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Sintesi Filosofia di Bergson in letteratura e in arte tesina
La seguente tesina di maturità descrive la filosofia di Bergson. Henri Bergson è il filosofo ritenuto l’esponente più importante dello spiritualismo francese. Il suo pensiero filosofico, dalla fine dell’800 al 900, ha toccato molti ambiti ed è per questo che numerosi artisti e scrittori ne hanno ripreso alcune caratteristiche e alcune novità. Da Proust al simbolismo, dall’impressionismo pittorico al cubismo, è notevole il ruolo della meditazione bergsoniana sulla temporalità, sulla percezione, sulla coscienza, sulla concettualizzazione di comicità, nonché quello della sua critica al positivismo. E’ innegabile quindi che il pensiero di Bergson vada a segnare l’inizio di una nuova epoca.
Proust infatti riprende la concettualizzazione di memoria intesa come sovrapporsi di presente e passato e la sviluppa nella teorizzazione della “memoria involontaria”. Il cubismo invece rappresenta in pittura quella che il filosofo definisce “durata” ovvero il tempo della vita. Infine anche l’umorismo di Pirandello riprende la teoria della comicità di Bergson, in quanto entrambi devono svelare una contraddizione tra essenza ed apparenza.
Ma esiste anche qualche personalità che si oppone a questa filosofia, come lo scienziato Einstein che afferma la superiorità della scienza e della fisica sulle percezioni soggettive di Bergson in relazione al tempo, infatti affermò : “Sono uno scienziato e, in quanto tale, desidero trovare delle spiegazioni matematiche e logiche per tutti i fenomeni osservabili. Non voglio screditare il lavoro dei filosofi, comunque sia diffido da coloro che dicono di possedere la scienza infusa”.
In realtà la visione soggettiva del tempo di Bergson è stato l’aspetto della sua filosofia che mi ha colpita di più. Infatti dal momento in cui sono entrata in contatto con il suo pensiero filosofico sono rimasta affascinata dalla teorizzazione del Tempo della vita, che secondo la mia opinione riflette veramente un aspetto del tempo. Probabilmente ne sono rimasta colpita perché da sempre il tempo è un tema a me caro poiché ne accuso lo scorrere ed ho sempre paura di non vivere abbastanza. Partendo dalla visione di Bergson ho studiato le influenze su altre personalità distanti da lui geograficamente e per genere. La tesina permette inoltre il collegamrnto con altre materie scolastiche.
Collegamenti
Filosofia di Bergson in letteratura e in arte tesina
Filosofia- Bergson.
Italiano- L'Umorismo di Pirandello.
Francese- La recherche du temps perdu di Proust.
Storia dell'arte- Cubismo.
Scienze- Einstein.
INDICE:
- Introduzione
- Henri Bergson
a) Vita e opere
b) Pensiero filosofico
- Proust e et son oeuvre “La recherche du temps perdu”
a) Nouvelle conception de mémoire
b) L’épisode de la madeleine
c) Art comme seule solution
- Cubismo e la quarta dimensione
a) Introduzione al movimento
b) Ricreare gli oggetti attraverso diversi punti di vista
c) Rappresentare la durata
- Pirandello “l’Umorismo” a confronto con “il Riso” di Bergson
a) Comicità e umorismo svelano la contraddizione tra essenza ed
apparenza
b) Avvertimento e sentimento del contrario
- Einsten e il dibattito con Bergson
a) Due concezioni del tempo a confronto
b) Teorie di Einstein
c) Considerazioni sul tempo e sulla seduta del 6 aprile 1922
ntroduzione:
I 2
Henri Bergson è il filosofo ritenuto l’esponente più importante dello spiritualismo francese. Il suo
pensiero filosofico, dalla fine dell’800 al 900, ha toccato molti ambiti ed è per questo che numerosi
artisti e scrittori ne hanno ripreso alcune caratteristiche e alcune novità.. Da Proust al simbolismo,
dall’impressionismo pittorico al cubismo, è notevole il ruolo della meditazione bergsoniana sulla
temporalità, sulla percezione, sulla coscienza, sulla concettualizzazione di comicità, nonché quello
della sua critica al positivismo. E’ innegabile quindi che il pensiero di Bergson vada a segnare
l’inizio di una nuova epoca.
Proust infatti riprende la concettualizzazione di memoria intesa come sovrapporsi di presente e
passato e la sviluppa nella teorizzazione della “memoria involontaria”. Il cubismo invece
rappresenta in pittura quella che il filosofo definisce “durata” ovvero il tempo della vita. Infine
anche l’umorismo di Pirandello riprende la teoria della comicità di Bergson, in quanto entrambi
devono svelare una contraddizione tra essenza ed apparenza.
Ma esiste anche qualche personalità che si oppone a questa filosofia, come lo scienziato Einstein
che afferma la superiorità della scienza e della fisica sulle percezioni soggettive di Bergson in
relazione al tempo, infatti affermò : “Sono uno scienziato e, in quanto tale, desidero trovare delle
spiegazioni matematiche e logiche per tutti i fenomeni osservabili. Non voglio screditare il lavoro
dei filosofi, comunque sia diffido da coloro che dicono di possedere la scienza infusa”.
