Anteprima
Vedrai una selezione di 14 pagine su 61
Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 1 Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 2
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 6
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 11
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 16
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 21
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 26
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 31
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 36
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 41
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 46
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 51
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 56
Anteprima di 14 pagg. su 61.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Giappone: un impero messo in ginocchio dalla natura e dall'uomo Pag. 61
1 su 61
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Scienze: maremoto; terremoto e tettonica delle placche

Italiano: Giacomo Leopardi (rapporto uomo/natura)

Latino: Lucrezio (De Rerum Natura)

Fisica: l'energia nucleare

Educazione fisica: la prevenzione dalle radiazioni

Storia: il bombardamento su Hiroshima e Nagasaki

Inglese: the second world war

Filosofia: il "Manifesto" Russell-Einstein

Storia dell'arte: Pablo Picasso (Guernica)
Estratto del documento

MAREMOTO DEL GIAPPONE

Il terremoto si è verificato l'11 marzo 2011 al largo della costa della

regione di Tōhoku, nel Giappone settentrionale, alle ore 14:45 locali .

Ulteriori scosse si sono

succedute dopo quella

iniziale delle 14:45;

le scosse di magnitudo

superiore a 5,0 sono state

più di una quarantina nel

corso della giornata;

le scosse sono continuate

sino al 17 Marzo.

SCHEDA DEL TERREMOTO:

MAGNITUDO 9,0 della Scala Richter

(il più grande sisma registrato nello stato

nipponico in epoca moderna e il 5° terremoto

più forte di sempre)

INTENSITA’ 8° grado della scala Mercalli

(il corrispondente del grado 6 della scala

orientale JMA)

IPOCENTRO 24,4 Km di profondità

(è quindi un terremoto superficiale)

SCHEDA DEL MAREMOTO:

VELOCITA’ Le onde si sono scagliate sulla costa ad una

velocità di 750Km/h

ONDE

ALTEZZA Le onde hanno raggiunto dovunque

un’altezza di oltre 10 m;

ONDE (l’onda più alta si è scagliata sulla città di

Miyako, raggiungendo un’altezza di 38,9 m)

EFFETTI DEL TERREMOTO:

ASSE Si è spostato di 17 cm

TERRESTRE Si sono spostate di 4 m verso Est

COSTE 14.000 morti (accertati) e 15.000 dispersi,

VITTIME per un totale di oltre 30.000 vittime

Il sisma ha provocato lo spegnimento

CENTRALI automatico di undici centrali nucleari

NUCLEARI da parte dei sistemi di emergenza.

”E’ crudele ed umiliante constatare che le opere umane, costate tanti

anni di lavoro e sacrificio, possano venir distrutte in pochi secondi... la

terra, simbolo stesso di solidità, può muoversi sotto i nostri piedi come

una sottile pellicola su un liquido”

(Charles Darwin, dopo il terremoto cileno del 1835)

…ma perché proprio il Giappone?

Secondo la teoria della “Tettonica a Placche”, formulata verso la fine degli anni 60, l’intera

litosfera terrestre (la parte rigida del nostro pianeta che comprende la crosta terrestre e la

porzione del mantello esterno) è suddivisa in diversi blocchi, in “placche” appunto.

Lungo i margini delle placche

sono localizzate:

fosse di subduzione

le

(“margini distruttivi”) ove una

placca sprofondo al di sotto di

un’altra, rifondendosi;

dorsali oceaniche

le (“margini

costruttivi”), lungo le quali si

costruisce nuova litosfera oceanica

che via via si allontana dalla

dorsale.

Analizzando il “mosaico” delle placche terrestri, il Giappone si trova esattamente dove si

ha il contatto di quattro placche tettoniche:

Placca Pacifica Placca Nordamericana

che vanno in subduzione

al di sotto di:

Placca delle Filippine Placca Euroasiatica

Nel caso dell’ultimo evento sismico Giapponese la Placca

del Pacifico (crosta oceanica) è subdotta sotto alla Placca

Nord Americana (crosta mista);

sembra assodato che l’ipocentro sia localizzato in una

zona piuttosto superficiale del piano di subduzione e

questo ha aumentato la violenza dell’evento in quanto

tanto più superficiale è il terremoto tanto più si avrà una

flessione della crosta terreste;

in effetti è stato calcolato che in seguito al sisma il fondale

marino si sia alzato di diversi metri e abbia generato lo

tsunami che ha spazzato le coste Giapponesi.

Cintura di Fuoco

Inoltre il Giappone fa parte della , che risulta essere una zona ad arco di

circa 40′000 km intorno all’Oceano Pacifico in cui l’avvicinamento di placche oceaniche e

continentali che si infilano una sotto l’altra origina il fenomeno della subduzione e provoca

violentissimi eventi sismici come appunto quello occorso l’11 Marzo scorso.

