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Introduzione Infanzia rubata, tesina
Al termine di questo ciclo di studi, sono pronta ad entrare nel mondo del lavoro. Il lavoro è il mezzo con cui ognuno di noi, non solo si procura di che vivere, ma con il quale realizziamo noi stessi e le nostre aspirazioni. Attraverso di esso, individuiamo il nostro ruolo nella società, costruiamo il nostro benessere e contribuiamo a quello altrui. Purtroppo non per tutti il lavoro è occasione di realizzazione della propria persona ed espressione materiale di essere cittadini di uno Stato, infatti molti, in questo periodo anche in Italia, non hanno un’occupazione o l’hanno precaria e non certo adatta a soddisfare le aspirazioni, i desideri e addirittura le necessità. Inoltre sono numerosissimi nel mondo i casi di sfruttamento del lavoro: vi sono lavoratori sottopagati, che non godono delle tutele della legge e che sono costretti a orari lunghissimi senza diritti.
L’aspetto ancora più preoccupante, e che mi ha da sempre impressionato, è rappresentato da quei lavoratori che in realtà non dovrebbero lavorare: sono circa 200 milioni i bambini che, pur avendo meno di quattordici anni, sono costretti a lavorare. Spesso svolgono lavori vietati dalla legge, anche molto pericolosi, sfruttati come nuovi, inermi schiavi. Non tutti riescono a resistere, alcuni muoiono presto, altri si ribellano, andando incontro a terribili punizioni. Ma il vero problema è la parte psicologica, perché questi lavoratori minorenni hanno visto e vissuto esperienze terribili che segneranno per sempre la loro esistenza. Questo costituisce una chiara violazione dei diritti dell’infanzia: costringere un bambino a lavorare significa impedirgli di andare a scuola, di giocare, di sviluppare in modo armonico il proprio corpo; insomma significa costringerlo a non essere bambino. Lo sfruttamento del lavoro minorile ha inoltre ripercussioni economiche sui paesi in questione perché, dove è maggiore il numero dei bambini lavoratori, è altissima la disoccupazione degli adulti e bassissimo il costo del lavoro. Un’ “aspetto positivo” della questione è che, negli ultimi anni, sono nate alcune associazioni, non ancora presenti in tutti i paesi, che cercano di lottare per la difesa dei diritti dei minori, denunciando le disumane condizioni in cui sono costretti a lavorare. Alcune organizzazioni governative impegnate in questo settore sono “Amnesty International”, che difende i diritti umani, la “International Labour Organization”, che dedicandosi alle tematiche del lavoro si occupa anche di questo settore, ma soprattutto l’UNICEF, che dal 1946 promuove interventi a favore dei minori nei paesi meno sviluppati.
Per cambiare in buona parte questa triste realtà basterebbero controlli più radicali e scrupolosi e una mirata politica sociale. Occorrerebbero leggi più severe ed il rispetto di esse da parte di tutti. Tuttavia la base di un mondo migliore è, secondo me, affidata all'istruzione e perciò alla diffusione del diritto d’istruzione dei bambini, che purtroppo non tutti ancora oggi possono avere.
In questa tesina di maturità ho cercato di evidenziare alcune figure che nella loro trattazione letteraria hanno utilizzato queste tematiche, cominciando dalla letteratura italiana con Verga che, con “Rosso Malpelo”, diventa un cronista dello sfruttamento minorile. Nella letteratura francese Zola fa del suo romanzo “Germinal” una denuncia delle terribili condizioni di lavoro degli operai nell’Ottocento. In inglese ho raccontato la testimonianza contemporanea di Iqbal Masih, che è diventato un simbolo della lotta contro lo sfruttamento minorile. Infatti egli, provando a denunciare la situazione dei bambini-lavoratori pakistani, è stato ucciso dalla “mafia dei tappeti”. Infine in diritto ho analizzato l’attività di una delle più importanti organizzazioni che lavora per la tutela dei diritti dei bambini, l’UNICEF.
