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Storia dell'arte - L'arte giapponese
Storia - (WW2) L'entrata in guerra del Giappone e le bombe atomiche
Tecnologia - L'energia nucleare e la bomba atomica
Scienze - Le energie alternative
Italiano - Salvatore Quasimodo-Alle fronde dei salici
Inglese - Londra
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Educazione Fisica - Il Sumo
L’energia nucleare
L’energia nucleare è una forma di energia che deriva da profonde modificazioni della
struttura della materia. La materia può trasformarsi in energia secondo la legge fisica che
viene espressa da questa formula: E=mc2.
Da essa si ricava che l’energia prodotta (E) si calcola moltiplicando la massa della materia (m)
per il quadrato della velocità della luce (c2), che corrisponde a 90.000.000.000.000.000 m/s.
Da questo si ricava che anche con una piccola quantità di materia si può ricavare una
quantità di energia elevatissima.
Sono due i processi che possono produrre energia nucleare:
● La fissione nucleare
● La fusione nucleare
La fissione nucleare
La fissione nucleare consiste nucleare nella disintegrazione del nucleo dell’atomo di alcuni
elementi, chiamati fissili, usando particelle chiamate neutroni che lo colpiscono e lo
spezzano in due nuclei
più leggeri. Durante il
processo, una parte
della materia si
trasforma in energia,
che viene sfruttata nelle
centrali
elettronucleari.
L’elemento fissile
usato nelle centrali è
l’uranio 235. Se il
materiale fissile è
sufficiente, durante
la fissione si
formano neutroni in
grado di colpire
nuovi nuclei,
innescando una reazione a catena. Gli scarti sono cripton, bario, neutroni e piccole parti di
uranio 235.
La fusione nucleare
La fusione nucleare consiste nell’unione di atomi più leggeri per formare nuclei più pesanti:
è il processo inverso della fissione nucleare. Quando due nuclei leggeri, deuterio e trizio
(due isotopi dell’idrogeno), sono spinti con forza fra loro possono fondersi e formare un solo
nucleo (elio). Durante la fusione viene liberata una grande quantità di energia. Questa
reazione avviene continuamente sul Sole e sulle stelle, a temperature elevatissime, milioni e
milioni di gradi. Sulla terra questa reazione non è ancora possibile realizzarla in forma
controllata, a causa delle enormi temperature richieste per eseguire la reazione. Infatti non
esiste alcun materiale conosciuto in grado di sopportare milioni di gradi centigradi. Gli
scienziati pensano però che la miscela di isotopi che deve fondersi possa essere racchiusa
all’interno di pareti “immateriali” create da campi magnetici. La macchina che gli scienziati
hanno progettato è il Tokamak.
Gli scienziati pensano che l’utilizzo commerciale dell’energia nucleare tramite fusione non
potrà iniziare prima del 2025. Gli isotopi sono comunque di facile reperibilità, infatti il
deuterio si ricava dall’acqua marina, il trizio dal litio. L’energia di fusione potrà essere
l’energia del futuro, sia per la disponibilità illimitata, sia per il fatto che non ci sono rifiuti
tossici o dannosi per l’ambiente, infatti
l’unico prodotto di scarto è l’elio, gas che
si trova normalmente nell’atmosfera.
La bomba atomica
Attraverso la fissione e la fusione nucleare è
possibile ottenere diverse armi nucleari, tra cui
le più famose sono la bomba atomica e la
bomba H. La Bomba atomica è un ordigno
esplosivo, appartenente al gruppo delle armi
nucleari, la cui energia è prodotta dal
fenomeno della fissione nucleare cioè la
scissione, spontanea o indotta, del nucleo
atomico di un elemento pesante in due o più
frammenti. La reazione a catena avviene in forma "incontrollata" e rapidissima in una
massa di uranio 235 o di plutonio 239
altamente concentrati. La prima bomba
all'uranio fu sganciata sul centro della città di
Hiroshima il 6 agosto 1945. La seconda
bomba al plutonio fu sganciata invece su
Nagasaki il 9 agosto 1945 alla fine della
seconda guerra mondiale, provocando circa
130.000 morti sul colpo, ma anche altri negli anni successivi a causa delle radiazioni. La
Bomba H è un contenitore metallico riempito con piccole bombe atomiche disposte accanto
a una massa di idrogeno. Le esplosioni provocano una forte pressione interna e portano la
temperatura a 100 milioni di gradi, sufficiente a provocare la fusione dei nuclei di idrogeno,
con conseguente emissione incontrollata di energia.
Negli ultimi anni gli scienziati, dopo aver visto le conseguenze di incidenti nucleare e spinti
anche da una diffusa opinione popolare contraria all’uso dell’energia atomica, sono stati
costretti a sperimentare nuove forme di energia meno dannose per l’uomo e per l’ambiente.
