Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 16
Etna, il vulcano dell'umanità tesina Pag. 1 Etna, il vulcano dell'umanità tesina Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 16.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Etna, il vulcano dell'umanità tesina Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 16.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Etna, il vulcano dell'umanità tesina Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 16.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Etna, il vulcano dell'umanità tesina Pag. 16
1 su 16
Disdici quando vuoi 162x117
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Sintesi

Introduzione Etna, il vulcano dell'umanità tesina



questa tesina di maturità descrive l'Etna, patrimonio UNESCO dell'umanità.
"E' curioso pensare che questo monte riunisce in se tutte le bellezze e tutti gli orrori, in una parola quanto di più opposto e dissimile esiste in natura".
In questo modo Patrick Brydone rifletteva sull'Etna due secoli fa.
Il vulcano è stato da sempre un elemento dominante nella cultura siciliana dal '700 in poi e non ha mai smesso di affascinare turisti ed escursionisti. Il titolo della mia tesina "Etna: il vulcano dell'umanità " si riferisce chiaramente all'evento del 21 giugno 2013, quando la XXXVII Sessione del Comitato UNESCO, riunitasi nella capitale cambogiana di Phnom Penh, ha insignito il Monte Etna del titolo di Patrimonio dell'Umanità.: "La sua notorietà, la sua importanza scientifica, i suoi valori culturali e pedagogici sono - sottolinea l'Unesco - di importanza mondiale". La tesina permette vari collegamenti interdisciplinari.

Collegamenti


Etna, il vulcano dell'umanità tesina



Scienze della terra:

Il vulcano Etna: l'attività vulcanica e i vari tipi di lava

.
Italiano:

Federico De Roberto, cronista dell’eruzione dell’Etna del 1866 sulla rivista “illustrazione italiana”. Divina Commedia: canto vii paradiso versi 67-70

.
Inglese:

Angus Duncan: Geological map of mount Etna

.
Storia:

Anno 1928 : intervento del regime fascista nella ricostruzione di Mascali dopo l’eruzione del 1928

.
Storia dell’arte:

Giacinto Platania, affresco che raffigura l’eruzione dell’Etna del 1669

.
Latino:

Plinio Il vecchio, Naturalis historia; Plinio Il giovane – epistole via Tacito

.
Biologia:

L'apparato respiratorio e l'inalazione di monossido di carbonio

.
Chimica:

Lo zolfo e i suoi composti organici

.
Fisica:

Il magnetismo

.
Filosofia:

Hans Jonas ,"filosofia della natura"

.
Estratto del documento

DIVINA COMMEDIA

[…] E la bella Trinacria, che caliga

tra Pachino e Peloro, sopra 'l golfo

che riceve da Euro maggior briga,

non per Tifeo ma per nascente solfo,[…]

Il canto VIII del Paradiso è il canto nel quale l'autore mostra

come <<salisser nel terzo cielo>>; qui parla con Carlo

Martello (figlio di Carlo II d'Angiò e di Maria d'Ungheria che

esercitò il potere regale pur non avendone il titolo. L'incontro

e l'amicizia con Dante risalgono al soggiorno a Firenze nel

marzo del 1294 quando venne accolto dai Fiorentini con

grande entusiasmo e magnificenza.) , il quale gli dichiara

come <<di dolce seme possa nascere amaro frutto>>, cioè

come da buoni genitori possano nascere cattivi figli. Carlo

spiega che sono le virtù dei cieli a operare le differenze

imprimendo negli uomini le varie attitudini. Tutto questo

accade secondo il piano provvidenziale di Dio.

Nei versi 67-70, Dante descrive attraverso una perifrasi la

Sicilia mettendo in risalto il vulcano Etna. "caliga" al verso 67

sta ad indicare che l'isola, "Trinacria"( dal greco "tris-nacros",

terra dei tre monti o delle tre punte), è ricoperta di "caligine" a

causa delle emanazioni sulfuree dell'Etna che coprono di

fumo, ceneri e scorie di combustione il territorio circostante. Il verso 70, che chiude la perifrasi, fa

anche riferimento al vulcano siciliano utilizzando, però, la mitologia. Infatti, secondo il mito

raccontatoci da Ovidio nelle Metamorfosi, il gigante Tifeo, sotterrato da Giove sotto l'Etna,

mandava fuori, sbuffando, fumo e fiamme. Dante corregge l'immaginosa credenza degli antichi con

una spiegazione conforme alla scienza del tempo anche secondo il gusto medievale di dare ragione

positiva a credenze mitologiche: attribuisce l'emanazione del vulcano alla natura sulfurea di quei

terreni. INGLESE 4

Since the Second World War interest in the active volcano Mount Etna has been steadily increasing.

