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Sintesi

Introduzione Eugenetica, tesina



La tesina affronta il tema dell’eugenetica analizzando, in primo luogo il clima culturale che ne ha visto l’affermazione e successivamente le teorie precedenti che ad essa si avvicinavano. In seguito la trattazione si sofferma più specificamente sulla Germania dell’ ‘800 e del ‘900 e su come essa abbia strumentalizzato le nuove teorie scientifiche per affermare la supremazia della razza tedesca imitando in parte, ma andando in realtà oltre, gli Stati Uniti. Parlando della personalità di Hitler, il cancelliere tedesco, e delle filosofie e concezioni artistiche che ebbero influenza su di lui, vengono poi approfonditi due progetti con finalità eugenetiche ovvero l’Aktion T4 e il Lebesborn. È presente inoltre un cenno a quello che potrebbe essere il futuro dell’eugenetica: si fa riferimento a questo scopo a un film fantascientifico del 1997, Gattaca. Infine l’ultima parte tratta dei criteri antichi e attuali con cui si affronta una possibile classificazione della specie umana.

Collegamenti


Eugenetica, tesina



Filosofia - La Repubblica, Platone. il Superuomo di Nietzsche
Storia - Il nazionalismo tedesco. Il ruolo di Adolf Hitler nell’affermazione dell’eugenetica in Germania
Arte - Concezione dell'arte di Winckelmann
Scienze - Le nuove teorie scientifiche dell’800. Accenno al DNA ed eugenisti tedeschi. Classificazione della specie umana
Latino - La Germania di Tacito
Estratto del documento

Premessa

Quando in classe abbiamo trattato il tema dell’eugenetica e di come il popolo

tedesco se ne sia servito per affermare la sua superiorità sugli altri popoli sono

rimasta molto colpita dall’argomento. Non si parlava dei lager, argomento

molto importante ma che spesso crea tristezza e ansia e che potrebbe

sembrare ormai trattato e approfondito a sufficienza. Si parlava di un

argomento altrettanto grave ma che viene spesso trascurato. Ho deciso quindi

di approfondirne gli aspetti meno scontati in modo da imparare anche

argomenti non prettamente scolastici ma che a mio parere dovrebbero avere

più spazio nella vita di tutti con la speranza che si possa trarre insegnamento

dalla loro conoscenza.

Introduzione

La tesina affronta il tema dell’eugenetica analizzando, in primo luogo il clima

culturale che ne ha visto l’affermazione e successivamente le teorie precedenti

che ad essa si avvicinavano. In seguito la trattazione si sofferma più

specificamente sulla Germania dell’ ‘800 e del ‘900 e su come essa abbia

strumentalizzato le nuove teorie scientifiche per affermare la supremazia della

razza tedesca imitando in parte, ma andando in realtà oltre, gli Stati Uniti.

Parlando della personalità di Hitler, il cancelliere tedesco, e delle filosofie e

concezioni artistiche che ebbero influenza su di lui, vengono poi approfonditi

l’Aktion T4 Lebesborn.

due progetti con finalità eugenetiche ovvero e il È

presente inoltre un cenno quello che potrebbe essere il futuro dell’eugenetica:

a Gattaca.

si fa riferimento a questo scopo a un film fantascientifico del 1997,

Infine l’ultima parte tratta dei criteri antichi e attuali con cui si affronta una

possibile classificazione della specie umana. 3

Nuove scoperte scientifiche

Tra Settecento e Ottocento, l'antropologia fisica si proponeva di classificare i

tipi umani in base a parametri antropometrici. Tra questi, riscosse un certo

consenso l'indice cefalico (rapporto tra la larghezza e la lunghezza del cranio),

introdotto da André Retzius (1796-1860), ed utilizzato dalla comunità scientifica

internazionale, in particolare da Paul Pierre Broca (1824-1880), che tentava di

usarlo anche come indice morale e caratteriale. Avanzando nella stessa

direzione, l’antropologo italiano Cesare Lombroso utilizzò la fisiognomica,

disciplina aristotelica, in modo pseudoscientifico, pretendendo di poter

determinare il temperamento di una persona dalle sembianze fisiche,

soprattutto dai lineamenti e dalle espressioni del volto. In particolare, secondo

Lombroso, il criminale porterebbe scritta in faccia la sua condanna biologica, di

L’uomo

essere antisociale per natura, inevitabilmente portato al delitto. Ne

delinquente (1886), egli enumerava dettagliatamente i tratti morfologici del

“criminale nato”: capelli neri e crespi, naso aquilino o adunco, mascelle

pesanti, orecchie voluminose e scollate, cranio appiattito, arcate sopraciliari

prominenti, zigomi enormi, “aria sospetta”, strabismo frequente, pallore,

sguardo iniettato di sangue. I delinquenti insomma, erano individui in cui il

processo evolutivo aveva fallito, criminali congeniti, incapaci di modificare il

proprio comportamento violento.

