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Questa tesina di maturità prende in analisi la forza della parola. La tesina permette inoltre di effettuare i seguenti collegamenti interdisciplinari: in Italiano le banalità del male e la critica del nazismo di Hannah Arendt sul New Yorker, in Storia la Guerra fredda, la figura del papa Giovanni Paolo II, in Italiano il Novecento, secolo della carta stampata: da “La Voce” agli “Scritti Corsari” di Pier Paolo Pasolini, in Filosofia la “scena del giardino” in S.Agostino, in Pedagogia le dieci parole della Pedagogia, lo Statuto degli studenti e delle studentesse e il patto di corresponsabilità, in Musica Philiph Larkin, the critic for Jazz on The Daily Telegraph and expression of feelings of youth people in ’60, Simon & Gartfunkel “The Sound of silence”, in Storia dell'arte la Manifestazione futurista di Carrà e la ricerca cubista di Picasso e Braque, in Matematica i teoremi e in Biologia i recettori sensoriali del sistema nervoso autonomo.
Italiano: Le banalità del male e la critica del nazismo di Hannah Arendt sul New Yorker; il Novecento, secolo della carta stampata: da “La Voce” agli “Scritti Corsari” di Pier Paolo Pasolini .
Storia: La Guerra fredda e la figura del papa Giovanni Paolo II.
Filosofia: La “scena del giardino” in S.Agostino.
Pedagogia: Le dieci parole della Pedagogia, lo Statuto degli studenti e delle studentesse e il patto di corresponsabilità.
Musica: Philiph Larkin, the critic for Jazz on The Daily Telegraph and expression of feelings of youth people in ’60, Simon & Gartfunkel “The Sound of silence”.
Storia dell'arte: La Manifestazione futurista di Carrà e la ricerca cubista di Picasso e Braque.
Matematica: I teoremi.
Biologia: I recettori sensoriali del sistema nervoso autonomo.
una politica di distensione. La distensione non poté evitare, però, momenti di crisi acuta tra le due potenze.
Dopo la morte di Stalin, l’URSS continuò a soffocare ogni tentativo dei paesi satelliti di sottrarsi al suo
controllo. Nel 1968 i carri armati sovietici penetrarono in Cecoslovacchia per stroncare la cosiddetta
“Primavera di Praga”, cioè il tentativo del partito comunista di rinnovare l’assetto sociale, concedendo ampia
libertà di parola, di stampa e di iniziativa economica (entro certi limiti). Nel 1980 in Polonia i lavoratori
diedero vita ad agitazioni guidate da Solidarnosc un sindacato indipendente dalle organizzazioni comuniste e
sostenuto dalla Chiesa cattolica che godeva del particolare prestigio nel paese, soprattutto dopo che
l’arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtila viene eletto papa col nome di Giovanni Paolo II.
(RELIGIONE) Le parole che abbattono i muri
Ventisette anni di pontificato che hanno segnato la Chiesa e il mondo
Il Pontefice che abbatté il Muro
Nato a Wadovice in Polonia, il 18 maggio 1920 Karol Jozef Wojtyla, perde a
nove anni la madre e tre anni dopo il fratello maggiore. Conseguita la
maturità, nell'estate del 1938 si trasferisce con il padre a Cracovia per
frequentare la Facoltà di Filosofia dell'Università Jagiellonica. Scoppia la
Seconda Guerra Mondiale e la Polonia viene spartita tra Germania e Urss in
virtù del protocollo segreto del patto Molotov-Von Ribentropp. In questo
periodo Wojtyla conosce un sarto che lo introduce agli scritti di Giovanni
della Croce e Teresa d'Avila. Il primo novembre 1940 è impiegato come
operaio nelle cave di pietra a Zakròwek, vicino Cracovia. Evita così la
deportazione e i lavori forzati nel Terzo Reich. Il 18 febbraio 1941 muore il
padre. L'anno seguente comincia a frequentare i corsi clandestini della
facoltà di Teologia come seminarista dell'Arcidiocesi di Cracovia. Quando la situazione si fa più difficile, è
costretto a nascondersi nel Palazzo dell'Arcivescovado fino al 18 gennaio 1945 quando l'Armata Rossa libera
Cracovia dai nazisti. Il primo novembre 1946 è ordinato sacerdote. Due settimane dopo parte per Roma per
proseguire gli studi. Rientra in Polonia nel luglio 1948. Nel 1958 viene consacrato Vescovo e promosso poi
Arcivescovo di Cracovia nel 1964. Tra il 1962 e il 1964 partecipa alle quattro sessioni del Concilio Vaticano
II. Nel 1967 riceve la porpora cardinalizia. Il 16 ottobre 1978 è eletto Papa, il primo non italiano dopo oltre
400 anni. Sceglierà il nome di Giovanni Paolo II. Wojtyla viene dall'esperienza di oltre trent'anni di vita
vissuta in un regime comunista, e la lotta al comunismo, come pure al materialismo capitalista, sarà la
costante di tutta la prima parte del suo pontificato. Nel 1979 compie il suo primo viaggio in Polonia. Dal 2 al
10 giugno l'intero Paese è in mobilitazione: la presenza di Giovanni Paolo II raduna folle che il regime, in
più di trent'anni di dominio, non ha mai conosciuto. Wojtyla incontra tra gli altri anche gli operai della città
di Nowa Huta, e con loro parla del valore dell'uomo, che non può essere «considerato un semplice mezzo di
produzione»: parole che accelerano la nascita di Solidarnosc, che vedrà ufficialmente la luce a Danzica alla
fine di agosto del 1980. Da quel momento l'Unione Sovietica lo percepisce chiaramente come una minaccia
tanto da scatenare una risposta armata: il 13 maggio 1981 Ali Agca un turco legato ai servizi segreti bulgari
fedelissimi di Mosca tenta di ucciderlo sparandogli in Piazza San Pietro. Wojtyla viene ferito gravemente ma
si salva. Più tardi svelando il celebre terzo segreto di Fatima rivelerà che il messaggio affidato alle bambine
portoghesi si riferiva proprio all'attentato da lui subito.
