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Sintesi
Italiano: Decadentismo, D'annunzio, Superomismo

Storia: La Germania nazista

Disegno e progettazione: Le Corbusier

Inglese: The life of le Corbusier

Impianti: I vantaggi di un tetto giardino

Estimo: Il condominio
Estratto del documento

Indice

Italiano: Gabriele D’Annunzio e il Superuomo di Friedrich

 Nietzsche 3

Storia: La Germania nazista

 5

Disegno e Progettazione: Le Corbusier

 8

Inglese: The life of Le Corbusier

 11

Impianti: Verde pensile: i vantaggi di un tetto giardino

 13

Estimo: Il condominio 16

 Gabriele D’Annunzio e il Superuomo di

Friedrich Nietzsche

Il Decadentismo fu una corrente artistico-letteraria sorta in Francia e

diffusasi in Europa nell’ultimo ventennio dell’Ottocento.

Caratteristica fondamentale del Decadentismo è la negazione della

possibilità di una conoscenza razionale e univoca del reale, nei confronti del

quale ogni individuo ha una percezione del tutto particolare determinata

dalla propria esclusiva soggettività. In significativa concomitanza con

l’affermarsi della psicoanalisi, gli artisti del nuovo movimento scoprono il

subcosciente, vale a dire l’attività psichica i cui eventi – spesso soffocati e

condannati dalle norme morali e civili imposte dalla società – si svolgono al

di sotto della soglia di consapevolezza dell’individuo. La letteratura

decadentista si assume il compito di esplorare e di riportare alla luce della

coscienza questa regione dell’io remota, rifiutando regole e convenzioni,

ponendosi al di là e al di sopra del Bene e del Male comunemente intesi. In

nome dell’arte tutto diventa lecito e possibile. Gli “esteti” decadenti

attribuiscono ai valori estetici un’importanza primaria e concepiscono

l’esistenza come culto dell’arte e della bellezza, fino a far diventare la vita

stessa una suprema opera d’arte irripetibile. L’artista decadente predilige

dunque le esperienze rare, che abbiano il gusto del proibito, tali da rendere

l’esistenza assolutamente inimitabile; egli si ripiega su se stesso per

ascoltare il mistero del proprio subconscio; rifiuta i consueti schemi dello

svolgimento logico e coerente dei concetti, adotta uno stile di vita

accentuatamente provocatorio e anticonformistico, non perdendo occasione

per manifestare la sua concezione aristocratica della cultura; in

contrapposizione al vuoto che avverte intorno a sé, esalta e mitizza la

propria individualità. Ancora, ama l’esoterico e l’occulto, la commistione tra

sacro e profano: è affascinato dalla purezza della santità, ma allo stesso

tempo è irrimediabilmente attratto dal deragliamento dei sensi nelle più

inconfessabili passioni. Gabriele D’Annunzio si colloca

perfettamente nel contesto del Decadentismo

in ragione di una vita vissuta all’insegna del

“vivere inimitabile”. Per lui l'arte è attività

suprema, fortemente soggettiva ed esaltante.

Alla base del pensiero dannunziano è possibile

riscontrare tre componenti: estetismo,

panismo, superomismo.

Il Piacere è considerato la vera e propria

"bibbia" del decadentismo italiano, in cui il

protagonista incarna il simbolo della

sfrenatezza sensuale che sfocia nella lussuria,

Gabriele D’Annunzio 3

generando insoddisfazione e inappagamento dei desideri. L'esteta vive da

uomo fuori dal comune perché eccezionalmente dotato e raffinato. Nel

romanzo il poeta rivela una ricerca della bellezza come prototipo di una

donna affascinante e sfuggente, espressione di ciò che può ammaliare un

esteta. L'estetismo tende a rappresentare immagini cariche di

compiacimento estetico. La parola si carica di connotazioni provocatorie,

suggestive e la forma è preziosa e barocca.

