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Sintesi

Tesina - Premio maturità  2008

Titolo: Il limite: tensione alla perfezione

Autore: Laura Giudici

Descrizione: ho voluto elaborare, aiutandomi con gli argomenti da me studiati,una mia personale visione del concetto di limite: il desiderio di superare il limite dato dalla propria imperfezione sprona l'uomo ad essere artefice del proprio futuro e della propria feli

Materie trattate: filosofia;

Area: scientifica

Sommario:

Estratto del documento

contraddizione che pone la base dello sviluppo, un conflitto tra opposti che si risolve in

Aufhebung. Tale procedimento è composto da tre momenti: il primo è costituito dall’«IN SE’»

nel quale l’intelletto, che coglie solo l’immobilità e si presenta come limite, pensa isolatamente

i concetti scindendo il reale; nella fase successiva, il «PER SE’», la ragione pone il negativo

nell’esigenza di individuare il legame oppositivo; il terzo e ultimo momento, l’«IN SE’-PER SE’»,

è caratterizzato dall’Aufhebung, l’unione degli opposti in cui si nega la negazione. In questo

modo si può individuare come il procedere della realtà sia ottenuto grazie ad un movimento “a

spirale” e sia infinito, senza nessun ostacolo o noumeno, principale elemento del pensiero di

Immanuel Kant. La realtà diviene quindi processo, opposizione, conflitto, mutamento, ma

secondo sequenze logico-dialettiche che ne costituiscono la razionalità.

Il limite è costituito dall'intelletto che pone i concetti come isolati ed opposti fra loro senza

coglierne la radice comune, tale demarcazione netta è superata dalla capacità della ragione per

arrivare all'Aufhebung, atto che però delinea un nuovo limite che deve essere nuovamente

superato. Attraverso l'uomo quindi la realtà può superare il limite rappresentato dalla sua

immobilità colta dall'intelletto umano e questo "andare oltre" trova un esempio in processi

quali la rivoluzione e l'evoluzione.

Rivoluzione

I l termine rivoluzione deriva dal latino "revolutio -onis" da revolvere (rivolgere) e indica in

generale un profondo mutamento, una trasformazione radicale dell'ambito in cui essa

avviene.

Essa avviene quando la realtà esistente non risponde più in modo adeguato ai bisogni

dell'uomo che in essa non trova più la possibilità di riconoscersi. Forte dei propri desideri

l'individuo vuole essere artefice del proprio futuro e trovare la possibilità di migliorare il proprio

lavoro, le proprie condizioni di vita, il proprio stato sociale e le proprie conoscenze.

L'insoddisfazione per la propria condizione è il motore che implica il desiderio di cambiare; una

realtà che non ha più niente da offrire deve essere trasformata.

"Rivoluzione Scientifica"

Per quanto riguarda il meccanismo della essa è stata studiata

Thomas Kuhn.

approfonditamente da La scienza, secondo il fisico, si basa sempre su un

"paradigma" ovvero una "visione del mondo", un complesso costituito da principi e concezioni

culturali e scientifiche universalmente riconosciuti. Una Rivoluzione Scientifica diventa dunque

una sostituzione del paradigma corrente con un'altro; questo quindi accade quando il

paradigma viene messo in crisi, cioè quando si verifica una "anomalia", un problema che non si

è in grado di risolvere. Il problema irrisolto si pone chiaramente innanzi agli scienziati come un

limite insuperabile, una linea di demarcazione netta che non ammette una soluzione

alternativa se non quella di modificare il paradigma in modo da superare l'ostacolo.

"Rivoluzione Francese"

Con il termine si cita invece uno dei più importanti stravolgimenti

dell'assetto politico-sociale della storia europea. Questo infatti è il nome dato all'insieme dei

movimenti politici e sociali che portarono alla caduta della monarchia assoluta e delle strutture

feudali in Francia alla fine del XVIII sec. Essa in realtà fu il «momento culminante» di una più

vasta rivoluzione europea, alle cui origini stavano le aspirazioni della borghesia ad accedere al

potere politico, fino allora esclusivo monopolio della nobiltà terriera. Per quanto riguarda

l’ambito francese, le contraddizioni della società si coagularono attorno al problema del deficit

dello Stato, accumulato nel corso del secolo dalle eccessive spese della corte, dalle guerre (tra

cui quella d'Indipendenza americana), da un'irresponsabile politica finanziaria e, da ultimo,

dalla sfavorevole congiuntura economica. L'assetto politico non era più consono e capace di far

fronte alle richieste di una società che si stava trasformando ed così non poteva fare altro che

costituire per essa una limitazione alle sue aspirazioni e ai suoi bisogni. La nuova società che