Anche grazie al ruolo svolto dalla Chiesa cattolica in Polonia incitata dal Pontefice, si apriranno le prime
crepe nel muro dei regimi comunisti che culmineranno nella caduta del muro di Berlino 1989 e nella fine
dell'Urss (1991). Ma la fine dei regimi comunisti nei Paesi dell'Est coincide con una nuova fase nell'azione
«politica» di Giovanni Paolo II che si indirizza d'ora in poi in una serrata critica dei limiti dell'Occidente
capitalista e un avvicinamento alle ragioni del terzomondismo. Una critica resa tanto più efficace dalla sua
attività di viaggiatore instancabile (oltre 230 viaggi nel corso del suo pontificato che ne fanno il Papa che ha
viaggiato più di chiunque alto nella storia) che lo porteranno pressoché in tutto il mondo a predicare
direttamente ai fedeli che in Cile come in Corea del sud accorreranno a milioni. «Cristo non ci ha detto
"Sedete in Vaticano", ma ci ha detto: "Andate in tutto il mondo"» sottolineò nel 1984 Giovanni Paolo II ai
vescovi italiani. Che nel 1995 in un suo discorso spiegò «Con questi viaggi attraverso il mondo ho capito che
se si vuole essere un Papa moderno, aggiornato, non si può non viaggiare, nel modo contemporaneo del
viaggiare che è l'aereo». La critica al mondo materialista dell'Occidente e ai suoi valori si accompagna una
costante autocritica anche della passata storia della Chiesa accompagnata da concreti gesti di riconciliazione.
Come quello compiuto il 13 aprile 1986 con l'ingresso, primo Papa nella storia, in una sinagoga a Roma. Da
quel momento parte il riavvicinamento tra Vaticano ed Israele che porta all'istituzione di relazioni
diplomatiche formali tra i due Stati e, nel 1998, a un'esplicita condanna dell'Olocausto in una lettera che
accompagna il documento «Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah».
Ma Wojtyla chiederà perdono a nome della Chiesa anche per tutti i crimini commessi da essa nella sua storia,
dal caso Galileo, alle crociate, all'Inquisizione. Un richiesta di perdono a cui si accompagnerà una costante
ricerca di dialogo tra e con le diverse confessioni religiose come testimonieranno le giornate di preghiera
organizzate ad Assisi con gli esponenti di tutte le religioni mondiali. E come negli ultimi anni del suo
pontificato dimostrerà anche l'impegno a riavvicinare cristiani e musulmani divisi dall'esplodere del
terrorismo islamico e dalle guerre in Afghanistan e in Iraq. Un capitolo a parte meritano le sue encicliche ben
14, su cui spicca soprattutto Fides e ratio (15 ottobre 1998). Fede e ragione sono per Giovanni paolo II «le
ali con cui lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità». Alla filosofia moderna viene
riconosciuto il merito enorme di aver incentrato la propria attenzione sull'essere umano. Non c'è più motivo,
secondo Wojtyla, che fede e ragione siano in competizione tra loro. L'una è nell'altra e l'uomo ha bisogno di
entrambe. Ma la conoscenza ottenuta attraverso la ragione ha valore soltanto se inserita nel più ampio
orizzonte della fede.
