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Arte: Arte futurista, Manifesto dell'architettura futurista, la città futurista
Spagnolo: Pedro Salinas, "Far West"
IL CONCETTO DI AVANGUARDIA
“Avanguardia” è nel linguaggio militare, un reparto che precede il grosso
dell’esercito, per proteggerlo da attacchi di sorpresa. Nell’Ottocento la parola
acquistò anche un significato politico, designando quei gruppi estremisti che
predicavano la lotta per liberare gli oppressi. Il termine “avanguardie” fu poi
esteso (1864) del poeta Charles Baudelaire, con senso ironico, agli artisti
più rivoluzionari del suo tempo.
Agli inizi del Novecento il termine indica scrittori e artisti assai polemici verso
tradizione, regole, forme e contenuti abituali delle opere d’arte. Si battevano
per un linguaggio più istintivo e diretto, rigettando l’idea borghese dell’opera
d’arte come prodotto da vendere e consumare. Si disinteressavano del
“bello” e del “buono” , anzi, cercavano di provocare disgusto e
scandalo. Il desiderio di un’assoluta originalità espressiva portò le
avanguardie a un’idea di arte “totale”, capace di fondere tutti i generi e tutti
gli stili. Il suo scopo non era più dire qualcosa di comprensibile, ma
sperimentare un modo diverso di vivere e creare.
LE AVANGUARDIE STORICHE DEL PRIMO
NOVECENTO
Le avanguardie del primo Novecento (le cosiddette avanguardie storiche)
sorgono nell’ambito del decadentismo, come gruppi di contestazione ancor
più radicale (rispetto alle novità di simbolismo ed estetismo) dell’arte e della
cultura tradizionali.
In alcuni casi l’elaborazione delle singole avanguardie interessa tutte le arti
(pittura, letteratura, musica teatro): è il caso di Futurismo, Surrealismo,
Espressionismo. Alla loro base c’è infatti una visione complessiva, una
filosofia del mondo, che da vita poi a modi e linguaggi diversi di
sperimentazione.
Altri movimenti d’avanguardia si sono limitati invece ad un solo ambito: il
Fauvismo e il Cubismo riguardano per esempio la sola pittura, l’Acmeismo
russo la poesia; la Scuola Dodecafonica (dei compositori Schönberg e
Webern) la sola musica.
Comune a tutte queste avanguardie è il lavoro collettivo, per gruppi, spesso
in senso omogeneo; ciò implica il focalizzarsi di uomini e tendenze in alcuni
centri, (Parigi, Vienna, Zurigo, Monaco, San Pietroburgo, Berlino, Milano) le
capitali europee dell’avanguardia. Alle origini di ogni movimento c’è di solito
un piccolo gruppo o anche un solo intellettuale che promuove un manifesto,
in cui viene delineato il programma attorno al quale si coagulano altri artisti.
Ogni avanguardia, inoltre gestisce una o più riviste, su cui viene
approfondito il programma teorico e sono pubblicate alcune opere esemplari.
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Si verifica però anche il caso di alcuni grandi autori, come Joyce o Kafka, che
rimangono isolati, non collegati a un gruppo esistente, tuttavia le loro
proposte risultano così nuove e importanti da potersi senz’altro definire
scrittori d’avanguardia.
IL FUTURISMO
IL futurismo fu l’unico movimento d’avanguardia nato in Italia a ottenere
diffusione internazionale. Al futurismo si collegano inoltre altre
avanguardia artistiche , come il vorticismo inglese e i movimenti, sviluppatisi
in Russia, del Raggismo, del Suprematismo e del Costruttivismo.
Il futurismo nacque nel 1909 con il manifesto di Filippo Tommaso Marinetti
(1876-1944) pubblicato sul quotidiano parigino Le Figaro; a quel primo
manifesto fecero seguito molti altri manifesti, scritti per lo più da Marinetti
anche se firmati da altri intellettuali, che coprirono il ventaglio di quasi tutte
le arti. Marinetti fu soprattutto un validissimo organizzatore culturale, capace
di aggregare e motivare gruppi di intellettuali in tutte Europa, mediante
lettere ai giornali, provocatorie serate e conferenze
La poetica futurista si basava sull’accettazione entusiastica del futuro e
del nuovo, i temi della modernità trovarono incarnazione nell’automobile,
nell’aeroplano, nella velocità, nell’elettricità, nelle fabbriche. Le opere
futuriste utilizzavano i canoni di dinamicità, simultaneità, disordine
formale e celebravano temi di lotta e aggressione. Gli slogan più conosciuti
sono “l’immaginazione senza fili” (la fantasia libera cioè di associare
qualsiasi contenuto) e le “parole in libertà”, al di fuori di ogni schema, così
da esprimere gli istinti nella maniera più
diretta.
Gli esiti migliori il futurismo italiano li diede
nell’ambito della pittura, grazie all’apporto di
artisti come Giacomo Balla, Umberto Boccioni,
Carlo Carrà. In letteratura, accanto alle opere di
Marinetti e di altri poeti futuristi, va ricordato
l’apporto della rivista “Lacerba” che Giovanni
Papini e Ardengo Soffici aprirono nel 1913 ai
futuristi milanesi. Al futurismo si collega inoltre
la carriera giovanile di scrittori come Corrado
Govoni e Aldo Palazzeschi.
In generale il futurismo non produsse
capolavori, ma molte idee che stanno alla
base di tutte le sperimentazione dell’arte novecentesca.
IL MANIFESTO DEL FUTURISMO
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1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e
alla temerità.
2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della
nostra poesia.
