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Filosofia: il positivismo
Anno Scolastico 2011/2012
Giada Cardin
3°E Liceo Classico Arnaldo
INTRODUZIONE
Ho deciso di parlare di “Excelsior”, un balletto classico, e approfondirne il
significato, considerando il contesto storico, sociale e culturale in cui
nasce. Ho voluto affrontare questo argomento perché tocca un mio
particolare interesse, cioè la danza, che è anche la mia passione; inoltre è
importante osservare come, insieme all’arte, la danza sia l’immagine di
un’epoca, cioè rispecchi il modo di pensare della società di un certo luogo,
in un determinato momento storico.
Dopo una presentazione generale del balletto e dell’ambito complessivo in
cui si inserisce, presento le singole scene, in maniera più o meno
approfondita, a seconda dell’importanza e del significato che hanno.
In seguito prendo in considerazione il quadro storico, sociale e culturale
che ha portato alla creazione di questo balletto (la Seconda Rivoluzione
industriale, l’affermazione della borghesia, in particolare in Italia, e la
corrente filosofica del positivismo, che costituì l’ideologia della classe
borghese). Infine propongo un approfondimento sul linguaggio della danza
facendo riferimento ad un libro di Flavia Pappacena intitolato, appunto,
“Il linguaggio della danza”.
“Vidi il monumento innalzato a Torino in gloria del portentoso traforo del
Cenisio ed immaginai la presente composizione coreografica. E’ la
titanica lotta sostenuta dal Progresso contro il Regresso ch’io presento
all’intelligente pubblico milanese: è la grandezza della Civiltà che vince,
abbatte, distrugge, pel bene dei popoli, l’antico potere dell’Oscurantismo
che li teneva nelle tenebre del servaggio e dell’ignominia. Partendo 2
dall’epoca dell’Inquisizione di Spagna arrivo al traforo del Cenisio,
mostrando le scoperte portentose, le opre gigantesche del nostro secolo.
Ecco il mio Excelsior che sottopongo al giudizio del colto Pubblico
Milanese.” Luigi Manzotti – 25 giugno 1865.
Con queste parole una voce fuori campo introduce il balletto Excelsior.
“Excelsior” è un balletto, in sei
parti e undici quadri, ispirato ai
principi del progresso e della pace
fra i popoli. Creato dal coreografo
Luigi Manzotti, sulle musiche di
Romualdo Marenco, è stato definito
“azione coreografica, storica,
allegorica, fantastica”, in quanto
racconta allegoricamente la lotta
della Luce, che rappresenta il
progresso, contro l’Oscurantismo.
Questa forza ostile, che si oppone
alle innovazioni della scienza e
ostacola il progresso dell’umanità,
verrà alla fine sconfitta.
Lo spettacolo presenta ed esalta le
grandi invenzioni e le scoperte
scientifiche, che caratterizzarono la vita dell’uomo, a partire dalla
rivoluzione industriale (la macchina a vapore, l’elettricità, l’apertura del
Canale di Suez e il traforo del Frejus) e si conclude con una parata di tutti i
popoli che inneggiano alla pace e alla fratellanza.
Fu rappresentato per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano, l’11
gennaio 1881, riscuotendo subito un grande successo.
