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Sintesi
Italiano- Il Piacere di Gabriele D'Annunzio
Filosofia - La visione dell'amore in Freud-Schopenhawer-Niezsche
Storia- Amor Patrio 2° Guerra Mondiale
Inglese- The picture of Dorian Gray di Oscar Wilde
Storia dell'Arte- "Il Bacio" la passione oltre il limite umano di Klimt
- Amore e Psiche di Canova
Scienze - Il pianeta dell'amore Venere
Divina Commedia- Il Paradiso, Cielo di venere Canto VIII Spiriti Amanti " Carlo Martello"
Fisica - Il Magnetismo
Matematica- Attrazione Funzione-Asintoto
Estratto del documento

STORIA DELL’ARTE 1:

“Amore e Psiche”

Canova

Il linguaggio delle immagini. Amore nell’arte figurativa.

Amore e Psiche è un gruppo scultoreo realizzato da Antonio Canova nel 1788

(e terminata nel 1793), esposta al Museo del Louvre a Parigi. Ne esiste una

seconda versione (1796-1800), sempre esposta al Louvre, in cui la coppia è

stante e una terza (1800-1803) conservata all'Ermitage di San Pietroburgo in

cui i due personaggi sono raffigurati in

piedi. Delle tre versione, la prima,

cronologicamente parlando, è la più

famosa e acclamata dalla critica.

L'opera rispetta i canoni dell'estetica

winckelmanniana, infatti le figure sono

rappresentate nell'atto subito precedente

al bacio, un momento carico di tensione

ma privo dello sconvolgimento emotivo

che l'atto stesso del baciarsi

provocherebbe nello spettatore. La

scultura è realizzata in marmo bianco,

levigato e finemente tornito,

senso della

sperimentando con successo il

carne, che Canova mirava a ottenere nelle

proprie opere. La monocromia, in

contrasto alla drammaticità e al pittoricismo barocco, è un canone del

neoclassicismo che Canova riprende per menomare la carica espressiva.

Amore e Psiche

L'opera del 1788 è un capolavoro nella ricerca d'equilibrio. Le

due figure sono disposte diagonalmente e divergenti fra loro. Questa

disposizione piramidale dei due corpi è bilanciata da una speculare forma

triangolare costituita dalle ali aperte di Amore. Le braccia di Psiche invece

incorniciano il punto focale, aprendosi a mo' di cerchio attorno ai volti.

All'interno del cerchio si sviluppa una forte tensione emotiva in cui il desiderio

senza fine di Eros è ormai vicino allo sprigionamento.

La scena, tratta dalla leggenda di Apuleio, appartiene alle allegorie mitologiche

della produzione del Canova e per queste radici si accomuna al gruppo di

Apollo e Dafne, del Bernini, benché si differenzi dalle intenzioni di quest'ultimo

(che desiderava suscitare stupore e meraviglia), allorché in Amore e Psiche si

percepisce la tensione verso la perfezione classica.

ITALIANO: D’ANNUNZIO

Amando definire «inimitabile» la sua vita, Gabriele

D'Annunzio costruisce intorno a sé il mito di una vita come

un'opera d'arte.

abriele D'Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863 da famiglia

borghese, che vive grazie alla ricca eredità dello zio Antonio D'Annunzio.

Compie gli studi liceali nel collegio Cicognini di Prato, distinguendosi sia

per la sua condotta indisciplinata che per il suo accanimento nello studio unito

ad una forte smania di primeggiare. Già negli anni di collegio, con la sua prima

Primo vere,

raccolta poetica pubblicata a spese del padre, ottiene un precoce

successo, in seguito al quale inizia a collaborare ai giornali letterari dell'epoca.

Nel 1881, iscrittosi alla facoltà di Lettere, si trasferisce a Roma, dove, senza

portare a termine gli studi universitari, conduce una vita sontuosa, ricca di

amori e avventure. In breve tempo, collaborando a diversi periodici, sfruttando

il mercato librario e giornalistico e orchestrando intorno alle sue opere

spettacolari iniziative pubblicitarie, il giovane D'Annunzio diviene figura di

primo piano della vita culturale e mondana romana.

