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La seguente tesina di maturità descrive il gioco d'azzardo. C’è stato un tempo in cui il gioco evocava bambini, la palla, le corse, le biglie, le figurine, c’è stato
un tempo in cui il gioco era lo sport: un confronto sincero, schietto, dove vinceva chi era più allenato, più forte. Certo poi Sanremo, Venezia, Saint Vincent, Campione con i loro casinò evocavano opportunità, ma erano anche gli unici quattro luoghi in Italia dove si poteva giocare d’azzardo.
Oggi giocare d'azzardo è un comportamento estremamente diffuso, tollerato e anche socialmente incentivato. Moltissime persone si lasciano conquistare da forme di gioco d'azzardo, ed è consuetudine di parecchi giocare la schedina, acquistare un biglietto di una lotteria nazionale, giocare al lotto o scommettere su una competizione sportiva: è un comportamento che offre la possibilità di sperare, con poca spesa e poca fatica, di poter cambiare la propria vita o realizzare un piccolo sogno, di sfidare o interrogare la sorte, di vivere un'emozione diversa. Purtroppo spesso la speranza si trasforma in dipendenza e la dipendenza in disperazione. Il mercato del gioco d’azzardo, infatti, è in continua espansione: se da un lato si riscontrano effetti positivi sulla crescita, sull’Erario e sull’occupazione, occorre valutare anche i costi sociali di un mercato così pericoloso.
È un tema molto attuale, è entrato infatti nel dibattito politico di molti Paesi europei, dove si affronta un confronto tra costi sociali e possibilità di guadagno attraverso la tassazione, mentre in altri Paesi, quali Stati Uniti e Asia, si è verificata una forte liberalizzazione. La globalizzazione dei mercati rende sempre più difficile mantenere monopoli di Stato e la tendenza sembra essere quella di una resa: non potendo più contrastare l’industria privata del gambling, gli Stati hanno deciso di sfruttarla, anche a discapito dei consumatori-giocatori. Quindi gli introiti derivanti dal gioco d’azzardo potranno aiutarci a uscire dalla crisi economica? E, in caso affermativo, è uno strumento che vale la pena utilizzare? E ancora, perché in un periodo di crisi come questo le persone “investono” tanto nel gioco? Qual'è il vero brivido del giocatore? La speranza di vincere soldi in modo semplice? Credere di essere talmente abile da prevedere l’esito di una scommessa? Oppure è proprio l’incertezza dell’attimo in cui tutto può ancora accadere che fa “eccitare” il giocatore? Soprattutto: si può dipendere da un gioco? O dalla “febbre” che esso provoca? Tutte queste domande mi hanno spinto ad analizzare l’argomento del gioco d’azzardo e della ludopatia: in quali forme esso si manifesta e quale rapporto ha con lo Stato.
Inoltre l’argomento del gioco d’azzardo analizzato nella tesina è sempre stato fonte di fascino nei miei confronti e volevo evitare di prendere in considerazione argomenti già studiati in maniera approfondita durante il corso dell’anno, per lasciare invece spazio ad un’analisi più attenta su un tema nuovo di cui sapevo poco o niente. All'interno della mia tesina di maturità ho anche effettuato dei collegamenti interdisciplinari.
Finanza - Entrate e Spese per lo Stato, Bilancio dello Stato.
Matematica - Il calcolo delle probabilità.
Spagnolo - El Gordo.
Inglese - Las Vegas.
Diritto - La legislazione in materia di gioco; il Decreto "Balduzzi".
Italiano - Renato Serra.
Parte I – Il mercato del gioco
“C’è un prodotto che, nonostante la
crisi, si vende benissimo: si chiama
«speranza di vincere», possibilmente
tanto, per risolvere le difficoltà
quotidiane”.
Giovanna Morelli
1.1 – un po’ di dati
Il gioco d’azzardo è un mercato di grandi dimensioni e in continua espansione, sia in Italia sia a
livello globale.
Confrontando i dati riguardanti le perdite dal gioco, si osserva che l’Italia si colloca al terzo posto,
ma se si analizza la spesa pro-capite, l’Italia ha il primato mondiale con oltre 1200€ annui a
persona (neonati compresi).
