Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Inglese: descrizione della mia collezione in inglese; Oscar Wilde (Salomé)
Storia: la grande depressione; la ripresa del colonialismo; il congresso di Berlino; il colonialismo italiano
Italiano: il Simbolismo (Stéphane Mallarmé); Giovanni Pascoli
Storia dell'arte: il simbolismo (Gustave Moreau, "L'apparizione")
Storia della moda: Stéphane Mallarmé
in secchi coriandoli.
La grande depressione (1873-1895)
Affermazione di
Concorrenza nuove potenze
dell’agricoltura industriali
extraeuropea
Crisi Crisi
dell’agricoltura dell’industria
europea europea
GRANDE
DEPRESSIONE
A partire dal 1873 la grande crescita economica degli anni 1850-70 subì un
rallentamento: l’economia mondiale entrò in un periodo di difficoltà che durò,
anche se con vari momenti di ripresa, oltre vent’anni, sino al 1896. Questo
periodo non fu però del tutto negativo: al suo interno maturarono innovazioni
tecnologiche e organizzative, destinate a consentire un grande slancio
dell’industrializzazione e dell’economia a partire dagli ultimi anni del secolo.
Il sintomo più rilevante della crisi fu una deflazione, situazione economica
caratterizzata dalla diminuzione della produzione, del reddito, del livello dei
salari, che portò anche ad una caduta del livello dei prezzi agricoli e industriali,
che interrompeva la tendenza al rialzo, caratteristica dei due secoli precedenti.
Il meccanismo della crisi industriale è paradossale: l’eccessiva ricchezza
produce miseria, la crisi dell’ Ancien Régime è determinata da carestie e
siccità, carenza dei beni ed è quindi una crisi di sottoproduzione; quella
moderna invece deriva dall’eccessiva abbondanza dei beni, si tratta quindi di
una crisi di sovrapproduzione o sottoconsumo, totalmente opposta alla
precedente.
La crisi agricola
La crisi fu particolarmente violenta nel settore agricolo: essa fu provocata dalla
concorrenza dei prodotti agricoli, in primo luogo i cereali, provenienti dalla
Russia e dai “nuovi granai” del mondo come l’Australia, la Nuova Zelanda e gli
Stati Uniti. Essi potevano produrre e vendere s prezzi inferiori rispetto a quelli
europei perché disponevano di enormi estensioni di terreno coltivabile, di
manodopera a basso costo e agricoltura meccanizzata.
Negli anni cinquanta – settanta l’espansione del mercato aveva stimolato gli
investimenti nel settore agricolo sia da parte dei paesi europei, sia in quelli
oltreoceano: ma l’alto costo dei trasporti aveva garantito ai produttori europei
una protezione adeguata. Con lo sviluppo delle ferrovie e della navigazione
transoceanica a vapore questa barriera crollò e milioni di tonnellate di cereali
invasero il mercato agricolo europeo, provocando un ribasso continuo dei
prezzi.
Gli effetti economici della crisi agricola
L’agricoltura europea rispose a questa sfida con diverse modalità: ulteriore
ampliamento delle aree coltivate nell’Europa orientale; investimenti finalizzati
ad innalzare i rendimenti nelle zone ad agricoltura avanzata (meccanizzazione
e largo uso dei nuovi concimi chimici); ricerca della specializzazione, con
spostamento delle risorse dai cereali a prodotti come carne, uova, latticini, i cui
prezzi tenevano molto meglio. Generale fu poi la tendenza al protezionismo,
politica economica finalizzata a proteggere dalla concorrenza la produzione
nazionale, imponendo dazi sulle merci in entrata, politica che fu seguita
soprattutto dai governi europei, con l’eccezione di quello inglese che proseguì
con l’abolizione delle leggi sul grano, puntando sullo sviluppo industriale,
fronteggiando il fabbisogno alimentare con importazioni crescenti.
La crisi industriale
Caduta dei prezzi e riduzione dei profitti caratterizzarono anche il settore
industriale. La crisi ebbe inizio dopo il fallimento della grande banca
newyorkese di Jay Cooke, la quale diede il via ad un’ondata di panico che si
diffuse nell’economia americana e poi in tutti gli altri paesi europei
industrializzati.
La crisi si manifestò come una forte eccedenza di offerta sulla domanda: le
industrie cioè producevano molto più di quanto il mercato potesse assorbire,
causando la caduta dei prezzi.