…ma come si pone l’uomo davanti

agli effetti devastanti della Natura?

Giacomo Leopardi (1798-1837), in tutta

la sua opera ha indagato il rapporto

uomo-natura, oscillando tra due

posizioni opposte:

Natura Benigna

“ ” vista come una madre amorevole, attenta al bene delle sue

creature, che ha voluto offrire un rimedio all’uomo contro la sua infelicità:

l’immaginazione e le illusioni riescono a mascherare le sue effettive misere

(concezione finalistica);

condizioni

Natura Maligna

“ ” vista non più come madre amorosa e provvidente, ma come

meccanismo cieco, indifferente alla sorte delle sue creature e anche crudele, in cui la

sofferenza degli esseri e la loro distruzione è legge essenziale, perché gli individui devono

(concezione meccanicistica e

perire per consentire la conservazione del mondo

materialistica). Pessimismo

Alla prima concezione della natura corrisponde la fase del “

Storico ”, secondo cui la condizione negativa del presente viene vista come

effetto di un processo storico, di una decadenza e di un allontanamento

progressivo dalla condizione originaria di felicità.

Gli antichi, pertanto, erano “felici” in quanto più vicini alla natura e spinti a

gesta eroiche.

Oggi, il progresso della ragione ha allontanato l’uomo dalla condizione di

felicità: la colpa dell’infelicità presente è dunque attribuita all’uomo stesso, che

si è allontanato dalla via tracciata dalla natura benigna.

Alla seconda concezione della natura, corrisponde la fase del

Pessimismo Cosmico

“ ”, secondo cui tutti gli uomini, in ogni

tempo e in ogni luogo, sono necessariamente infelici.

Se la natura stessa è causa dell’infelicità, questa non è più legata ad

una condizione storica e relativa dell’uomo, ma ad una condizione

assoluta, come un dato eterno e immutabile di natura.

Alla seconda fase si rifanno le “Operette Morali”, quasi tutte composte nel 1824, in cui

Leopardi vi espone il “sistema” da lui elaborato.

Dialogo della Natura e di un Islandese

In particolare, il “ ” segna il passaggio

da un pessimismo sensistico-esistenziale a un pessimismo radicalmente

materialistico e cosmico, dalla concezione di una natura benefica e provvidente a

quella di una natura nemica e persecutrice.

L’operetta fu scritta fra il 21 e il 30 Maggio

1824. Lo spunto fu offerto dalla “Storia di

Jenni” di Voltaire, dove, nel contesto di un

discorso sui flagelli da cui sono tormentati gli

uomini, si parla delle terribili condizioni degli

Islandesi, minacciati insieme dal gelo e dal

vulcano Hekla. Di qui probabilmente è venuta

a Leopardi l’idea di assumere un Islandese

come esempio dell’infelicità dell’uomo e dei

mali che lo affliggono per colpa della natura.

Come afferma G. Baldi, l’operetta rappresenta “un’appassionata requisitoria

contro la crudeltà della natura” in cui “l’Islandese è chiaramente portavoce di

Leopardi”.

Nei primi righi, l’autore vede la natura personificata in una figura di donna gigantesca:

“Trovò che era una forma smisurata di donna seduta in terra, col busto ritto,

appoggiato il dosso e il gomito a una montagna; e non finta ma viva; di volto mezzo

tra bello e terribile, di occhi e di capelli nerissimi” (rr.9-12)

Fin dall’inizio, la Natura si presenta come nemica da cui fuggire, mediante il paragone

del serpente e dello scoiattolo:

“Così fugge lo scoiattolo dal serpente a sonaglio, finché gli cade in gola da

se medesimo. Io sono quella che tu fuggi” (rr.17-18)

Subito dopo emerge la concezione di “Natura malvagia” in cui l’autore, per bocca

dell’Islandese, elenca una lunga serie di avversità “fisiche” cui è sottoposto l’uomo:

“Io non poteva mantenermi però senza patimento: perché la lunghezza del verno,

l’intensità del freddo e l’ardore estremo della state, che sono qualità di quel luogo,

mi travagliano di continuo; e il fuoco, presso al quale mi conveniva passare una

gran parte del tempo, m’inaridiva le carni, e straziava gli occhi col fumo; di modo

che, né in casa né a cielo aperto, io mi poteva salvare da un perpetuo disagio”

(rr.45-50)

Viene poi chiarito il motivo del viaggio dell’Islandese, che è in ricerca di un posto

sulla Terra in cui vivere serenamente, in una condizione di atarassia:

“Mi posi a cangiar luoghi e climi, per vedere se in alcuna parte della

terra potessi non offendendo non essere offeso, e non godendo non

patire” (rr.62-63)