Canto novo Terra vergine

Dopo il successo di e di (1882), nel 1883 hanno

grande risonanza la fuga e il matrimonio con la duchessina Maria Hardouin di

Gallese, unione da cui nasceranno tre figli, ma che, a causa dei suoi continui

l'Intermezzo di rime

tradimenti, durerà solo fino al 1890. Compone i versi ('83),

la cui «inverecondia» scatena un'accesa polemica; mentre nel 1886 esce la

Isaotta Guttadàuro ed altre poesie, L'Isottèo La

raccolta poi divisa in due parti e

Chimera (1890). Il piacere

Ricco di risvolti autobiografici è il suo primo romanzo (1889), che si

colloca al vertice di questa mondana ed estetizzante giovinezza romana. Nel

1891 assediato dai creditori si allontana da Roma e si trasferisce insieme

all'amico pittore Francesco Paolo Michetti a Napoli, dove, collaborando ai

giornali locali trascorre due anni di «splendida miseria». La principessa Maria

Gravina Cruyllas abbandona il marito e va a vivere con il poeta, dal quale ha

una figlia. Alla fine del 1893 D'Annunzio è costretto a lasciare, a causa delle

difficoltà economiche, anche Napoli.

Ritorna, con la Gravina e la figlioletta, in Abruzzo, ospite ancora del Michetti.

Le elegie romane Il poema

Nel 1894 pubblica, dopo le raccolte poetiche ('92) e

paradisiaco Giovanni Episcopo L'innocente

('93) e dopo i romanzi ('91) e ('92), il

Il trionfo della morte.

suo nuovo romanzo I suoi testi inoltre cominciano a

circolare anche fuori dall'Italia.

La vergine delle rocce,

Nel 1895 esce il romanzo in cui si affaccia la teoria del

superuomo e che dominerà tutta la sua produzione successiva. Inizia una

relazione con l'attrice Eleonora Duse, descritta successivamente nel romanzo

Il Fuoco Sogno d'un

«veneziano» (1900); e avvia una fitta produzione teatrale:

mattino di primavera Sogno d'un tramonto d'autunno, La città morta

('97),

La Gioconda Francesca da Rimini La figlia di Jorio

('98), ('99), (1901), (1903).

Nel '97 viene eletto deputato, ma nel 1900, opponendosi al ministero Pelloux,

abbandona la destra e si unisce all'estrema sinistra (in seguito non verrà più

rieletto). Nel '98 mette fine al suo legame con la Gravina, da cui ha avuto un

altro figlio. Si stabilisce a Settignano, nei pressi di Firenze, nella villa detta La

Capponcina, dove vive lussuosamente prima assieme alla Duse, poi con il suo

Le novelle della Pescara

nuovo amore Alessandra di Rudinì. Intanto escono

Laudi: Maia, Elettra, Alcyone

(1902) e i primi tre libri delle (1903).

Il 1906 è l'anno dell'amore per la contessa Giuseppina Mancini. Nel 1910

Forse che sì, forse che no,

pubblica il romanzo e per sfuggire ai creditori,

convinto dalla nuova amante Nathalie de Goloubeff, si rifugia in Francia.

Vive allora tra Parigi e una villa nelle Lande, ad Arcachon, partecipando alla vita

belle époque

mondana della internazionale. Compone opere in francese; al

Le faville del maglio;

«Corriere della Sera» fa pervenire le prose scrive la

La Parisina,

tragedia lirica musicata da Mascagni, e anche sceneggiature

Cabiria

cinematografiche, come quella per il film (1914). Laudi

Nel 1912, a celebrazione della guerra in Libia, esce il quarto libro delle

(Merope. Asterope,

il quinto, sarà completato nel 1918 e i restanti due,

sebbene annunciati, non usciranno mai). Nel 1915, nell'imminenza dello

scoppio della prima guerra mondiale, torna in Italia. Riacquista un ruolo di

primo piano, tenendo accesi discorsi interventistici e, traducendo nella realtà il

mito letterario di una vita inimitabile, partecipa a varie e ardite imprese

belliche, ampiamente autocelebrate. Durante un incidente aereo viene ferito ad

Notturno,

un occhio. A Venezia, costretto a una lunga convalescenza, scrive il

edito nel 1921.

Nonostante la perdita dell'occhio destro, diviene eroe nazionale partecipando a

celebri imprese, quali la beffa di Buccari e il volo nel cielo di Vienna. Alla fine

della guerra, conducendo una violenta battaglia per l'annessione all'Italia

dell'Istria e della Dalmazia, alla testa di un gruppo di legionari nel 1919 marcia

su Fiume e occupa la città, instaurandovi una singolare repubblica, la Reggenza

italiana del Carnaro, che il governo Giolitti farà cadere nel 1920. Negli anni

dell'avvento del Fascismo, nutrendo una certa diffidenza verso Mussolini e il

suo partito, si ritira, celebrato come eroe nazionale, presso Gardone, sul lago di

Garda, nella villa di Cargnacco, trasformato poi nel museo-mausoleo del

Vittoriale degli Italiani. Qui, pressoché in solitudine, nonostante gli onori

tributatigli dal regime, raccogliendo le reliquie della sua gloriosa vita, il vecchio

esteta trascorre una malinconica vecchiaia sino alla morte avvenuta il primo

marzo 1938.

