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Filosofia: Nietzsche, Il Nichilismo; Schopenhauer, Concezione antimaterialistica dell'amore e l'Ascesi
Storia dell'arte: La Scuola di Barbizon, con opere di Corot e Rousseau
Si allontanò così da casa con cento dollari, uno zaino e la sua fidata Datsun gialla B210,
auto da lui molto apprezzata, a tal punto da rifiutare i continui tentativi dei genitori di
volergliene comprargliene una nuova di maggior valore.
Chris iniziò così il suo straordinario viaggio che lo portò ad attraversare una parte
dell’America, partendo da Atlanta per poi attraversare l’intera West Coast in una
peregrinazione di due anni in stile “Sulla Strada” di Jack Kerouac, dotato solamente dei
pochi mezzi a sua disposizione e dei molteplici passaggi che riesce ad ottenere nei vari
deserti attraversati.
L’obiettivo di McCandless era semplice, per
quanto possa sembrare assurdo e utopico:
raggiungere le terre incontaminate dell’Alaska,
in una sorta di ascesi spirituale e fisica che lo
purificasse interamente dalla mentalità volgare
e utilitaristica della società capitalista
americana, immergendosi totalmente nella
natura selvaggia.
Il conflitto generazionale
Il pessimismo del giovane deriva principalmente dal rapporto con i genitori, emblemi
della perfetta famiglia americana, facoltosa e apparentemente unita. In realtà, abbiamo
non poche testimonianze che ci mostrano la condizione di bigamia di Walt McCandless,
che lo costringeva a sostenere due famiglie e che divenne il primo motivo di scontro e
discussione con la moglie. Chris non si riconosceva assolutamente nella figura paterna:
ricco, borghese, infedele e austero. La mentalità di Chris era invece molto più aperta e,
sebbene il conflitto con il padre fosse piuttosto celato e interiorizzato, ben presto non
sopportò più l’idea di percorrere la medesima strada battuta dal genitore. Aggiungiamo a
ciò la passività della madre, incapace di reagire a questa situazione sconveniente, il tutto
condito da un’evidente falsità e ipocrisia che tende a non mostrare la conflittualità della
situazione famigliare dei McCandless. Chris vedeva dunque nella sorella minore Carine
l’unico sostegno in una realtà al limite dell’umana sopportazione; non a caso sarà l’unica
persona della famiglia ad essere al corrente
dell’anticonformismo caratteristico del fratello
e che non si stupirà di fronte alla sua fuga apparentemente folle, e che anzi lo coprirà
nella fase iniziale del suo viaggio.
Si tratta dunque di una visione della famiglia opprimente e conflittuale, una concezione
3 La famiglia McCandless
che ricorda la “trappola” della vita che Pirandello ci descrive nella sua ideologia che
andremo a delineare più avanti.
Chris McCandless: il moderno viandante-esteta
4
La scelta di Chris non è basata semplicemente sulla ribellione, sulla fuga adolescenziale
per mostrare alla famiglia il proprio disagio interiore, bensì su un’ideologia ben
sedimentata nel giovane. Amante della letteratura, Christopher fu ritrovato morto
nel suo “Magic Bus”, il riparo che aveva trovato nel parco
nazionale del Denali, in Alaska, con una grande quantità
di libri tascabili di Lev Tolstoj, Jack London ed Henry
David Thoreau. Sulle pagine di questi testi sono stati
inoltre ritrovati diversi appunti, commenti o
sottolineature dello stesso Chris che ricalcano
perfettamente la sua idea di vita autentica, di bisogno di
una sorta di lontananza purificatrice dalla realtà comune,
alla ricerca di un’immersione nella natura selvaggia.
Il pensiero del giovane McCandless è basato sul suo
sconfinato amore per la letteratura russa e per la
novellistica avventurosa, ma ritroviamo nella sua
ideologia personale diverse affinità con correnti letterarie
e filosofiche precedenti, molto distanti dal contesto
sociale e culturale dell’America degli anni ’90.
In McCandless è infatti evidente una certa tendenza a concepire la società di cui fa parte
come una sorta di organismo in rapido stato di decomposizione, dal quale ha bisogno di
distaccarsene con violenza.
E’ qui che appare evidente una forte correlazione con la corrente del Decadentismo.
