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Introduzione Flauto: scienza o passione, tesina
“Non mi soffermerò a raccontare storie favolose quanto inaffidabili sulle origini dei flauti da tenersi di traverso davanti alla bocca. Dal momento che non disponiamo di notizie certe su tale materia non dobbiamo curarci di sapere se fu il re frigio Mida o qualcun altro ad inventarli. Ugualmente non possiamo determinare se tale invenzione fu davvero inizialmente suggerita da un soffio di vento che si insinuò in un ramo cavo di un cespuglio di sambuco, spezzato in cima, in cui il marciume aveva praticato un piccolo foro lateralmente, o se fu dovuta a qualche altra circostanza.”
Proprio come detto in questa frase del famoso flautista Johann Joachim Quantz, ciò che vorrei esporre nella seguente tesina di maturità è una breve storia del flauto traverso, con un approfondimento in campo fisico e informatico, secondo il corso di studi che ho seguito. Ho scelto di affrontare questo argomento nella mia tesina di maturità, in quanto il flauto traverso è lo strumento che suono e studio da 7 anni, sia in ambito bandistico che da solista e volevo approfondirne la sua natura a fronte di quanto studiato nel trascorso anno scolastico.
Nella tesina affronterò quindi argomenti come i diversi tipi di onde in campo fisico ed eseguirò una analisi spettrale del segnale emesso dal flauto in campo informatico. Inoltre, per poter comprendere a pieno lo strumento, ho elaborato, nella tesina maturità, una piccola storia di come si è arrivato allo strumento dei nostri anni e quali caratteristiche presenta tutt’ora. Al termine di questa breve presentazione mi piacerebbe poter suonare un brano, per far sentire come l’insieme di tutte le cose spiegate si possa riassumere in un esercizio di Theobald Böhm, flautista del quale parlerò nel corso dell’esposizione.
Collegamenti
Flauto: scienza o passione, tesina
Fisica - Le onde.
Informatica - L'nalisi spettrale.
Mappa concettuale 2
Introduzione
“Non mi soffermerò a raccontare storie favolose quanto inaffidabili sulle origini dei flauti da
tenersi di traverso davanti alla bocca. Dal momento che non disponiamo di notizie certe su tale
materia non dobbiamo curarci di sapere se fu il re frigio Mida o qualcun altro ad inventarli.
Ugualmente non possiamo determinare se tale invenzione fu davvero inizialmente suggerita
da un soffio di vento che si insinuò in un ramo cavo di un cespuglio di sambuco, spezzato in
cima, in cui il marciume aveva praticato un piccolo foro lateralmente, o se fu dovuta a qualche
altra circostanza.”
Proprio come detto in questa frase del famoso flautista Johann Joachim
Quantz, ciò che vorrei esporre nella seguente tesina è una breve storia del
flauto traverso, con un approfondimento in campo fisico e informatico,
secondo il corso di studi che ho seguito.
Ho scelto di affrontare questo argomento in quanto il flauto traverso è lo
strumento che suono e studio da 7 anni, sia in ambito bandistico che da solista
e volevo approfondirne la sua natura a fronte di quanto studiato nel trascorso
anno scolastico.
Affronterò quindi argomenti come i diversi tipi di onde in campo fisico ed
eseguirò una analisi spettrale del segnale emesso dal flauto in campo
informatico.
Inoltre, per poter comprendere a pieno lo strumento, ho elaborato una piccola
storia di come si è arrivato allo strumento dei nostri anni e quali
caratteristiche presenta tutt’ora.
Al termine di questa breve presentazione mi piacerebbe poter suonare un
brano, per far sentire come l’insieme di tutte le cose spiegate si possa
riassumere in un esercizio di Theobald Böhm, flautista del quale parlerò nel
corso dell’esposizione. 3
Piccola storia del flauto
La preistoria
In alcune caverne europee (Slovenia, Svizzera,
Spagna, Francia) sono stati ritrovati frammenti di
ossa di animali (renne, orsi, pecore) che presentano
dei fori prodotti artificialmente dall’uomo.
Probabilmente erano usati anche come flauti
traversi. Il più antico sembra essere un frammento
di femore d’orso ritrovato in Slovenia recentemente: risalirebbe addirittura a
50.000 anni fa’!
Le prime civiltà
La prima testimonianza dell’esistenza del flauto
traverso si trova in un libro di poesia dell’antica
Cina: il She King che risale al IX secolo avanti
Cristo. Anche nell’antica India era uno strumento
molto diffuso. La più antica rappresentazione
indiscutibile del flauto traverso è un bassorilievo
etrusco, proveniente da una necropoli nei dintorni
di Perugia, datato dal II al I secolo avanti Cristo.
Probabile quindi che anche gli antichi romani conoscessero ed usassero un
tipo di flauto traverso.