Lo squilibrio fra domanda e offerta derivava dalla presenza sul mercato di
nuove potenze industriali come gli Stati Uniti e la Germania con tassi di crescita
molto elevati. Contemporaneamente, paesi come l’Austria, l’Italia e la Russia
iniziavano a sviluppare un proprio settore industriale. In una situazione in cui il
mercato internazionale era ormai unificato, questo provocò un eccesso di
capitali disponibili e di capacità produttive utilizzabili. Essendo la domanda di
beni di consumo ancora ridotta, poiché la maggioranza della popolazione
destinava alla pura sussistenza la quasi totalità del proprio reddito, si entrò in
una fase caratterizzata da difficili sbocchi di mercato.
Le risposte che le imprese diedero per far fronte agli squilibri della crisi
originarono una serie di processi che mutarono il volto dell'economia.
capitalismo organizzato,
Si apriva una nuova fase di capitalismo, il cosiddetto
cioè un capitalismo guidato e cosciente della necessità di superare il carattere
spontaneo dei processi economici.
Questa nuova via quindi contraddiceva il credo capitalista che aveva dominato
il mercato fino a quel momento. Iniziò una fase in cui gli imprenditori
accettavano l'intervento dello stato nell'economia. Lo Stato Nazionale divenne
protezionismo, commesse pubbliche
protagonista dell’economia attraverso il le
(acquisti di beni e merci che lo stato effettua alle industrie nazionali). La
crescita dell’industria pesante venne sempre più a dipendere dallo stato, specie
commesse militari.
dalle
La ripresa del Colonialismo
Per fronteggiare questa grande depressione si pensò alla spartizione delle
colonie, sfruttandole e portando così il mondo ad un’involuzione.
Le Nazioni più potenti lottarono per espandersi, conquistando imperi coloniali
sempre più vasti. L’Inghilterra già possedeva colonie di popolamento e colonie
di sfruttamento in cui le popolazioni locali erano in maggioranza. Le colonie di
sfruttamento servivano per fornire materie prime e mercati alla Madre Patria.
Nel 1880 tutte le grandi potenze dovettero ricorrere al colonialismo per
accaparrarsi più aree possibili non colonizzate e fu proprio l’Africa oggetto di
contesa fra gli Stati Europei che colonizzarono tutti i territori Africani tranne
l’Etiopia e L’Eritrea.
La spartizione dei territori però poteva anche avvenire a tavolino, come con il
Congresso di Berlino, nel quale furono decisi i territori da spartire.
Nelle colonie occupate non si tenne conto dell’esigenza e tradizioni di quei
popoli unificando territori in cui vivevano indigeni ostili o di costumi diversi, si
sfruttarono le miniere e si installarono grosse piantagioni obbligando gli
indigeni a lavorarvi come salariati. Con l’industrializzazione gli Stati dovevano
per altro procurarsi materie prime a buon mercato e trovare sbocchi
commerciali per i propri prodotti: da qui l’esigenza del colonialismo. In passato
il colonialismo era dovuto all’espansione guidata da avventurieri prezzolati da
compagnie commerciali, ma ora gli stessi Stati inviavano il loro esercito per
sottomettere i territori da colonizzare.
Le cause fondamentali dello sviluppo coloniale europeo nel X1X secolo furono
tre:
a) Lo spirito imperialista: gli stati europei, animati da un forte spirito di
conquista, non potendo allargare i propri territori nel vecchio continente si
espansero in Africa e in Asia.
b) Lo sviluppo economico europeo: le industrie, anche quelle in via di
sviluppo, avevano bisogno di materie prime (carbone, petrolio, cotone, ecc.)
che sia nel continente asiatico, che in quello africano erano molto abbondanti.
Inoltre le industrie man mano sfornavano sempre più prodotti che non
riuscivano ad essere assorbiti dai mercati interni. Le colonie quindi servivano
anche per allargare i profitti delle ditte europee vendendo i loro prodotti ai
popoli colonizzati.
c) Il forte aumento della popolazione: la popolazione europea dopo la metà
del ‘800 era aumentata moltissimo. Era quindi sempre più difficile per coloro
che costituivano la manodopera trovare possibilità di lavoro e materie prime
sufficienti, tanto che molti emigrarono nelle colonie per avviare lì una nuova
attività.
