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Poetica del fanciullino:
In ognuno di noi c’è un fanciullino che conserva la sensibilità
dell’infanzia che si esprime compiutamente nella voce del
poeta. Egli ignora l’esistenza della ragione e guarda al mondo
con gli occhi della fantasia, ma l’ atteggiamento di innocente
stupore di chi scopre le cose per la prima volta.
Per seguire il fanciullino che è in se il poeta deve liberarsi di
ogni struttura razionale e fare uso del linguaggio ingenuo,
trovando anche diversi significati ideologici dietro ad ogni cosa.
La metafora del fanciullino
All’incirca negli stessi anni in cui D’Annunzio elabora il mito del
“superuomo”, il Pascoli, nelle celebri pagine de Fanciullino
(1897), teorizza la sua poetica , intimamente connessa al
Decadentismo.
La Prosa del Fanciullino è la riflessione più sistematica di Pascoli
sulla poetica; il titolo originario era infatti “Pensieri sull’arte
poetica”.
Nella metafora del fanciullino di Pascoli ha avuto molta
influenza la lettura dell’opera “Manuale di psicologia infantile”
di James Sully.
I venti capitoli del Fanciullino partono dall’idea che esistono de
età poetiche, fanciullezza e vecchiaia: la seconda sa dire, ma la
prima sa vedere. Il poeta è colui che , divenuto vecchio e non
potendo più vedere, dice ciò ha visto da fanciullo.
Natura intuitiva della poesia:
Il poeta è quel fanciullino presente "in un cantuccio” dell'anima
di ognuno di noi, un fanciullino che rimane piccolo anche
quando noi cresciamo e cambiamo la voce, anche quando
nell'età più matura siamo "occupati a litigare e a difendere la
causa della nostra vita " e meno siamo disposti a badare a
quell'angolo d'anima.
Esso arriva alla verità non attraverso il ragionamento ma in
modo intuitivo ed irrazionale, guardando tutte le cose con
stupore, come fosse la prima volta.
Anche la poesia deve essere spontanea e intuitiva, come
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intuitivo è appunto il modo di conoscere e di giudicare dei
fanciulli.
Dunque è il rifiuto della ragione e l'ammettere il fallimento del
Positivismo. Se il poeta-fanciullo arriva alla verità in maniera
alogica e irrazionale, per lampi intuitivi, la poesia allora deve
affidarsi all'intatto potere analogico e suggestivo dei suoi occhi,
non ancora inquinati da alcuno schema mentale, culturale,
storico.
Gli occhi del fanciullo scoprono "nelle cose le somiglianze e le
relazioni più ingegnose "; adattano "il nome della cosa più
grande alla più piccola, e al contrario"; rimpiccioliscono “per
poter vedere” ingrandiscono “per poter ammirare", giungendo,
immediatamente e intuitivamente, quasi per suggestione, al
cuore delle cose, al mistero che palpita segreto in ogni aspetto
della vita.
Il mito del poeta - fanciullino:
Un uomo mite, animato da un sentimento di umana
partecipazione per le classi subalterne, con nel cuore la spina
dell'assassinio del padre avvenuto quando egli era ancora
adolescente, perciò desideroso di vedere la pace regnare tra gli
uomini e pronto al perdono.
Pascoli però non è solo questo; la sua personalità è assai
complessa e si riflette in una produzione letteraria articolata
che va dalle liriche a sfondo autobiografico a quelle di
contenuto squisitamente politico.
La poetica de “Il fanciullino” è un insieme d'idee, in parte in
aperta polemica contro la poetica del suo maestro Carducci e la
tradizione lirica italiana, ancora legata a Petrarca.
Questa poetica pascoliana, e l'opera che la contiene, prende
nome dall'immagine di un fanciullino.
L'idea di Pascoli è che per essere veramente poeti occorre
recuperare quella condizione d'animo che è tipica dei fanciulli.
Essa è contraddistinta da verginità spirituale, fatta da assenza
di malizia, estrema semplicità, capacità di meraviglia di fronte
ad ogni scoperta relativa al mondo che ci circonda.
Il fanciullino, per dirla con le parole del poeta stesso, e quello
che "ha paura al buio, perché al buio vede o crede di vedere,
che piange e ride senza perché di cose che sfuggono ai nostri
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sensi e alla nostra ragione ... egli è 1Adamo che mette il nome a
tutto ciò che vede e sente".