A fronte di una contrazione dei consumi familiari, continua a crescere la voglia di giocare: la spesa
in Italia per il gioco d’azzardo è passata dai 14,3 miliardi di euro incassati nel 2000, ai 79,9 del
2011 (con un aumento di oltre il 500%).
I dati stimati per il 2012 confermano il trend degli anni precedenti. Si stima, infatti, che la spesa
per il gioco sia sempre più vicina alla soglia dei 100 miliardi.
E’ un settore che offre lavoro a 120.000 addetti e muove gli affari di 5.000 aziende, grandi e
piccole, mobilitando il 4% del Pil nazionale con il contributo, secondo le stime più attendibili, di
circa 30 milioni di italiani, fosse anche di quelli che nel corso dell’anno comprano solo il
tradizionale tagliando della Lotteria Italia.
GIOCO IN MILIARDI DI EURO
100
90 95
80 79,9
70
60 61,4
50 54,4
47,5
40 42
30 35,2
28,5
20 24,8
18
10 14,3
0
GIOCO D’AZZARDO: UNA SCOMMESSA PER USCIRE DALLA CRISI? 4
Inoltre, data la frequenza in questi ultimi anni di montepremi tra i più alti al mondo, molti
stranieri vengono a scommettere in Italia: negli Stati Uniti, patria delle vincite più clamorose, non
si riescono a raggiungere jackpot così importanti, anche con una popolazione ben sei volte
superiore a quella italiana.
La somma maggiore è giocata negli apparecchi (slot-machine e videolottery) che hanno il 55,6%
del fatturato totale, seguono i giochi online (16,3% del mercato), poi i gratta e vinci (11,4% del
mercato), il lotto (7,2%), le scommesse sportive (4,2%), il superenalotto (2,2%), poi bingo e
scommesse ippiche. -
scommesse ippiche gratta e vinci
1% 12%
bingo
2%
scommesse sportive
4% lotto
7%
superenalotto apparecchi
2% 56%
giochi online
16%
1.2 - Chi gioca d’azzardo? Chi sono i giocatori patologici?
L’industria del gioco d’azzardo è la terza in Italia dopo Fiat ed Eni e l'unica con un bilancio
sempre in attivo, che non risente della crisi che colpisce il nostro paese, e coinvolge soprattutto le
fasce più deboli: secondo i dati Eurispes giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti
al ceto medio-basso, il 66% dei disoccupati. Oltre a essere una grande industria, secondo i dati
della Consulta Nazionale Fondazioni Antiusura, il gioco d’azzardo è anche la maggior causa di
ricorso a debiti e/o usura in Italia.
E’ un rogo che tutto brucia. L’area di rischio riguarda potenzialmente due milioni di persone in
Italia e non risparmia giovani e pensionati.
Bisogna abbandonare l’idea che i giocatori patologici siano quelli seduti dietro un tavolo di poker.
La fotografia è oggi ben diversa: ci sono giovani attaccati al computer intenti a puntare online per
ore e ore; over 70 che comprano centinaia di Gratta e Vinci, professionisti, padri di famiglia che
buttano tempo e denaro nelle sale scommesse davanti alle videolottery.
Il gioco non è sempre pericoloso, molte persone giocano in modo responsabile. Altrettante
persone però con il tempo sviluppano comportamenti compulsivi nel gioco molto simili a quelli
che si manifestano con la dipendenza da sostanze.
GIOCO D’AZZARDO: UNA SCOMMESSA PER USCIRE DALLA CRISI? 5
Il primo riconoscimento ufficiale del gioco patologico come una manifesta patologia della psiche
è stata data nel 1980 dall'American psychiatric Association (APA), che ha introdotto il concetto di
dipendenza da gioco d'azzardo, contemplandolo come una nuova categoria diagnostica del
“Manuale diagnostico per i disturbi mentali” (DSM).
Il problema c'è quando si manifesta un persistente bisogno di giocare e aumentano in modo
progressivo il tempo e il denaro impegnati nel gioco fino a condizionare in modo significativo gli
altri ambiti della propria vita (la famiglia, il lavoro, il tempo libero), a investire al di sopra delle
proprie possibilità economiche, e quando, per il gioco, si trascurano i quotidiani impegni della
vita.
