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“Gli uomini sono così necessariamente pazzi che sarebbe essere pazzo, con un'altra forma di follia, il non esserlo”. (Blaise Pascal). Con questa frase la tesina mira a descrivere il tema della follia. La follia costituisce materia veramente affascinante da studiare perché ammette tutto ciò che la condizione umana ci offre in termini di commedia, tragedia, profondità di pensiero e irriverenza e quindi reca con sé intuizioni delle quali non vorremmo fare a meno. Folle, non è solo colui che è privo di senno, che manca quindi di qualcosa rispetto alle altre persone, ritenute conformi alla norma. Anzi, ritengo che il folle possegga in certe situazioni qualcosa di più e non qualcosa di meno rispetto agli altri esseri umani: egli “vede” ben oltre le costrizioni che limitano l’esperienza comune. Sono fermamente convinto che la follia cammini accanto a ognuno di noi come un “invisibile doppio”: onnipresente, talvolta angoscioso, ma incredibilmente potente.
Attraverso questa tesina di maturità, realizzato senza la pretesa di analizzare la componente biologica alla base del disturbo mentale (competenza che aspiro ad acquisire negli anni successivi al termine del liceo) ne tantomeno allo scopo di “atteggiarmi” a psicologo, ho voluto approfondire ed esprimere il mio interesse proprio verso la potenza creativa, originale, interpretativa e al contempo distruttiva e autodistruttiva della follia. Distruzione e creazione costituiscono i due poli, complementari e opposti, anche in base al contesto circostante, di questo stato ambivalente della mente. Follia può essere genio, ma anche crimine. La follia è accanto ai singoli uomini, ma si rivela anche compagna inseparabile della storia umana.
Con il termine “follia” si suole indicare uno stato di alienazione mentale determinato dall’abbandono di ogni possibile criterio di giudizio. Il “folle” è colui che nell’accezione classica del vocabolo si qualifica per mancanza di senno, per l’incapacità di riconoscere lo “status deontologico” assegnato ai comportamenti umani: il folle non distingue i comportamenti “buoni” o giusti, da quelli “cattivi” o sbagliati. Trovandomi in accordo con una più moderna interpretazione della follia, credo che questo disturbo psichico sia fortemente influenzato dal momento storico, dalla cultura e dalle convenzioni entro le quali può emergere, quindi è possibile considerare folle qualcosa o qualcuno che prima era “normale” e viceversa. La follia, dunque, non si manifesta unicamente come violazione delle norme sociali con la possibilità di diventare un pericolo per se stessi e per gli altri. Per questo motivo credo sia più corretto identificare la follia come una mancanza di adattamento che il “malato” mostra nei confronti dell’ambiente. In ragione di ciò nella professione medica il termine è ora evitato, in favore di diagnosi più specifiche di malattie mentali. La branca della medicina che studia le malattie mentali è la psichiatria. La psicopatologia, una branca della psicologia che studia i disturbi delle funzioni psichiche, si occupa di queste in termini generali.
Nella storia si annoverano alcune personalità la cui “follia” o interpretazione di questa, ha profondamento segnato il rispettivo campo di competenza e in alcuni casi, modificato l’assetto o il pensiero del mondo intero. Tra questi discuterò circa la figura di Luigi Pirandello, Publio Cornelio Tacito con la sua riflessione sul “folle” principato neroniano, Friedrich Nietzsche, Adolf Hitler, Vincent Van Gogh e Samuel Beckett, maggiore interprete del teatro dell’assurdo. La tesina quindi ha come obiettivo quello di descrivere la figura del folle.
Italiano- Pirandello, "Uno, nessuno e centomila".
Latino- Tacito, "Annales"; le follie e le megalomanie di Nerone.
Filosofia- Friedrich Nietzsche.
Storia- Hitler e il trionfo della follia nel regime nazista.
Inglese- Samuel Beckett, the Theater of the Absurd.
Storia dell'arte- Vincent Van Gogh.
Fisica- I circuiti elettrici.
Matematica- Le derivate
Scienze- Le stelle
di Luigi Pirandello, Publio Cornelio Tacito con la sua riflessione sul “folle” principato
neroniano, Friedrich Nietzsche, Adolf Hitler, Vincent Van Gogh e Samuel Beckett,
maggiore interprete del teatro dell’assurdo.
