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Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Geometria dell'universo - dalla negazione del v postulato di euclide alle ipotes
Autore: Simone Chiappetta
Descrizione: In questa tesina sono partito dalla geometria euclidea e ho mostrato i principali matematici che hanno contribuito alla formulazione della geometria iperbolica e di quella ellittica. Ho collegato queste ultime due geometrie alla Relatività di Einstein (f
Materie trattate: matematica, fisica, cosmologia, arte, filosofia
Area: scientifica
Sommario: Euclide... Euclide (330 a.C.- 275 a.C. Circa) è considerato il più famoso matematico di tutti i tempi. La sua popolarità è dovuta all'opera Gli Elementi, un trattato che per numero di edizioni e traduzioni può competere con la Divina Commedia dantesca e, forse, è superato solo dalla Bibbia. Gli Elementi si compongono di 13 libri che raccolgono tutte le conoscenze matematiche del tempo. Ogni libro inizia con un gruppo di proposizioni che possono essere considerate le definizioni di ciò che verrà trattato successivamente. I principi fondamentali esposti si distinguono in tre categorie: termini o definizioni, teoremi e dimostrazioni e postulati. Proprio da questi ultimi si inizia per entrare nel discorso delle geometrie non euclidee. ...e i suoi postulati I postulati o assiomi posti da Euclide sono: 1.Da qualsiasi punto si può condurre una retta ad ogni altro punto 2.Ogni retta si può prolungare all'infinito 3.Con ogni centro e ogni distanza di può descrivere un cerchio 4.Tutti gli angoli retti sono uguali tra di loro 5.Una retta, incontrandone altre due, forma gli angoli interni da una stessa parte minori di due retti, allora le due rette, prolungate all'infinito, si incontrano dalla parte in cui sono i due angoli minori di due retti La geometria costruita dal noto matematico su i suoi postulati si presenta di un rigore ineccepibile ed i postulati non presentano, almeno apparentemente, alcuna difficoltà di accettazione perché esprimono caratteristiche verificabili sperimentalmente ed intuitivamente. Ma il V postulato già ai matematici dell'epoca appariva piuttosto incerto. Proclo nel suo Commento al libro I di Euclide lo sostituisce con un'affermazione equivalente: Dati in un piano una retta ed un punto che si trova al di fuori di essa, esiste una ed una sola retta passante per il punto e parallela alla retta data Intuitivamente la proposizione può sembrare accettabile, ma sperimentalmente non esistono mezzi per giustificarla. Il parallelismo, cioè il non incontrarsi di due rette, non si presenta ad alcuna verifica pratica per i limiti materiali che ci impone il piano su cui disegniamo. Per accettare tale postulato dovremmo prolungare le rette all'infinito ed è chiaro che nessun piano materiale può essere infinito. Il quinto postulato fu argomento di varie dispute iniziate già nell'antichità : nella prima fase, a cui appartenne Proclo, quindi in tempi relativamente vicini alla formulazione dell'assioma, i matematici cercano di ridefinirlo e riformularlo nella seconda fase, che inizia nel XVI secolo, si cerca di dimostrarlo, giungendo agli stessi risultati ottenuti nella prima fase nella terza fase ci si convince dell'impossibilità di dimostrare questo postulato e si costruiscono le prime geometrie non euclidee. Il tentativo di Saccheri Nel 1773, il matematico Saccheri, nel suo Euclides ab omni naevo vindicatus, pensò di dimostrare il V postulato a contrariis cioè partendo dalla sua negazione sperando che essa nel suo ragionamento si distrugga da sé, quindi risulti falsa e, di conseguenza, l'assioma sarà vero.
1 s
Il regolo impiegherà, per passare davanti all'osservatore, un tempo t minore di t econdo un fattore
(1
ψ = 1 / 2 2
- v /c ).