Apprezzatissimi non solo l’originalità del tema e della coreografia, ma
ancor più la capacità di Manzotti di trasporre in un linguaggio semplice e
immediato, concetti storico-politici, affiancandoli a situazioni e personaggi
fantastici. Come sottolinea Flavia Pappacena, docente di Teoria della
danza all’Accademia di Roma: “La struttura del ballo era estremamente
semplice.Costruita ad episodi, era imperniata su quattro importanti tappe
del progresso della scienza e della civiltà: l’invenzione del battello a
vapore, del telegrafo, la realizzazione del canale di Suez e del traforo del 3
Cenisio; era introdotta da due quadri allegorici (Oscurantismo, Luce) e si
concludeva con un’apoteosi. La prima metà del ballo, partendo dall’evento
storico e dai ‘prodigi della scienza’ (l’invenzione, di Denis Papin, del
battello a vapore e, di Alessandro Volta, della pila, entrambe del XVIII
secolo), sfociava negli ‘effetti tecnici’ moderni (il telegrafo), collegando
idealmente il vecchio mondo (l’Europa) al nuovo mondo (l’America). La
seconda parte introduceva il concetto di progresso su un piano politico e
poi, più genericamente, umano e sociale: la pace tra le nazioni e la
concordia tra razze e popoli, celebrate solennemente nella quadriglia e
nell’apoteosi finale, ma suggerite in molti altri momenti, in particolare
nella scena dell’abolizione della Schiavitù che sollevava, seppur molto
marginalmente, il problema dell’emancipazione sociale e della parità
razziale”. Manzotti e Marenco allestirono uno spettacolo che rientra nel
genere del ‘ballo grande italiano’ caratterizzato, cioè, da scenografie
imponenti, musica maestosa, costumi sontuosi e da un grande numero di
ballerini e comparse presenti in scena (circa 500). Tutto ciò contribuì a
creare un forte impatto sul pubblico, tanto che il Corriere della Sera
scrisse: “E’il paradiso, il trionfo dell’umanità incivilita, una festa del
pensiero ricco e splendido. Lo spettacolo è molto patriottico, tanto che
pure la sala è piena di lampadine e bandiere tricolore; si vuole esaltare
l’avvento di un mondo in cui regnano modernità e pace!”.
Il balletto fu accolto con entusiasmo in tutta Europa, ma il clima di odio e
sconforto che accompagnò la Prima Guerra Mondiale, ne interruppe
l’ascesa. Il 17 gennaio 1931, al Teatro San Carlo di Napoli andò in scena
l’ultima delle numerose riprese del primo dopoguerra, cui seguì un periodo
di oblio. Alla fine degli anni ‘60 fu ripreso l’intero ballo per volontà di
Remigio Paone, allora sovrintendente del Teatro Comunale di Firenze, che
ne affidò la coreografia a Ugo Dell’Ara. I tempi erano cambiati, era
cambiato il pubblico, ed ancor più la metodologia coreografica, volta ad
una sperimentazione del linguaggio del corpo.
Dell’Ara rivisitò completamente l’impianto coreografico del gran ballo,
trasponendo buona parte delle scene mimiche in danza ed eliminando gli
effetti didascalici e retorici tipici dell’Ottocento.
Oggi “Excelsior” continua ad essere un importante documento della
stagione della storia della danza, in cui lo spettacolo si stava avviando
verso il genere della moderna commedia musicale: la musica è ballabile,
ispirata a danze popolari come la mazurca; le coreografie originali 4
uniscono i passi accademici della tradizione ottocentesca dei balletti
romantici, ad alcuni elementi moderni, dinamici e vivaci.
“Excelsior” è, però, anche un importante documento storico. Infatti
l’immediato successo riscontrato dalla prima rappresentazione fu dovuto al
fatto che il ballo si inseriva nel clima culturale di quel periodo,
caratterizzato dall’ottimismo e dalla fiducia nel progresso tecnico e sociale
dell’umanità.
Il contesto in cui nasce è, però, complesso e contradditorio. Se da un lato
l’illuminazione elettrica, lo sviluppo dell’industria, dei mezzi di trasporto e
di comunicazione determinarono dei miglioramenti nelle condizioni di
vita, dall’altro lato, dopo l’unificazione, in Italia continuarono a coesistere
realtà differenti: la politica di protezionismo attuata dal governo
centralizzato aveva accentuato il dualismo economico tra il Nord,
industrializzato e il Sud, sempre più arretrato. Questo dislivello economico
non si presentò soltanto tra aree geografiche diverse, ma anche tra le
diverse classi sociali: il governo tendeva a tutelare gli interessi della
borghesia, su cui faceva affidamento. “Excelsior” nasce all’interno di una
classe privilegiata e si rivolge a quella stessa classe, cioè alla borghesia
ricca della Milano di fine ‘800. Manzotti è un coreografo al servizio della
monarchia e, quindi, della classe dominante che frequentava i teatri e
amava immedesimarsi negli spettacoli. Non emerge, perciò, dal ballo alcun
riferimento ai problemi che effettivamente esistevano, come le agitazioni
operaie o la questione meridionale. E’ ben evidente, invece, il messaggio
positivista: la scienza, capace di risolvere tutte le difficoltà, diviene fonte
di pace e benessere. Il balletto riflette, quindi, la tendenza positivista
dell’epoca, diffusa soprattutto tra gli strati più influenti della società, ad
esaltare la scienza e il progresso come fattori che potessero garantire
all’uomo la felicità. La classe borghese trovava nello spettacolo i
fondamenti della propria ideologia. In “Excelsior” i borghesi, che
costituivano in gran parte il pubblico che frequentava i teatri,
riconoscevano i valori e gli orientamenti culturali di cui si sentivano
partecipi e si ritrovavano ad essere, nello stesso tempo, protagonisti e
spettatori. In questo senso il balletto è un’autocelebrazione della borghesia
che, grazie al progresso da lei sostenuto, era convinta di aver posto le basi
per una vita migliore.