-PIRANDELLO. La follia è il grande tema che percorre tutta l'opera pirandelliana. La
follia è in Pirandello lo strumento di contestazione per eccellenza delle forme fasulle
della vita sociale, l'arma che fa esplodere convenzioni e rituali, riducendoli all'assurdo
e rivelandone l'incoscienza. Nella concezione vitalistica della realtà, alla base del
pensiero pirandelliano, il folle è colui che vive veramente e si libera delle tante forme
impostegli dalle società: il folle non ha “maschere”.
-TACITO. Lo stile dello storico latino Publio Cornelio Tacito è inimitabile: con la sua
prosa che anziché mirare ad effetti retorici tende a diventare scabra ed essenziale, ci
tramanda nei libri XIII-XVI degli "Annales”, un quadro storico e psicologico del
principato neroniano e dello stesso Imperatore, tra i meglio riusciti della storiografia
antica. Anche Svetonio traccia un ritratto del giovane sovrano, ma la sua biografia
neroniana, con tante “notiziole” che non di rado acquistano il sapore del pettegolezzo,
dà un’immagine un po’ burattinesca del personaggio. Attorno a Nerone, invece, Tacito
costruisce (o ricostruisce) una storia di sopraffazioni e arbìtri. Ne emerge la figura
sinistra di un giovane tiranno cresciuto in un ambiente di sordide rivalità, dove la
libidine del potere è l’elemento imperante nella vita del Palazzo e dove naufraga
definitivamente la gloria del principato di Augusto e il prestigio della casa Giulio-
Claudia.
-NIETZSCHE. Tra i massimi filosofi di ogni tempo, Nietzsche ebbe un'influenza
controversa ma indiscutibile sul pensiero filosofico, letterario e politico del Novecento.
Nel 1888, con già molte pubblicazioni alle spalle, Nietzsche si trasferì a Torino, città
che apprezzò particolarmente. Durante il soggiorno torinese, nel 1889 avvenne infine
il famoso crollo mentale di Nietzsche: è datata 3 Gennaio 1889 la prima crisi di follia in
pubblico (a piazza Carignano). La natura della sua follia rimane ancora parzialmente
un mistero, data la plausibilità di tutte le ipotesi. Nei frammenti teorizzava
l'autodistruzione della reputazione tramite una follia volontaria come una forma di
ascesi superiore. Come molti hanno ipotizzato, la causa del collasso nervoso fu forse
l'enorme tensione, insopportabile per la sua mente, dovuta allo sforzo creativo e
filosofico svolto negli anni precedenti, come accenna egli stesso in un famoso
aforisma:
« Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un
mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare
dentro di te. »
-HITLER . Adolf Hitler è stato un politico austriaco naturalizzato tedesco, Cancelliere
del Reich dal 1933 e dittatore, col titolo di Führer, della Germania dal 1934 al 1945. Fu
il capo del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, noto con il nome
abbreviato di Partito Nazista. Nonostante l'opposizione del Partito Nazista nei confronti
dell'omosessualità e la persecuzione degli omosessuali messa in atto dai nazisti stessi,
alcuni storici hanno ipotizzato che lo stesso Hitler fosse omosessuale o bisessuale.
Alcuni hanno sostenuto che fosse asessuale, mentre altri respingono tali affermazioni
e ritengono che fosse eterosessuale. Si crede che abbia avuto sei amanti donne, due
delle quali si suicidarono, mentre altre due tentarono il suicidio. Hitler sarebbe stato
affetto da coprofilia. Uno degli oppositori di Hitler, Otto Strasser, ha affermato che il
dittatore nazista costrinse la nipote Geli Raubal a urinare e defecare su di lui. Secondo
gli studiosi, queste pratiche e in generale le fantasie sessuali del dittatore, sarebbero
state strettamente legate a un'altra sua grande passione, quella per l’occultismo e i
riti magici, di cui certi rituali sadomasochisti sarebbero stati parte integrante. Lo
psicologo Henry Murray scrisse una relazione psicoanalitica su Hitler: Murray, nella sua
analisi, definiva Hitler uno psicopatico, affetto verosimilmente da schizofrenia
paranoide, probabilmente affetto da impotenza, da omosessualità repressa e con
tendenze suicide (poi realizzatesi). Gli occhi di Hitler erano inquietanti, a detta della
sua stessa madre: azzurro slavato ma sorprendentemente intensi e privi di ciglia. Si
esercitava a lanciare occhiate penetranti davanti allo specchio e gli piaceva giocare a
chi abbassa primo gli occhi. Gli scrisse da vecchio Houston Chamberlain (noto per gli
scritti che, sulla scia del pensiero di Joseph-Arthur de Gobineau, ribadivano,
sviluppavano ed esaltavano il concetto di razza ariana): "E' come se i suoi occhi
fossero dotati di mani, perché ti afferrano e ti tengono stretto”.