E’ difficile dare una definizione vera e propria alla corrente decadente, così come una
collocazione temporale precisa. Sappiamo tuttavia che il periodo di maggiore attività
dell’autentico Decadentismo sia relativo agli ultimi due decenni del secolo
diciannovesimo, quando il Positivismo e il Naturalismo tendevano ad esaurirsi.
Questa corrente nasce di fatto in Francia e deve la sua definizione all’opera “Languore” di
Paul Verlaine, pubblicata sul periodico parigino “Le Chat Noir” il 26 maggio del 1883. In
questo sonetto l’autore descrive un’atmosfera logora, il bisogno del rinnovamento e si
sofferma sulla forte atmosfera di stanchezza ed estenuazione dalla quale il suo stesso
animo risulta fortemente oppresso, paragonandolo all’Impero romano nel suo momento di
maggior declino, durante il quale era ancora capace di creare opere letterarie squisite,
per quanto oziose.
Il Decadentismo ebbe un brillante precursore in Charles Baudelaire. Il celebre poeta
maledetto anticipò i tempi e presentò un esempio di vita e di estro artistico molto
apprezzato e rielaborato dagli autori della medesima corrente culturale.
Già nel 1857 Baudelaire, con la pubblicazione della sua raccolta “I Fiori del Male”,
dimostrò di essere sensibile alla tematica
dell’emarginazione dell’artista.
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4 Copertina del periodico "Le
Chat Noir"
Il Decadentismo infatti non nasce come una pura ribellione nei confronti del Positivismo
scientifico che tanto aveva influenzato anche la produzione letteraria ottocentesca, ma è
espressione della presa di coscienza, da parte degli intellettuali, della svalutazione della
loro figura.
L’arte divenne ben presto un mercato, travolto dal progresso riguardante l’apparato
industriale e finanziario dei vari paesi europei. Gli intellettuali, destabilizzati dalle
modifiche che li coinvolgevano in prima persona, vedevano decadere, per l’appunto, la
fondamentale importanza che avevano rivestito sin dai tempi dell’Umanesimo. Mentre nel
periodo positivista fra gli artisti vi era chi fosse in grado di
accettare un compromesso, accontentando i gusti del
pubblico, il Decadentismo nasce come una forte ribellione
a questo “mercato letterario”. Gli artisti perciò
rivendicano la propria unicità e superiorità,
sperimentando una poesia basata principalmente sull’uso
di un linguaggio oscuro, difficile da comprendere, ma
incredibilmente originale. Per via di questo complesso
stile tali opere restano escluse dal mercato per la loro
impossibilità ad essere
5 Charles Baudelaire replicate.
Baudelaire fu dunque
il primo a
sperimentare quel
linguaggio
particolarmente complesso basato sull’uso di una
particolare musicalità e di una figura retorica molto
rilevante per l’intera corrente letteraria, ovvero la
sinestesia. Con tutto questo l’autore si prende la
libertà di accostare sensazioni provenienti da campi
sensoriali diversi, mostrando la sua capacità di
analizzare gli arcani simboli che la natura ci presenta
con una capacità superiore alla media umana.
La diffusione di una primordiale società capitalista
portò inoltre l’arte ad essere concepita solamente
sotto un punto di vista materiale. Generalizzando
tutto ciò, Baudelaire si concentrò su una forte critica
alla società borghese, in modo particolare riguardo a
quei valori così rozzi e volgari consistenti nella visione utilitaristica della realtà
circostante. “I Fiori del Male” è dunque un’opera fortemente incentrata sul ripudio
dell’artista in un contesto sociale particolarmente
degradato, nel quale l’autore si concentra nello specifico
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6 "I Fiori del Male", di Charles
Baudelaire
sui metodi d’evasione dalla realtà dalla quale non si sente rappresentato: l’oppio, il vino, i
piaceri della carne, le invocazioni a Satana e la morte, intesa come campo inesplorato.
Tali soluzioni, nonostante non portino Baudelaire a fuggire dallo “Spleen”, vennero
realmente sperimentate dall’autore, portandolo a vivere un’esistenza da Bohèmien
perennemente alla ricerca di ciò che gli permettesse di oltrepassare i limiti delle proprie
capacità fisiche e sensoriali.