Seppur più costose, queste forme di energia non inquinano e non comprendono la
modificazione della struttura dell’atomo. Ciò significa che sono energie non pericolose e che
non producono rifiuti tossici. Queste forme di energia sfruttano le risorse della terra, le quali
sono perlopiù rinnovabili e inesauribili. Le principali forme di energia rinnovabili sono:
● Energia idroelettrica -> che sfrutta l’energia cinetica dell’acqua
● Energia geotermica -> che sfrutta il calore della terra
● Energia solare -> che sfrutta (direttamente o indirettamente) l’energia calorifica del
sole
● Energia eolica -> che sfrutta l’energia del vento
● Energia delle maree -> che sfrutta il continuo alzarsi e abbassarsi del livello del
mare per effetto delle maree
Salvatore Quasimodo
Nato a Modica, in provincia di Ragusa, il 20 agosto del 1901, trascorre i primi anni della sua
vita in varie località della Sicilia orientale (Gela, Cumitini, Licata, ecc.), seguendo il padre
che svolgeva la funzione di capostazione delle ferrovie di stato. Subito dopo il catastrofico
terremoto del 1908, che lascia in lui un ricordo indelebile, va a vivere a Messina dove
compie gli studi fino al conseguimento nel 1919 del diploma all’Istituto Tecnico "A. M. Jaci",
sezione fisico-matematica. In questi anni
nasce la sua amicizia con Giorgio La Pira,
un intellettuale cattolico antifascista che
avrà un importante ruolo politico nel
dopoguerra,la quale durerà tutta la vita e
svolgerà un importante ruolo per la sua
formazione. Negli anni Messinesi scrive
versi, che pubblica su riviste locali.
Compiuti i diciotto anni si trasferisce a
Roma dove studia greco e latino e viene
assunto al genio civile (Il genio civile è un
organo statale periferico, con compito di
controllo, monitoraggio e sovrintendenza
sulle opere pubbliche, a livello periferico e
locale.) Viene poi mandato con l’incarico di
geometra a Reggio Calabria. Questa attività, estranea ai suoi interessi letterari, sembra
allontanarlo dalla poesia. Tuttavia il riavvicinamento alla Sicilia e i contatti rinnovati con i suoi
amici fanno sì che Quasimodo riprenda a scrivere. Nel 1929 si trasferisce a Firenze, dove
suo cognato, Elio Vittorini, lo introduce nell’ambiente letterario della rivista “Solaria” e nel
gruppo dei poeti ermetici. A Firenze esce nel 1930 il suo primo libro di poesie, Acque e
terre. La raccolta di Quasimodo è incentrata sul tema della Sicilia, terra natale dell'autore
che lui lascia già nel 1919: l'isola diviene l'emblema di una felicità perduta cui si contrappone
l’asprezza della condizione presente, dell'esilio in cui il poeta è costretto a vivere (così in una
delle liriche più celebri del libro, Vento a Tindari). Dalla rievocazione del tempo passato
emerge spesso un'angoscia esistenziale che, nella forzata lontananza, si fa sentire in tutta la
sua pena. Questa condizione di dolore insopprimibile assume particolare rilievo quando il
ricordo è legato ad una figura femminile, come nella poesia Antico inverno.
Quasimodo voleva far capire a tutti che grazie all'acqua e alle terre noi siamo nati, ma lo fa
capire attraverso degli elementi di solitudine, di dolore.
Nel 1932 Quasimodo si trasferisce definitivamente a Milano, dove pubblica nel 1942 la
raccolta di poesie “Ed è subito sera”. L’opera esprime la sofferenza data dalla lontananza
dalla propria terra, per l’impossibilità di comprendere il mistero divino e per un amore finito.
Lo stile espressivo è ermetico e non è facile individuare ciò che ha ispirato il sentimento del
poeta. Quasimodo lascia il lavoro al genio civile e inizia l’attività di redattore del
settimanale ”Tempo”. intanto scrive la traduzione dei Lirici greci, pubblicata nel 1940.
Durante la guerra continua a scrivere versi e a tradurre testi classici. Viene nominato
insegnante di letteratura al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, attività che svolge fino
alla morte, avvenuta nel 1968 a Napoli. La prima raccolta del dopoguerra fu Giorno dopo
giorno, che comprende anche la poesia Alle fronde dei salici, pubblicata nel 1945 su una
rivista. Giorno dopo giorno fu un libro di svolta, che segnò il distacco dall’ermetismo e che
manifestò come l’esperienza della guerra aveva segnato il poeta. Sulla stessa linea si
collocano le altre raccolte: La vita non è sogno, Il falso e vero verde, La terra
impareggiabile, Dare e avere. Quando gli viene consegnato il premio Nobel per la
letteratura, nel 1959, legge il discorso Il poeta e il politico.
Alle fronde dei salici
Alle fronde dei salici è la lirica d'apertura contenuta nell’opera poetica Giorno dopo giorno
(1947). Questa raccolta avvia la seconda fase della produzione di Quasimodo e ne
testimonia il “momento civile”, ispirato alle vicende della seconda guerra mondiale. Il poeta
vede nella disumana realtà del suo tempo una tragicità di dimensione biblica e fa sua
l’espressione di sconforto di un profeta ebraico durante l’esilio del suo popolo a Babilonia:
“Abbiamo appeso ai salici le nostre cetre...Come potremmo cantare in terra straniera?”. Con
accenti e immagini bibliche, Quasimodo dichiara le ragioni del tacere della poesia in tempo
di guerra: di fronte all’oppressione straniera, ai morti abbandonati, alle sofferenze dei
bambini, alle torture, il poeta rinuncia, si chiude nel silenzio, sacrificando il suo bene più
prezioso: la poesia; così come gli ebrei, durante la prigionia in Babilonia, non riuscivano a
cantare i loro salmi ed avevano appeso le loro cetre sulle fronde dei salici. Anche l’arte
muore, quando muoiono i sentimenti più elementari di pietà e di umanità; di conseguenza la
cetra, strumento e simbolo della poesia, rimane appesa agli alberi, inutilizzata, in attesa che
tornino le condizioni del vivere civile. Quasimodo esprime la sua concezione della poesia: il
poeta deve essere attento al mondo circostante e provare dei sentimenti per esso, talvolta
talmente forti da impedirgli di comporre. La poesia cioè non deve essere estranea al mondo,
ma avere un ruolo soci