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alimenti- dieta e alimentazione dei soldati
italiano - Ungaretti:il poeta soldato
inglese - Hemingway
economia- la nascita e il ruolo dell'enit
Francia. Tra marzo e luglio, il fronte occidentale venne sfondato più volte e le truppe tedesche
penetrarono nelle linee degli anglo-francesi, i quali sferrarono un violento e vittorioso contrattacco
che sfondò il fronte tedesco. L’imperatore tedesco propose un armistizio, ma il comando dell’Intesa
pretese una resa totale.
Dopo aver resistito con successo agli attacchi austriaci l’esercito italiano riuscì a sconfiggerli
definitivamente a Vittorio Veneto il 24 ottobre 1918.
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L’Austria firmò l’armistizio il 4 Novembre 1918 e la Germania l’11. La grande guerra era finita, ma si
lasciava alle spalle una pesante eredità di distruzioni economiche, di conflitti sociali e di tensioni
politiche. L’11 novembre. dopo la resa della Germania, entra in vigore l’armistizio di Compiègne .
La Conferenza di Pace di Parigi penalizzò duramente i paesi perdenti, in particolar modo la
Germania, facendo prevalere gli interessi delle due potenze europee: Francia ed Inghilterra.
All’Italia furono concessi i territori di Trentino, Alto Adige, Trieste ed Istria.
A livello internazionale, ad ogni modo, le soluzioni dei diversi trattati di pace si dimostrarono poco
rispettose nei confronti delle varie identità nazionali, alimentando le cause che spinsero le potenze
mondiali a scontrarsi in un novo e devastante conflitto mondiale.
Lettera dal fronte
“Mamma carissima, pochi minuti prima di andare all’assalto ti invio il mio pensiero affettuosissimo.
Un fuoco infernale di artiglieria e di bombarde sconvolge nel momento che ti scrivo tutto il terreno
intorno a noi... Non avevo mai visto tanta rovina. È terribile, sembra che tutto debba essere
inghiottito da un’immensa fornace. Eppure, col tuo aiuto, coll’aiuto di Dio, da te fervidamente
pregato, il mio animo è sereno. Farò il mio dovere fino all’ultimo”.
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Dieta e alimentazione dei soldati ALIMENTAZIONE
Il termine dieta, dal greco, “diaita” si riferisce genericamente a un regime o a uno stile alimentare e
non a uno strumento destinato esclusivamente al controllo del peso corporeo. .
La dieta può essere considerata come l’insieme degli alimenti che l’individuo deve assumere
quotidianamente per assicurarsi il fabbisogno materiale ed energetico.
L’energia consumata giornalmente da un individuo rappresenta il suo fabbisogno energetico totale
giornaliero; L’energia viene distribuita nelle tre componenti fondamentali:
- metabolismo basale (60-75%)
- termogenesi indotta dalla dieta (7-13%)
- dispendio energetico per l’attività fisica (15-30%)
Il primo presupposto di una dieta equilibrata è quello di fornire un apporto di energia adeguato
rispetto alla spesa energetica effettiva compiuta dall’organismo.
Il fabbisogno giornaliero di un maschio adulto di media corporatura è di circa 2.000 kcal ; un soldato
al fronte, invece, dovrebbe assumere almeno 5.000 kcal.
Il surplus di energia necessario nella dieta del soldato, oltre che dalle caratteristiche dell’ attività
svolta, dipende anche dalle condizioni climatiche e ambientali, dall’ età, dal sesso e dal peso del
soggetto stesso.
La razione giornaliera era studiata per apportare mediamente circa 4000 calorie (4700 per le truppe
sottoposte a lavoro intenso in alta montagna), salvo che nel corso del 1917 quando scese a poco più
di 3000 calorie per mancanza di scorte alimentari; in ogni caso, una dieta sicuramente più ricca di
quella cui erano abituati da civili la maggior parte dei militari di estrazione popolare, non esclusi i
veneti, cresciuti in un ambiente nel quale la pellagra non era stata ancora del tutto debellata alla
vigilia del conflitto.
La razione, che all'inizio della guerra consisteva di 750 gr di pane, 375 di carne, 200 di pasta oltre
a cioccolato, caffè, formaggio cambiò a seconda della disponibilità dei viveri che nel corso della
guerra variò sensibilmente, ma anche in relazione alla località.
Paradossalmente, la guerra aumentò di molto la popolarità del cioccolato, che smise di venire
considerato un prodotto per donne e bambini quando ai soldati impegnati nei pattugliamenti dei
confini vennero consegnate tavolette come parte della razione. .
Il cioccolato rendeva energia ai soldati logorati sempre più dai combattimenti bellici e dalle precarie
condizioni alimentari e di salute e ha contribuito a mantenere gli spiriti di guerra alto, sia a casa che
in prima linea.
In alta montagna venivano distribuiti supplementi di lardo, pancetta, latte condensato, mentre al
servizio di trincea erano contemplati alcolici, segno inequivocabile dell'imminente assalto.
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L'ossidazione dell'alcol libera una quantità notevole di energia (7 Kcal per grammo ossidato), senza
però fornire nutrienti. Quindi l'alcol, nonostante un elevato potere energetico, non ha nessuna
valenza dal punto di vista nutrizionale.
In media, si consiglia di assumere 1-1,5 ml di acqua per ogni chilocaloria spesa. L'acqua potabile a
disposizione dei soldati, invece, era un problema e raramente superava il mezzo litro al giorno.
Nel dicembre 1916 la razione diminuì per i problemi alimentari di cui soffriva l'Italia, passando a
poco più di 3000 calorie, cioè 600 gr di pane e 250 di carne, spesso sostituita da pesce poiché la
carne bovina era in larga parte di importazione.