E’ significativo il fatto che questo spettacolo sia nato proprio a Milano e in
quell’epoca. Manzotti e Marenco avevano trovato nella città lombarda un
ambiente ricco di nuove fonti di ispirazione: la città, coinvolta nel 5
triangolo industriale, stava, infatti, diventando il centro dei commerci e
dell’industria; inoltre era il punto di riferimento della cultura italiana,
poiché costituiva il primo ricettacolo in cui gli influssi europei potevano
essere accolti e trovare una loro identità.
Soggetto INTRODUZIONE: una voce
fuori scena legge la lettera-
proclama di Manzotti, inno al
progresso e alla civiltà,
presentando allo spettatore quello
che vedrà sulla scena.
Atto I
SCENA PRIMA: siamo in Spagna. L’Inquisizione è al culmine della sua
potenza. Il Genio delle tenebre tiene prigioniera, incatenata ai suoi piedi,
una donna bellissima: è la Luce, che angosciata si vede vinta
dall’Oscurantismo. Subito gli anelli della catena si spezzano e la testa della
donna s’illumina d’un accecante splendore.
SCENA SECONDA: la Luce danza in mezzo alle antiche civiltà.
SCENA TERZA:sul fiume Weser,vicino a Brema, Denis Papin ha
inventato il battello a vapore, ma non viene apprezzato poiché
l’Oscurantismo ha convinto i rematori che, così, saranno privati del loro
lavoro. Il battello viene, perciò, distrutto dalla folla.
Denis Papin, fu un matematico, fisico e inventore francese, vissuto tra la
fine del ‘600 e l’inizio del ‘700. Nel 1679 inventò la pentola a pressione.
Partendo da quest’esperienza, dopo alcuni esperimenti, riuscì a costruire
un battello a vapore, applicando una macchina a vapore ad un battello 6
fornito di ruote a pale e azionato con manovelle. Questa invenzione non
ebbe, però, successo a causa dell’ostilità dei battellieri, timorosi di perdere
il loro lavoro. I primi battelli a vapore furono collaudati solo nel 1807, ma
i velieri rimanevano, ancora, più veloci. Solo intorno al 1870 questi nuovi
mezzi sostituirono quasi del tutto il sistema di trasporto tradizionale.
SCENA QUARTA: la Luce mostra i futuri prodigi della scoperta di Papin:
a New York, sul mare che si stende fra due promontori collegati da un
ponte, sul quale passa una locomotiva, naviga, un battello a vapore.
È opera di Fulton, dovuta alla iniziativa di Papin. Ancora una volta
l’Oscurantismo è vinto dal Progresso.
SCENA QUINTA: nel suo
laboratorio a Como, Alessandro
Volta è seduto accanto alla pila che
non riesce a perfezionare; mentre
dubita della riuscita della sua
invenzione, l’Oscurantismo gioisce
del proprio trionfo.
All’improvviso Volta si avvicina
alla pila e unisce i due fili elettrici.
La pila costituì il primo apparato elettromotore “perpetuo”, cioè in grado
di produrre corrente intensa in modo continuo, e portò alle rivoluzionarie
scoperte dell’elettricità che segnarono l’‘800. E’costituita da una serie di
dischi sovrapposti di rame e di zinco, fra i quali è inserito un disco di
cartone, o di altro materiale, imbevuto di acqua e acido solforico.
Collegando gli estremi superiore ed inferiore della colonna con due fili di
rame si viene a creare tra di essi una differenza di potenziale tale da
produrre un circuito nel quale passa corrente continua.
SCENA SESTA: la Luce mostra gli effetti dell’elettricità, introducendo il