-VAN GOGH. Tanto geniale quanto incompreso in vita, Van Gogh influenzò
profondamente l'arte del XX secolo. Dopo aver trascorso molti anni soffrendo di
frequenti disturbi mentali, morì all'età di 37 anni per una ferita da arma da fuoco,
molto probabilmente auto-inflitta. C'è stato molto dibattito nel corso degli anni per
quanto riguarda l'eziologia della malattia di van Gogh e quanto abbia inciso sulla sua
produzione artistica. Oltre 150 psichiatri hanno tentato di classificare i suoi disturbi,
con il risultato di circa 30 diagnosi diverse. Esse includono la schizofrenia, il disturbo
bipolare, la sifilide, l'avvelenamento da ingestione di vernici, l'epilessia del lobo
temporale e la porfiria acuta intermittente, con l'aggravante della malnutrizione, del
lavoro eccessivo, dell'insonnia e del consumo di alcol, in particolare di assenzio.
« Osservo negli altri che anch'essi durante le crisi percepiscono suoni e voci strane
come me e vedono le cose trasformate. E questo mitiga l'orrore che conservavo delle
crisi che ho avuto [...] oso credere che una volta che si sa quello che si è, una volta
che si ha coscienza del proprio stato e di poter essere soggetti a delle crisi, allora si
può fare qualcosa per non essere sorpresi dall'angoscia e dal terrore [...] Quelli che
sono in questo luogo da molti anni, a mio parere soffrono di un completo
afflosciamento. Il mio lavoro mi preserverà in qualche misura da un tale pericolo »
Van Gogh.
-BECKETT. Considerato uno degli scrittori più influenti del XX secolo, Beckett è senza
dubbio la più significativa personalità di quel genere teatrale e filosofico che Martin
Esslin definì come "Teatro dell'assurdo", dominato dalla credenza che la vita dell'uomo
sia senza senso e senza scopo e dove l'incomunicabilità e la crisi di identità si rivelano
nelle relazioni fra gli esseri umani. La sua opera più famosa è la pièce “Aspettando
Godot” ("Waiting for Godot"). L'opera è divisa in due atti; in essi non c'è sviluppo nel
tempo, poiché non sembra esistere possibilità di cambiamento. La trama è ridotta
all'essenziale, è solo un'evoluzione di micro-eventi. Apparentemente sembra tutto
fermo, ma a guardare bene "tutto è in movimento". Non c'è l'ambiente circostante, se
non una strada desolata con un salice piangente spoglio, che nel secondo atto
mostrerà alcune foglie. Il tempo sembra "immobile". Eppure scorre. I gesti che fanno i
protagonisti sono essenziali, ripetitivi. Vi sono molte pause e silenzi. A volte si ride, a
volte si riflette in Aspettando Godot, come se si fosse a "teatro o al circo" (dicono i
personaggi).