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cominciava a dare peso alla classe borghese, la quale basava la sua ricchezza sulla capacità

dell'individuo di autodeterminarsi, non poteva più accettare di essere sottoposto alla nobiltà di

sangue, la quale doveva la propria ricchezza alla stirpe. Il limite rappresentato da una società

fondata su valori arcaici non poteva che essere superato con il nuovo, caratterizzato da un

assetto politico completamente differente.

"Rivoluzione industriale" è invece un espressione con cui si indica la profonda

trasformazione avvenuta nella tecnica e nell'organizzazione della produzione industriale a

partire dalla seconda metà del XVIII sec. Essa ebbe origine e si sviluppò in Gran Bretagna negli

anni tra il 1770 e il 1830 diffondendosi solo in seguito negli altri paesi. Fu sostanzialmente e

originariamente una rivoluzione tecnica, cioè un mutamento del carattere della produzione

consistente nell'introduzione di macchine capaci di sostituire il lavoro umano e di essere

azionate da forze motrici non umane o animali. Le innovazioni tecniche che usualmente si

ricordano come caratterizzanti la rivoluzione industriale furono il filatoio meccanico ideato da

Samuel Crompton (1779), il telaio meccanico di Edmund Cartwright (1785), che costruì anche

una macchina per pettinare la lana (1790). Nel campo siderurgico Abraham Darby e John

Wilkinson introdussero l'elaborazione della ghisa in altiforni alimentati a coke ricavato dal

carbone fossile. Nel campo dell'energia si ricorda l'invenzione della motrice a vapore a opera di

James Watt, che apportò perfezionamenti alla macchina costruita nel 1705 da Thomas Savery

e da Thomas Newcomen. La rivoluzione industriale non fu però solo una rivoluzione tecnica ma

anche una rivoluzione organizzativa. Determinando il sorgere della fabbrica, cioè della

concentrazione degli operai in un unico stabilimento, rese possibile la divisione del lavoro e la

produzione di una sempre maggiore quantità di beni in condizioni di costo decrescente. Essa

ebbe anche pesanti e dolorose conseguenze sociali e politiche a causa delle misere condizioni

in cui viveva il proletariato. Le fabbriche, situate nella maggior parte dei casi in locali inadatti e

malsani, sorgevano nei centri urbani la cui popolazione, moltiplicatasi in pochissimi anni, era

costretta ad alloggiare in veri e propri tuguri (slums). Veniva fatto un larghissimo impiego di

donne e fanciulli, mentre gli orari di lavoro raggiungevano anche le 80 ore settimanali e i salari

nominali e reali erano mantenuti a livello di pura sussistenza. Si verificano così vere e proprie

ribellioni degli operai contro le macchine che in esse vedevano la causa della propia miseria

(luddismo). Gradatamente anche le organizzazioni di lavoro (trade unions) ottennero diritto di

esistenza mentre venivano approvate leggi che regolavano il lavoro (soprattutto delle donne e

dei fanciulli) e la sicurezza dei lavoratori nelle fabbriche.

Evoluzione della Specie

I l termine “Evoluzione” delinea il processo di trasformazione graduale di un determinato ente

o fenomeno scientificamente. L'evoluzione di ogni specie vivente è stata teorizzata da

Charles Darwin tramite la teoria della "selezione naturale": nel momento in cui individui con

certe caratteristiche ereditatie sopravvivono e si riproducono, mentre altri con caratteri

ereditari diversi sono eliminati, la popolazione lentamente si modifica. E' l'azione della

selezione naturale su parecchie generazioni che dà la direzione all'evoluzione. In questo

processo un ruolo centrale è rivestito dalle "variazioni" le quali possono essere più o meno utili

a un organismo per la sua sopravvivenza e la sua riproduzione. Tali variazioni sono dovute al

caso; esse sono costituite dalle mutazioni cioè cambiamenti ereditari del genotipo, errori nella

trascrizione del DNA che forma i cromosomi di ogni cellula.