L'uomo dunque che voglia essere poeta deve saper recuperare
la dimensione interiore del fanciullo, che è poi la sua condizione
primitiva.
E il poeta per Pascoli è "colui che esprime la parola che tutti
avevano sulle labbra e che nessuno avrebbe detta".
Il poeta pertanto è sempre un fautore di buoni e civili costumi,
ma questo non deve essere il fine diretto della sua opera,
perché "il poeta è poeta e non oratore o predicatore, non
filosofo, non istorico, non maestro".
Come sia nata e si sia sviluppata in Pascoli questa concezione
del poeta-fanciullino, e come questo sia potuto divenire un
mito, occorre ricordare una molteplicità di eventi, alcuni dei
quali relativi all'esperienza personale del poeta, altri invece di
carattere più generale riguardanti la società dell'età in cui egli
visse.
Possiamo dire che tutto può essere ricondotto da una parte
all'assassinio del padre e dall'altra alla minaccia rappresentata
dalla sinistra rivoluzionaria socialista italiana del tempo.
La poetica del fanciullino:
Nelle pagine del "fanciullino" Pascoli esprime il suo concetto di
poetica: il poeta è colui che si fa simile ad un fanciullino nello
scoprire con ingenuità e primitività quello che le cose
suggeriscono; in ognuno di noi è latente, dorme un fanciullino: il
poeta è colui che riesce a svegliarlo, a farlo parlare dentro di sé
e a comunicare i significati agli altri uomini.
L'atteggiamento del poeta di fronte alla realtà è dunque quello
proprio del fanciullino: stupore e meraviglia, curiosità e
loquacità, capacità di dare i nomi alle cose con simboli e
metafore, per scoprisse il significato nascosto, capacità di
assimilare tra loro il piccolo e il grande.
Questo spiega l'uso di un linguaggio polivalente, fonico e
simbolico, e da ragione anche del venire meno della personalità
del poeta davanti alla poesia delle cose.
La poesia di Pascoli è nuova e si allontana da quella romantica
per aderire alla cultura del Decadentismo; infatti, nelle sue
opere sono presenti molti caratteri del Decadentismo: la
sfiducia nei valori della storia e della tradizione, l'individualismo
esasperato, la malinconia, la solitudine, l'infanzia sentita come
la sola età felice della vita e come rifugio dagli affanni Pagina | 6
dell'esistenza l'uso di un linguaggio nuovo e originale.
Pascoli, al contrario di Carducci, rifiuta gli schemi metrici della
poesia tradizionale e crea strofe e versi di misura inedita;
utilizza un linguaggio nuovo fatto di vocaboli tratti dalla vita
quotidiana e dal dialetto accostati a termini letterali; mira ad
ottenere un'intensa musicalità nei versi, anche con l'uso
frequente d'onomatopee.
Note sull’autore
Giovanni Pascoli è considerato il maggior esponente
della corrente decadente (1870-1890) della letteratura italiana,
insieme al celebre poeta Gabriele D’Annunzio.
Le caratteristiche che accomunano i due illustri poeti,
fondamentalmente, sono le seguenti.
Opposizione al razionalismo e al positivismo in
generale. A questi due movimenti i decadentirifiutano
l’idea che l’arte sia una riproduzione della realtà.
Rifiuto delle norme e della morale, cui viene
contrapposta la concezione dell’estetismo, secondo
cui la bellezza coincide con il valore spremo e l’artista
ne è il sacerdote.
Attrazione per gli aspetti irrazionali ed oscuri della
mente umana quali l’istinto, inconscio e gli stati
morbosi.
Convinzione secondo cui il poeta non è l’interprete-
vate del popolo ma un’artista che scava
nell’interiorità umana e nel mistero dell’io.
Determinanti per la formazione del suo mondo interiore e
poetico furono le esperienze dolorose dell’adolescenza (10
agosto 1867 viene assassinato il padre).
Il poeta Giovanni Pascoli subì il fascino delle idee anarchico-
socialiste, motivato non da una salda scelta ideologica ma da
uno slancio sentimentale verso la causa degli oppressi. A causa
delle sue idee politiche fu arrestato. Quest’esperienza fu
determinante per la sua scelta di chiudersi morbosamente
nella famiglia, decisione che dominò tutta la sua vita.
