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Follia:mistero oltre la ragione, tesina



Italiano: GABRIELE D’ANNUNZIO
Vita
Poetica Dell’Autore
Il Piacere
Le Vergini Delle Rocce

Storia: LE GUERRE MONDIALI
La Guerra Di Trincea
La Seconda Guerra Mondiale
Profilo Storico: Adolf Hitler
Profilo Storico: Eva Braun

Filosofia: FRIEDRICH NIETZSCHE
Vita
Ispiratore Del Mito Del Superuomo
Così Parlò Zarathustra: Un Libro Per Tutto E Per Nessuno

Latino: PUBLIO CORNELIO TACITO
Vita
Ritratto Di Nerone

Inglese: LEWIS CARROLL
Life
Alice’s Adventures In Wonderland

Francese: LE SYMBOLISME

Spagnolo: MIGUEL DE UNAMUNO
Vida
Niebla

Arte: SALVADOR DALI’
Vita
Diritto Alla Pazzia
L’Artista All’opera
Analisi Dell’Opera: “La Persistenza Della Memoria”

Fisica: LA GUERRA DELLE CORRENTI
Thomas Alva Edison
Nikola Tesla
La Legge Di Coulomb

Matematica: I LIMITI
Limite finito di una funzione in un punto
Forme indeterminate

Scienze: IL SISTEMA NERVOSO
Il Neurone
Il Sistema Nervoso Centrale E Periferico

Diritto: IL PARLAMENTO ITALIANO

Educazione Fisica: DIFFERENZE TRA ANORESSIA E BULIMIA
Anoressia Nervosa
Bulimia Nervosa
Estratto del documento

GABRIELE D’ANNUNZIO

“Riaccendere l'amore è come riaccendere una sigaretta: il tabacco s'invelenisce;

l'amore anche.” Da "Il piacere"

G. D'Annunzio

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Vita

Gabriele D’Annunzio nasce nel 1863 a Pescara in una

famiglia borghese e agiata, che lo ricoprì di attenzioni,

anche per la sua precocità intellettuale.

Compie ottimi studi liceali e, ancora collegiale, pubblica

la prima raccoltine poetica,”Primo vere”, che suscita

grande interesse.

Dal 1881 si trasferisce a Roma, iscrivendosi alla facoltà

di lettere. Ma la vita brillante della capitale distoglie

l’ambizioso provinciale dagli studi regolari: fecondo

poeta e prosatore, frequentatore dell’alta società, D’Annunzio non prenderà mai la laurea.

Nel 1883 sposa la principessa Maria Hardouin di Gallese, da cui avrà tre figli.

Tra il 1884 e il 1888 è cronista mondano: ciò costituisce per lui un utile esercizio stilistico su

situazioni eleganti e frivole, poi sviluppate nel primo e fortunato romanzo: “Il piacere”.

E’ ormai affermatissimo come scrittore.

Un nuovo legame con la contessa Maria Gravina, gli dà altri due figli, tra cui la prediletta

Renata , che D’Annunzio soprannomina gentilmente “la Sirenetta”.

Nasce l’amore intenso e tumultuoso con la grande attrice teatrale Eleonora Duse.

Nel 1897 è eletto deputato per l’estrema destra, ma nel marzo 1900, dopo la repressione

del governo Pelloux seguita ai tumulti popolari milanesi, passa clamorosamente a sinistra.

Dal 1898 si stabilisce con la Duse in Toscana. In questo periodo nascono alcune tra le sue

opere maggiori, in prosa (il romanzo Il fuoco) e in poesia (il ciclo delle Laudi).

Nel 1915 rientra in Italia ed è tra i più fervidi interventisti. Dopo l’entrata in guerra

dell’Italia, nonostante sia più che cinquantenne, prende servizio al fronte, mosso

dall’ambizione di svolgere in ogni circostanza il ruolo del superuomo.

S’impegna poi in molte azioni di guerra rischiose, tra cui l’occupazione di Fiume.

Conclusa l’avventura di Fiume si sposta in una villa di Gardone Riviera. Qui resta sino alla

morte. Viene nominato nel 1924 dal re, su proposta di Mussolini, principe di Montenevoso.