-I CICUITI ELETTRICI . Si definisce circuito elettrico l'interconnessione di elementi
elettrici collegati insieme in un percorso chiuso in modo che la corrente possa fluire
con continuità. La follia può essere considerata come un disturbo ossessivo
compulsivo; nei pazienti affetti da tale disturbo, è evidenziata una disfunzione nella
trasmissione della serotonina, un neurotrasmettitore, ossia una sostanza che veicola le
informazioni fra le cellule componenti il sistema nervoso, i neuroni, attraverso la
trasmissione sinaptica che avviene attraverso impulsi elettrici. Nel sistema nervoso
centrale, la serotonina svolge un ruolo importante nella regolazione dell'umore, del
sonno, della temperatura corporea, della sessualità e dell'appetito. La serotonina è
coinvolta in numerosi disturbi neuropsichiatrici, come l'emicrania, il disturbo bipolare,
la depressione e l'ansia. Un semplice circuito
elettrico composto da
una sorgente
(generatore di
tensione) e da un
resistore.
-LE STELLE. Nel corso della storia numerosi filosofi, poeti, scrittori e musicisti
si sono ispirati al cielo stellato per la realizzazione delle loro opere.
“ A quanti uomini, presi nel gorgo d'una passione, oppure oppressi, schiacciati dalla
tristezza, dalla miseria, farebbe bene pensare che c'è sopra il soffitto il cielo, e che nel
cielo ci sono le stelle. Anche se l'esserci delle stelle non ispirasse a loro un conforto
religioso, contemplandole, s'inabissa la nostra inferma piccolezza, sparisce nella
vacuità degli spazi, e non può non sembrarci misera e vana ogni ragione di tormento.”
Luigi Pirandello, I Quaderni di Serafino Gubbio, 1916/25
“Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”.
Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1883/85
-LE DERIVATE. La nozione di derivata si introduce, nel caso più semplice,
considerando una funzione reale di variabile reale ed un punto del suo
dominio. La derivata di in è definita come il numero pari al limite del
rapporto incrementale al tendere a 0 dell'incremento, sotto l'ipotesi che tale limite
esista e sia finito. In modo esplicito, detto l'incremento, una funzione definita in
un intorno di si dice derivabile nel punto se esiste ed è finito il limite:
ed il valore di questo limite è la derivata della funzione nel punto . Se la funzione
è derivabile in ogni punto di un dato intervallo , allora si dice che essa è
derivabile in e la funzione che associa ad ogni punto
funzione derivata
a derivata di è la di .
SIGNIFICATO GEOMETRICO: la derivata di una funzione in un punto è il valore del
coefficiente angolare della retta tangente alla curva nel punto.
Derivata destra e derivata sinistra
La derivata destra di in è il numero:
Analogamente, la derivata sinistra di in è il numero:
Una funzione è derivabile in se e solo se esistono finite e uguali le derivate destra e sinistra.
1.1. LA FOLLIA NELLA STORIA
Il concetto di follia, così come la sua interpretazione, è profondamente variato nel
corso dei millenni.
Nel mondo classico la follia era imprescindibilmente legata alla sfera sacra: il folle
rappresentava la voce del divino da ascoltare per interpretarla.
Nel Medioevo, invece, il folle appariva come un prodotto del demonio da esorcizzare
per “liberarlo dal male”. Con la diffusione della dicotomia spirito-corpo si fece largo
l’idea di intervento diretto sul corpo del “malato”, al fine di estirpare la “malvagità” del
disturbo anche a costo dell’eliminazione fisica della persona.
Con il Rinascimento si ebbe un’interpretazione diametralmente opposta della follia,
basti pensare all'”Elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam: <<Senza il condimento
della follia non può esistere piacere alcuno>> [..]. In questa epoca il folle venne
considerato una persona diversa, sia per i valori sia per la sua filosofia di vita: andava
rispettato e lasciato libero.
Se nel Medioevo i folli rischiavano il rogo, ancora alla metà del Settecento erano
detenuti nelle carceri. Di li a poco (in circa mezzo secolo) Francia, Inghilterra e
Germania si sarebbero impegnate a dare inizio a un lento e progressivo processo di
sensibilizzazione della questione, fino alla costruzione delle prime strutture sanitarie
specifiche.
Per quanto riguarda l'approccio terapeutico ai “malati”, solamente verso la fine del
XVIII secolo si arrivò a distinguere la terapia medica, da quella solamente repressiva
di tipo carcerario in vigore fino a quel momento.
In tempi più recenti, dall'Ottocento in poi, emerse la visione, influenzata dal
Positivismo, del folle come "macchina rotta", ovvero lesionata nel cervello.