La famiglia rappresenta il nucleo di memori e Pascoli la tradusse
in termini simbolici con l’immagine del nido , caldo,chiuso,
intimo e brulicante di complici. Pagina | 7
A questa immagine si collega il mondo dei morti, delle dolorose
memorie familiari che commentano questo rapporto con il nido.
L’idea del nido portò ad una chiusura sentimentale, che impedì
all’uomo Pascoli di crescere, staccandosi dalla famiglia per farsi
una propria vita. Questo lo portò a vivere l’esperienza amorosa
in modo adolescenziale, descrivendola come immagine di
violenza e sangue o immedesimandola nel simbolo del fiore
(“Gelsomino Notturno”).
Inoltre l’ideologia del nido portava in Pascoli una paura della
storia, una sorta di perplessità di fronte alla realtà e al mondo
contemporaneo,in cui la scienza non ha prodotto né felicità né
liberazione e il rifiuto della civiltà contemporanea era
caratteristica del decadentismo.
Pascoli apportò delle novità strutturali nel campo
dell’architettura del componimento.
Il poeta violò le norme codificate della lingua ricorrendo anche
ad un linguaggio pregrammaticale costituito da onomatopee,
ricorrendo contemporaneamente ad un linguaggio post
grammaticale costituito da termini tecnici e gergali.
Pasci, in gran parte della sua produzione, usò i metri della
tradizione e solo negli ultimi lavori provò a produrre la struttura
della lirica greca. Pagina | 8
I sintomi nevrotici
Studiando i sintomi nevrotici Freud sostenne che anche il
sintomo rappresenta il punto di incontro far uno o più tendenze
rimosse e quelle forze della personalità che si oppongono
all’ingresso di tali credenze nel sistema conscio. Inoltre scoprì
che gli impulsi rimossi che stanno alla base dei sintomi
sessuale,
psiconevrotici sono sempre di natura egli fu portato a
porre la sessualità al centro della propria attenzione.
La sessualità e la nevrosi
Concezione pre-freudiana della sessualità
La concezione freudiana della sessualità fu il carattere più
innovativo ed osteggiato della sua filosofia. Prima di Freud
genialità,
essea era identificata con la cioè il congiungimento
con un individuo di sesso opposto ai fini della procreazione. Da
questa visione la sessualità dunque è assente nell’infanzia e
nasce soltanto dalla pubertà, a causa del processo di
maturazione fisica. Questa visione però non può spiegare le
tendenze psicosessuali differenti dal coito:
sessualità infantile
sublimazione (cioè il trasferimento di energie sessuali in
attività non sessuali come il lavoro, l’arte) Pagina | 9
perversioni (intesi come atti volti al piacere e non alla
procreazione)
Ampliamento del concetto di sessualità
Freud fu condotto ad ampliare questa visione della sessualità,
sino a vedervi un’energia, una pulsione vitale che denominò
libido e che spiegò come flusso migratorio su alcune parti del
corpo, differenti da persona a persona e di volta in volta, dette
“zone erogene” (generatrici di piacere erotico). La visione
pansessista della vita di Freud, dovuta soprattutto al fatto
biologico che la riproduzione e l’alimentazione siano alla base
della vita, ebbe il merito di dare importanza alle pulsioni
sessuali che fino ad allora non venivano prese in considerazione
per lo studio della psiche.
La sessualità infantile
Demolendo il pregiudizio che la sessualità appartenga soltanto
all’età adulta, Freud arriva a dire che il bambino è un piccolo
perverso polimorfo: perverso perché persegue il piacere
indipendentemente dalla funzione riproduttiva, polimorfo poiché
lo raggiunge con i più svariati organi corporei. Secondo Freud lo
sviluppo sessuale del bambino avviene attraverso tre fasi
principali:
1. Fase orale (fino ad un anno e mezzo): questa fase ha come
zona erogena la bocca ed è connessa all’attività principale
del bambino in questo periodo: il poppare
2. Fase anale (fino a tre anni): questa fase ha come zone
erogena l’ano ed è collegata alla funzione defecatoria,