La villa viene ingrandita e via via trasformata in una casa-museo. E’ il fastoso “Vittoriale

degli Italiani”, che D’Annunzio donerà allo Stato. Muore il 1° marzo 1938, stroncato da

un’emorragia cerebrale. Poetica dell’Autore

La poetica dannunziana è l’espressione più appariscente del Decadentismo italiano. Dei

poeti «decadenti» europei, D’Annunzio accoglie modi, forme, immagini, con una capacità

assimilatrice notevolissima; quasi sempre, però, senza approfondirli, ma usandoli come

elementi della sua arte fastosa e portata a un’ampia gamma di sperimentazioni. Per

quest’ultimo aspetto lo si può avvicinare al Pascoli, anch’egli impegnato in una ricerca di

nuove tematiche linguistiche.

Anche per D’Annunzio fu importante l’incontro col Simbolismo europeo, soprattutto

francese, a cominciare dal Poema paradisiaco (1893; ma le liriche sono frutto d’un

triennio), dove s’avverte la ricerca della parola suggestiva, dell’analogia simbolistica, l’ansia

d’una poesia che evochi li «mistero» attraverso raffinate atmosfere sentimentali e di

sensibilità e oggetti ridotti a emblemi d’una realtà più profonda: il non dicibile delle cose e

dell’animo, aperto soltanto all’intuizione, al presentimento, alla ricerca d’una rifondazione

poetica della realtà.

Del D’Annunzio in particolare si può dire che egli aderì soprattutto alla tendenza

irrazionalistica e al misticismo estetico, fondevoli con la propria ispirazione naturalistica e

sensuale, ben evidente nelle sue prime raccolte poetiche e non mai rinnegata, che

potremmo schematicamente definire così:

a) rigetto della ragione come strumento primario di conoscenza e fondazione di valori

spirituali;

b) abbandono delle suggestioni del senso e dell’istinto come mezzo per porsi in diretto

contatto - inteso come unica conoscenza possibile - con le forze primigenie della natura-

vita.

Nasce di qui quello che fu detto il panismo di molta poesia dannunziana: per un verso un

dissolversi dell’io, un suo farsi forma, colore, suono, un immergersi totale nelle cose, dietro

la suggestione dei sensi e dell’istinto; per un altro verso, una nuova creazione della realtà

in una luce di bellezza, coincidente con l’impeto inesausto della vita, con il moltiplicarsi

costante delle forme davanti alla vigile «attenzione» del poeta. La poesia diviene così per

D’Annunzio scoperta dell’armonia del mondo; il poeta a suo avviso continua e completa

l’opera della natura.

E` questo, in sostanza, il nucleo primario dell’ispirazione dannunziana, evidente

soprattutto nella poesia, da Primo vere alle ultime raccolte; spesso sommerso dall’enfasi,

quando il poeta complica il suo naturalismo istintivo col desiderio di dire cose mai dette o

di rivelare una sensibilità d’eccezione o di esaltare un proprio dominio creativo sulle cose.

Abbiamo allora i falsi miti del barbarico, del primitivo, dell’erotismo, del proprio io, nelle

due direzioni dell’estetismo o del superumanismo. Comunque ad entrambe è l’esaltazione

di quella che il poeta chiamò la sua «quadriglia imperiale» cioè l’unione di voluttà e istinto,

orgoglio e volontà.

Estetismo e superumanismo rappresentano, in sostanza, due aspetti concomitanti e

complementari dell’ispirazione sensuale. Con questo aggettivo alludiamo non tanto al

contenuto erotico di molte opere dannunziane, ma all’accettazione della vitalità pura e

istintiva come norma suprema, con piena negazione della razionalità e della storia.

Opere

“Il Piacere”

Il romanzo racconta la vicenda umana di un giovane intellettuale, Andrea Sperelli.

Ricco aristocratico, intenditore di cose d'arte ed egli stesso poeta ed incisore, Andrea

giunge a Roma nell'ottobre 1884.

Arrivato a Roma,rimane attratto dal fascino della grande tradizione barocca della città e,

una sera di Novembre, a una cena, conosce la contessa Elena Muti, una giovane vedova.

I due in breve si innamorano e vivono un'intensa relazione che dura fino al marzo 1885,

quando Elena, inaspettatamente, annuncia ad Andrea la sua intenzione di porre fine alla

relazione e, senza un motivo apparente, lo lascia e parte da Roma.

