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Sintesi
Sintesi Into the Wild, evasione dalla società tesina


La seguente tesina di maturità classica mira a descrivere la vicenda di Christopher Johnson McCandless, la cui storia viene raccontata nel film Into the Wild. La storia è quella di un giovane che decide di abbandonare il proprio stile di vita frenetico, per vivere a stretto contatto con la natura, visitando vari e bellissimi luoghi.
La tesina permette dei collegamenti con vari argomenti: in Italiano per esempio viene preso in esame il pensiero di Pirandello e di Baudelaire, attraverso le loro opere; in Filosofia vengono descritte le teorie di Nietzsche e di Schopenhauer, mentre in Storia dell'arte e Inglese vengono rispettivamente trattati i seguenti argomenti: la scuola di Barbizon e la canzone di Eddie Vedder, Society.


Collegamenti

Into the Wild, evasione dalla società tesina


Italiano: Pirandello e Baudelaire.
Filosofia: Nietzsche e Schopenhauer.
Storia dell'arte: La scuola di Barbizon.
Inglese: Society di Eddie Vedder.
Estratto del documento

Into the Wild: Nelle terre estreme

1 Christopher Johnson McCandless immortalato a ridosso del "Magic Bus"

In molti sentono il bisogno di fuggire dal contesto sociale, culturale e politico nel quale sono immersi.

C’è spesso un’enorme difficoltà nel riconoscersi nella società in cui viviamo, fondata su una serie di valori

ipocriti, non autentici, difficilmente condivisibili. In pochi hanno tuttavia il coraggio di allontanarsi dalla loro

solita routine quotidiana, dall’apparente solidità e sicurezza che la vita “comune” sembra infonderci.

Un ragazzo, artefice di un’impresa del genere, è entrato di diritto nel cuore di tutti coloro i quali non si sentono

rappresentati al meglio nella società, e personalmente mi riconosco nel suo discorso ideologico.

Si tratta di Christopher Johnson McCandless.

Intorno a questo personaggio così anticonformista, così puro e idealista, è nato un enorme turbinio di storie,

opinioni, ma in molti hanno principalmente sentito il bisogno di celebrare e raccontare al mondo l’incredibile

storia di questo giovane così coraggioso, ingenuo e incosciente.

Sean Penn nel 2007 ha presentato l’adattamento cinematografico degli

ultimi anni di vita di Christopher, intitolato “Into the Wild”, tratto dal libro

dell’avventuriero e giornalista Jon Krakauer, “Nelle terre estreme”. Il regista

e attore americano, dopo aver appreso interamente le sfaccettature della

vicenda di McCandless, ne rimase inevitabilmente folgorato, tanto da

acquisire i diritti cinematografici della narrazione. Fu tuttavia frenato dai

famigliari del giovane, poco inclini a diffondere in larga scala la drammatica

storia del figlio, nonostante Penn avesse già pronta la sceneggiatura.

Dovette aspettare circa dieci anni per ricevere il consenso della famiglia

McCandless, per iniziare i casting e le riprese.

2 Le vicende narrate nel film, così come nel libro, sono frutto di un grande

assemblaggio di diversi documenti lasciati dal giovane, ma anche di

diverse interviste e incontri di coloro i quali ebbero la fortuna di

conoscere Chris durante il suo utopico quanto unico viaggio.

Le testimonianze di Penn e Krakauer utilizzano entrambe uno schema non

lineare nel procedere della narrazione, alternando vicende delle ultime

settimane di vita del giovane con altre riguardanti il suo periodo

adolescenziale nel contesto famigliare.

Christopher Johnson McCandless nasce il 12 febbraio del 1968 nel sud

della California, da Walt McCandless e Wilhelmina Johnson. Conosciutisi

al college, i genitori di Chris divennero presto molto facoltosi, per via delle

2 Sean Penn, regista del film diverse implicazioni con la NASA che il padre aveva, essendo considerato

come il “ragazzo prodigio” che avrebbe donato grazie al suo ingegno fuori dal comune all’America le tecnologie

più avanzate ottenibili con i mezzi di allora.

Chris si laureò in storia e antropologia all’Università Emory di Atlanta, in Georgia, con una media molto elevata.

Dopo di allora, i genitori non lo videro mai più. Christopher decise di

allontanarsi da quella società così borghese, materialista e

consumista che lo stava lentamente indirizzando esattamente verso

quel tipo di vita che tutti si aspettavano da lui, ma dalla quale lui

stesso si sentiva terribilmente oppresso.