Tutte queste cause diedero origine ad un nuovo colonialismo. Nella maggior
parte dei casi questo processo fu esasperato ed aggressivo perché dominato
solo dalla sete di ricchezza e di potere dei coloni. Si verificò infatti una
spartizione del mondo, spesso con conflitti armati, tra i grandi e potenti stati
europei.
Alcune nazioni, su tutte l’Inghilterra, imposero alle loro colonie anche la
propria cultura e il proprio modo di vita.
Questa situazione diede origine alla formazione di nuovi ceti borghesi
"indigeni" che più tardi, come in India e poi in Sud Africa, avrebbero preso nelle
proprie mani il governo del loro paese, e quindi l’indipendenza.
Prima della realizzazione del canale di Suez le potenze europee si limitarono a
conquistare le coste, i porti e i punti strategici lungo le grandi rotte marittime.
Questo canale permise alle navi europee di accorciare notevolmente le rotte
per raggiungere i paesi
dell’ Asia, infatti non era più necessario circumnavigare l’Africa.
In questo modo si risparmiava anche sui prezzi del noleggio delle navi da
trasporto: questo risparmi si ripercuoteva sul costo delle merci esportate ed
importate.
Il Mediterraneo dopo la scoperta dell’America aveva perso la sua importanza
commerciale, ma in questi anni si ripopolò di navi e riconquistò la sua antica
posizione di centro del commercio mondiale.
Fu allora che i grandi esploratori cominciarono a penetrare nelle regioni interne
dell’Africa;dietro di loro marciavano gli eserciti che prendevano possesso, in
nome dei rispettivi stati, alcune terre del continente africano.
Francia e Inghilterra furono i primi stati europei ad insidiarsi in Africa: la prima,
che aveva già
conquistato l’Algeria, estese i suoi territori nella parte occidentale ed
equatoriale del continente, mentre la seconda, che aveva tolto la l’Egitto alla
Turchia per il controllo del canale di Suez, entrò in possesso di un sistema
coloniale che dal Cairo arrivava fino a Città del Capo.
Alla spartizione dell’Africa fecero parte, tra le altre, anche il Belgio, l’Italia, la
Germania e l’Olanda.
Lo sviluppo industriale ed economico, le migliori comunicazioni e le nuove
forme di organizzazioni commerciali dei paesi colonizzatori avevano portato
allo sfruttamento delle risorse delle colonie.
Le nazioni europee trassero così enormi vantaggi da questa politica di
sfruttamento diffondendo inoltre la loro civiltà, la loro cultura, i loro sistemi di
governo, la religione e la lingua.
L’espansionismo coloniale ebbe notevoli ripercussioni anche sul sistema
politico europeo poiché il rapporto di forze fra le varie nazioni venne lacerato
completamente. Ciò contribuì a far scoppiare contrasti e dissidi tra le potenze
europee che portarono nel 1914 al primo grande conflitto mondiale.
Il congresso di Berlino (1878)
Questa carta inglese ci mostra
l’area delle decisioni del
Congresso di Berlino.
Il Congresso di Berlino, che si svolse dal 13 giugno al 13 luglio 1878 nella
capitale tedesca, fu una conseguenza della lotta per l’espansione ed esso
nacque per spartire a tavolino i territori non colonizzati.
Al Congresso di Berlino parteciparono la Russia, la Turchia, l'Austria, la
Germania, la Gran Bretagna, la Francia e l'Italia. Le decisioni prese costituirono
il Trattato di Berlino.
Tutte le nazioni ottennero vantaggi, quali:
- L’Austria un protettorato sulla Bosnia e l’Erzegovina;
- La Gran Bretagna ottenne Cipro;
- La Francia invece, il riconoscimento delle sue rivendicazioni sui territori del
nord Africa.
L’Italia, molto prima del Congresso di Berlino, aveva sperato che l’eventuale
occupazione austriaca della Bosnia le procurasse il compenso del Trentino,
ancora nelle mani dell’Austria. Quando le potenze europee si riunirono per il
Cairoli
Congresso di Berlino, il presidente del consiglio in Italia era e il Ministro
Luigi Corti,
degli Esteri il conte il quale rimase in carica appena sei mesi. Corti
quindi arrivò al Congresso assolutamente impreparato, non avendo alcuna
conoscenza dei problemi che si sarebbero trattati in questo Congresso.
Il principale obiettivo della politica estera del secondo governo guidato da