Il giovane reagisce al brutto colpo ricevuto, dandosi ad una vita depravata, passando di

donna in donna, alla ricerca di un particolare che rievocasse Elena in ognuna di esse.

Nel maggio, cercando di sedurre Donna Ippolita Albonico entra in conflitto con Giannetto

Rutolo, che lo sfida a duello e lo ferisce gravemente.

Durante la convalescenza nella villa della cugina Francesca D'Ateleta, Andrea conosce

Maria Ferres, in vacanza con la figlioletta Delfina e, affascinato dalla bellezza spirituale

della donna ben presto se ne innamora.

Anche Maria ricambia l'amore di Andrea, ma tutti i suoi tentativi di resistergli risultano

inutili.

Alla fine di ottobre Maria lascia la villa e poco dopo parte anche Andrea.

Di ritorno a Roma, il giovane si lascia riprendere dalla corruzione dell'ambiente e si

abbandona ancora una volta ai piaceri della vita mondana.

Sempre a Roma, il 30 dicembre, Andrea rincontra Elena, tornata dall'Inghilterra e ormai

sposata con un nobile inglese che non ama ma che è molto ricco.

Egli vorrebbe riprendere la relazione con la donna, che non ha mai smesso d'amare, ma

ella lo respinge.

Andrea si propone di riconquistare la donna, ma nel frattempo giunge a Roma anche

Maria, ed egli sentendosi attratto da ambedue decide di farle sue entrambe.

Elena non cede, quindi Andrea decide di dedicarsi soltanto a Maria, con la quale riesce

finalmente ad instaurare un'intensa relazione.

L'uomo, però, non riesce a dimenticare Elena e alla fine, proprio quando Maria avrebbe più

bisogno di Andrea, perché il marito è stato coinvolto in uno scandalo, egli in un momento

di smarrimento, distrutto dal fatto che Elena avesse un nuovo amante, la chiama con il

nome dell'altra.

Maria, sconvolta, scappa via senza dire una parola e lo lascia per sempre.

“Vergini Delle Rocce”

Il romanzo prende il titolo dal paesaggio di pietre e acqua di un celebre dipinto di Leonardo

da Vinci conservato al Louvre di Parigi: si tratta di una raffinata citazione, bene intonata

con il clima estetizzante della rivista Il Convito sulla quale il romanzo dannunziano uscì a

puntate tra il 1894 e 1895.

Come indica il titolo leonardesco, il romanzo si presenta come paesaggio tutto interiore,

dove la contemplazione prevale nettamente sul racconto. Il protagonista Claudio Cantelmo

abbandona Roma, disgustato dalla corsa alle speculazioni edilizie, e si rifugia nei

possedimenti di un'antica famiglia aristocratica, ancora di fede borbonica.

Qui cerca una donna adatta al suo rango, con la quale generare un figlio (il futuro re di

Roma) capace di salvare l'Italia dalla presente bassezza. S'imbatte in tre vergini, Massimilla,

Anatolia, e Violante, le sorelle della famiglia Capece Montaga. La loro bellezza, ormai quasi

sfiorita, incarna il mito della decadenza; ma la loro virtù è compromessa da un oscuro

destino familiare, di follia e decadenza, per cui alla fine si riveleranno inadatte al compito.

La struttura narrativa è assai fragile: il racconto non conosce una vera successione di giorni

e stagioni; ogni vicenda resta sospesa in un presente indefinito, e all'assenza di un tempo

corrisponde la fissità dello spazio narrativo. Dall'altra parte l'interesse dell'autore non è

calamitato dall'intreccio p dai personaggi, questi elementi servono solo quale cassa di

risonanza per le idee del protagonista, convinto assertore e incarnazione del superuomo

nietzschiano. LE GUERRE MONDIALI

“Occhio per occhio... e il mondo diventa cieco.” Gandhi

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La Guerra Di Trincea

Il periodo che precedette il primo conflitto mondiale fu caratterizzato da un periodo

relativamente stabile e

pacifico, che degenerò a

partire dal 1914: il

mondo intero fu

letteralmente sconvolto

in proporzioni fino allora

ancora sconosciute.

Sono molte le ragioni per

cui la Prima Guerra

Mondiale, conosciuta

anche con il nome di

“Grande Guerra&rdquo

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