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Sintesi
Italiano : Giuseppe Ungaretti (San Martino del Carso);

Storia: la prima guerra mondiale;

Inglese : Child soldiers (Kony);

Geografia: Africa;

Tecnologia : Petrolio;

Scienze : le mutazioni genetiche;

Arte : Pablo Picasso (Guernica);

Francese: les monuments de Paris;

Musica: la musica al servizio della guerra e della pace;

Scienze motorie : olimpiadi.
Estratto del documento

il paese più straziato

COMMENTO

Ungaretti confronta il proprio cuore con un paese distrutto perché il cuore

ospita le croci che invece mancano nel paese distrutto dai bombardamenti.

L’immagine di un paese distrutto dalla guerra, San Martino del Carso, è per il

poeta l’equivalente delle distruzioni che sono celate nel suo cuore, causate

dalla dolorosa perdita di tanti amici cari. Il poeta trova nelle immagini esterne

una corrispondenza con quanto egli prova nei confronti dell’uomo, annullato

dalla guerra. La lirica di un’estrema essenzialità è tutta costruita su un gioco di

rispondenze e di contrapposizioni sentimentali, ma anche verbali: di San

Martino resta qualche brandello di muro, dei morti cari allo scrittore non resta

nulla; San Martino è un paese straziato dai bombardamenti ma più straziato è il

cuore del poeta. Così Ungaretti riesce a rendere con il minimo di parole la sua

pena e quella di tutto un paese. La lirica è costituita da quattro strofe.

“brandello di muro”

La metafora riconduce all’immagine di corpi mutilati,

straziati, ridotti a brandelli. La terza strofa si apre con un ma che ribalta

l’affermazione precedente. Anche se nulla è rimasto dei compagni morti,

“nessuna croce manca”: non è svanito il ricordo di nessuno di quei morti. Le

croci suggeriscono l’immagine di un cimitero, ma richiamano, naturalmente,

anche al sacrificio e alla morte del Cristo. L’immagine finale del cuore straziato

richiama quella iniziale del brandello di muro, racchiudendo il componimento in

un cerchio di dolore.

PRIMA GUERRA MONDIALE

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Alla fine dell’Ottocento la fabbrica e la produzione in grande serie avevano

profondamente cambiato la vita economica. La tecnologia aveva rivoluzionato i

metodi di lavorazione e la qualità dei beni prodotti. Sul territorio europeo non si

combatteva dai tempi della guerra franco-prussiana del 1870. Oltre trent’anni

di pace, un certo benessere, i progressi della conoscenza scientifica e della

tecnologia erano racchiusi in un’epoca felice e spensierata chiamata BELLE

ÉPOQUE che pareva destinata a continuare ininterrottamente grazie alla

scienza. In questo periodo la media borghesia viveva meglio rispetto al passato

con il felice pensiero che l’incubo della guerra fosse ormai sparito. In realtà non

tutti se la passavano poi così bene: milioni di operai e contadini vivevano

ancora in condizioni durissime e con salari bassi. In quasi tutti i paesi

occidentali, le donne non potevano ancora votare, erano sottomesse

all’autorità del padre o del marito e per lo più relegate al lavoro domestico.

Mentre per gli uomini della strada le cose sembravano andare per il meglio, gli

osservatori più attenti guardavano con preoccupazione la situazione del mondo

e notarono che la situazione politica era molto squilibrata:

 L’impero russo era debole e instabile: nel 1905 aveva subito una grave

sconfitta dal Giappone, che aveva aperto le porte alla rivoluzione;

 Gli Stati Uniti d’America erano sempre più potenti, sia

economicamente sia militarmente, e prima o poi avrebbero voluto

svolgere un ruolo politico pari alla propria forza.

Al rapido sviluppo tedesco guardavano preoccupate la Francia e la Gran

Bretagna. Nel 1882 i tedeschi avevano stretto un’alleanza con l’impero

austriaco e l’Italia, la Triplice Alleanza. Per bilanciare la potenza di questa

coalizione, nel 1907 Francia, Gran Bretagna e impero russo stipularono un patto

che prese il nome di Triplice Intesa. L’Europa, quindi, era divisa in due veri e

propri schieramenti. A complicare ulteriormente le cose era poi la situazione

dei Balcani: in questa regione, l’impero ottomano aveva ormai perso molti

territori. Già nell’Ottocento si erano dichiarati indipendenti i greci. Era stata poi

la volta dei serbi, dei rumeni, dei bosniaci e dei montenegrini. A poco a poco,

tutti i popoli che convivevano all’interno dei confini dell’impero ottomano

cominciarono a premere per sganciarsi dal vecchio impero.

