Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 43
Inquietudine: tra favola e surrealismo Pag. 1 Inquietudine: tra favola e surrealismo Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Inquietudine: tra favola e surrealismo Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Inquietudine: tra favola e surrealismo Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Inquietudine: tra favola e surrealismo Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Inquietudine: tra favola e surrealismo Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Inquietudine: tra favola e surrealismo Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Inquietudine: tra favola e surrealismo Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Inquietudine: tra favola e surrealismo Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 43.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Inquietudine: tra favola e surrealismo Pag. 41
1 su 43
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Stilista in disegno: Alexander Mcqueen

Inglese: descrizione della mia collezione in inglese; Oscar Wilde (Salomé)

Storia: la grande depressione; la ripresa del colonialismo; il congresso di Berlino; il colonialismo italiano

Italiano: il Simbolismo (Stéphane Mallarmé); Giovanni Pascoli

Storia dell'arte: il simbolismo (Gustave Moreau, "L'apparizione")

Storia della moda
: Stéphane Mallarmé
Estratto del documento

in secchi coriandoli.

La grande depressione (1873-1895)

Affermazione di

Concorrenza nuove potenze

dell’agricoltura industriali

extraeuropea

Crisi Crisi

dell’agricoltura dell’industria

europea europea

GRANDE

DEPRESSIONE

A partire dal 1873 la grande crescita economica degli anni 1850-70 subì un

rallentamento: l’economia mondiale entrò in un periodo di difficoltà che durò,

anche se con vari momenti di ripresa, oltre vent’anni, sino al 1896. Questo

periodo non fu però del tutto negativo: al suo interno maturarono innovazioni

tecnologiche e organizzative, destinate a consentire un grande slancio

dell’industrializzazione e dell’economia a partire dagli ultimi anni del secolo.

Il sintomo più rilevante della crisi fu una deflazione, situazione economica

caratterizzata dalla diminuzione della produzione, del reddito, del livello dei

salari, che portò anche ad una caduta del livello dei prezzi agricoli e industriali,

che interrompeva la tendenza al rialzo, caratteristica dei due secoli precedenti.

Il meccanismo della crisi industriale è paradossale: l’eccessiva ricchezza

produce miseria, la crisi dell’ Ancien Régime è determinata da carestie e

siccità, carenza dei beni ed è quindi una crisi di sottoproduzione; quella

moderna invece deriva dall’eccessiva abbondanza dei beni, si tratta quindi di

una crisi di sovrapproduzione o sottoconsumo, totalmente opposta alla

precedente.

La crisi agricola

La crisi fu particolarmente violenta nel settore agricolo: essa fu provocata dalla

concorrenza dei prodotti agricoli, in primo luogo i cereali, provenienti dalla

Russia e dai “nuovi granai” del mondo come l’Australia, la Nuova Zelanda e gli

Stati Uniti. Essi potevano produrre e vendere s prezzi inferiori rispetto a quelli

europei perché disponevano di enormi estensioni di terreno coltivabile, di

manodopera a basso costo e agricoltura meccanizzata.

Negli anni cinquanta – settanta l’espansione del mercato aveva stimolato gli

investimenti nel settore agricolo sia da parte dei paesi europei, sia in quelli

oltreoceano: ma l’alto costo dei trasporti aveva garantito ai produttori europei

una protezione adeguata. Con lo sviluppo delle ferrovie e della navigazione

transoceanica a vapore questa barriera crollò e milioni di tonnellate di cereali

invasero il mercato agricolo europeo, provocando un ribasso continuo dei

prezzi.

Gli effetti economici della crisi agricola

L’agricoltura europea rispose a questa sfida con diverse modalità: ulteriore

ampliamento delle aree coltivate nell’Europa orientale; investimenti finalizzati

ad innalzare i rendimenti nelle zone ad agricoltura avanzata (meccanizzazione

e largo uso dei nuovi concimi chimici); ricerca della specializzazione, con

spostamento delle risorse dai cereali a prodotti come carne, uova, latticini, i cui

prezzi tenevano molto meglio. Generale fu poi la tendenza al protezionismo,

politica economica finalizzata a proteggere dalla concorrenza la produzione

nazionale, imponendo dazi sulle merci in entrata, politica che fu seguita

soprattutto dai governi europei, con l’eccezione di quello inglese che proseguì

con l’abolizione delle leggi sul grano, puntando sullo sviluppo industriale,

fronteggiando il fabbisogno alimentare con importazioni crescenti.