This interest has not been restricted to Italy, and scientists from Belgium, France, Germany, the

United States and the United Kingdom have played a part in volcanological studies.

One of the most important Etna's volcanologists is the professor Angus

Duncan. After a graduation in petrology and geology of Mount Etna

volcano from University College London in 1976, he has published a wide

variety of topics on Mount Etna volcano and is a co-author of MOUNT

ETNA The Anatomy of a volcano and was a contributor to the Geological

Map of Mount Etna.

In MOUNT ETNA The Anatomy of a volcano, he and his colleagues

describe Etna in all its aspects starting from "The forge of Vulcan" where

are described, in detail, Etna's Summit Cone's features. The summit cone

is constructed of lava and tephra and has a basal diameter of just under 2 km with a height of about

260 m. Because the Summit Cone is build directly over the central conduit of the volcano it is the

site of almost continuous activity in one form or another. As a consequence, the summit region is

constantly changing its form. Volcanic activity in this region is persistent: lava effusion takes place

3 -1

at a relatively low rate usually less than 1 m s . In contrast flank eruption usually occur lower on

the mountain and may have much higher effusion rate.

He has studied a lot the eruption of 1928 that destroyed Mascali's city. In an interview he said: “The

1928 eruption is important as it is the first major eruption to be scientifically documented, as well

as being the most destructive and the first example of a coordinated national response. This was the

first time since 1669 that an entire town and population centre was destroyed by an eruption of

Etna and since then, there have been no similar destructions on this scale caused from Etna.” 5

STORIA

Il 1928 è una data emblematica per il regime fascista. Infatti è l'anno in cui il regime si consolida

con la riforma della legge elettorale (per l'elezione dei membri alla Camera dei deputati fu prevista

una lista unica nazionale di 409 candidati scelti dal Gran Consiglio del Fascismo da sottoporre agli

elettori per l'approvazione in blocco), introducendo il plebiscito. Il Gran Consiglio del Fascismo si

trasforma in organo dello Stato, viene creato l'ufficio di collocamento ed iniziano le grandi opere

pubbliche. Il 1928 è anche l’anno in cui il regime fascista si trova impegnato nel fronteggiare

l'eruzione etnea che colpì la città di Mascali.

Il 2 novembre del 1928, dopo cinque anni di apparente inattività del vulcano, da quando cioè nel

1923 una colata sul versante settentrionale dell’Etna aveva interrotto la linea ferrata della

circumetnea, invadendo la strada statale Fiumefreddo – Randazzo e minacciando la periferia della

città di Linguaglossa, una nuova frattura apertasi sul fianco orientale del vulcano generò una colata

lavica che distrusse quasi interamente la ridente cittadina pedemontana. La fase eruttiva cominciò

sul calar della sera, con l’apertura di una bocca a quota 2.600 metri s.l.m. Successivamente, il

fenomeno assunse dimensioni maggiori per via della formazione di tre crateri a quota 1.650 metri

s.l.m. Inizialmente, l’attività del vulcano sembrò non interessare la città di Mascali. Fino alla notte

fra il 4 e il 5 novembre quando si aprirono nuove bocche a quota 1.150 nei pressi della località

Ripe della Naca. Il magma, molto fluido, si incanalò nell’alveo del torrente Pietrafucile, dirigendosi,

ad una velocità media di 150 metri l’ora, verso Mascali. In soli 18 giorni, il fronte lavico, la cui

larghezza massima raggiunse gli 800 m, percorse ben 8 km e distrusse quasi interamente la città di

Mascali, ad eccezione del piccolo quartiere di Sant’Antonino, prima di fermarsi a pochi km dalla

costa. Il 10 novembre, il fronte lavico distrusse la stazione ferroviaria di Mascali ed interruppe la

linea ferrata Catania – Messina, in prossimità del ponte di Carrabba, isolando così la Sicilia

orientale dal resto d’Italia. 6

Il 3 novembre, con un telegramma di sei righe, il

prefetto di Catania, Giovanni Fronteri, informò il

Ministro dell’Interno dell’attività eruttiva,

riservando di dare ulteriori notizie sugli sviluppi

del fenomeno. Il 7 novembre del 1928, dopo

appena cinque giorni dall’inizio dell’attività

eruttiva, furono inviati presso Mascali i reparti

fanteria de 12° Reggimento Genio di stanza a

Palermo. I genieri provvidero subito al ripristino

delle linee telegrafiche e telefoniche interrotte e

diressero le attività necessarie a dare aiuto alla popolazione sfollata. Il 23 novembre, con regio