Il Medioevo (500 - 1400)
Le più antiche rappresentazioni medievali di flauti
traversi ci sono pervenute dal mondo cristiano orientale
di Bisanzio. Nell’Europa occidentale abbiamo delle
raffigurazioni a partire dal 1100. Il flauto traverso
medievale era costituito di un unico pezzo di legno (o
bambù o avorio) lungo all’incirca come lo strumento
moderno con sei fori, più uno di insufflazione; purtroppo
non è stato ritrovato nessun strumento di questo
periodo.
In molte immagini dell’epoca si vedono i flauti tenuti al
contrario di come si tengono oggi, segno che
probabilmente era costruito con i fori tutti allineati in
modo che il flautista potesse scegliere l’orientazione desiderata.
La prima citazione letteraria del flauto traverso è del 1285. A questa citazione
segue un silenzio di circa settant'anni, al termine dei quali le fortune del flauto
vennero ravvivate (attorno al 1350) da un vento di attivismo militare. L'esercito
4
svizzero, infatti, adottò il flauto come strumento di segnalazione e questo lo
diffuse nel continente.
Il Rinascimento (1500 - 1650)
Intorno al 1500 le testimonianze sul flauto si
fanno più precise e numerose. Ci sono
rimasti circa una cinquantina di flauti
rinascimentali che possiamo ancor oggi
suonare. In questo periodo nascono i primi
libri per "studiare" gli strumenti.
Il flauto traverso rinascimentale è generalmente in un solo pezzo, di forma
perfettamente cilindrica, in legno, con sei fori per le dita e uno, circolare, per
l’imboccatura.
Si ha testimonianza dell’esistenza di diverse “taglie”: “discantus” (contralto),
“tenor-altus” (alto tenore), “bassus” (basso).
Si potevano eseguire melodie di quasi tre ottave, anche se venivano usate più
comunemente solo le prime due e lo si poteva ancora tenere sia da sinistra
verso destra che al contrario.
Il Barocco e l’Epoca Classica (1660 - 1790)
Verso la fine del 1600 ci fu per il flauto una
grande trasformazione: la forma divenne da
cilindrica a conica (cioè più larga verso
l’imboccatura, più stretta verso la fine) ed ai
sei fori per le dita, fu aggiunta una piccola
chiave per produrre la nota mi bemolle,
controllato da una chiave chiusa.
Venne inoltre costruito in tre pezzi e
successivamente (dopo il 1720) in quattro. Questo facilitava la portabilità dello
strumento e permetteva, sostituendo il corpo centrale, di avere intonazioni
diverse a seconda della corte in cui si suonava.
Il flauto traverso diventa quindi uno strumento solista alla pari del violino e la
sua grande diffusione fa scomparire il flauto dolce. "L’invenzione" del flauto
traverso conico venne sviluppata in Francia e successivamente giunse in
Germania, Italia, Inghilterra e nel resto d’Europa.
La scala base di questo strumento era quella di re maggiore (con fa e do
diesis); le posizioni per le altre note si ottenevano con posizioni a "forchetta"
che hanno un timbro diverso dalle note ottenute con quelle "normali". 5
Nella seconda metà del XVIII secolo vi erano flauti a quattro chiavi o a sei per
poter risolvere il problema di effettuare scale con molti diesis o bemolle.
L’estensione andava dal re della prima ottava al la della terza (due ottave e una
quinta).
L’Ottocento
Nella prima metà del XIX secolo non si fece altro che aggiungere altre chiavi al
flauto barocco. Per aumentare il volume sonoro, necessario per far sentire il
flauto in orchestra, furono allargati i fori dell’imboccatura e delle dita.
Alla nota base re vennero aggiunte altre più gravi (il do, il si e in certi casi
addirittura il la basso) e fatti altri fori per nuove chiavi. Si ebbero così flauti a
nove, undici e tredici chiavi e l’estensione totale arrivò a tre ottave.
Il flauto di Böhm (1850) Lo strumento come conosciuto oggi è l’invenzione di
un flautista tedesco: Theobald Böhm (1794-1881).
In questo nuovo strumento, datato intorno al 1847,
tutto fu rimesso in discussione: il profilo; la materia
e lo spessore del tubo; il numero, la dimensione e la
posizione dei fori e la grandezza dell’imboccatura.
Böhm fece nel tubo dodici fori, tanti quanti sono i
suoni in un’ottava. Un insieme di chiavi e di
corrispondenze meccaniche permette a nove dita di
chiudere o aprire i fori del flauto in tutte le
combinazioni immaginabili. La forma dello
strumento tornò ad essere cilindrica, come nel
Rinascimento e, per la prima volta, la materia più usata per costruirlo non fu
solo il legno ma il metallo (leghe di alpacca, argento e oro). Il tubo di diametro
maggiore e i fori larghi diedero al flauto Böhm un volume molto più forte dei
predecessori. Nonostante le resistenze che si fecero sentire per più di un
secolo, il flauto di Böhm si impose, e il suo sistema fu adattato anche agli oboi,
ai clarinetti, ai sassofoni e, in minor misura, ai fagotti. 6
Il flauto moderno
Struttura dello strumento
Il flauto traverso è uno strumento musicale facente parte della famiglia dei
fiati, in particolare dei legni. Il suo nome proviene proprio dal fatto che viene
suonato di traverso, contrariamente al flauto dolce. Nella sua forma moderna,
il flauto traverso è costruito normalmente in metallo (alpacca placcata argento,
argento, oro, platino).
