Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 19
Futurismo, Marinetti e i poeti spagnoli - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 1 Futurismo, Marinetti e i poeti spagnoli - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 19.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Futurismo, Marinetti e i poeti spagnoli - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 19.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Futurismo, Marinetti e i poeti spagnoli - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 19.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Futurismo, Marinetti e i poeti spagnoli - Tesina per Istituto Tecnico Commerciale Pag. 16
1 su 19
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi
Italiano: Manifesto del Futurismo e Manifesto tecnico della letteratura futurista di Filippo Tommaso Marinetti

Arte: Arte futurista, Manifesto dell'architettura futurista, la città futurista

Spagnolo: Pedro Salinas, "Far West"
Estratto del documento

IL CONCETTO DI AVANGUARDIA

“Avanguardia” è nel linguaggio militare, un reparto che precede il grosso

dell’esercito, per proteggerlo da attacchi di sorpresa. Nell’Ottocento la parola

acquistò anche un significato politico, designando quei gruppi estremisti che

predicavano la lotta per liberare gli oppressi. Il termine “avanguardie” fu poi

esteso (1864) del poeta Charles Baudelaire, con senso ironico, agli artisti

più rivoluzionari del suo tempo.

Agli inizi del Novecento il termine indica scrittori e artisti assai polemici verso

tradizione, regole, forme e contenuti abituali delle opere d’arte. Si battevano

per un linguaggio più istintivo e diretto, rigettando l’idea borghese dell’opera

d’arte come prodotto da vendere e consumare. Si disinteressavano del

“bello” e del “buono” , anzi, cercavano di provocare disgusto e

scandalo. Il desiderio di un’assoluta originalità espressiva portò le

avanguardie a un’idea di arte “totale”, capace di fondere tutti i generi e tutti

gli stili. Il suo scopo non era più dire qualcosa di comprensibile, ma

sperimentare un modo diverso di vivere e creare.

LE AVANGUARDIE STORICHE DEL PRIMO

NOVECENTO

Le avanguardie del primo Novecento (le cosiddette avanguardie storiche)

sorgono nell’ambito del decadentismo, come gruppi di contestazione ancor

più radicale (rispetto alle novità di simbolismo ed estetismo) dell’arte e della

cultura tradizionali.

In alcuni casi l’elaborazione delle singole avanguardie interessa tutte le arti

(pittura, letteratura, musica teatro): è il caso di Futurismo, Surrealismo,

Espressionismo. Alla loro base c’è infatti una visione complessiva, una

filosofia del mondo, che da vita poi a modi e linguaggi diversi di

sperimentazione.

Altri movimenti d’avanguardia si sono limitati invece ad un solo ambito: il

Fauvismo e il Cubismo riguardano per esempio la sola pittura, l’Acmeismo

russo la poesia; la Scuola Dodecafonica (dei compositori Schönberg e

Webern) la sola musica.

Comune a tutte queste avanguardie è il lavoro collettivo, per gruppi, spesso

in senso omogeneo; ciò implica il focalizzarsi di uomini e tendenze in alcuni

centri, (Parigi, Vienna, Zurigo, Monaco, San Pietroburgo, Berlino, Milano) le

capitali europee dell’avanguardia. Alle origini di ogni movimento c’è di solito

un piccolo gruppo o anche un solo intellettuale che promuove un manifesto,

in cui viene delineato il programma attorno al quale si coagulano altri artisti.

Ogni avanguardia, inoltre gestisce una o più riviste, su cui viene

approfondito il programma teorico e sono pubblicate alcune opere esemplari.

5

Si verifica però anche il caso di alcuni grandi autori, come Joyce o Kafka, che

rimangono isolati, non collegati a un gruppo esistente, tuttavia le loro

proposte risultano così nuove e importanti da potersi senz’altro definire

scrittori d’avanguardia.

IL FUTURISMO

IL futurismo fu l’unico movimento d’avanguardia nato in Italia a ottenere

diffusione internazionale. Al futurismo si collegano inoltre altre

avanguardia artistiche , come il vorticismo inglese e i movimenti, sviluppatisi

in Russia, del Raggismo, del Suprematismo e del Costruttivismo.

