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Introduzione Totalitarismo, tesina
Questa tesina di maturità descrive il totalitarismo.
«Nessun gruppo sociale, per esempio un partito, ha diritto di usurpare il ruolo di guida unica perché ciò comporta la distruzione della vera soggettività della società e delle persone-cittadini, come avviene in ogni totalitarismo. In questa situazione l'uomo e il popolo diventano "oggetto", nonostante tutte le dichiarazioni in contrario e le assicurazioni verbali» (Giovanni Paolo II) Con il presente elaborato si intende esaminare il totalitarismo novecentesco con l'esposizione delle sue
caratteristiche generali, del processo storico che ne ha determinato lo sviluppo e delle sue conseguenze sulla società. La frase di Giovanni Paolo II ha prodotto in me tale riflessione: com’è stato possibile per un gruppo di persone prendere il potere e condizionare gli usi ed i costumi della società? La tesina permette collegamenti con le varie materie scolastiche.
Collegamenti
Totalitarismo, tesina
Italiano:
Ermetismo e quasimodo (vita e opere "ed e' subito sera" e "alle fronde dei salici")
.Filosofia:
Hannah Arent, le origini del totalitarismo
.Storia:
Fascismo, nazismo e stalinismo
.Latino:
Tacito, analisi del principato
.Arte:
Bauhaus
.Inglese:
Auden (vita e opera "refugee blues")
.BAUHAUS NELL’ARREDAMENTO
I prodotti d'arredo del Bauhaus furono seme del design moderno: oggetti funzionali, dalle forme semplici e
geometriche, destinati ad entrare nelle case della gente comune, inserendosi nella loro vita quotidiana.
Questi oggetti comuni vengono connessi, attraverso le applicazioni dello stile Bauhaus, alla realtà
tecnologica e industriale, sempre in evoluzione, senza perdere la cura dei dettagli e l'attenzione per la
qualità dei materiali
Josef Albers, Set di quattro tavolini
sovrapponibili, 1927-Bethany (USA), The
Josef & Anni Albers Foundation FMarcel Breuer, Poltrona Vasilij,
1926
Ludwing Miles van der Rohe,
Poltrona Barcellona,1929 Pag. 13
ERMETISMO
I regimi totalitari che nascono tra gli anni Venti e Trenta rappresentano una spinta alla chiusura degli
intellettuali, che in Italia non possono esprimersi liberamente e per questo talvolta tacciono, talaltra
aderiscono più o meno entusiasticamente al regime che si va instaurando, altre volte si rifugiano nella
poesia cosiddetta “pura” (poesia, cioè, di pura sensazione), fine a se stessa: simbolica torre d’avorio che
tenga lontani da una realtà invivibile. Seguendo questa esigenza si affermano da una parte un movimento
che predica il “ritorno all’ordine”, dopo le sin troppo innovative esperienze tipiche delle Avanguardie,
il cui maggiore esponente è Vincenzo Cardarelli, fondatore delle rivista “La Ronda”, organo ufficiale per
la diffusione di questa tendenza classicista; dall’altra l’Ermetismo. Tale movimento ha il suo centro a
Firenze e, precisamente, nel Caffè delle Giubbe Rosse, caratterizzandosi come una forma di reazione al
dominio culturale fascista e agli anni del Ventennio. Il critico Francesco Flora coniò nel 1936 l’espressione
“poesia ermetica” in un saggio dal titolo omonimo, che presto servì per connotare un'intera stagione
poetica, che molte conseguenze avrà sui successivi decenni di poesia italiana. Il termine “ermetismo” deriva
dal dio greco Ermes, detto il Trimegisto, cioè il tre volte grandissimo. Questa divinità veniva celebrata
nell'antichità con riti misterici, in particolare in epoca ellenistica; dalla figura divina si passò ben presto alla
figura leggendaria di maestro di sapienza e della filosofia ermetica e autore del Corpus Hermeticum,