<<…oggi invece succede il contrario, viviamo in un regime democratico, però quella acculturazione ,
quella omologazione che non sono riusciti assolutamente ad ottenere, il potere di oggi, che è il potere della
civiltà dei consumi , è riuscita ad ottenere perfettamente distruggendo le varie realtà particolari, togliendo
realtà ai vari modi di essere uomini che l’Italia ha prodotto in modo storicamente molto differenziato. E
allora, questa acculturazione sta distruggendo le realtà d’Italia e allora vi posso dire senz’altro che il vero
fascismo è questo potere della società dei consumi che sta distruggendo l’Italia e questa cosa è avvenuta
talmente rapidamente che noi non ce ne siamo nemmeno resi conto. Negli ultimi, 5 , 6, 7, 10 anni …è stato
una specie di incubo in cui abbiamo visto l’Italia intorno a noi distruggersi, apparire, sparire e adesso
risvegliandoci da quest’incubo e guardandoci intorno ci accorgiamo che non c’è più nulla da fare…>>
PIER PAOLO PASOLINI
) Le parole che informano
( LETT. ITALIANA
Pier Paolo Pasolini
(Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975) è stato
un poeta, giornalista, regista, sceneggiatore e scrittore italiano.
È considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo.
Dotato di un'eccezionale versatilità culturale, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi
come poeta, romanziere, drammaturgo, linguista, giornalista e cineasta.
Attento osservatore della trasformazione della società dal dopoguerra sino alla metà degli anni settanta,
suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle
abitudini borghesi e della nascente società dei consumi italiana, ma anche nei confronti del Sessantotto e dei
suoi protagonisti.
Nasce nel 1922 a Bologna, da madre friulana e da padre ravennate, ufficiale di carriera che sarà accusato dal
figlio di “conformismo”. Legato affettivamente al paese materno, in Friuli, scrive e pubblica la sua prima
opera poetica “Poesie a Casarsa” in dialetto friulano. Nella cittadina di Casarsa si nasconde anche nel 1943
per sfuggire all’arruolamento nelle truppe della Repubblica Sociale fascista. Nel 1945, conclusasi la Seconda
Guerra Mondiale, il giovane si laurea in Lettere e inizia a dedicarsi all’insegnamento. Negli anni 1943-1949,
il giovane Pasolini compone le poesie che pubblicherà solo nel 1958 con il titolo “L’usignolo della Chiesa
cattolica”. Temi fondamentali sono la tormentata religiosità, il conflitto tra ansia e purezza e desiderio di
trasgressione, la scoperta della propria omosessualità ora vissuta come colpa, ora rivendicata con orgoglio.
L’ultima sezione della raccolta, intitolata “La scoperta di Marx” segna una svolta nel pensiero del giovane.
Dal punto di vista poetico, Pier Paolo Pasolini, dell’esperienza ermetica, apprezza la libertà e la cura
stilistica, ma ne critica il rifiuto della storia; del Neorealismo approva l’impegno civile e politico, ma ne
sottolinea, come limite principale, la trascuratezza formale e linguistica. La strada sperimentale cui si dedica
Pasolini consiste, perciò, sia in poesia che in prosa, nello sviluppare l’ispirazione tematica del Neorealismo
con un’accuratezza formale di stampo ermetico. Negli anni ’60, intensa è la produzione cinematografica di
Pasolini, decisamente innovativa: tra i temi emergono la trasfigurazione mitologica del complesso di rivalità
tra il figlio maschio e il padre individuato da Sigmund Freud in “Edipo re”.
Negli ultimi anni nel valutare la sua figura di artista, bisogna pur sottolineare la versatilità e l’attività
incessante, la creatività eccezionale di Pasolini aveva intensificato gli interventi polemici e saggistici, alcuni
dei quali sono raccolti in “Empirismo eretico” (1972) e in “Scritti corsari”(1975); Pasolini è stato tra i
maggiori suscitatori di scandalo intellettuale. Questi scritti polemici erano destinati a suscitare reazioni o
critiche violente anche perché riflettevano in modo trasparente le personali tragedie di Pasolini e l’affidarsi
indifeso agli occhi e alla bocca di tutti poteva apparire anche impudicizia e provocazione al martirio.
All’alba del 2 novembre 1975, Pasolini viene ucciso in uno spiazzo sabbioso vicino a Fiumicino. La scena
del delitto, le probabili circostanze della morte, la furia esercitata sul corpo: tutto ha contribuito a rendere la
fine di Pasolini ovvia e incredibile al tempo stesso, come potrebbe esserlo un suicidio. Le certezze di Pasolini
sulla cieca banalità violenta che si vedeva crescere intorno hanno preso corpo tanto rapidamente da sembrare
al più un presagio di un destino disegnato in parte da lui stesso. Certo è che il silenzio prematuro di una
simile voce, di un’intelligenza così agguerrita e affilata, di uno spirito così attento ad ogni cosa umana, è una
grande tragedia della cultura italiana di questi anni incerti e sconvolti.
Gli interventi di “Scritti corsari”, in realtà, sono assai meno occasionali di quanto appaia. Proprio per questo
non si tratta di una semplice raccolta di articoli pubblicati tra il ’72 e il ’75 da Pasolini su vari giornali, ma un
vero e proprio libro, singolarmente unitario, attorno ad alcuni temo cui lo scrittore, come sempre, non aveva