Decise così di donare in beneficienza tutti i suoi risparmi, 24.000

dollari, all’Oxfam.

Si allontanò così da casa con cento dollari, uno zaino e la sua fidata

Datsun gialla B210, auto da lui molto apprezzata, a tal punto da

rifiutare i continui tentativi dei genitori di volergliene comprare una

nuova di maggior valore.

Chris iniziò così il suo straordinario viaggio che lo portò ad

attraversare una parte dell’America, partendo da Atlanta per poi

attraversare l’intera West Coast in una peregrinazione di due anni in

stile “Sulla Strada” di Jack Kerouac, dotato solamente dei pochi mezzi

a sua disposizione e dei molteplici passaggi che riesce ad ottenere nei

vari deserti attraversati.

L’obiettivo di McCandless era semplice, per quanto possa sembrare assurdo e utopico: raggiungere le terre

incontaminate dell’Alaska, in una sorta di ascesi spirituale e fisica che lo purificasse interamente dalla mentalità

volgare e utilitaristica della società capitalista americana, immergendosi totalmente nella natura selvaggia.

3

Il conflitto generazionale

Il pessimismo del giovane deriva principalmente dal rapporto con i genitori, emblemi della perfetta famiglia

americana, facoltosa e apparentemente unita. In realtà, abbiamo non poche testimonianze che ci mostrano la

condizione di bigamia di Walt McCandless, che lo costringeva a sostenere due famiglie e che divenne il primo

motivo di scontro e discussione con la moglie. Chris non si riconosceva assolutamente nella figura paterna:

ricco, borghese, infedele e austero. La mentalità di Chris era invece molto più aperta e, sebbene il conflitto con

il padre fosse piuttosto celato e interiorizzato, ben presto

non sopportò più l’idea di percorrere la medesima strada

battuta dal genitore. Aggiungiamo a ciò la passività della

madre, incapace di reagire a questa situazione

sconveniente, il tutto condito da un’evidente falsità e

ipocrisia che tende a non mostrare la conflittualità della

situazione famigliare dei McCandless. Chris vedeva

dunque nella sorella minore Carine l’unico sostegno in una

realtà al limite dell’umana sopportazione; non a caso sarà

l’unica persona della famiglia ad essere al corrente

dell’anticonformismo caratteristico del fratello e che non

si stupirà di fronte alla sua fuga apparentemente folle, e

3 La famiglia McCandless che anzi lo coprirà nella fase iniziale del suo viaggio.

Si tratta dunque di una visione della famiglia opprimente e conflittuale, una concezione che ricorda la

“trappola” della vita che Pirandello ci descrive nella sua ideologia che andremo a delineare più avanti.

Chris McCandless: il moderno viandante-esteta

La scelta di Chris non è basata semplicemente sulla ribellione, sulla fuga adolescenziale per mostrare alla

famiglia il proprio disagio interiore, bensì su un’ideologia ben sedimentata nel giovane.

Amante della letteratura, Christopher fu ritrovato morto nel suo “Magic Bus”, il riparo che aveva trovato nel

parco nazionale del Denali, in Alaska, con una grande quantità di libri tascabili di Lev Tolstoj, Jack London ed

Henry David Thoreau. Sulle pagine di questi testi sono stati inoltre ritrovati diversi appunti, commenti o

sottolineature dello stesso Chris che ricalcano perfettamente la sua idea di vita autentica, di bisogno di una

sorta di lontananza purificatrice dalla realtà comune, alla ricerca di un’immersione nella natura selvaggia.

Il pensiero del giovane McCandless è basato sul suo sconfinato amore per la letteratura russa e per la

novellistica avventurosa, ma ritroviamo nella sua ideologia personale diverse affinità con correnti letterarie e

filosofiche precedenti, molto distanti dal contesto sociale e culturale dell’America degli anni ’90.

In McCandless è infatti evidente una certa tendenza a concepire la società di cui fa parte come una sorta di

organismo in rapido stato di decomposizione, dal quale ha bisogno di distaccarsene con violenza.

E’ qui che appare evidente una forte correlazione con la corrente del Decadentismo.

4

E’ difficile dare una definizione vera e propria alla corrente decadente, così come una collocazione temporale

precisa. Sappiamo tuttavia che il periodo di maggiore attività dell’autentico Decadentismo sia relativo agli

ultimi due decenni del secolo diciannovesimo, quando il Positivismo e il Naturalismo tendevano ad esaurirsi.