raccolta di testi filosofici neopitagorici e neoplatonici. Tornando alla poesia contemporanea, quindi, questa
si connota come una poesia dal carattere oscuro e complesso, ricca di analogie e di figure dalla difficile
interpretazione; la forte componente simbolica, che trae la sua origine dalla poesia decadentista e
simbolista francese di fine Ottocento, diventa poi specchio di una condizione storico-esistenziale
difficoltosa, segnata prima dall'atmosfera soffocante del regime e, successivamente, dalla prefigurazione
degli anni tragici del secondo conflitto mondiale. I poeti ermetici si riuniscono intorno a una rivista
letteraria fiorentina, “Il Frontespizio”; tra i nomi più noti si possono citare Carlo Bo (1911-2001), autore del
testo considerato manifesto dell’Ermetismo, Letteratura come vita, Mario Luzi (1914-2005), che pubblica La
barca nel 1935, Alfonso Gatto (1909-1976), e Salvatore Quasimodo (1901-1968), con la raccolta Acque e
terre del 1930. Due i grandi punti di riferimento che costituiscono degli esempi di stile e di poetica: da un
lato Giuseppe Ungaretti (1888-1970) con la sua raccolta Il sentimento del tempo, che vede la luce per la
prima volta nel 1933; dall'altro Eugenio Montale (1896-1981) con la raccolta Le occasioni del 1939 si
avvicina assai al clima degli ermetici. Centrali nella poesia ermetica sono i temi della terra d’origine, dei
ricordi dell’infanzia, della solitudine, espressi spesso attraverso l’uso della parola polisemica. Da una parte
viene rappresentato e rimpianto nostalgicamente il passato, dall’altra il futuro viene visto in maniera
angosciosa, come se un terribile e tragico evento fosse sul punto di colpire l’umanità intera (la Seconda
guerra mondiale). Questa angoscia per il futuro si realizza in un costante senso d’attesa, che rende l’animo
dei poeti inquieti e caratterizzata da una continua tensione verso l’ignoto. A questo tema si lega la “poetica
dell’assenza”, vista come l’allontanamento dalla realtà quotidiana, storico-politica, quindi un rifiuto
implicito del regime fascista e della sua cultura. Lo scoppio della guerra segna la crisi dell’Ermetismo, che è
costretto a confrontarsi, ormai, con la drammatica realtà presente, non potendo più trovare rifugio nel
rimpianto del passato. Alcuni dei poeti partecipano direttamente alla lotta, mentre altri non prendono
parte al conflitto, venendo accusati di essere elitari, e di perseguire una poetica del disimpegno. Solo nel
dopoguerra si può trovare un ripensamento critico della poetica ermetica, e il teorizzatore è nuovamente
Carlo Bo con l’articolo Che cos’era l’assenza del 1945. In questo testo il poeta dà inizio a una nuova poesia,
più aperta a nuove influenze culturali, senza tuttavia rinnegare l’esperienza poetica precedente; la poesia
abbandona così lo stile oscuro e complesso, avvicinandosi gradualmente a un'impostazione realistica.
Pag. 14
SALVATORE QUASIMODO
Salvatore Quasimodo nacque a Modica (Ragusa) nel 1901. Nel 1908 si trasferisce con il padre, ferroviere, a
Messina, distrutta dal terremoto. Dopo aver seguito studi tecnici a Palermo ed a Roma (che non porterà a
termine a causa di difficoltà economiche), nel 1929 si trasferisce a Firenze su invito di alcuni amici (fra cui
Vittorini) legati all’ambiente della rivista “Solaria”. Nello stesso anno esordisce con la raccolta Acque e terre.
Si trasferisce a Milano dove lavora come giornalista dove, nel 1942, pubblica Ed è subito sera, raccolta che
ingloba tutta la produzione precedente. Nel 1959 riceve il premio Nobel per la letteratura. Muore
improvvisamente a Napoli nel 1968.