Se il tempo è minore anche la lunghezza del regolo sarà tale: (1
= v ∙ t = v ∙ t / / ψ = L
1 1 2 2 )
L = L - v /c
0 0
Una prova della dilatazione dei tempi: il decadimento dei muoni
μ, π)
I muoni, o mesoni sono particelle create dal decadimento dei pioni (mesoni e si creano nell'alta
atmosfera a migliaia di Km sul livello del mare. I muoni decadono seguendo la legge statistica della
radioattività: ∙ - t/τ
N(t) = N e
0 τ
Dove N è il numero dei muoni all'istante t = 0, N(t) è il numero dei muoni all'istante t e (tau) è la
0 8
vita media di un muone (per i muoni fermi vale circa 2μs).Supponiamo di rivelare 10 muoni ad
un'altezza di 9000 m. Sapendo che un muone tipico si muove alla velocità di 0.998 c, il tempo
impiegato dalle particelle per arrivare al livello del mare è (9000 m)/0.998 c 30μs cioè 15 volte il
∙ e
8 8 -15
valore della vita media. Ponendo N = 10 e t = 15τ si ottiene: N = 10 = 30.6.
0
Dovremmo quindi aspettarci di rivelare circa 31 muoni al livello del mare. Invece, da esperimenti
pratici, è risultato che il numero dei muoni rilevati è notevolmente maggiore. Questo perché la vita
2 2
di un muone, misurata nel sistema di riferimento della terra aumenta del fattore 1/(1 - v /c ) che
(per v = 0.998 c) vale ψ τ
= 15. Perciò per = 30μs si ha:
∙ = 3.68 ∙ 10
8 -1 7
N = 10 e
Questo dimostra che gli esperimenti pratici concordano con la teoria relativistica.
Effetto Doppler relativistico
Ricordiamo che , quando nella meccanica classica viene trattato l'effetto Doppler, ci si limita a
considerare il caso acustico. In questo ambito, il fenomeno consiste nel fatto che, esistendo un
moto relativo tra una sorgente sonora e un ricevitore del suono, la frequenza del suono ricevuto in
fase di avvicinamento relativo è diversa dalla frequenza del suono ricevuto in fase di
allontanamento. Allora risulta necessario studiare il fenomeno nei due casi:
11
sorgente in moto e osservatore fermo
sorgente ferma e osservatore in moto
Le ragioni della distinzione nei due casi sono le seguenti: (1) le onde sonore necessitano di un
mezzo materiale (aria) per la loro propagazione e (2) le proprietà del suono variano a seconda di
cosa (sorgente sonore o ricevitore) sia in movimento rispetto all'aria.
Siccome le onde luminose non necessitano, come abbiamo visto, di un mezzo materiale per la
propagazione, non si ha ragione di studiare l'effetto Doppler nei due casi, come è stato fatto per il
suono.
Effetto Doppler per la luce
Abbiamo un segnale luminoso che viene emesso a frequenza f dalla sorgente S, ed è ricevuto a
frequenza f’ dall'apparato ricevitore R, perché tra S ed R esiste moto con velocità relativa di valore
v.
Se S e R si allontanano, allora, essendo b = v/c, si ha: b)]1/2
f’ = f • [(1 - b) / (1 +
quindi f’ < f , cioè la frequenza di ricezione, inferiore a quella di emissione, è spostata verso il
rosso (redshift).
Se invece S e R si avvicinano, allora si ha: b)]1/2
f’ = f • –
[(1 + b) / (1
per cui sarà f’ > f, e quindi la frequenza di ricezione risulterà spostata verso il violetto (blueshift).
(Ricordiamo che rappresentando lo spettro delle frequenze delle onde elettromagnetiche con
frequenze crescenti da sinistra verso destra, all'estremità sinistra c'è l'infrarosso, all'estremità destra
l'ultravioletto).
Relatività generale
Da un punto di vista matematico, la relatività generale è molto più complicata di quella ristretta:
per questo ne fornirò solo una breve trattazione qualitativa.
La base della teoria generale della relatività è il principio di equivalenza:
un campo gravitazionale omogeneo è del tutto equivalente a un sistema di riferimento
uniformemente accelerato.
Ecco un esempio che chiarisce il principio di equivalenza: Se un'astronave, in assenza di campo
gravitazionale, si muove con accelerazione a, un corpo al suo interno sarà sottoposto ad una forza F
= m ∙ a nel verso opposto a quello del moto.
ferma su un pianeta, agirà una forza pari a F=m∙g. Se
Su un corpo all'interno dell'astronave
poniamo g = -a le due forze (F=ma e F=mg) saranno uguali. Dunque si può concludere che non
esiste alcun esperimento che possa distinguere un moto uniformemente accelerato dalla presenza di
un campo gravitazionale. 12
Uno degli aspetti più interessanti della relatività generale è la nuova concezione di "spazio curvo".