Il futurismo nacque nel 1909 con il manifesto di Filippo Tommaso Marinetti

(1876-1944) pubblicato sul quotidiano parigino Le Figaro; a quel primo

manifesto fecero seguito molti altri manifesti, scritti per lo più da Marinetti

anche se firmati da altri intellettuali, che coprirono il ventaglio di quasi tutte

le arti. Marinetti fu soprattutto un validissimo organizzatore culturale, capace

di aggregare e motivare gruppi di intellettuali in tutte Europa, mediante

lettere ai giornali, provocatorie serate e conferenze

La poetica futurista si basava sull’accettazione entusiastica del futuro e

del nuovo, i temi della modernità trovarono incarnazione nell’automobile,

nell’aeroplano, nella velocità, nell’elettricità, nelle fabbriche. Le opere

futuriste utilizzavano i canoni di dinamicità, simultaneità, disordine

formale e celebravano temi di lotta e aggressione. Gli slogan più conosciuti

sono “l’immaginazione senza fili” (la fantasia libera cioè di associare

qualsiasi contenuto) e le “parole in libertà”, al di fuori di ogni schema, così

da esprimere gli istinti nella maniera più

diretta.

Gli esiti migliori il futurismo italiano li diede

nell’ambito della pittura, grazie all’apporto di

artisti come Giacomo Balla, Umberto Boccioni,

Carlo Carrà. In letteratura, accanto alle opere di

Marinetti e di altri poeti futuristi, va ricordato

l’apporto della rivista “Lacerba” che Giovanni

Papini e Ardengo Soffici aprirono nel 1913 ai

futuristi milanesi. Al futurismo si collega inoltre

la carriera giovanile di scrittori come Corrado

Govoni e Aldo Palazzeschi.

In generale il futurismo non produsse

capolavori, ma molte idee che stanno alla

base di tutte le sperimentazione dell’arte novecentesca.

IL MANIFESTO DEL FUTURISMO

6

1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e

alla temerità.

2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della

nostra poesia.

3. La letteratura esaltò, fino ad oggi, l’immobilità pensosa, l’estasi e il

sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile,

il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.

4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una

bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo

cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito

esplosivo...un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più

bella della Vittoria di Samotracia.

5. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale

attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.

6. Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per

aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.

7. Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia

un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere

concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a

prostrarsi davanti all’uomo.

8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!...Perché dovremmo

guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte

dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già

nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.

9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il

militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore del liberatori, le belle idee

per cui si muore e il disprezzo della donna.

10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie

d’ogni specie, e combattere contro il

moralismo, il femminismo e contro ogni viltà

opportunistica e utilitaria.

11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal

lavoro, dal piacere o dalla sommossa:

canteremo le marce multicolori e polifoniche

delle rivoluzioni nelle capitali moderne;

canteremo il vibrante fervore notturno degli

arsenali e dei cantieri, incendiati da violente

lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici

di serpi che fumano; le officine appese alle

nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti

simili a ginnasti giganti che fiutano

l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto,

che scalpitano sulle rotaie, come enormi

cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo

scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce

al vento come una bandiera e sembra

applaudire come una folla entusiasta. E’

dall’Italia che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza

travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO

perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di

professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari. Già per troppo

7

tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli

innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.

Filippo Tommaso Marinetti

Le Figaro, 20 febbraio 1909

In quella definibile come seconda fase del Futurismo, dal 1912 al 1915, il

movimento è segnato da una serie di manifesti che pongono l’accento sul

rivoluzionamento delle tecniche espressive e sulla proposta di un nuovo tipo

d’uomo, del tutto meccanizzato. La svolta nella letteratura avviene col

“Manifesto tecnico della letteratura futurista” del 1912.

MANIFESTO TECNICO DELLA LETTERATURA

FUTURISTA

1. Bisogna distruggere la sintassi, disponendo i sostantivi a caso,

come nascono.