Alcyone

Soprattutto in l'autore esprime il panismo, il cui nome deriva dal dio

Pan che tornato sulla terra, invita gli uomini a immergersi nelle cose, a

immedesimarsi in esse; le parole e le immagini si fanno evanescenti,

mentre il linguaggio è analogico ed evocativo. Una concezione decadente

della realtà consente di attribuire alla natura caratteristiche umane e

all'uomo di immergersi nella natura. Si attenua fino quasi ad annullarsi la

distinzione tra il soggetto-poeta e l'oggetto-natura. Il Trionfo della morte

La fase del superomismo si riscontra in romanzi come

Le Vergini delle rocce Il fuoco Forse

(1894) e (1895) per proseguire con e

che si forse che no (1910) i cui protagonisti (Giorgio Aurispa, Claudio

Cantelmo, Stelio Effrena e Paolo Tarsis) incarnano la figura del super-uomo

tribuno proponendolo come il modello del nuovo capo politico, il cui compito

è ricondurre "il gregge all'obbedienza". In D'Annunzio il superuomo trova la

sua perfetta identificazione con l'artista, la vita inimitabile diventa l'arte

stessa, banco di prova delle sperimentazioni delle passioni e della volubilità

dell'uomo.

Il concetto di oltreuomo (in italiano noto soprattutto con il termine

superuomo), venne introdotto dal filosofo tedesco Friedrich Nietzsche.

Convinto che l’Età contemporanea rappresenti l’inizio della fine della civiltà

occidentale, il filosofo accusa la tradizione religiosa, che è a fondamento

della cultura della sua epoca, di aver ridotto il mondo terreno a puro riflesso

della realtà trascendente e di avere ingabbiato e represso le forze più

positive dell’individuo, quelle dell’istinto e dell’irrazionalità.

Paradossalmente, però, proprio l’appiattimento a cui la società borghese

sottopone gli uomini fornisce al superuomo l’occasione di emergere dalla

massa. Egli, con la sua assoluta insofferenza per le regole morali e le

consuetudini sociali, è destinato, per Nietzsche, a divenire guida

dell’umanità nella creazione di una nuova

era storica e spirituale. D’Annunzio trova la

dottrina nicciana talmente congeniale e

affine alla propria visione del mondo e

dell’arte da farla propria. In realtà si tratta

solo di una rielaborazione di quelle teorie,

non cogliendone l’intimo significato.

Il concetto di superuomo presuppone il

concetto di “morte di Dio” a cui corrisponde

la nascita dell’ “uomo nuovo”: costui sarà in

4 Friedrich Nietzsche

grado di fare a meno di Dio e di ogni illusione metafisica. E’ una figura

ideale, capace di riconoscere i propri limiti e che, attraverso l’uso della

conoscenza e del pensiero filosofico, li trascende superando in questo modo

se stesso. Il destino dell’uomo dovrà essere perseguito attraverso l’esercizio

della volontà di potenza che condurrà l’uomo alla condizione di oltreuomo.

Quest’ultimo va inteso come il creatore di nuovi valori e non come mero

distruttore; è colui che riesce a liberarsi dai pregiudizi e dai vecchi schemi, è

uno spirito libero. Ma il concetto più importante di oltreuomo è che chiunque

può incarnarsi in esso. La realizzazione di questo uomo viene vista come

una conquista intellettuale e individuale. Esistono alcune concezioni diffuse,

ma ritenute inesatte, su questa figura: in particolare che corrisponda

all’ideale di razza pura del nazismo, oppure che sia affine ai supereroi dei

fumetti. Il mito del superuomo non aveva affascinato, infatti, solo l’ambiente

letterario, ma anche quello politico, nonostante le questioni di tale ambiente

rimangono estranee al filosofo. Egli è toccato solo da una questione messa

in gioco nel suo tempo e particolarmente in Germania: l’antisemitismo. Il

suo rifiuto energico, spesso astioso di questo movimento, che determinò la

rottura persino con l’unica sorella e le sue numerose conoscenze ebree, ci

fanno oggi apparire incomprensibile il fatto che la Germania razzista

potesse esaltare proprio Nietzsche come “suo” filosofo. E ancora più

grottesca si fa la storia quando si viene a sapere che l’archivio nietzschiano

di Weimar, temporaneamente covo ideologico di questa idea di Stato, era

stato fondato con capitali ebrei! In realtà l’oltreuomo di Nietzsche è un

ideale traguardo evolutivo della specie umana, senza particolari

connotazioni biologiche né soprannaturali. Il pensiero del filosofo mira alla

creazione di valori liberamente scelti dall’uomo e non a un potere legato

alla discriminazione razziale, che gli attribuisce la capacità di usare violenza

al di là del bene e del male.