Si è calcolato, per esempio, che ogni nuovo essere umano, con oltre 30000 geni (coppie di

alleli), porti mediamente due nuove mutazioni; perciò, sebbene l'incidenza di mutazione di un

qualunque gene o di un qualunque individuo sia bassa, il numero di nuove mutazioni a ogni

generazione di una popolazione è molto elevato.

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Le mutazioni avvengono non solo nei geni strutturali, ma anche nei geni di regolazione. Diversi

sono gli agenti che possono provocarle come raggi X, raggi ultravioletti, composti radioattivi e

molte sostanze chimiche. Tali sostanze agistono da "mutageni" cioè elementi in grado di

produrre mutazioni.

La maggior parte delle mutazioni, tuttavia, avviene "spontaneamente": ciò significa, in pratica,

che non conosciamo i fattori chimici che le innescano. Il tasso di mutazioni spontanee è in

genere basso: quello osservabile nel fenotipo degli organismi eucarioti (Protista, Fungi,

Plantae, Animalia) varia da 1/1000 a 1/1000000 di gameti per generazione, a seconda del

gene coinvolto. Geni differenti, e perfino alleli differenti dello stesso gene (diverse forme di un

gene), hanno differenti tassi di mutazione; si pensa che queste differenze siano in relazione sia

alla composizione chimica del gene (o dell'allele) in questione sia alla posizione che esso

occupa nel cromosoma.

La causa di queste mutazioni dunque deve essere ricercata nella cellula e più specificatamente

nel suo DNA. Oggi si è a conoscenza del fatto che ogni gene è responsabile di un particolare

enzima composto di amminoacidi (ovvero di proteine) che regola un'attività biochimica

particolare all'interno della cellula, a ogni gene viene quindi associata una proteina, una catena

polipeptidica. I geni sono posti sui cromosomi in posizioni fisse chiamete "loci" in una precisa

sequenza lineare. Il DNA è il materiale genetico della cellula, polimero formato da quattro

diversi tipi di nucleotidi e costituisce una molecola di grandi dimensioni, lunga e filiforme, con

una disposizione elicoidale avente una struttura simile a quella proteica e forma i cromosomi. Il

DNA è inoltre capace di fornire copie esatte di se stesso mediante un processo di duplicazione:

la molecola si apre lungo la linea mediana dove sono presenti i legami idrogeno delle basi

azotate (Adenina, Timina, Guanina, Citosina) e usano i filamenti come stampo.

Dagli studi del botanico olandese Hugo de Vries le mutazioni furono interpretate come

improvvisi cambiamenti avvenuti nei geni che portavano alla formazione di un gene modificato

le cui caratteristiche vengono trasmesse come ogni altro carattere ereditario. De Vries riteneva

che alleli differenti dello stesso gene si originassero in seguito a mutazioni: per esempio si

pensava che l'allele per il carattere "seme rugoso" si fosse originato da una mutazione del

gene che determina il "seme liscio". Alla luce delle attuali conoscenze la definizione è in

qualche modo differente: una mutazione è un cambiamento della sequenza o del numero dei

nucleotidi nell'acido nucleico di una cellula. Le mutazioni che si verificano nei gameti, o nelle

cellule che danno origine ai gameti, sono trasmesse alle generazioni successive; le mutazioni

che si verificano nelle cellule somatiche (quelle cioè che compongono i tessuti) sono trasmesse

alle cellule figlie prodotte per mitosi e citodieresi.

Molte mutazioni riguardano soltanto la sostituzione di un singolo nucleotide e sono dette

“mutazioni puntiformi”. Tale mutazione può provocare “mutazioni di senso” se la sostituzione

porta a cambiamenti nella proteina prodotta da un gene; oppure può provocare una

“mutazione non senso” se il risultato della sostituzione del nucleotide è un cordone di arresto

con cui è bloccata la sintesi proteica prima che sia stato tradotto l'intero polipeptide.

Altri cambiamenti nella sequenza amminoacidica di una proteina possono derivare non solo

dalla sostituzione, ma anche dalla delezione o dall'aggiunta di nucleotidi in un gene. Quando

ciò accade il sistema di lettura di un gene può spostarsi, cioè cambia il modo con cui i

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