3. La letteratura esaltò, fino ad oggi, l’immobilità pensosa, l’estasi e il
sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile,
il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una
bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo
cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito
esplosivo...un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più
bella della Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale
attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per
aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia
un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere
concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a
prostrarsi davanti all’uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!...Perché dovremmo
guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte
dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già
nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il
militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore del liberatori, le belle idee
per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie
d’ogni specie, e combattere contro il
moralismo, il femminismo e contro ogni viltà
opportunistica e utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal
lavoro, dal piacere o dalla sommossa:
canteremo le marce multicolori e polifoniche
delle rivoluzioni nelle capitali moderne;
canteremo il vibrante fervore notturno degli
arsenali e dei cantieri, incendiati da violente
lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici
di serpi che fumano; le officine appese alle
nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti
simili a ginnasti giganti che fiutano
l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto,
che scalpitano sulle rotaie, come enormi
cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo
scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce
al vento come una bandiera e sembra
applaudire come una folla entusiasta. E’
dall’Italia che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza
travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO
perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di
professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari. Già per troppo
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tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli
innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.
Filippo Tommaso Marinetti
Le Figaro, 20 febbraio 1909
In quella definibile come seconda fase del Futurismo, dal 1912 al 1915, il
movimento è segnato da una serie di manifesti che pongono l’accento sul
rivoluzionamento delle tecniche espressive e sulla proposta di un nuovo tipo
d’uomo, del tutto meccanizzato. La svolta nella letteratura avviene col
“Manifesto tecnico della letteratura futurista” del 1912.
MANIFESTO TECNICO DELLA LETTERATURA
FUTURISTA
1. Bisogna distruggere la sintassi, disponendo i sostantivi a caso,
come nascono.
2. Si deve usare il verbo all'infinito, perché si adatti elasticamente al
sostantivo e non lo sottoponga all'io dello scrittore che osserva o immagina.
Il verbo all'infinito può, solo, dare il senso della continuità della vita e
l'elasticità dell'intuizione che la percepisce.
3. Si deve abolire l'aggettivo perché il sostantivo nudo conservi il suo
colore essenziale. L'aggettivo avendo in sé un carattere di sfumatura, è
incompatibile con la nostra visione dinamica, poiché suppone una sosta, una
meditazione.
4. Si deve abolire l'avverbio, vecchia fibbia che tiene unite l'una
all'altra le parole. L'avverbio conserva alla frase una fastidiosa unità di tono.
5. Ogni sostantivo deve avere il suo doppio, cioè il sostantivo deve
essere seguìto, senza congiunzione, dal sostantivo a cui è legato per
analogia. Esempio: uomo-torpediniera, donna-golfo, folla-risacca, piazza-
imbuto, porta-rubinetto.
6. Abolire anche la punteggiatura. Essendo soppressi gli aggettivi, gli
avverbi e le congiunzioni, la punteggiatura è naturalmente annullata, nella
continuità varia di uno stile vivo, che si crea da sé, senza le soste assurde
delle virgole e dei punti. Per accentuare certi movimenti e indicare le loro
direzioni, s'impiegheranno i segni della matematica: +--x: = > <, e i segni
musicali.
7. Gli scrittori si sono abbandonati finora all'analogia immediata. Hanno
paragonato per esempio l'animale all'uomo o ad un altro animale, il che
equivale ancora, press'a poco, a una specie di fotografia. Hanno paragonato
per esempio un fox-terrier a un piccolissimo puro-sangue. Altri, più avanzati,
potrebbero paragonare quello stesso fox-terrier trepidante, a una piccola
macchina Morse. Io lo paragono, invece, a un'acqua ribollente. V'è in ciò una
gradazione di analogie sempre più vaste, vi sono dei rapporti sempre più
profondi e solidi, quantunque lontanissimi. […]
8. Non vi sono categorie d'immagini, nobili o grossolane, eleganti o
volgari, eccentriche o naturali. L'intuizione che le percepisce non ha né
preferenze né partiti-presi. Lo stile analogico è dunque padrone assoluto di
tutta la materia e della sua intensa vita.
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9. Per dare i movimenti successivi d'un oggetto bisogna dare la catena
delle analogie che esso evoca, ognuna condensata, raccolta in una parola
essenziale. […]
10. Siccome ogni specie di ordine è fatalmente un prodotto
dell'intelligenza cauta e guardinga, bisogna orchestrare le immagini
disponendole secondo un maximum di disordine.
11. Distruggere nella letteratura
l'«io», cioè tutta la psicologia.
L'uomo completamente avariato dalla
biblioteca e dal museo, sottoposto a una
logica e ad una saggezza spaventose,
non offre assolutamente più interesse
alcuno. Dunque, dobbiamo abolirlo nella
letteratura, e sostituirlo finalmente colla
materia, di cui si deve afferrare
l'essenza a colpi d'intuizione, la qual
cosa non potranno mai fare i fisici né i
chimici. […] Filippo Tommaso Marinetti,
11 maggio 1912
Manifesto tecnico della letteratura futurista
Con il , Marinetti enunciò i
principi fondamentali della poetica futurista e i punti cardine della poesia
futurista: l'abolizione della sintassi, vista come una gabbia che impedisce
la piena adesione della letteratura alla realtà, e come il grado zero dal quale
partire per creare la nuova letteratura futurista, e la disposizione a caso
dei sostantivi; il verbo all'infinito, per dare il senso della durata e della
continuità della vita, evitando l'individualità dell'azione; l'abolizione
dell'aggettivo e dell'avverbio, inutili ornamenti che limitano la visione