La crisi industriale

Caduta dei prezzi e riduzione dei profitti caratterizzarono anche il settore

industriale. La crisi ebbe inizio dopo il fallimento della grande banca

newyorkese di Jay Cooke, la quale diede il via ad un’ondata di panico che si

diffuse nell’economia americana e poi in tutti gli altri paesi europei

industrializzati.

La crisi si manifestò come una forte eccedenza di offerta sulla domanda: le

industrie cioè producevano molto più di quanto il mercato potesse assorbire,

causando la caduta dei prezzi.

Lo squilibrio fra domanda e offerta derivava dalla presenza sul mercato di

nuove potenze industriali come gli Stati Uniti e la Germania con tassi di crescita

molto elevati. Contemporaneamente, paesi come l’Austria, l’Italia e la Russia

iniziavano a sviluppare un proprio settore industriale. In una situazione in cui il

mercato internazionale era ormai unificato, questo provocò un eccesso di

capitali disponibili e di capacità produttive utilizzabili. Essendo la domanda di

beni di consumo ancora ridotta, poiché la maggioranza della popolazione

destinava alla pura sussistenza la quasi totalità del proprio reddito, si entrò in

una fase caratterizzata da difficili sbocchi di mercato.

Le risposte che le imprese diedero per far fronte agli squilibri della crisi

originarono una serie di processi che mutarono il volto dell'economia.

capitalismo organizzato,

Si apriva una nuova fase di capitalismo, il cosiddetto

cioè un capitalismo guidato e cosciente della necessità di superare il carattere

spontaneo dei processi economici.

Questa nuova via quindi contraddiceva il credo capitalista che aveva dominato

il mercato fino a quel momento. Iniziò una fase in cui gli imprenditori

accettavano l'intervento dello stato nell'economia. Lo Stato Nazionale divenne

protezionismo, commesse pubbliche

protagonista dell’economia attraverso il le

(acquisti di beni e merci che lo stato effettua alle industrie nazionali). La

crescita dell’industria pesante venne sempre più a dipendere dallo stato, specie

commesse militari.

dalle

La ripresa del Colonialismo

Per fronteggiare questa grande depressione si pensò alla spartizione delle

colonie, sfruttandole e portando così il mondo ad un’involuzione.

Le Nazioni più potenti lottarono per espandersi, conquistando imperi coloniali

sempre più vasti. L’Inghilterra già possedeva colonie di popolamento e colonie

di sfruttamento in cui le popolazioni locali erano in maggioranza. Le colonie di

sfruttamento servivano per fornire materie prime e mercati alla Madre Patria.

Nel 1880 tutte le grandi potenze dovettero ricorrere al colonialismo per

accaparrarsi più aree possibili non colonizzate e fu proprio l’Africa oggetto di

contesa fra gli Stati Europei che colonizzarono tutti i territori Africani tranne

l’Etiopia e L’Eritrea.

La spartizione dei territori però poteva anche avvenire a tavolino, come con il

Congresso di Berlino, nel quale furono decisi i territori da spartire.

Nelle colonie occupate non si tenne conto dell’esigenza e tradizioni di quei

popoli unificando territori in cui vivevano indigeni ostili o di costumi diversi, si

sfruttarono le miniere e si installarono grosse piantagioni obbligando gli

indigeni a lavorarvi come salariati. Con l’industrializzazione gli Stati dovevano

per altro procurarsi materie prime a buon mercato e trovare sbocchi

commerciali per i propri prodotti: da qui l’esigenza del colonialismo. In passato

il colonialismo era dovuto all’espansione guidata da avventurieri prezzolati da

compagnie commerciali, ma ora gli stessi Stati inviavano il loro esercito per

sottomettere i territori da colonizzare.

Le cause fondamentali dello sviluppo coloniale europeo nel X1X secolo furono

tre:

a) Lo spirito imperialista: gli stati europei, animati da un forte spirito di

conquista, non potendo allargare i propri territori nel vecchio continente si

espansero in Africa e in Asia.

b) Lo sviluppo economico europeo: le industrie, anche quelle in via di

sviluppo, avevano bisogno di materie prime (carbone, petrolio, cotone, ecc.)

che sia nel continente asiatico, che in quello africano erano molto abbondanti.

Inoltre le industrie man mano sfornavano sempre più prodotti che non

riuscivano ad essere assorbiti dai mercati interni. Le colonie quindi servivano

anche per allargare i profitti delle ditte europee vendendo i loro prodotti ai

popoli colonizzati.

c) Il forte aumento della popolazione: la popolazione europea dopo la metà

del ‘800 era aumentata moltissimo. Era quindi sempre più difficile per coloro

che costituivano la manodopera trovare possibilità di lavoro e materie prime

sufficienti, tanto che molti emigrarono nelle colonie per avviare lì una nuova

attività.