Il Piacere

Il piacere è un romanzo di Gabriele d'Annunzio, scritto nel 1888 a Francavilla

al Mare e pubblicato nel 1889 dall'edizione Treves.

Le ultime lettere di Jacopo Ortis

Così come un secolo prima di Ugo Foscolo

Il piacere

aveva diffuso in Italia la corrente e la sensibilità romantica, e il suo

protagonista Andrea Sperelli introducono nella cultura italiana di fine Ottocento

la tendenza decadente e l'Estetismo. "risuonò nella letteratura

Come affermò Benedetto Croce, con d'Annunzio

italiana una nota, fino ad allora estranea, sensualistica, ferina, decadente", in

contrapposizione al naturalismo ed al positivismo che in quegli anni

sembravano aver ormai conquistato la letteratura italiana, con la pubblicazione

Mastro Don Gesualdo

del di Giovanni Verga.

Per uscire dai canoni del naturalismo, d'Annunzio inaugura un tipo di prosa

psicologica, che avrà in seguito un grande successo e gli permetterà di

indagare gli errori e le contrarietà della vita

Elementi biografici D'Annunzio Il piacere

compose tra il

luglio del 1888 e il gennaio del 1889, a

Francavilla al Mare, dove era ospite del

pittore Francesco Paolo Michetti. Il poeta

era in quegli anni collaboratore fisso del

giornale la «Tribuna» di Roma, da cui

dipendeva sul piano economico dalla

fine del 1884, dopo la fuga d'amore e il

matrimonio riparatore con la contessina

Maria Gallese.

Uno dei risultati più impressionanti della

sua apparizione nel mondo letterario,

Il piacere

che aveva reso travolgente, fu

la creazione di un vero e proprio

"pubblico dannunziano" condizionato

non tanto dai contenuti quanto dalla

forma divistica, un vero e proprio "star

system", che lo scrittore costruì attorno

alla propria immagine. Egli inventò uno

stile immaginoso e appariscente di vita

da "grande divo", con cui nutrì il bisogno

di sogni, di misteri, di "vivere un'altra vita", di oggetti e comportamenti-culto

che stava connotando in Italia la nuova cultura di massa.

I modelli letterari di riferimento

Parigi fu, negli anni della Terza repubblica fino allo scoppio della prima guerra

mondiale, la capitale culturale d'Europa, la città in cui vennero elaborati i

modelli, gli atteggiamenti, i programmi dei principali movimenti culturali, il

luogo di attrazione di tutti gli artisti e scrittori europei. D'Annunzio utilizzò il suo

impiego giornalistico alla "Tribuna" di Roma per esplorare e assimilare i modelli

della nuova letteratura elaborati in quella formidabile fucina di pensiero. La

sede parigina del giornale gli procurava le riviste della capitale francese,

attraverso cui lo scrittore attrezzò la struttura percettiva, ideologica e

costruttiva del romanzo a cui stava lavorando. Alle sue letture precedenti, che

comprendevano Charles Baudelaire, Théophile Gautier, l'estetica preraffaellita

elaborata dai critici del giornale "Cronaca bizantina", e Goethe, si aggiunsero

dunque quelle provenenti dalla nuova fonte di ispirazione francese. Quando fu

a Parigi scrisse numerose opere in francese e "Canzoni della festa d'oltremare"

per festeggiare la conquista della Libia.

Il ruolo dell’arte

Il Piacere

Valore assoluto de è l’arte, che è un programma estetico ed un

modello di vita, a cui Andrea Sperelli subordina tutto il resto, giungendo alla

dandy,

corruzione fisica e morale (è il tipico formatosi nell’alta cultura e votato

all’edonismo). È, insomma, la realizzazione di un’elevazione sociale e di quel

“bisogna fare la propria

processo psicologico che affina i sensi e le sensazioni:

vita come si fa un’opera d’arte […]. La superiorità vera è tutta qui. […]. La

volontà aveva ceduto lo scettro agli istinti; il senso estetico aveva sostituito il

senso morale. Codesto senso estetico […] gli manteneva nello spirito un certo

equilibrio. […] Gli uomini che vivono nella Bellezza, […] che conservano

sempre, anche nelle peggiori depravazioni, una specie di ordine. La concezion

della Bellezza è l’asse del loro essere interiore, intorno a cui tutte le loro

passioni ruotano”. Dopo la convalescenza, successiva alla ferita procuratasi a

causa del duello con Giannetto Rutolo, Andrea scopre che l’unico amore

“l’amante fedele, sempre giovine mortale; eccola

possibile è quello dell’arte,

fonte della gioia pura, vietata alle moltitudini, concessa agli eletti; ecco il

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