decreto interministeriale (Interni, Finanze e Lavori Pubblici), si intrapresero le prime opere di

ricostruzione. Inizialmente, venne ripristinata la statale Catania - Messina. Con grande vanto del

governo fascista, l’opera venne ultimata in cinque giorni. L'enorme e controverso sforzo fascista di

ricostruire Mascali in pianura fu reso possibile tramite l'attivazione in pochissimo tempo di

interessi economici (immobiliari) cui il regime locale non fu estraneo. In effetti il regime fascista

seguì precisi interessi economici (il paese fu costruito sui terreni di una famiglia nobiliare acquistati

a caro prezzo) ma volle dimostrare di sapere reagire ad una catastrofe naturale. A Mascali il governo

vietò ogni soluzione provvisoria e costruì subito 200 alloggi popolari dotati di acqua corrente ed

energia elettrica, ed i principali edifici pubblici (Municipio, Chiesa, Scuole). Nel 1937 lo stesso

Mussolini si fermò per vedere la città ultimata. Una vera e propria città di fondazione come quelle

dell'Agro Pontino o della Sardegna, ma nata a seguito di una catastrofe naturale.

STORIA DELL’ARTE

Un affresco, affisso a una parete della grande aula della sacrestia del Duomo di Catania, raffigura

un'eruzione dell'Etna tra le più spaventose, quella del 1669. Il dipinto costituisce un'artistica mappa

della città di Catania

( prima che la città

venisse rasa al suolo

dal terremoto del

1693) e dell'intero

versante meridionale

del vulcano. Ma è

anche un chiarissimo

"grafico" del

fenomeno eruttivo, in

cui facilmente si segue

l'irrompere del magma

e del suo rovinoso

procedere. L'affresco

7

misura quattro metri per cinque e ha, nella parte bassa, un medaglione-appendice in cui è dipinto il

ritratto dell'ideatore della sacrestia (costruita nel 1675), il vescovo Michael Angelus Bonadies

dell'ordine francescano, morto nel 1686 e seppellito nello stesso Duomo. Il panorama riprodotto è

vastissimo. Le lave, che sgorgano da un cratere presso Nicolosi, procedono dai Monti Rossi e

invadono terre disabitate e campagne, fino ad arrivare, annunciate da spaventose fumate, al mare . Il

pittore ha voluto sottolineare il panico delle genti catanesi attraverso il convulso dibattersi, tra le

onde, di barche e velieri in fuga verso spiagge più sicure. Un fuggi fuggi di popolani e nobili è

visibile nella parte costiera della città.

L'opera è attribuita al pittore acese Giacinto Platania che si fa "cronista" dell'evento. Egli è uno dei

maggiori pittori e decoratori siciliani del XVII secolo. La sua pittura fu caratterizzata da un uso

accorto di accenti particolarmente realistici ed estrosi e, inoltre, spesso amava ritrarre nelle sue

opere scorci di Acireale o della zona etnea, cosa che secondo alcuni dimostra come fosse fortemente

legato al proprio territorio. Oltre ad essere uno dei maggiori pittori siciliani del XVII secolo, viene

considerato uno dei padri della cosiddetta scuola pittorica barocca acese, forse una delle scuole più

rappresentative del Barocco siciliano.

Il secolo che precede l’arte Barocca è determinante ai fini della sua nascita. Il 500, infatti, è stato il

1

secolo della Riforma Luterana ed il Seicento la conseguente risposta ad essa, con la

Controriforma cattolica. A questo fine la chiesa usò tutti i mezzi a sua disposizione (come la

nascita di nuovi ordini religiosi, Gesuiti e Filippini), ma spetta all’arte il compito più gravoso:

coinvolgere le masse.

Architetti, pittori e scultori diventano, grazie alle loro opere, l’indispensabile mezzo per toccare,

con estrema efficacia, l’animo semplice dei fedeli: nasce così l’Arte Barocca. Per far questo era

necessario che l’Arte assumesse forme grandiose e monumentali. Nel 1545 fu indetto Il Concilio di

2

Trento che raccomandava, ad esempio, che la figura del Cristo venisse rappresentata afflitta e

sofferente.

Caratterizzano lo stile barocco la ricerca del movimento, dell'energi

Dettagli
Publisher
16 pagine
5 download