I flauti traversi moderni sono
composti da 3 parti:
testata
corpo centrale
trombino (o, imitando
l'inglese, piede)
Ha forma cilindrica nel corpo centrale e nel trombino e leggermente conica
nella testata. Lo strumento montato è lungo circa 65 centimetri, con un
diametro interno di circa due centimetri .
La testata è inserita nel corpo tramite un innesto lungo alcuni centimetri, che
viene usato per l’accordatura: variando l’inserimento della testata nel corpo si
regola la lunghezza complessiva dello strumento e, di conseguenza,
l’intonazione.
Il corpo contiene tutte le altre chiavi, con una disposizione che ammette
alcune varianti. La più popolare riguarda le chiavi del Sol che possono essere
allineate (Sol in linea) o leggermente spostate verso l’esterno per una posizione
più comoda delle dita (Sol fuori).
Esistono due versioni di trombino: in Do (la più comune) porta tre chiavi
comandate da un gruppo di leve, azionate con il mignolo della mano destra,
che permettono di produrre le note Do Do# e Re#. Più rari sono i trombini
discendenti al Si: essi sono più lunghi e hanno una chiave addizionale che
viene comandata da una leva, inserita nel gruppo che comanda le altre chiavi.
I diversi tipi di flauti moderni
Molti sono i tipi di flauti, che si differenziano, oltre che per il materiale, per
alcuni aspetti meccanici ed estetici. La famiglia dei flauti traversi ha diversi
componenti: 7
l'ottavino ha forma identica al flauto che però, come indica il nome
stesso, produce suoni più acuti di un'ottava rispetto al flauto ordinari.
il flauto soprano, in Sol (un'ottava più acuta del flauto contralto), in Fa e
in Mib; questi flauti combinano le caratteristiche dell'ottavino con quelle
del flauto ordinario;
il flauto tenore (o flauto d'amore), in Sib (notare la strana denominazione
che lo vorrebbe più basso del flauto contralto; sarebbe più giusto
chiamarlo flauto mezzosoprano);
il flauto contralto in sol (una quarta più basso del flauto ordinario); è uno
strumento traspositore perché suonando la nota corrispondente al Do si
produce il Sol alla quarta inferiore;
il flauto basso in Do, un'ottava più grave del flauto ordinario;
il flauto contrabbasso in Do (due ottave sotto l'ordinario);
il flauto subcontrabbasso in Do (doppio contrabbasso);
I flauti di uso comune
sono, oltre il flauto
ordinario, il flauto
contralto e l'ottavino.
Gli altri membri della
famiglia, tutti rari o
rarissimi, trovano impiego
solo nelle orchestre di
flauti anche a causa
dell'elevato costo e
dell'intonazione
problematica.
I tagli più gravi, a partire dal flauto basso, a causa delle grandi dimensioni,
hanno tutti la testata variamente ripiegata (a U per il flauto basso, a
triangolo per i tagli superiori) per consentire l'esecuzione; i più gravi
devono essere suonati in piedi con l'aiuto di speciali supporti.
Altri effetti
L'emissione del suono nel flauto può essere variamente modificata. Oltre alle
tecniche standard che consentono il legato e staccato, ottenute occludendo con
la lingua il flusso d'aria, si hanno i cosiddetti doppi e tripli staccati. La tecnica
consiste nella ripetizione della consonante “t” che si alterna alla consonante
“k” , raggiungendo in questo modo velocità anche molto elevate.
Le chiavi possono essere forate, per permettere effetti di glissato (passaggio da
una nota all'altra senza salti tonali).
Un effetto molto suggestivo è il frullato, tecnica che consiste nel soffiare
pronunciando contemporaneamente le consonanti "tr", "dr" o "vr" per far 8
vibrare la parte anteriore della lingua oppure la consonante "r" (pronunciata
come la "r" francese) per far vibrare la parte posteriore della lingua.
L'intonazione
L'intonazione, cioè la produzione di suoni di altezza definita corrispondenti
alle note di una scala, avviene nel flauto principalmente modificando la
lunghezza efficace della canna risonante per mezzo dei tasti. Aprendo
progressivamente i fori si "cortocircuita" l'aria all’interno della canna con
quella all'esterno. Tuttavia anche l'intensità dell'emissione del fiato, la tensione
delle labbra e l'angolo di attacco del flusso d'aria contro l'imboccatura hanno
un importante ruolo nella regolazione fine dell'altezza dei suoni. 9
La fisica del flauto