Spesso il giocatore non ha la consapevolezza di avere un problema, ma il problema c'è.
Il gioco d'azzardo è un problema quando da passatempo diventa dipendenza. E quando diventa
dipendenza è una malattia. Una malattia che ti divora.
Secondo il SERT 4 italiani su 10 giocano d’azzardo per l’incredibile cifra 17 milioni di persone, 3
milioni di questi sono a rischio patologia e 800 mila sono già ludopatici.
Anche a Cesena la dipendenza patologica al gioco d'azzardo sta diventando un fenomeno
preoccupante. Nel giro di pochi anni il Servizio Tossicodipendenze dell'AUSL di Cesena ha visto
più che quadruplicare il numero di persone seguite per problemi correlati a patologie da gioco:
nel 2008 erano 13, nel 2011 sono state 33 e a oggi sono 65.
GIOCO D’AZZARDO: UNA SCOMMESSA PER USCIRE DALLA CRISI? 6
Parte II – il gioco nel bilancio Statale
"La speranza di diventare ricchi è la
più diffusa causa di povertà"
Quella sul gioco può essere considerato come una sorta di “tassa occulta” utile per migliorare le
casse dello Stato.
2.1- Entrate
In Italia, come in altri paesi occidentali, i giochi d’azzardo legali costituiscono una percentuale
rilevante delle entrate tributarie: tra il 1999 e il 2012 hanno fatto incassare in media all’erario il 4
per cento sul totale delle imposte indirette e, in termini assoluti, hanno contribuito alle casse
statali con una media di 7,2 miliardi di euro l’anno.
La raccolta derivante dai giochi è composta di diverse voci: quota dovuta all’erario, costi di
concessione, costi di distribuzione, quota dovuta ad Aams e payout, ossia la parte che torna ai
giocatori in forma di vincite.
Tuttavia, come mostra il seguente grafico, l’aumento delle entrate non è proporzionale
all’aumento del giocato.
La percentuale di entrate per lo stato è passata dai 29.5 nel 2004 a soli 8 punti percentuali del
2012. 100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
giocato (in miliardi) 24,8 28 35,2 42 47,5 54,4 61,4 79,9 95
entrate per lo Stato (miliardi) 7,3 6,1 6,7 7,2 7,7 8,8 8,7 8,8 7,9
GIOCO D’AZZARDO: UNA SCOMMESSA PER USCIRE DALLA CRISI? 7
In uno studio recente AGICOS ha dimostrato tenendo in considerazione i dati Istat tratti
dall’Indagine sui consumi delle famiglie italiane (anni 1999, 2003, 2008), come le famiglie con
redditi più bassi tendono a spendere una percentuale del loro reddito più alta rispetto alle famiglie
più ricche. Le famiglie giocatrici più povere spendono circa il 3 per cento del loro reddito in
questo tipo di giochi, mentre quelle più ricche spendono meno dell’1 per cento.
È importante notare che il meccanismo di redistribuzione tra giocatori e Stato contribuisce a
riprodurre disparità già esistenti, poiché lo Stato trattiene una quota delle giocate sotto forma di
tassazione “volontaria” di tipo regressivo e in un più generale fattore di disuguaglianza socio-
economica.
Nonostante ciò, i Governi hanno deciso di sfruttare il più possibile questa fonte di entrate, anche
perché è una delle poche che i cittadini pagano volentieri. Molti Governi hanno optato per
un’apertura regolata, affidando parte del mercato a imprese private con apposita autorizzazione,
anche con l’obiettivo di ridurre il gioco clandestino. Nel documento Linee guida 2007-2009 della
politica fiscale l’allora Vice Ministro dell’Economia Visco parla chiaramente di “sviluppare e
consolidare l’industria del gioco” attraverso alcune modalità fra cui “ampliare le reti distributive
per l’accesso al gioco remoto (gioco on-line, pay tv, digitale terrestre, SMS, computer, attivazione
di call center per il lotto via telefono…)” per poter raggiungere anche gli utenti che difficilmente
potevano recarsi a giocare.