Nel 1911 l’Italia strappò ai turchi la Libia e occupò le isole del Dodecaneso, nel

mar Egeo. Quest’avvenimento ebbe l’effetto di scatenare gli appetiti di molti

stati:

 L’Austria - Ungheria intendeva espandersi in questa regione e nel 1908

annetté la Bosnia-Erzegovina;

 L’impero russo cercava di affermare la propria influenza sui popoli

balcanici;

 La Bulgaria ottenne l’indipendenza dalla Turchia;

 La Serbia sperava di unificare sotto la propria guida tutti i popoli slavi.

La causa scatenante della guerra fu l’assassinio dell’erede al trono d’Austria,

l’arciduca Francesco Ferdinando, avvenuta Il 28 giugno 1914 a Sarajevo per

opera di uno studente serbo Gravrilo Princip appartenente alla società segreta

“la mano nera”. L’attentato di Sarajevo fu un tipico esempio di come il corso

della storia possa essere influenzato da eventi singoli, da decisioni individuali

prese da personaggi oscuri, da circostanze del tutto accidentali: nessuno può

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dire cosa sarebbe successo se a Sarajevo i servizi di sicurezza imperiali fossero

stati più efficienti o se l’attentatore avesse mancato il suo bersaglio.

L’Austria accusò la Serbia di essere l’autentico mandante dell’attentato e le

rivolse un ultimatum, lesivo della sua sovranità, con il quale imponeva la

partecipazione di funzionari austriaci alle indagini dell’attentato. La Serbia non

accettò e l’Austria, il 28 luglio 1914, le dichiarò guerra e bombardò Belgrado.

Il conflitto in poco più di un mese, grazie alle alleanze, assunse vaste

proporzioni. Infatti, dopo continue dichiarazioni di guerra, si formarono due

schieramenti:

 Da una parte Austria e Germania (Imperi Centrali);

 Dall’altra Francia, Inghilterra e Russia.

Belle époque

La era davvero finita.

L’intento della Germania era di approfittare del caos scatenato dall’attentato di

guerra

Sarajevo per battere (in una “ lampo”) prima la Francia e poi la Russia, e

diventare alla fine, potenza d’Europa.

Non fu così. Infatti, le truppe francesi, con l’aiuto inglese, bloccarono l’armata

tedesca sul fiume Marna e la costrinsero alla ritirata. Da quel momento in poi la

guerra di movimento prevista dal piano tedesco, che doveva essere rapida e

vittoriosa, si trasformò in quella sporca e lunghissima guerra di logoramento

che fu la guerra di trincea, che vide gli eserciti praticamente immobili, che si

affrontavano in una serie di sterili quanto sanguinosi attacchi, inframmezzati da

lunghi periodi di stasi. La vita nelle trincee (fossati scavati nel terreno per

mettere al riparo i soldati dal fuoco nemico), monotona e rischiosa al tempo

stesso, logorava i combattenti nel morale oltre che nel fisico e li gettava in uno

stato di apatia e torpore mentale. Vivevano in condizioni igieniche deplorevoli,

senza potersi lavare né cambiare. Erano esposti al caldo, al freddo e alle

intemperie, oltre che ai periodici bombardamenti dell’artiglieria avversaria. Gli

assalti iniziavano, solitamente, nelle prime ore del mattino ed erano preceduti

da un intenso rito di artiglieria (“fuoco di preparazione”) che in teoria avrebbe

dovuto scompaginare le difese avversarie, ma in pratica aveva come risultato

principale quello di eliminare ogni effetto di sorpresa. Pochi mesi di guerra nelle

trincee furono sufficienti a far svanire l’entusiasmo patriottico con cui molti

combattenti avevano affrontato il conflitto, e provocò anche molti atti di

renitenza alla leva, di diserzione, d’insubordinazione e di autolesionismo per

essere dispensati dal servizio al fronte.

Allo scoppio delle ostilità, nel giugno 1914, l’Italia - alleata ad Austria e

Germania – dichiarò la propria neutralità motivata dal fatto che la Triplice

Alleanza, di cui essa faceva parte, era un patto difensivo e quindi non la

impegnava a intervenire al fianco degli Imperi Centrali. Il motivo più

consistente era però che gli interessi italiani nel Trentino, nella Venezia Giulia e

nell’Adriatico erano in conflitto proprio con quelli austriaci.