Per fare un rapido confronto basterà dire che gli alleati francesi avevano una razione di 3400 calorie
e gli inglesi di 4400, ma gli avversari austriaci pativano invece duramente la fame.
Com’era questo rancio? Spesso era scotto e freddo, ma garantiva ai soldati l’energia necessaria
grazie a ingredienti (pane bianco, pancetta, carne, cioccolato, per gli Italiani; pane con patate,
wurstel, crauti, rhum, per gli Austriaci), che in qualche modo riflettevano l’identità nazionale in
tavola.
La scarsa qualità era dovuta alla scelta di cucinare i pasti nelle retrovie e trasportarli durante la
notte verso le linee avanzate. Così facendo, la pasta o il riso contenuti nelle grandi casseruole
arrivavano in trincea come blocchi collosi. Il brodo si raffreddava e spesso si trasformava in gelatina
mentre la carne ed il pane, una volta giunti a destinazione, erano duri come pietre. Scaldarlo una
seconda volta non faceva che peggiorare la situazione, rendendo il cibo praticamente impossibile
da mangiare.
Negli Stati Uniti e in Europa gli alleati avevano installazioni frigorifere inadeguate. Durante e dopo la
guerra, comunque, attraverso l'esercito e a causa del razionamento, la carne in scatolette o
congelata entrò nelle abitudini alimentari francesi e italiane.
Contenevano 220 grammi di tonno o di carne ciascuna, ma potevano essere consumate soltanto
dopo il nulla osta superiore, ovvero quando mancava il rancio caldo prodotto dalle cucine da
campo. 10
Caporetto, e dopo fu caffé a colazione..........
All’indomani della sconfitta di Caporetto, l’esercito italiano si rischiera lungo il Piave, c’è bisogno
che i fanti stiano ben all’erta per non far passare lo straniero. E quindi che bevano caffè. La circolare
del novembre 1917 prevede che al mattino vengano distribuiti otto grammi di caffè e dieci di
zucchero. Nel tempo le dosi saranno aumentate fino ad arrivare a venti grammi. I soldati, una volta
tornati a casa, continueranno a bere caffè al mattino, determinando in tal modo un cambiamento
definitivo della prima colazione di tutti gli italiani.
La Grande Guerra, dunque, non portò con sé soltanto morte e carestia, ma rivoluzionò nel profondo
i tanti aspetti della vita quotidiana e sociale. E l’alimentazione era uno di questi
Per tantissimi soldati la vita militare e la trincea volle dire incontrare per la prima volta italiani
provenienti da province mai conosciute. Il mescolamento fra italiani di diverse regioni produsse, fra
le tante cose, uno scambio di ricette locali, che poi terminata la guerra divennero patrimonio
culinario anche di altre terre. Fu così che La Brigata Calabria assaporò le Tagliatelle alla bolognese,
che i Veci del Val Brenta gustarono le Zeppole leccesi, che la Sassari si sfamò con il Baccalà alla
vicentina ecc. “Ingredienti: (da 1 a n+1 persone). Farina 100 gr, Tre cucchiai
Zuppa del soldato:
di olio di oliva, Tre patate, Acqua.
“Dopo esservi procurati, in qualsiasi modo, gli ingredienti, trovate un anfratto al
riparo dai bombardamenti e procedete come segue. Mettete la farina nella pentola, o
nell'elmetto, e accendete il fuoco piuttosto basso continuando a mescolare finché non
raggiunge un bel colore di autocarro incendiato. Aggiungete l'olio e mescolate fino ad
ottenere una crema di un color marroncino molto militaresco, della densità di una
trincea sotto il diluvio. Aggiungete quindi l'acqua, o aspettate che piova, fino ad
ottenere una cremosità... "media". qui l'occhio del soldato italiano non può e non deve
sbagliare. Pelate le patate, tagliatele a dadini e tuffatele nella zuppa. Il vero soldato si
mangia anche le bucce. Quando le patate saranno morbide la zuppa sarà pronta,
attenzione solo a non rivelare la vostra posizione al cecchino nemico con i vapori
della preparazione”. 11
Ungaretti: il poeta soldato ITALIANO
Tra i molti giovani italiani che furono chiamati alle armi c’era
anche Giuseppe Ungaretti, che sarebbe poi diventato uno dei
maggiori poeti del Novecento.
Giuseppe Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria d'Egitto,
figlio di due immigrati lucchesi. La famiglia si era trasferita in
Africa per ragioni di lavoro. Suo padre, però, che lavorava
come operaio alla costruzione del canale di Suez, muore in un
incidente; la madre è così costretta ad arrangiarsi ma riesce a
mandare avanti la famiglia grazie ai guadagni di un negozio
della periferia di Alessandria.
Il piccolo Giuseppe viene dunque allevato dalla madre, da una
balia sudanese e da Anna, un'anziana croata. .
Ormai cresciuto, frequenta l'Ecole Suisse Jacot, dove viene a
contatto per la prima volta con la letteratura europea.
Si trasferisce a Parigi nel 1912, dove conosce il poeta
Apollinaire, con cui stringe subito amicizia. Incontra anche
Aldo Palazzeschi, Picasso, De Chirico e Modigliani.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Ungaretti si schiera con il fronte interventista,
probabilmente in segno di appartenenza all’ Italia. Si trasferisce a Milano e poco dopo si arruola
come volontario andando a combattere sull’ altipiano del carso. Dalla fine del ’15 all’autunno del
’16 il fante Ungaretti Giuseppe del 19° reggimento della brigata Brescia trascorre lunghi periodi
nelle trincee di prima e seconda linea tra San Martino e il monte San Michele, tra scenari tragici e
innum