione, ne rimangono solo due. E non stanno affatto passando dei bei
momenti. Matt Bissonnette, sotto uno pseudonimo ha scritto un libro, poi diventato anche un
film, nel quale ha descritto dettagliatamente la missione. Non avendo però chiesto ai suoi
superiori il permesso di divulgare informazioni è stato congedato con disonore. Ed è stato più
volte minacciato di morte. L'altro Navy Sael sopravvissuto è proprio quello che fece fuoco
contro bin Laden. "Devo colpirlo alla testa così non ha la possibilità di farsi saltare in aria” e in
quell'attimo gli sparò due volte alla fronte.
STORIA: Conquista dei diritti delle donne
La condizione sociale e politica delle donne paragonata a quella degli uomini e nei vari paesi
del mondo si presenta ancora oggi con grandi differenze; in generale la donna ha goduto di un
trattamento meno favorevole di quello dell’uomo; con la pretesa di inferiorità fisica rispetto
all’uomo, alla donna non è stato riconosciuto il diritto di proprietà (diritto che rischierebbe di
distogliere dal nucleo familiare una parte di patrimonio) e il timore che l'attività femminile al di
fuori del nucleo familiare possa far diminuire l'occupazione maschile. La donna è stata per
lungo tempo vista come parte della famiglia, il cui ruolo non doveva distaccarsi dai compiti di
madre e moglie, senza possibilità di evoluzione, sia nel campo sociale che in quello
dell’espressione della propria personalità, sia in quello giuridico e politico.
Sarebbe troppo complesso raccontare come sono cambiate le leggi sull’uguaglianza tra i sessi
in tutto il mondo senza partire da una data precisa, per cui, dopo una presentazione generale
che parte dall’epoca dell’Illuminismo, mi soffermerò su ciò che è accaduto nel mio paese.
Ad oggi la condizione della donna sembra aver raggiunto sia a livello sociale che politico una
pari dignità rispetto all’uomo in Italia, negli USA, in Inghilterra e in quasi tutti i paesi europei e 7
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anglo- americani, grazie al promulgamento negli anni di leggi che hanno portato a pari diritti e
doveri i due sessi.
In tanti altri paesi, purtroppo, soprattutto africani ed asiatici, tutt’ora le donne devono
sottostare a leggi fatte e imposte dagli uomini che hanno pieni poteri persino sulle loro vite.
La lotta per l’ottenimento degli stessi diritti, dove attualmente le leggi per i due sessi sono
uguali, è sempre stata molto difficile ed è andata avanti attraverso diverse tappe.
L’Illuminismo nel ‘700 rappresenta il punto di partenza del cambiamento della donna, alla
quale viene data la possibilità di leggere, istruendosi per poter accogliere e parlare di
argomenti importanti con gli ospiti dei salotti (luoghi di socialità dove stanno assieme nobili,
borghesi, ricchi, letterati e uomini di scienza di ogni nazionalità). Infatti dagli Illuministi la
donna è ritenuta sufficientemente intelligente e preparata da sostenere conversazioni su
diversi temi e abbastanza portata a guidare gli uomini, incoraggiandoli o criticandoli al fine di
aiutarli a costruire una buona società.
In quest’epoca alla donna viene riservata un’educazione strettamente scientifica che le dà la
possibilità di contribuire alla stesura dell’Enciclopedia.
Grande passo in avanti nell’emancipazione della donna e nel riconoscimento della stessa in
campo sociale, economico e politico fu dato successivamente dalla Rivoluzione
Industriale che sposta il contributo dato dalla donna all’interno della propr