Qualche anno prima, il naturalista inglese Charles Darwin, nella sua opera

L’origine della specie (1859), aveva spiegato che in natura la lotta per la

sopravvivenza avviene tra specie simili e che la più forte tende ad eliminare

quella più debole che non è riuscita ad adattarsi ai cambiamenti ambientali.

Dunque la selezione, che avviene perché in alcuni periodi le risorse di cibo sono

limitate (idea ripresa dall’economista Malthus) favorisce l’evoluzione.

Ben presto però la teoria darwiniana venne strumentalizzata: Herbert Spencer,

filosofo britannico, prese in prestito la teoria trovandone applicazioni nelle

la selezione dei più adatti.

scienze sociali e coniando l’espressione

Un’altra strumentalizzazione celebre della teoria darwiniana e sicuramente più

grave fu quella fatta dall’ intellettuale poliedrico Francis Galton, cugino di

Darwin. Egli fu il fondatore dell’eugenetica. Galton coniò il nome dal greco

eu genesis

buona e nascita. Poiché il genere umano gli sembrava avviato

4

verso un progressivo declino, Galton suggeriva di salvaguardare le generazioni

future, anche ricorrendo alla selezione artificiale dei caratteri più favorevoli.

Precursori dell’eugenetica ed inizio del mito della razza in Germania

Galton non fu però il primo a fornire un esempio di eugenetica. Infatti, già ne

La Repubblica, Platone nella sua idea di Stato ideale prevedeva che si attuasse

una selezione dei caratteri migliori secondo caratteristiche fisiche e morali

come la nobiltà d’animo, le proporzioni esteriori, la sanità fisica, mentale e

morale. Lo Stato secondo il filosofo aveva quindi il dovere di individuare i

cittadini più nobili ed avviarli ad un’educazione superiore al fine di lasciare ai

migliori il governo politico e la guida della comunità.

« Occorre[…] che si uniscano in nozze i migliori dell'uno e dell'altro sesso

quanto più spesso é possibile: raramente, invece, i più scadenti. Non solo, ma

se vogliamo davvero perfetto il gregge, occorre allevare i figliuoli dei primi, non

quelli dei secondi. Ad ogni modo, tranne i governanti, nessuno deve accorgersi

di queste misure. […] E quindi si dovranno istituire per legge delle feste, ove

faremo convenire giovanotti e fanciulle da marito; faremo sacrifici ed i nostri

poeti dovranno comporre inni degni delle nozze che si celebrano. Il numero dei

connubi lo lasceremo stabilire dalle autorità, basta che mantengano stabile,

quanto più è possibile, il numero dei cittadini. »

Prima di Galton, Arthur de Gobineau aveva sintetizzato nella sua opera più

Essai sur l'inegalité des races humaines,

famosa, del 1853-1855, la teoria

secondo cui l'uomo è classificato in tre diverse razze: bianca,gialla e nera; la

razza bianca è ovviamente considerata superiore alle altre due, ritenute

inferiori perché prive di religione e di storia. Mescolandosi con esse, è destinata

alla progressiva degenerazione anche la razza bianca.

Ma da chi nacque il concetto di “razza ariana”, che porterà a tanti disastri nel

‘900? Della lingua e

Dal filosofo tedesco Friedrich von Schlegel, che nel suo saggio

della sapienza degli indiani del 1808, divulgò le teorie del filologo inglese

William Jones, che aveva dimostrato la parentela esistente tra la lingua indiana

(il sanscrito) ed il latino, il greco, le lingue tedesche, gli idiomi celtici e il

persiano. Egli affermò: Non trovo strana quest’idea che le più grandi nazioni

« Ari (dal Arya

siano discese dalla medesima stirpe. Propose il termine sanscrito

»

= nobile) per definire queste lingue affini, le indoeuropee. Si riteneva,

all’epoca, che la lingua di un popolo fosse lo specchio del suo spirito e di

conseguenza che dalla maggiore complessità e articolazione delle lingue

indoeuropee derivasse una maggiore intelligenza degli ariani rispetto ai semiti

(ebrei ed arabi).