Mi piace concludere questa mia tesina nell’infanzia rubata con alcune parole di Iqbal, che sintetizzano alla perfezione il mio pensiero: “Nessun bambino dovrebbe mai lavorare: gli unici strumenti di lavoro che un bambino dovrebbe tenere in mano sono penne e matite”.
Collegamenti
Infanzia rubata, tesina
Italiano- Giovanni Verga (Rosso Malpelo).
Francese- Emile Zola (Germinal).
Inglese- Iqbal Masih.
Diritto- Le organizzazioni intergovernative.
RUBATA
Iqbal Masih UNICEF in difesa dei
bambini
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INTRODUZIONE
Al termine di questo ciclo di studi, sono pronta ad
entrare nel mondo del lavoro. Il lavoro è il mezzo
con cui ognuno di noi, non solo si procura di che
vivere, ma con il quale realizziamo noi stessi e le
nostre aspirazioni. Attraverso di esso, individuiamo il
nostro ruolo nella società, costruiamo il nostro
benessere e contribuiamo a quello altrui.
Purtroppo non per tutti il lavoro è occasione di
realizzazione della propria persona ed espressione
materiale di essere cittadini di uno Stato, infatti
molti, in questo periodo anche in Italia, non hanno
un’occupazione o l’hanno precaria e non certo
adatta a soddisfare le aspirazioni, i desideri e
addirittura le necessità. Inoltre sono numerosissimi
nel mondo i casi di sfruttamento del lavoro: vi
sono lavoratori sottopagati, che non godono delle tutele della legge e che sono
costretti a orari lunghissimi senza diritti.
L’aspetto ancora più preoccupante, e che mi ha da sempre impressionato, è
rappresentato da quei lavoratori che in realtà non dovrebbero lavorare: sono
circa 200 milioni i bambini che, pur avendo meno di quattordici anni, sono
costretti a lavorare. Spesso svolgono lavori vietati dalla legge, anche molto
pericolosi, sfruttati come nuovi, inermi schiavi. Non tutti riescono a resistere,
alcuni muoiono presto, altri si ribellano, andando incontro a terribili punizioni. Ma
il vero problema è la parte psicologica, perché questi lavoratori minorenni hanno
visto e vissuto esperienze terribili che segneranno per sempre la loro esistenza.
Questo costituisce una chiara violazione dei diritti dell’infanzia: costringere un
bambino a lavorare significa impedirgli di andare a scuola, di giocare, di
sviluppare in modo armonico il
proprio corpo; insomma significa
costringerlo a non essere
bambino. Lo sfruttamento del
lavoro minorile ha inoltre
ripercussioni economiche sui
paesi in questione perché, dove è
maggiore il numero dei bambini
lavoratori, è altissima la
disoccupazione degli adulti e
bassissimo il costo del lavoro. Un’ “aspetto positivo” della questione è che, negli
ultimi anni, sono nate alcune associazioni, non ancora presenti in tutti i paesi,
che cercano di lottare per la difesa dei diritti dei minori, denunciando le
disumane condizioni in cui sono costretti a lavorare. Alcune organizzazioni
governative impegnate in questo settore sono la “Amnesty International”, che
difende i diritti umani, la “International Labour Organization”, che dedicandosi
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alle tematiche del lavoro si occupa anche di questo settore, ma soprattutto
l’UNICEF, che dal 1946 promuove interventi a favore dei minori nei paesi meno
sviluppati.
Per cambiare in buona parte questa triste realtà basterebbero controlli più
radicali e scrupolosi e una mirata politica sociale. Occorrerebbero leggi più
severe ed il rispetto di esse da parte di tutti. Tuttavia la base di un mondo
migliore è, secondo me, affidata all'istruzione e perciò alla diffusione del diritto
d’istruzione dei bambini, che purtroppo non tutti ancora oggi possono avere.