In realtà la visione soggettiva del tempo di Bergson è stato l’aspetto della sua filosofia che mi ha
colpita di più. Infatti dal momento in cui sono entrata in contatto con il suo pensiero filosofico sono
rimasta affascinata dalla teorizzazione del Tempo della vita, che secondo la mia opinione riflette
veramente un aspetto del tempo. Probabilmente ne sono rimasta colpita perché da sempre il tempo è
un tema a me caro poiché ne accuso lo scorrere ed ho sempre paura di non vivere abbastanza.
Partendo dalla visione di Bergson ho studiato le influenze su altre personalità distanti da lui
geograficamente e per genere.
H enri
Bergson 3
Vita e opere
Henri Bergson é indubbiamente il maggiore esponente di quel movimento filosofico
definito 'spiritualismo' francese. Nato a Parigi nel 1859 da famiglia ebrea di origine
polacca, Bergson studiò all' Ecole Normale seguendo i corsi di Boutroux e di Ollé-
Laprune. Nel 1889 conseguì il dottorato in Filosofia con due dissertazioni,
il Saggio sui dati immediati della
rispettivamente in latino e in francese. La seconda,
coscienza, fu pubblicata nello stesso anno e riscosse un successo strepitoso. La
Materia e memoria
seconda opera importante, , fece la sua comparsa nel 1896 ed
ebbe una grande influenza sul filosofo William James e su Marcel Proust, di cui Bergson
stesso sposò una cugina. Tre anni dopo, Bergson fu convocato ad insegnare al Collége
l' Introduzione alla metafisica
de France; al 1903 e al 1907 risalgono rispettivamente e
L'evoluzione creatrice
l'opera più celebre di Bergson, . Va senz'altro anche citata
Durata e simultaneità (1922) , dedicata alla discussione delle teoria della relatività di
Einstein. Negli anni seguenti, la fama di Bergson crebbe a dismisura: divenuto
accademico di Francia, nel 1928 gli venne conferito il premio Nobel per la letteratura.
Le due fonti della morale e
La sua ultima opera importante é datata 1932 e si intitola
della religione . Negli ultimi anni gli interessi religiosi del filosofo francese si fecero più
intensi ed egli si accostò al cattolicesimo, senza però abbracciarlo in forma ufficiale,
per solidarietà alla comunità ebraica ormai perseguitata dal nazismo. Quando nel 1939
i Tedeschi invasero Parigi, egli si iscrisse spontaneamente nelle liste degli ebrei,
rifiutando l'esenzione concessagli dai nazisti in virtù della sua celebrità. Morì a Parigi,
ancora sotto il dominio tedesco, nel 1941.
Filosofia di Bergson
Tempo della vita e concettualizzazione di memoria
La filosofia di Bergson si contrappone al Positivismo del tempo, infatti nella sua
filosofia ammette anche aspetti soggettivi all’interno della realtà, attuando una
distinzione fra “Il Tempo della Scienza” e “Il Tempo della Vita”. Il primo tempo,
quello scientifico è composto da istanti distinti l’uno dall’altro che si susseguono senza
penetrarsi e che differiscono uno dall’altro solo quantitativamente. Il filosofo assimila
questo tempo, oggettivo, ripetibile e spazializzato, a una collana di perle. Invece “Il
Tempo della Vita” è paragonato a un gomitolo di lana poiché composto da istanti
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qualitativamente diversi fra loro che vanno a sommarsi e che vengono immagazzinati
dalla memoria. Questo tempo, interiore,irreversibile e continuo, prende il nome di
durata che altro non è se non il tempo che scorre nella nostra coscienza. Secondo
questa teoria, nel tempo della coscienza ogni momento comprende e conserva tutti i
momenti precedenti senza che nulla si perda mai veramente (conservazione totale),
ma ogni momento è assolutamente nuovo rispetto a gli altri (creazione totale). Il
“magazzino” degli istanti vissuti all’interno del “tempo della vita” coincide con la
memoria che è la stessa coscienza dell’individuo. Infatti Bergson si proponeva di
andare alla ricerca dei dati immediati della coscienza, ovvero quel flusso continuo che
caratterizza la vita che non può essere né colto né analizzato dalla scienza. Ma non
tutti i momenti della nostra vita vengono ricordati, solo alcuni si materializzano in
un’immagine e sono quelli selezionati dalla “percezione” in base alle necessità
pratiche del presente. Per questo una percezione sensoriale può essere occasione per
il riaffiorare del ricordo, cioè purchè venga alla luce quella memoria “profonda” che,
pur costituendo lo sfondo del ricordo, è latente al di sotto del livello della
consapevolezza.