Con il “poeta maledetto” nasce quindi la figura dell’eroe decadente, colui che tenta in
ogni modo di evadere dalla volgarità ed ipocrisia della società ricercando metodi di fuga
alternativi.
All’artista maledetto vanno tuttavia accostati diversi altri tipi di eroi, tra i quali spicca
l’inetto, la donna fatale e il superuomo di stampo dannunziano.
Tuttavia, è molto più di rilievo la figura dell’esteta. Adottato da Gabriele D’Annunzio,
l’esteta rappresenta l’incarnazione più raffinata dell’eroe decadente.
Egli è colui il quale vuole rendere la sua stessa vita un’opera d’arte: per tale motivo si
rifugia in un’indignata solitudine, circondato semplicemente da qualsiasi forma di
rappresentazione artistica e vivendo nel culto della bellezza nella sua essenza. Non ha
alcun precetto morale, non agisce ne’ per il bene ne’ per il male, ma soltanto per il culto
del bello. Anzi, nella cultura decadente il particolare interesse per il male, l’oscuro, tutto
ciò che è quanto di più negativo, risulta quanto più attraente possibile per l’esteta, che
sembra perciò prediligere tutto ciò che ha una forte carica negativa.
L’esteta ha orrore della vita comune, della classe borghese e di una società sempre più
dominata dal puro interesse materiale.
E’ dunque qui che si inserisce la figura senza tempo di Christopher Johnson McCandless. Il
giovane, animato da ideali così puri e così sdegnoso nei confronti di una società sempre
più legata ai possedimenti materiali e basata su valori tanto ipocriti, è il perfetto misto
del bohèmien alla ricerca di una via d’uscita dalla volgare realtà e dell’esteta amante
della straordinaria bellezza della natura. Egli stesso, in un’incisione rilasciata all’interno
del “Magic Bus”, si definisce tale:
“Da due anni cammina per il mondo. Niente telefono, niente biliardo, niente animali,
niente sigarette. Il massimo della libertà. Un estremista. Un viaggiatore esteta la cui
dimora è la strada. Scappato da Atlanta. Mai dovrai fare ritorno perché the west is the
best. E adesso, dopo due anni a zonzo, arriva la grande avventura finale. La battaglia
climatica per uccidere l'essere falso dentro di lui e concludere vittoriosamente il
pellegrinaggio spirituale. Dieci giorni e dieci notti di treni merci e autostop lo hanno
portato fino al grande bianco del Nord. Per non essere mai più avvelenato dalla civiltà,
egli fugge, e solo cammina sulla terra per smarrirsi nella foresta. Alexander Supertramp –
Maggio 1992 ”.
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L’evasione dalla civiltà come rifiuto della maschera: Pirandello
Osservando McCandless nei primi quindici minuti
del film, nei quali vi è una presentazione del
personaggio non approfondita, ma che ci fa intuire
la mentalità del giovane, egli appare come il tipico
americano medio in formazione: un ragazzo di
buona famiglia, facoltoso e un ottimo studente.
Sebbene possa sembrare un’identificazione
positiva, in McCandless esplode una grave
insofferenza verso la maschera che la famiglia e la
società gli impongono. In questo risiede uno dei
sostanziali motivi per i quali Chris decise ben
presto di abbandonare Atlanta alla ricerca di valori
più autentici.
Tutto ciò ricorda molto bene la visione della vita e
del mondo di Pirandello. In questa emerge la
concezione della pluralità dell’io, immerso in una
condizione di eterno divenire vitalistico secondo i
dettami della filosofia di Henri Bergson. L’identità
personale non è perciò da considerare come
qualcosa di fisso e definito, poiché rappresenta
solo una delle tante “maschere” che l’individuo
vede impostasi da sé stesso o dalla società. In particolare, le principali fonti di questa
limitazione individuale consistono nella famiglia e nel lavoro.
L’autore stesso, per motivi relativi alla sua personale esperienza, reputa che il nucleo
famigliare sia uno dei vincoli di maggior prigionia dell’uomo, per via dei “ruoli” prestabiliti
al suo interno e dei rapporti spesso ossessivi tra i componenti. Il lavoro invece tende a
Esteta