2. Si deve usare il verbo all'infinito, perché si adatti elasticamente al

sostantivo e non lo sottoponga all'io dello scrittore che osserva o immagina.

Il verbo all'infinito può, solo, dare il senso della continuità della vita e

l'elasticità dell'intuizione che la percepisce.

3. Si deve abolire l'aggettivo perché il sostantivo nudo conservi il suo

colore essenziale. L'aggettivo avendo in sé un carattere di sfumatura, è

incompatibile con la nostra visione dinamica, poiché suppone una sosta, una

meditazione.

4. Si deve abolire l'avverbio, vecchia fibbia che tiene unite l'una

all'altra le parole. L'avverbio conserva alla frase una fastidiosa unità di tono.

5. Ogni sostantivo deve avere il suo doppio, cioè il sostantivo deve

essere seguìto, senza congiunzione, dal sostantivo a cui è legato per

analogia. Esempio: uomo-torpediniera, donna-golfo, folla-risacca, piazza-

imbuto, porta-rubinetto.

6. Abolire anche la punteggiatura. Essendo soppressi gli aggettivi, gli

avverbi e le congiunzioni, la punteggiatura è naturalmente annullata, nella

continuità varia di uno stile vivo, che si crea da sé, senza le soste assurde

delle virgole e dei punti. Per accentuare certi movimenti e indicare le loro

direzioni, s'impiegheranno i segni della matematica: +--x: = > <, e i segni

musicali.

7. Gli scrittori si sono abbandonati finora all'analogia immediata. Hanno

paragonato per esempio l'animale all'uomo o ad un altro animale, il che

equivale ancora, press'a poco, a una specie di fotografia. Hanno paragonato

per esempio un fox-terrier a un piccolissimo puro-sangue. Altri, più avanzati,

potrebbero paragonare quello stesso fox-terrier trepidante, a una piccola

macchina Morse. Io lo paragono, invece, a un'acqua ribollente. V'è in ciò una

gradazione di analogie sempre più vaste, vi sono dei rapporti sempre più

profondi e solidi, quantunque lontanissimi. […]

8. Non vi sono categorie d'immagini, nobili o grossolane, eleganti o

volgari, eccentriche o naturali. L'intuizione che le percepisce non ha né

preferenze né partiti-presi. Lo stile analogico è dunque padrone assoluto di

tutta la materia e della sua intensa vita.

8

9. Per dare i movimenti successivi d'un oggetto bisogna dare la catena

delle analogie che esso evoca, ognuna condensata, raccolta in una parola

essenziale. […]

10. Siccome ogni specie di ordine è fatalmente un prodotto

dell'intelligenza cauta e guardinga, bisogna orchestrare le immagini

disponendole secondo un maximum di disordine.

11. Distruggere nella letteratura

l'«io», cioè tutta la psicologia.

L'uomo completamente avariato dalla

biblioteca e dal museo, sottoposto a una

logica e ad una saggezza spaventose,

non offre assolutamente più interesse

alcuno. Dunque, dobbiamo abolirlo nella

letteratura, e sostituirlo finalmente colla

materia, di cui si deve afferrare

l'essenza a colpi d'intuizione, la qual

cosa non potranno mai fare i fisici né i

chimici. […] Filippo Tommaso Marinetti,

11 maggio 1912

Manifesto tecnico della letteratura futurista

Con il , Marinetti enunciò i

principi fondamentali della poetica futurista e i punti cardine della poesia

futurista: l'abolizione della sintassi, vista come una gabbia che impedisce

la piena adesione della letteratura alla realtà, e come il grado zero dal quale

partire per creare la nuova letteratura futurista, e la disposizione a caso

dei sostantivi; il verbo all'infinito, per dare il senso della durata e della

continuità della vita, evitando l'individualità dell'azione; l'abolizione

dell'aggettivo e dell'avverbio, inutili ornamenti che limitano la visione

Dettagli
Publisher
19 pagine
52 download