Secondo la teoria Einsteiniana la materia, mediante il campo gravitazionale, agisce sullo spazio
circostante alterandolo.
La relatività non si serve quindi della geometria euclidea, applicabile solamente ad uno spazio
piatto.
La luce ha la proprietà fisica di percorrere geodetiche dello spazio: per esempio un raggio di luce
che ad un osservatore sulla Terra appare
come una traiettoria rettilinea, in realtà
percorre archi di circonferenza. La luce fa
dunque capire che tipo di geometria segue lo
spazio.
Nel 1915 le ipotesi di Einstein sul campo
gravitazionale ebbero una clamorosa
conferma: in quell'anno, infatti, si osservò la
deflessione di un raggio di luce dovuta al
campo gravitazionale solare. Tale
osservazione fu resa possibile da un'eclissi
solare e portò immediatamente fama
internazionale a Einstein.
La figura affianco mostra la deflessione di un
raggio di luce dovuta al campo
gravitazionale solare. Per mettere in
evidenza il fenomeno, l'angolo di deflessione
13
è stato aumentato rispetto a quello reale
Un altro aspetto della relatività generale riguarda la variazione degli intervalli di tempo e quindi
delle frequenze della luce in un campo gravitazionale. L'energia potenziale gravitazionale tra due
masse M e m, distanti tra loro r è: U = - GMm / r
dove G è la costante di gravitazione universale e si è posta l'energia potenziale uguale a zero quando
la distanza tra le masse è infinita. L'energia potenziale riferita all'unità di massa in prossimità di una
:
massa M è chiamata potenziale gravitazionale
= - GM / r
Secondo la teoria generale della relatività, gli orologi sono più lenti nelle regioni di basso potenziale
gravitazionale (dunque in prossimità della massa). Se t è un intervallo di tempo misurato da un
1
orologio dove il potenziale gravitazionale è e t è lo stesso intervallo misurato da un orologio
1 2
dove il potenziale gravitazionale è la relatività generale prevede che la variazione relativa tra
2
questi tempi sia all'incirca: 2
(t - t ) / t = ( - ) / c
2 1 2 1
(Visto che di solito questa variazione è molto piccola non importa per quale intervallo si divida il
primo membro dell'equazione). Poiché un atomo che vibra può essere considerato come un
orologio, la frequenza di vibrazione in una regione di basso potenziale, come ad esempio in
prossimità del Sole, sarà minore di quella dello stesso atomo sulla Terra. Questo spostamento verso
frequenze più basse e quindi lunghezze d'onda maggiori, è chiamato spostamento gravitazionale
verso il rosso (gravitational red shift).
Altro fenomeno che rientra nelle previsioni della relatività è quello dei buchi neri, previsti per la
prima volta da Oppenheimer e Snyder nel 1939. Secondo la teoria generale della relatività, se la
densità di un corpo, come una stella, è abbastanza grande, l'attrazione gravitazionale sarà così
grande che, una volta all'interno di un certo raggio critico, nulla potrà sfuggire, neanche la luce e le
altre radiazioni elettromagnetiche. Nella meccanica Newtoniana, la velocità necessaria perché una
particella sfugga dal campo gravitazionale di un pianeta o di una stella si trova imponendo che
2
l'energia cinetica mv / 2 sia uguale all'energia potenziale GMm / r. La velocità di fuga che si
ottiene: f2
mv / 2 = GMm / r
f2
v = 2GM / r
(2GM
v = / r)
f
Se uguagliamo la velocità di fuga alla velocità della luce e risolviamo rispetto al raggio, otteniamo
14
il raggio critico R , chiamato raggio di Schwarzschild :
c v = c
f
c=(2GM / R )
c
2
c = 2GM / R
c
2
R = 2GM / c
c
Perché un corpo di massa uguale a quello del nostro Sole (1.99 ∙ 10 30 Kg) sia un buco nero, il suo
raggio deve essere circa 3 Km. Visto che un buco nero non emette alcuna radiazione e ci si aspetta
che il suo raggio sia piccolo, la rivelazione di tale corpo non è facile e per individuarne uno l'unica
possibilità è quella di studiare i suoi effetti sullo spazio circostante ad esso.