POETICA
Anche Quasimodo, come Ungaretti e Montale, ha un sentimento tragico e desolato della vita del suo
tempo, dovuto al crollo degli ideali romantici e positivistici. Le prime raccolte poetiche, come Acque e terre,
Oboe sommerso, Erato e Apollion, inseriscono a pieno titolo Quasimodo nel filone dell’Ermetismo: la parola
non ha volontà comunicativa, ma assume un valore assoluto e astratto; gli arditi accostamenti analogici
rendono l’atmosfera magica ed evocativa. Sradicato dalla famiglia e dalla sua terra per ragioni prima di
studio, poi di lavoro, e sbalestrato nel mondo crudele ed alienante della grande città, in Quasimodo si
forma subito il complesso dell'esule, tormentato dalla nostalgia dell'infanzia remota, rimpianta come un'età
di innocenza e di serenità, e dalla nostalgia della Sicilia, rimpianta come una terra favolosa di felicità, un
Eden irrimediabilmente perduto. La solitudine ed il rapido morire delle illusioni; il senso del mistero, la
nostalgia e il rimpianto dell'infanzia, della famiglia e della Sicilia sono i motivi più insistenti delle raccolte di
poesie di questo periodo. Il passaggio dal primo periodo, che è quello dell’ermetismo, al secondo periodo
che è quello dell'impegno è determinato dalle tragiche vicende della seconda guerra mondiale. Nella
seconda fase della sua produzione, Quasimodo sente in modo più marcato la necessità dell’impegno civile e
rivolge la sua attenzione in particolare all’umanità colpita dalla guerra e dalla sofferenza, pertanto anche il
messaggio diventa più semplice e immediato, il verso si allunga e diventa più lineare. Egli ora non è più il
nostalgico ricercatore di età e terre lontane, ma il giudice severo della sua epoca. Perciò, nelle opere di
questo periodo come Con il piede straniero sopra il cuore e Giorno dopo giorno, denuncia e condanna con
potenza realistica le atrocità della guerra, e la ferocia degli uomini moderni ed esorta i figli a dimenticare
l'opera cruenta dei padri. Nelle ultime due raccolte di poesie, La terra impareggiabile (1958) e Dare e avere
(1966) ritroviamo ancora insieme tanto i motivi nostalgici quanto quelli umanitari e sociali, volti ad ispirare
la fraternità e la solidarietà tra gli uomini. Pag. 15
ED E’ SUBITO SERA
Ognuno sta solo sul cuor della terra,
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
Commento
Tre soli versi per esprimere, alcuni concetti chiave dell’esistenza e della condizione dell’uomo: la sua
situazione di solitudine, la sua lotta per raggiungere una felicità fugace, il suo soccombere alla Morte.
Ognuno sta solo sul cuor della terra, poiché ogni uomo è tragicamente solo, ed anche se egli crede di essere
al centro del mondo (sul cuor della terra), e quindi apparentemente vive pienamente la sua vita, è
comunque solo con se stesso. Trafitto da un raggio di sole, come recita Quasimodo. La vita dona all’uomo
un filo di calore e di speranza, di felicità, proprio come un raggio di sole, ma nello stesso tempo lo ferisce
come una spada, lo trafigge, facendolo soffrire. Questa lotta si conclude ben presto, poiché è subito sera,
l’esistenza umana si esaurisce in un attimo. La stessa brevità del componimento e la lunghezza dei versi che
va calando dal primo all’ultimo, ci trasmette questa sensazione, ovvero di come la vita sia precaria e
precipiti verso la sera, verso la morte che giunge fulminea.
ALLE FRONDE DEI SALICI
E come potevano noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
Commento
Alle fronde dei salici, opera che apre la raccolta Giorno dopo giorno del 1947, è stata composta da
Quasimodo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale ed esprime tutta l’amarezza del poeta per
l’oppressione del “piede straniero”, dei nazisti che hanno invaso l’Italia. Si tratta di una poesia sofferta e
partecipata, che rappresenta tutta l’impotenza del poeta, che vorrebbe esprimere tutto il suo dolore, ma si
chiede quale sia realmente il significato ed il valore della poesia di fronte agli orrori della guerra. La risposta
è negativa: di fronte all’efferatezza della guerra, che cancella persino i sentimenti più elementari di pietà e
di umanità, anche i poeti non possono far altro che tacere e appendere le loro cetre, simboli del loro canto,
ai rami dei salici. Il richiamo al salmo 136 del