In questa tesina ho cercato di evidenziare alcune figure che nella loro trattazione
letteraria hanno utilizzato queste tematiche, cominciando dalla letteratura
italiana con Verga che, con “Rosso Malpelo”, diventa un cronista
dello sfruttamento minorile. Nella letteratura francese Zola fa del suo romanzo
“Germinal” una denuncia delle terribili condizioni di lavoro degli operai
nell’Ottocento. In inglese ho raccontato la testimonianza contemporanea di Iqbal
Masih, che è diventato un simbolo della lotta contro lo sfruttamento minorile.
Infatti egli, provando a denunciare la situazione dei bambini-lavoratori pakistani,
è stato ucciso dalla “mafia dei tappeti”. Infine in diritto ho analizzato l’attività di
una delle più importanti organizzazioni che lavora per la tutela dei diritti dei
bambini, l’UNICEF.
Mi piace concludere questa mio “viaggio” nell’infanzia rubata con alcune parole
“Nessun bambino
di Iqbal, che sintetizzano alla perfezione il mio pensiero:
dovrebbe mai lavorare: gli unici strumenti di lavoro che un bambino
dovrebbe tenere in mano sono penne e matite”.
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ITALIAN
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GIOVANNI VERGA
Giovanni Verga nasce nel 1840 a Catania ed è
il massimo esponente del Verismo. I suoi
romanzi giovanili hanno influenze romantiche,
mentre dopo il suo trasferimento a Milano, nel
1878, avviene la sua svolta verista con la
pubblicazione dell’opera “Rosso Malpelo”.
Con questo racconto Verga, infatti, rompe tutti
gli schemi romantici e basa tutta la sua
poetica su una visione pessimistica, dominata
dalla teoria della “lotta per la vita”. Questo
pessimismo, pur negando ogni possibilità di
trasformazione storica della società, consente a Verga di cogliere con grande
lucidità e precisione, ciò che c’è di negativo: la disumana lotta per la vita, la
sofferenza, la degradazione umana, le ambizioni sfrenate, l’antagonismo
eccessivo tra ceti sociali ed individui, ecc., e di darne una rappresentazione
oggettiva.
Gli uomini, perciò, non sono mossi da ideali quali la generosità, la pietà e
l’altruismo, ma dall’interesse economico e dalla volontà di sopraffare gli altri.
Egli afferma che tutto è regolato da una legge naturale per cui chi nella scala
sociale è più in alto cercherà sempre di sopraffare chi è al di sotto e
quest’ultimo, a sua volta, cercherà qualcuno di ancora inferiore. Tutto ciò è
immodificabile e quindi anche la letteratura non può contribuire a migliorare la
realtà, ma ha solo la funzione di studiarla.
Anche l’ambientazione di questo racconto si discosta fortemente dagli ambienti
(“Una peccatrice”,” Storia di una
mondani e borghesi dei romanzi precedenti
capinera”,” Eva”,ecc.), infatti la vicenda si svolge in una realtà popolare
siciliana, un luogo duro e rozzo. Ma l’intenzione di Verga non è quella di lasciare
gli ambienti dell’alta società per quelli popolari, anzi gli ambienti popolari sono
per lui il punto di partenza per lo studio dei meccanismi della società, poiché egli
ritiene che in quel contesto tali meccanismi siano meno complicati.