Cosmologia
Origini della teoria del Big Bang
Oggi sappiamo che il Sistema solare fa parte della Via Lattea la quale non è altro che una delle
moltissime galassie dell'universo (essa è anche chiamata Galassia).
Meno di un secolo fa si credeva ancora che la Via Lattea costituisse
l'intero universo. Fu soltanto a partire dagli anni '20 che l'astronomo
statunitense Edwin Hubble (1889 - 1953) scoprì che alcuni specifici
oggetti celesti erano esterni alla Via Lattea, e che certi erano
addirittura altre galassie.
Nel 1929, Hubble scoprì anche che pressoché la totalità delle
galassie sembrano allontanarsi da noi. Questo fatto diede
l'impressione che la Terra fosse il centro di un moto generale di
recessione (allontanamento di tutte le galassie da noi). Ben presto si
scoprì invece che questo moto di recessione non ha un centro: ogni
punto del cosmo può essere considerato centro di un moto di
recessione. Le scoperte di Hubble sono considerate l'origine della
cosmologia moderna. La quale non può prescindere anche dalla
rivoluzione operata nella fisica dall'avvento della relatività.
15
La constatazione che l'Universo è in espansione ha obbligato a prendere in considerazione il
problema della sua nascita: siccome le galassie si stanno allontanando l'una dall'altra a una certa
velocità, dobbiamo ammettere che andando indietro nel tempo di miliardi di anni ci fu una
situazione nella quale tutta la materia attualmente componente l'Universo era riunita in un unico
punto. Questa considerazione ha condotto alla teoria evolutiva del "Big Bang", cioè di un'enorme
esplosione iniziale che diede origine all'Universo e che ne causò l'espansione che ancora oggi
osserviamo. Secondo questa teoria, l'Universo primordiale sarebbe stato composto di materia
densissima e caldissima, concentrata in uno spazio infinitesimo. Il suo stato fisico era così estremo
che è difficile perfino da immaginare. Solo la fisica teorica è in grado di descriverlo. Esso sarebbe
quindi esploso e si sarebbe espanso, diventando sempre meno caldo e meno denso, fino ad
assumere gradatamente l'aspetto con il quale oggi lo conosciamo. Dalla legge di Hubble (che
vedremo tra poco) si deduce che l'Universo è nato 15-20 miliardi di anni fa. In realtà, la
determinazione della sua età è molto più complessa e rappresenta uno dei problemi principali che la
cosmologia moderna si trova ad affrontare. Il valore della costante di Hubble attualmente accettato
è compreso tra i 50 e i 100 Km/sec per Megaparsec (ciò significa che le galassie si muovono con
velocità che crescono di 50-100 Km/sec per ogni Megaparsec di distanza da noi).
Il primo a proporre lo scenario di un'esplosione iniziale fu il sacerdote belga G.Lemaitre (1894 -
1966) nel 1927, ma solo negli anni '40 il fisico di origine russa G.Gamow (1904 - 1968) lo affrontò
in modo quantitativo. Egli ipotizzò che i nuclei atomici più leggeri (idrogeno, elio, deuterio e litio)
si siano formati nei primi istanti di vita del cosmo. Successivamente è stato verificato che le
quantità di tali elementi presenti effettivamente nell'Universo corrispondono con quelle previste
dalla teoria, fornendo una prima conferma della sua validità. Un'altra conferma è giunta nel 1965,
quando due ricercatori dei laboratori Bell, Penzias e Wilson, mentre costruivano un rivelatore di
microonde, captarono una debole radiazione che permea tutto l'Universo, proveniente da tutte le
direzioni. Essa ha un massimo di intensità alla lunghezza d'onda di 2.6 cm e viene detta radiazione
di fondo cosmica (CMBR, Cosmic Microwave Background Radiation). Si pensa che sia il residuo
della radiazione intensissima ed altamente energetica che si produsse dopo il Big Bang, allorché