Slancio vitale
L’evoluzione creatrice,
In Bergson intende allargare il concetto di durata mostrando
che esso non si limita alla sola coscienza dell’uomo ma che può essere applicabile
all’intero universo. Infatti anche la natura presenta una creazione totale e una
conservazione totale, ma a differenza dell’uomo quest’ultima non segue una linea
evolutiva unica e semplice perché presenta una continua differenziazione nello
sviluppo della vita in varie direttrici evolutive Quando siamo bambini, spiega Bergson,
il nostro futuro sviluppo è caratterizzato da un numero imprecisato di tendenze ma poi
alla fine una sola di queste strade diverrà reale. Nella natura avviene esattamente
l’opposto perché si sperimentano numerose “biforcazioni”. Infatti all'inizio si dipanano
molte vie evolutive, m alcune di queste si bloccano, e altre invece proseguono, e la
forza vitale, la spinta creatrice che era nella linea di sviluppo che si è fermata,
prosegue, confluisce e dà forza alle linee che continuano ad evolversi con uno
"slancio vitale". E’ proprio la teorizzazione di questo slancio vitale un aspetto della
filosofia bergsoniana.
Distinzione istinto e intelligenza
Secondo Bergson una biforcazione della slancio vitale è stata quella fra artropodi e
vertebrati che ha dato via a due processi evolutivi distinti che, pur muovendosi
entrambi nella direzione del progresso, hanno potenziato rispettivamente il primo
l’istinto e il secondo l’intelligenza. Per il filosofo l’intelligenza è la facoltà di
fabbricare strumenti artificiali mentre l’istinto coincide con la facoltà di utilizzare
strumenti organizzati. Tuttavia intelligenza e istinto non sono completamente separati
ed è quindi possibile un “ritorno consapevole” dell’intelligenza all’istinto. Tale ritorno
prende il nome di intuizione che sarebbe l’istinto divenuto disinteressato e
consapevole di sé.
Comicità 5
Bergson si interroga inoltre sulla natura della comicità e le sue riflessioni sono
Il riso. Saggio sul significato del comico
racchiuse in un breve libro, intitolato (1900),
destinato ad un successo travolgente. Quest'opera si situa in una fase importante
dell'evoluzione del pensiero bergsoniano: si colloca infatti negli anni in cui da interessi
prevalentemente psicologico-filosofici Bergson muove verso una filosofia della vita
orientata metafisicamente. Il saggio sul riso accomuna dunque, come vedremo, queste
due tendenze della speculazione di Bergson e rappresenta quindi una possibile
introduzione al suo pensiero.
Bergson individua nel riso una funzione sociale. Infatti nelle pagine di questo suo libro,
il filosofo parte innanzitutto da una constatazione di natura generale: se il riso è un
gesto che appartiene a pieno titolo al comportamento umano, allora deve essere lecito
domandarsi qual è il fine che lo anima. Ora, per comprendere il fine cui mira un
comportamento si deve in primo luogo far luce sulle occasioni in cui accade. E per
Bergson vi sono almeno tre punti che debbono essere a questo proposito sottolineati:
1. "Non vi è nulla di comico al di fuori di ciò che è propriamente umano". Questa
affermazione può lasciarci di primo acchito perplessi: si può ridere infatti anche
di un cappello o di un burattino di legno. E tuttavia, se non ci si ferma a questa
constatazione in sé ovvia, si deve riconoscere che in questi casi il rimando a ciò
che è umano gioca un ruolo prevalente e comunque ineliminabile: di un
cappello ridiamo perché vi vediamo espresso un qualche capriccio estetico
dell'uomo, così come nella marionetta l'immaginazione scorge i gesti impacciati
di un uomo sgraziato. Alla massima antica secondo la quale l'uomo È l'animale
che ride si deve affiancarne dunque una moderna: l'uomo È un animale che fa
ridere.
2. Il riso scaturisce solo di fronte a ciò che appartiene direttamente o
indirettamente all'ambito propriamente umano; perché possa tuttavia scaturire
è necessario che chi ride non si lasci coinvolgere emotivamente dalla scena che
lo diverte. Per ridere di una piccola disgrazia altrui dobbiamo far tacere per un
attimo la pietà e la simpatia, e porci come semplici spettatori o - per esprimerci
come Bergson - come intelligenze pure: "il comico esige dunque, per produrre
tutto il suo effetto, qualcosa come un'anestesia momentanea del cuore".
3. Il riso - abbiamo osservato - chiede una sorta di sospensione del legame di
simpatia che ci lega a colui di cui ridiamo. E tuttavia tutti sappiamo che il riso È
un'esperienza corale: ridiamo meglio quando siamo insieme ad altri, ed il riso È
spesso il cemento che tiene unito un gruppo di persone. "Il riso, - commenta
Bergson - [...] cela sempre un pensiero nascosto di intesa, direi quasi di
complicità, con altre persone che ridono, reali o immaginarie che siano".
Non è difficile scorgere la nota che accomuna queste tre osservazioni generali: il riso
sembra essere strettamente connesso con la vita sociale dell'uomo, con il suo essere
un animale sociale. Possiamo allora - seguendo Bergson - far convergere i tre punti su
cui abbiamo prima richiamato l'attenzione in un'unica tesi, che getta appunto la sua
luce sul quando del riso: "Il "comico" nasce quando uomini riuniti in un gruppo dirigono
l'attenzione su uno di loro, facendo tacere la loro sensibilità, ed esercitando solo la loro