Questa corrente nasce di fatto in Francia e deve la sua definizione

all’opera “Languore” di Paul Verlaine, pubblicata sul periodico parigino

“Le Chat Noir” il 26 maggio del 1883. In questo sonetto l’autore

descrive un’atmosfera logora, il bisogno del rinnovamento e si

sofferma sulla forte atmosfera di stanchezza ed estenuazione dalla

quale il suo stesso animo risulta fortemente oppresso, paragonandolo

all’Impero romano nel suo momento di maggior declino, durante il

quale era ancora capace di creare opere letterarie squisite, per quanto

oziose.

Il Decadentismo ebbe un brillante precursore in Charles Baudelaire. Il

celebre poeta maledetto anticipò i tempi e presentò un esempio di vita

e di estro artistico molto apprezzato e rielaborato dagli autori della

medesima corrente culturale.

Già nel 1857 Baudelaire, con la pubblicazione della sua raccolta “I Fiori

del Male”, dimostrò di essere sensibile alla tematica

dell’emarginazione dell’artista.

4 Copertina del periodico "Le Chat Noir" Il Decadentismo infatti non nasce come una pura ribellione nei

confronti del Positivismo scientifico che tanto aveva influenzato

anche la produzione letteraria ottocentesca, ma è espressione

della presa di coscienza, da parte degli intellettuali, della

svalutazione della loro figura.

L’arte divenne ben presto un mercato, travolto dal progresso

riguardante l’apparato industriale e finanziario dei vari paesi

europei. Gli intellettuali, destabilizzati dalle modifiche che li

coinvolgevano in prima persona, vedevano decadere, per

l’appunto, la fondamentale importanza che avevano rivestito sin

dai tempi dell’Umanesimo. Mentre nel periodo positivista fra gli

artisti vi era chi fosse in grado di accettare un compromesso,

accontentando i gusti del pubblico, il Decadentismo nasce come

una forte ribellione a questo “mercato letterario”. Gli artisti

perciò rivendicano la propria unicità e superiorità, sperimentando

una poesia basata principalmente sull’uso di un linguaggio oscuro,

difficile da comprendere, ma incredibilmente originale. Per via di 5 Charles Baudelaire

questo complesso stile tali opere restano escluse dal mercato per

la loro impossibilità ad essere replicate.

5

Baudelaire fu dunque il primo a sperimentare quel linguaggio particolarmente complesso basato sull’uso di una

particolare musicalità e di una figura retorica molto rilevante per l’intera corrente letteraria, ovvero la

sinestesia. Con tutto questo l’autore si prende la libertà di accostare sensazioni provenienti da campi sensoriali

diversi, mostrando la sua capacità di analizzare gli arcani simboli che la natura ci presenta con una capacità

superiore alla media umana.

La diffusione di una primordiale società capitalista portò inoltre l’arte ad essere concepita solamente sotto un

punto di vista materiale. Generalizzando tutto ciò, Baudelaire si

concentrò su una forte critica alla società borghese, in modo particolare

riguardo a quei valori così rozzi e volgari consistenti nella visione

utilitaristica della realtà circostante. “I Fiori del Male” è dunque

un’opera fortemente incentrata sul ripudio dell’artista in un contesto

sociale particolarmente degradato, nel quale l’autore si concentra nello

specifico sui metodi d’evasione dalla realtà dalla quale non si sente

rappresentato: l’oppio, il vino, i piaceri della carne, le invocazioni a

Satana e la morte, intesa come campo inesplorato. Tali soluzioni,

nonostante non portino Baudelaire a fuggire dallo “Spleen”, vennero

realmente sperimentate dall’autore, portandolo a vivere un’esistenza

da Bohèmien perennemente alla ricerca di ciò che gli permettesse di

oltrepassare i limiti delle proprie capacità fisiche e sensoriali.

Con il “poeta maledetto” nasce quindi la figura dell’eroe decadente,

colui che tenta in ogni modo di evadere dalla volgarità ed ipocrisia della

società ricercando metodi di fuga alternativi.

6 "I Fiori del Male", di Charles Baudelaire All’artista maledetto vanno tuttavia accostati diversi altri tipi di eroi, tra

i quali spicca l’inetto, la donna fatale e il superuomo di stampo dannunziano.

Tuttavia, è molto più di rilievo la figura dell’esteta. Adottato da Gabriele D’Annunzio, l’esteta rappresenta

l’incarnazione più raffinata dell’eroe decadente.

Egli è colui il quale vuole rendere la sua stessa vita un’opera d’arte: per tale motivo si rifugia in un’indignata

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