L’Italia si trovò divisa in due schieramenti:

 I neutralisti (liberali, giolittiani e cattolici) non volevano la guerra;

 Gli interventisti, in minoranza, erano convinti che l’ingresso in guerra

dell’Italia avrebbe potuto rappresentare un’occasione per rilanciare

l’economia e riassorbire la disoccupazione. Premevano in tal senso

soprattutto i gruppi dell’industria pesante, interessati alle commesse di

guerra.

Mentre divampava il contrasto tra interventisti e neutralisti, il governo italiano

stipulò, all’insaputa del Parlamento, un accordo segreto (patto di Londra) che

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prevedeva l’entrata in guerra dell’Italia a fianco di Francia, Gran Bretagna e

Russia in cambio di Istria, parte della Dalmazia, Trentino, Venezia Giulia e Tirolo

meridionale. Il parlamento approvò infine l’intervento e il 24 maggio 1915

l’Italia dichiarò guerra all’Austria.

Sul fronte Italiano la guerra fu combattuta soprattutto sulle montagne del

Carso e in Friuli Venezia Giulia. La guerra per gli italiani fu subito terribile,

infatti, alla fine del 1915 l’esercito italiano aveva perso quasi 250.000 uomini.

Nel 1916 gli austriaci lanciarono contro l’Italia, una spedizione per punirci di

aver sciolto la Triplice Alleanza e di essere passati dalla parte dell’Intesa,

costringendo i nostri soldati a ripiegare. Ma i nostri, comandati dal generale

Cadorna, sferrarono una controffensiva che ci fece conquistare Gorizia.

Sul fronte occidentale continuò la guerra di trincea: si ricordano le battaglie di

Ypres (in cui i tedeschi impegnarono per la prima volta il gas asfissiante), di

Verdun e la controffensiva anglosassone sul fiume Somme. Ma dopo queste

battaglie, i due blocchi restavano sostanzialmente in posizione di parità.

Intanto sui mari, la Germania, per forzare il blocco navale attuato dalla marina

britannica, lanciava la guerra sottomarina attaccando con siluri le navi di

qualsiasi nazionalità, militari e non, in rotta per la Gran Bretagna.

Il primo conflitto mondiale si caratterizzò per l’applicazione intensiva e

sistematica dei nuovi ritrovati della tecnologia alle esigenze della guerra. Del

tutto nuova e sconvolgente fu, per esempio, l’introduzione di nuovi mezzi

armi chimiche,

d’offensiva micidiali come le gas che erano indirizzati verso le

trincee nemiche, provocando la morte per soffocamento di chi li respirava. La

guerra sollecitò notevolmente lo sviluppo di settori come quello

automobilistico, aeronautico e radiofonico, anche se non sempre l’utilizzo di

nuove armi o nuovi mezzi riuscì a influire sul corso del conflitto. Fra le nuove

macchine belliche sperimentate in questi anni, solo una influì in modo

sottomarino.

significativo sul corso della guerra: il

Il 1917 fu un anno caratterizzato dalla Rivoluzione Russa e dall’ingresso in

guerra degli Stati Uniti.

La Russia, sconvolta dalla rivoluzione bolscevica, si ritirò dal conflitto. Questa

improvvisa decisione consentì agli austro-tedeschi di spostare migliaia di

uomini sui fronti occidentali.

Gli Stati Uniti dopo l’affondamento, per mano tedesca, della nave passeggeri

americana Lusitania entrarono in guerra contro gli imperi centrali. L’intervento

americano fu decisivo sia sul piano militare sia su quello economico.

Anche per l’Italia il 1917 fu l’anno più difficile della guerra. Il 24 ottobre 1917

gli austriaci, forti dei rinforzi provenienti da Est, dopo la dissoluzione

dell’esercito russo, lanciarono una violenta offensiva nella zona di Caporetto,

travolgendo le linee italiane (rotta di Caporetto); in pochi giorni tutto il Friuli fu

invaso. Le cause della sconfitta di Caporetto furono errori strategici di Cadorna,

l’atto d’insubordinazione di un comandante e le scarse motivazioni dei soldati

al fronte dopo anni di guerra sanguinosa e inutile. Cadorna fu sostituito da

Armando Diaz, che grazie alle sue doti di profonda umanità, riuscì a risollevare

le sorti di un esercito che, dopo il 24 ottobre, era fortemente crollato

psicologicamente e che ora, ricostituito in tutta la sua vitalità e potenziato dai

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