Anche affermazioni recenti lasciano intuire quale sarà la posizione dell’attuale Governo Letta: di
recente il nuovo sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti, si è espresso a favore del gioco
d’azzardo che ritiene vittima di una “campagna denigratoria”.
2.2 – Spese
Il gioco d’azzardo legale consente allo Stato di incrementare con (relativamente) scarsa fatica le
entrate erariali e di disciplinare un settore ad alto rischio d’infiltrazione da parte della criminalità
organizzata.
I vantaggi si accompagnano però a costi sociali che non possono essere minimizzati.
Come espressamente disposto dall’articolo 3 della Costituzione, la realizzazione dell’uguaglianza
sostanziale comporta, il dovere dello Stato di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,
che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori alla organizzazione politica, economica e sociale del paese.
I principali costi sociali causati dal gioco d’azzardo, particolarmente da quello patologico, sono:
Diminuzione della produttività sul lavoro del giocatore e, molto spesso, perdita del posto di
lavoro stesso; dal punto di vista economico il giocatore può essere visto come una risorsa non
sfruttata;
Aumento della criminalità, dei fenomeni di bancarotta e dei costi sanitari: ciò impegna risorse
del sistema giudiziario e sanitario che potrebbero essere utilizzate altrimenti (per esempio per
effettuare ricerca);
GIOCO D’AZZARDO: UNA SCOMMESSA PER USCIRE DALLA CRISI? 8
Per compiere una valutazione delle spese effettive e perdite di ricchezza bisogna tenere in
considerazione le seguenti voci:
SPESE SANITARIE DIRETTE PER ASSISTENZA E PREVIDENZA
Con questa definizione s’indica un sistema d’interventi pubblici finalizzati a garantire ai cittadini
condizioni di vita dignitose e a proteggerli dai rischi più gravi dell’esistenza, nel soddisfare
gratuitamente fondamentali bisogni mediante l’assistenza diretta, ovvero la prestazione diretta di
servizi.
Queste spese comprendono interventi ambulatoriali psicologici, ricoveri sanitari, cure
specialistiche per la dipendenza etc.
Bisogna inoltre considerare che il ricorso al medico di base da parte dei ludopatici del 48% più
alto rispetto ai non giocatori.
SPESE INDIRETTE E PERDITE DI RICCHEZZA
Ovvero quelle perdite di ricchezza da parte dei cittadini che indirettamente poi interessano le
entrate dello Stato, quali la perdita di performance lavorativa del 28% maggiore rispetto ai non
giocatori, perdita di reddito destinata ai consumi (esempio: diminuzione delle entrate derivante da
IVA.) SPESE PER GARANTIRE LA QUALITA’ DELLA VITA
Problemi che ricadono sui familiari, violenza, rischio di aumento di depressione grave, ansia,
deficit di attenzione, bassa resistenza ad altri tipi di dipendenze, idee suicide, ossessione per il
gioco e per i soldi necessari a giocare.
18
16
14
12 costi dovuti all'abbassamento della
qualità della vita
10 mancata IVA
8
6 costi diretti di previdenza
4
2
0 COSTI GUADAGNI
In conclusione secondo una stima effettuata da CONAGGA (coordinamento nazionale gruppo
per i giocatori d’azzardo) ogni anno in Italia vi sono dai 5,5 ai 6,6 miliardi di euro solo di spese
dirette per la società dovute al gioco patologico a cui vanno aggiunte quelle dovute alla perdita di
ricchezza e quelle per garantire la qualità della vita.
Alla società un giocatore patologico costa circa 8000 € l’anno.
GIOCO D’AZZARDO: UNA SCOMMESSA PER USCIRE DALLA CRISI? 9
Parte III – la legislazione Italiana
Gli articoli che disciplinano l’esercizio e la gestione del gioco d’azzardo e delle case da gioco in
Italia, sono rispettivamente, il 1933 del codice civile (c.c.) e gli articoli dal 718 al 722 del codice
penale (c.p.).
L’articolo 1933 c.c. dispone l’assenza di azione in giudizio per il pagamento di un debito di gioco
o di scommessa, se si tratta di gioco o scommessa non proibiti.