La Germania nazista

Dopo la sconfitta militare della prima guerra

mondiale, in Germania era stata proclamata

la repubblica, che fu

detta “di Weimar”

perché in questa

città venne

trasferita la

capitale. Il nuovo

Stato si diede una

Costituzione

democratica,

Un affresco del muralista messicano Diego

Rivera dal significativo titolo Cultura nazista,

una cruda rappresentazione della violenza di

Hitler: sulla sinistra si riconosce Albert

Einstein, sulla destra il cartello che la donna ha

al collo dice “Mi sono data a un ebreo”. Il grafico mostra il costo della vita in Europa

5 all’indomani della guerra.

parlamentare e federale. Presidente fu eletto il socialdemocratico Friedrich

Ebert. La situazione politica, economica e sociale era tuttavia difficilissima e

il paese era lacerato da conflitti e disordini. Nazionalisti e militari

contestavano le durissime condizioni dei

trattati di pace; altissimo era il numero dei

disoccupati, perché l’industria non riusciva a

riprendersi. I socialisti rivoluzionari e i

comunisti tentarono più volte di ribellarsi, ma

le rivolte furono schiacciate dall’esercito e dai

loro capi. Il valore della moneta tedesca, il

marco, crollò. L’inflazione fece salire alle

stelle il costo dei beni di prima necessità: una

pagnotta, che nel 1915 costava un marco, nel

1923 si vendeva a circa 2 milioni di marchi.

Per fare la spesa giornaliera, una famiglia

tedesca spendeva in quegli anni da 2 a 3

miliardi di marchi. I moderati e i piccoli

borghesi, rovinati dall’inflazione e spaventati

dai disordini e dai tentativi di rivoluzionari, si orientarono verso il

nazionalismo e i partiti di destra. In questo clima di grandi incertezze e di

forti tensioni sociali, nel 1925 venne eletto presidente della repubblica il

maresciallo Hindenburg, sostenuto dagli ambienti militaristi e nazionalisti,

fautori di un governo autoritario che restituisse al paese la grandezza e le

ambizioni del suo recente passato. Nel 1920, uno sconosciuto

uomo politico di origine austriaca, Adolf Hitler, aveva fondato il Partito

Nazionalsocialista dei lavoratori (poi divenuto, nel linguaggio comune,

Partito nazista). I punti più importanti di questo partito, ispirato a idee

nazionaliste e razziste, erano:

1 – in politica estera, la modifica del trattato di Versailles e la creazione di

un grande Stato tedesco;

2 – in politica interna, la discriminazione razziale contro ebrei e immigrati e

le riforme sociali a favore della piccola borghesia e dei lavoratori.

Nel 1923 Hitler aveva organizzato una rivolta a Monaco, ma era stato

arrestato e imprigionato. In carcere aveva scritto un libro, Mein Kampf (“La

mia battaglia”), in cui esponeva la sua dottrina.

Il nazismo sosteneva la superiorità dei popoli nordici (ariani), e in particolare

dei tedeschi. La Germania aveva il compito di stabilire tale superiorità e di

combattere chi vi si opponeva. E, su quest’ultimo argomento, Hitler

affermava che erano gli ebrei a ostacolare la vittoria della razza tedesca su

tutte le altre. Tale dottrina si basava su un concetto insensato: addirittura,

dal punto di vista scientifico, non ha senso l’idea stessa che esistano

differenti razze umane: quel che distingue gli individui provenienti dai vari

luoghi della Terra sono solo caratteristiche fisiche, che nei millenni si sono

sviluppate in modo diverso a seconda degli ambienti in cui gli uomini,

generazione dopo generazione, hanno vissuto. Ma queste tipicità esteriori

6

non hanno, comunque, niente a che vedere con l’intelligenza in generale,

con le capacità e le qualità di ciascun individuo. In realtà, dietro le folli

assurdità del nazismo, si nascondeva solo la volontà di rivincita di un paese

sconfitto. La spinta decisiva verso l’affermazione del nazismo venne dalla

grande crisi economica che nel 1929 colpì gli Stati Uniti e poi tutto

l’Occidente. In Germania il numero dei disoccupati crebbe ulteriormente, le

condizioni di vita peggiorarono e si diffuse il malcontento. Nelle elezioni del

1930, il partito di Hitler ottenne 107 seggi in parlamento. Nel frattempo le

squadre armate naziste moltiplicarono le violenze contro gli avversari

politici. Hitler, che nel gennaio del 1933 era stato nominato cancelliere (cioè

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