Viene quindi ribadita la volontà persecutoria della Natura nei confronti

dell’uomo: “Tu dai ciascun giorno un assalto e una battaglia formata a quegli abitanti,

non rei verso di te di nessun’ingiuria” (rr.76-77)

Passando nuovamente in rassegna alle avversità naturali, l’autore descrive i

cataclismi sismici e vulcanici:

“In altri luoghi la serenità ordinaria del cielo è compensata dalla

frequenza dei terremoti, dalla moltitudine e dalla furia dei vulcani, dal

ribollimento sotterranei di tutto il paese” (rr.77-79)

Alla luce di quanto detto, l’Islandese capisce che la Natura è effettivamente

nemica dell’uomo:

“E mi risolvo a conchiudere che tu sei nemica scoperta degli uomini, e degli

altri animali, e di tutte le opere tue; che ora c’insidii ora ci minacci ora ci

assalti ora ci pungi ora ci percuoti ora ci laceri, e sempre o ci offendi o ci

perseguiti; e che, per costume e per instituto, sei carnefice della tua propria

famiglia, de’ tuoi figliuoli e, per dir così, del tuo sangue e delle tue viscere”

(rr.117-121)

La Natura, però, si dichiara estranea a tali accuse, in quanto essa è “indifferente”

al destino dell’uomo:

“Immaginavi forse che il mondo fosse fatto per causa vostra? Ora sappi che nelle

fatture, negli ordini e nelle operazioni mie, trattone pochissime, sempre ebbi ed ho

l’intenzione a tutt’altro, che alla felicità degli uomini o all’infelicità. Quando io vi

offendo in qualunque modo e col qual si sia mezzo, io non me n’avveggo, se non

rarissime volte: come, ordinariamente, se io vi diletto o vi benefico, io non lo so; e

non ho fatto, come credete voi, quelle tali cose, o non fo quelle tali azioni, per

dilettarvi o giovarvi. E finalmente, se anche mi avvenisse di estinguere tutta la

vostra specie, io non me ne avvedrei” (rr.132-139)

In questi ultimi due estratti, risultano evidenti due diverse concezioni della natura:

Per l’Islandese, essa è come un’entità malvagia che perseguita

deliberatamente le sue creature;

La Natura stessa invece, obietta che fa il male senza accorgersene, in

obbedienza a leggi oggettive.

In questa duplice immagine si rispecchiano due diversi atteggiamenti dello scrittore:

filosofico-scientifico

Quello , che considera la natura come un puro

meccanismo impersonale e inconsapevole;

poetico

Quello , immaginoso e mitico, che vede la natura come una

specie di divinità malefica.

L’allusione al poeta latino Lucrezio è molto evidente:

Sia per quanto riguarda la concezione materialistica e meccanicistica del mondo:

LUCREZIO:

LEOPARDI: “Cede sempre il suo posto l’antico

“Tu mostri non aver posto mente che la estromesso dal nuovo/

vita di quest’universo è un perpetuo ed è legge che tutte le cose si rinnovino

circuito di produzione e distruzione, l’una dall’altra/

collegate ambedue tra se di maniera, che né alcuno discende giammai nell’abisso

ciascheduna serve continuamente tenebroso del Tartaro./

all’altra, ed alla conservazione del Occorre materia perché crescano le stirpi

mondo; il quale sempre che cessasse o future/

l’una o l’altra di loro, verrebbe che pure, trascorsa la vita seguiranno la

parimente in dissoluzione” (rr.163-166) stessa tua sorte/

e, non meno di quelle perite già prima di

te, periranno.

(De Rerum Natura, III, vv.694-699)

Per entrambi i poeti, infatti, il mondo è un ciclo eterno di “produzione e distruzione”,

e la distruzione è indispensabile alla conservazione del mondo.

Sia per quanto riguarda il ruolo occupato dall’uomo nel mondo, focalizzando

entrambi la loro attenzione sul momento della nascita:

LEOPARDI: LUCREZIO:

“Nasce l'uomo a fatica, “E inoltre, il bimbo, come un navigante

Ed è rischio di morte il nascimento. gettato sulla riva/

Prova pena e tormento da onde furiose, giace a terra nudo,

Per prima cosa; e in sul principio stesso incapace di parlare/

La madre e il genitore bisognoso d'ogni aiuto per vivere, appena

Il prende a consolar dell'esser nato. la natura lo fa uscire/

Poi che crescendo viene, con sforzi fuori dal ventre della madre

L'uno e l'altro il sostiene, e via pur sempre alle rive della luce/

Con atti e con parole e riempie il luogo di un lugubre vagito,

Studiasi fargli core, come è giusto/

E consolarlo dell'umano stato: per uno che nella vita dovrà passare per

Dettagli
Publisher
61 pagine
144 download