Più o meno negli stessi anni altri studiosi tedeschi, come Johann Gottfried

Herder, celebrarono la virtù degli antichi Germani, coraggiosi ed idealisti

5

rispetto ai degenerati Romani. Anche il filosofo Fichte, nei suoi

Johann Gottlieb

Discorsi alla nazione tedesca (1808), reputava la Germania una nazione eletta,

eccezionale:

Siete voi, tra tutti i popoli moderni, che possedete più nettamente il germe

«

della perfettibilità umana, ed a cui spetta la preminenza nello sviluppo

dell’umanità. Se voi sparite nella vostra essenza, tutto il genere umano perderà

la speranza di potersi un giorno salvare dalla profondità dei suoi mali. »

Il contributo del neoclassicismo alla nascita del razzismo

Nel 1764, lo storico dell’arte tedesco Johann Joachim Winckelmann pubblicò la

Storia dell'arte nell'antichità

sua e fondò il movimento artistico-culturale

neo-classicismo.

denominato Winckelmann esaltò le statue greche, per

l'armonia e l'equilibrio con cui rappresentavano la figura umana, e considerò il

tipo greco come l'incarnazione della bellezza assoluta. Ma tale perfezione

esteriore, agli occhi di Winckelmann, era nel contempo lo specchio della

serenità e della nobiltà interiore, spirituale, dell'uomo ellenico.

Alla metà dell'Ottocento, il pensiero razzista si appropriò del neoclassicismo e

giunse ad affermare che i popoli ariani (coloro che si avvicinavano più di tutti

gli altri esseri umani a quel modello estetico perfetto) erano più nobili, più

intelligenti e più capaci di grandi sentimenti di coloro che fisicamente erano (i

neri, considerati uomini bestia, delle scimmie) o si credeva che fossero (gli

ebrei) molto lontani dal modello di riferimento. Nello stesso tempo, i popoli

considerati razzialmente inferiori vennero accusati di avere abitudini immorali e

comportamenti quasi perversi, cioè di non saper dominare per nulla i propri

istinti. In effetti le rappresentazioni neoclassiche non rappresentano mai le

figure in un momento doloroso o di sforzo fisico, che quindi ne altera i tratti, ma

solo dopo o prima che l’azione venga compiuta, in modo che il loro

atteggiamento sia il più possibile l’emblema della compostezza.

Un’esemplificazione di questo stato d’animo era data dalla statua del

Laooconte, probabilmente opera di Agesandro, Atanodoro e Polidoro. Il

soggetto dell’opera è raffigurato strangolato dai serpenti e nonostante questo

appare sereno in volto. Realizzata nel I sec. a.C, questa statua raffigura un

dell’Eneide

episodio tratto dal libro II di Virgilio, quando l’eroe, compreso che il

cavallo portato in dono dagli Achei era in realtà pieno di guerrieri, cerca 6

d’impedirne il trasporto in città. Atena si vendica di lui uccidendo anche i suoi

figli.

Dunque, in tutt'Europa, in Inghilterra come in Germania, nel corso

dell’Ottocento, l'educazione fisica acquistò rinnovato prestigio, sia nelle scuole

che fuori di esse. I ragazzi erano esortati a plasmare il proprio corpo: a

mantenerlo vigoroso e virile, il più possibile simile a quello degli atleti ellenici.

Chiunque vedesse l'individuo dall'esterno doveva immediatamente percepire la

sua perfezione interiore, la sua sanità morale e la sua intelligenza: in una

superiorità razziale

parola, il corpo perfetto doveva manifestare la dell’uomo

bianco, erede dei greci.

Una fonte inaspettata

Herder, Fichte e poi in seguito addirittura Himmler, capo delle SS, ripresero la

specificità del popolo tedesco da uno scrittore, né tedesco né recente: ossia

Tacito, storico latino d’età imperiale. La Germania,

Tacito infatti, scrisse nel 98 d.C circa una monografia etnografica,

che sottolinea fortemente la differenza che vi era tra Germani e Romani. I

Germani però, che ad una prima lettura superficiale potrebbero sembrare

esaltati dalla storico, sono in realtà descritti in un certo modo per mettere in

luce il pericolo che rappresentano per l’impero romano. Vengono enumerate

come doti positive di questo popolo l’educazione militare dei giovani, il

sentimento dell’onore e del rispetto della gerarchia militare, la semplicità di

vita delle donne germaniche, dedite alla cura dei figli e del marito e del tutto

lontane da intrighi, e le azioni valorose dei soldati. I Germani sono coesi, i

mos maiorum

Romani non più, corrotti irrimediabilmente nei costumi. Il che

tanto decantavano i padri della Patria non esisteva quasi più. Inoltre non è da

trascurare il fatto che alla mentalità romana è assolutamente estraneo il mito

della razza; per spiegare ciò basta un esempio: ai tempi in cui scrive Tacito

l’imperatore è nato in Spagna e di lì a poco diventerà imperatore un africano,

Settimio Severo.

Ciò che ispirò i gerarchi nazisti fu il cap. 2, sull’autoctonia dei Germani, e il cap.

4 sulla ‘purezza’ della loro stirpe, anche se in realtà Tacito spiega entrambe le

cose in modo negativo, ossia dicendo che il loro territorio era poco appetibile e

poco accessibile. Nel capitolo 4 però Tacito descrive anche le fattezze di questo

popolo puro. Fattezze che verranno riprese dal nazionalsocialismo per

descrivere il tedesco ideale. 7

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