Verga basa la sua poetica su:
la descrizione oggettiva della realtà;
l’impersonalità;
l’eclissi dell’autore (il narratore onnisciente scompare, ora si cala nella
storia e narra dal punto di vista dei personaggi);
Per far questo non basta che ciò che viene raccontato sia reale e documentato,
ma, secondo Verga, deve essere anche raccontato in modo da porre il lettore
“faccia a faccia con il fatto nudo e schietto” e che non abbia l’impressione di
vederlo attraverso la lente dello scrittore. Per questo lo scrittore deve eclissarsi,
cioè non deve comparire con le sue riflessioni, le sue spiegazioni come nella
narrativa tradizionale. L’autore deve “mettersi nella pelle” dei suoi personaggi,
vedere le cose con i loro occhi ed esprimerle con le loro parole. In questo modo
rimarrà invisibile, tanto che l’opera sembrerà “essersi fatta da sé”, il lettore avrà
così l’impressione di assistere a fatti che si svolgono sotto i suoi occhi. Egli viene
introdotto nel mezzo degli avvenimenti, senza che nessuno gli spieghi gli
antefatti, gli descriva i luoghi, gli tracci un profilo dei personaggi, del loro
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carattere, della loro storia. All’inizio perciò il lettore possiede solo notizie parziali
e arriva a conoscere a poco a poco i fatti, attraverso ciò che i personaggi stessi
fanno/dicono, non secondo la visione colta dell’autore, ma in base alla visione
elementare e rozza del popolo.
Il linguaggio è perciò spoglio e povero con l’uso di modi di dire, paragoni,
proverbi, imprecazioni popolari, con una sintassi elementare e talvolta scorretta,
da cui traspare la struttura dialettale.
“ROSSO MALPELO”
Rosso Malpelo è un ragazzo povero con i capelli rossi,
simbolo per i superstiziosi di malvagità, che lavora in
una cava. A causa del colore dei suoi capelli, il ragazzo
viene maltrattato dai compagni di lavoro e dalla gente
del paese. Nemmeno la madre e la sorella lo accettano,
non si fidano di lui e ogni giorno lo picchiano. Malpelo
lavora con il padre, Mastro Misciu (chiamato “Bestia”), a
cui è molto legato, perché è l’unico che lo difende e gli
vuole bene.
Un giorno Misciu-Bestia accetta l’offerta del padrone di
lavorare all’abbattimento di un pilastro ormai inutile,
mettendo a rischio la propria vita. Per il disperato bisogno di soldi inizia a scavare sempre
più a fondo fin quando il pilastro non gli cade addosso. Malpelo, preso dal panico, inizia a
scavare nella roccia, a mani nude, fino a spezzarsi le unghie nel tentativo di salvarlo, ma,
quando accorrono anche gli altri operai è ormai troppo tardi. Dopo la morte del padre,
Malpelo diventa ancora più scorbutico. Qualche tempo dopo inizia a lavorare nella cava un
ragazzino con il femore lussato a causa di una caduta, soprannominato Ranocchio, per il
modo di camminare zoppicante e buffo di atteggiarsi. Viene subito preso di mira da
Malpelo che lo picchia e lo insulta costantemente. In realtà Malpelo si sente legato a
Ranocchio e vuole che impari a reagire e ad affrontare la vita, che secondo lui è una sfida
continua, infatti spesso si priva di parte della sua razione di cibo per darla a Ranocchio.
Alcuni giorni dopo l’arrivo di Ranocchio, viene ritrovato il cadavere di Mastro Misciu, che
non era stato ancora recuperato, e alcuni suoi oggetti personali. Questi vengono
consegnati a Malpelo che li custodisce come un tesoro, a dimostrazione dell’attaccamento
profondo che Malpelo aveva per il padre. Minato dal lavoro troppo pesante e dall’ambiente
malsano, Ranocchio in breve si ammala di tubercolosi e muore. Malpelo rimasto solo
accetta il pericoloso compito di esplorare una parte sconosciuta della cava, non tornerà
più da questa pericolosa missione e la sua vendetta sarà quella spaventare i compagni
che temono di incontrarlo mentre lavorano.
“Nessuno badava al ragazzo che si graffiava la faccia ed urlava; scavava con le unghie ;
le unghie gli si erano strappate e gli pendevano dalle mani tutte in sangue” .
Queste poche frasi descrivono la pessima situazione del Sud Italia, una