Tutte queste cause diedero origine ad un nuovo colonialismo. Nella maggior

parte dei casi questo processo fu esasperato ed aggressivo perché dominato

solo dalla sete di ricchezza e di potere dei coloni. Si verificò infatti una

spartizione del mondo, spesso con conflitti armati, tra i grandi e potenti stati

europei.

Alcune nazioni, su tutte l’Inghilterra, imposero alle loro colonie anche la

propria cultura e il proprio modo di vita.

Questa situazione diede origine alla formazione di nuovi ceti borghesi

"indigeni" che più tardi, come in India e poi in Sud Africa, avrebbero preso nelle

proprie mani il governo del loro paese, e quindi l’indipendenza.

Prima della realizzazione del canale di Suez le potenze europee si limitarono a

conquistare le coste, i porti e i punti strategici lungo le grandi rotte marittime.

Questo canale permise alle navi europee di accorciare notevolmente le rotte

per raggiungere i paesi

dell’ Asia, infatti non era più necessario circumnavigare l’Africa.

In questo modo si risparmiava anche sui prezzi del noleggio delle navi da

trasporto: questo risparmi si ripercuoteva sul costo delle merci esportate ed

importate.

Il Mediterraneo dopo la scoperta dell’America aveva perso la sua importanza

commerciale, ma in questi anni si ripopolò di navi e riconquistò la sua antica

posizione di centro del commercio mondiale.

Fu allora che i grandi esploratori cominciarono a penetrare nelle regioni interne

dell’Africa;dietro di loro marciavano gli eserciti che prendevano possesso, in

nome dei rispettivi stati, alcune terre del continente africano.

Francia e Inghilterra furono i primi stati europei ad insidiarsi in Africa: la prima,

che aveva già

conquistato l’Algeria, estese i suoi territori nella parte occidentale ed

equatoriale del continente, mentre la seconda, che aveva tolto la l’Egitto alla

Turchia per il controllo del canale di Suez, entrò in possesso di un sistema

coloniale che dal Cairo arrivava fino a Città del Capo.

Alla spartizione dell’Africa fecero parte, tra le altre, anche il Belgio, l’Italia, la

Germania e l’Olanda.

Lo sviluppo industriale ed economico, le migliori comunicazioni e le nuove

forme di organizzazioni commerciali dei paesi colonizzatori avevano portato

allo sfruttamento delle risorse delle colonie.

Le nazioni europee trassero così enormi vantaggi da questa politica di

sfruttamento diffondendo inoltre la loro civiltà, la loro cultura, i loro sistemi di

governo, la religione e la lingua.

L’espansionismo coloniale ebbe notevoli ripercussioni anche sul sistema

politico europeo poiché il rapporto di forze fra le varie nazioni venne lacerato

completamente. Ciò contribuì a far scoppiare contrasti e dissidi tra le potenze

europee che portarono nel 1914 al primo grande conflitto mondiale.

Il congresso di Berlino (1878)

Questa carta inglese ci mostra

l’area delle decisioni del

Congresso di Berlino.

Il Congresso di Berlino, che si svolse dal 13 giugno al 13 luglio 1878 nella

capitale tedesca, fu una conseguenza della lotta per l’espansione ed esso

nacque per spartire a tavolino i territori non colonizzati.

Al Congresso di Berlino parteciparono la Russia, la Turchia, l'Austria, la

Germania, la Gran Bretagna, la Francia e l'Italia. Le decisioni prese costituirono

il Trattato di Berlino.

Tutte le nazioni ottennero vantaggi, quali:

- L’Austria un protettorato sulla Bosnia e l’Erzegovina;

- La Gran Bretagna ottenne Cipro;

- La Francia invece, il riconoscimento delle sue rivendicazioni sui territori del

nord Africa.

L’Italia, molto prima del Congresso di Berlino, aveva sperato che l’eventuale

occupazione austriaca della Bosnia le procurasse il compenso del Trentino,

ancora nelle mani dell’Austria. Quando le potenze europee si riunirono per il

Cairoli

Congresso di Berlino, il presidente del consiglio in Italia era e il Ministro

Luigi Corti,

degli Esteri il conte il quale rimase in carica appena sei mesi. Corti

quindi arrivò al Congresso assolutamente impreparato, non avendo alcuna

conoscenza dei problemi che si sarebbero trattati in questo Congresso.

Il principale obiettivo della politica estera del secondo governo guidato da

Dettagli
43 pagine
361 download