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Si partirà dall’analisi del significato che tale parola assunse con Gabriele D’Annunzio nel Decadentismo (corrente nella quale trova la sua massima espressione), per discutere poi su cosa esprima il termine al giorno d’oggi.
Si prenderà in considerazione l’influenza dei mass-media sulle scelte dell’uomo che, “bombardato” in continuazione da pubblicità, è giunto a trasformare il significato di “estetismo”, concependolo ora come bisogno di esprimere se stessi scegliendo ciò che “socialmente” aggrada di più.
Analizzando la natura della pubblicità e del diritto che molto più spesso al giorno d’oggi impone sanzioni sempre più consistenti a pratiche commerciali scorrette, giungeremo a constatare l’effetto che tali informazioni forniteci dai mezzi di comunicazione di massa, esercitano sull’odontoiatria.
Esaminando i canoni di bellezza forniti dai media, e i reali canoni estetici per la creazione di una protesi soddisfacente, si approfondiranno i materiali estetici di realizzazione, tenendo in considerazione un metodo alternativo per avere “denti più bianchi” per i non portatori di protesi, come lo sbiancamento.
In questa tesi si cercherà di affrontare il tema
dell’estetismo progredito nel corso della storia:
Si partirà dall’analisi del significato che tale parola assunse con
Gabriele D’annunzio nel Decadentismo (corrente nella quale trova
la sua massima espressione), per discutere poi su cosa esprima il
termine al giorno d’oggi.
Si prenderà in considerazione l’influenza dei mass-media sulle
scelte dell’uomo che, “bombardato” in continuazione da pubblicità,
è giunto a trasformare il significato di “estetismo”, concependolo
ora come bisogno di esprimere se stessi scegliendo ciò che
“socialmente” aggrada di più.
Analizzando la natura della pubblicità e del diritto che molto più
spesso al giorno d’oggi impone sanzioni sempre più consistenti a
pratiche commerciali scorrette, giungeremo a constatare l’effetto
che tali informazioni forniteci dai mezzi di comunicazione di massa,
esercitano sull’odontoiatria.
Esaminando i canoni di bellezza forniti dai media, e i reali canoni
estetici per la creazione di una protesi soddisfacente, si
approfondiranno i materiali estetici di realizzazione, tenendo in
considerazione un metodo alternativo per avere “denti più bianchi”
per i non portatori di protesi, come lo sbiancamento.
Conclusione: sarà necessario di consultare il parere di un medico
specializzato, prima di prendere importanti decisioni su
cambiamenti estetici sulla propria persona, che si tratti del colore
della protesi o altro, in quanto decisioni sbagliate prese con lo
spunto dei mass-media potrebbero rivelarsi, a seconda del caso,
devastanti per l’aspetto estetico del soggetto.
Nel caso di una protesi non adatta al contesto del viso, essa
tenderebbe a rendere il sorriso un elemento disarmonico.
Gabriele D’annunzio, nato a Pescara nel 1863 e morto a Gardone
Riviera nel 1938, è un poeta che occupò una posizione centrale nella
letteratura, e nella vita politica dell'Italia dal 1914 fino al momento della
sua morte. Fu un personaggio pubblico eccentrico ed eclettico, come
tuttora testimoniano gli interni della sua residenza al Vittoriale.
Discusso, amato od odiato, oltre a quella letteraria, ebbe anche una
notevole carriera politica. Rifiutata la cattedra di letteratura italiana che
era stata di Giovanni Pascoli, partecipò come volontario alla Prima guerra
mondiale con alcune azioni dimostrative navali ed aeree e il volo su
Vienna (un gesto considerato ancora ai giorni d’oggi una grande impresa
aeronautica).
Nel 1915 ritornò in Italia, conducendo da subito una intensa propaganda
interventista. L’Italia del 1915 era infatti una nazioni frammentata in due
schieramenti nettamente opposti tra loro: i neutralisti e gli interventisti.
Gli interventisti come D’Annunzio, erano coloro che volevano entrare in
guerra a fianco o contro l’Austria, per poter ottenere in cambio Trentino,
Friuli Venezia Giulia e l’Istria senza Fiume; i neutralisti, invece, erano
rappresentati dalla maggior parte della popolazione e dei membri
parlamentari e proponevano il non-intervanto da parte dell’Italia nella
prima guerra mondiale, in cambio delle terre sopracitate, mancanti per
l’unificazione della nazione. Il governo italiano cerca trattative con
l’Austria, ma questa si oppone ad ogni tipo di approcci italiani, con
promesse con il “contagocce”. Così nel 1915 il nostro governo prende
contatti con l’Intesa e, attraverso il patto segreto di Londra, l’Italia si
impegna ad allearsi con essa dietro promessa di Trentino, Friuli e Istria
senza Fiume.
Più tardi il parlamento vota i pieni poteri al governo, che con 407 voti a
favore e 74 contrari, vota l’intervento dell’Italia nel conflitto della prima
guerra mondiale.
D'Annunzio, dopo tale avvenimento, si arruola volontario, e nel gennaio
del 1916, costretto a un atterraggio d'emergenza subisce una lesione,
all'altezza della tempia e dell'arcata sopraccigliare, sbattendo contro la
mitragliatrice del suo aereo. Non curò la ferita per un mese, perdendo un
occhio. Dopo una breve convalescenza, tornò in guerra continuando a
partecipare ad azioni belliche aeree e di terra.
Nel 1919 organizzò un clamoroso colpo di mano para-militare, guidando
una spedizione di "legionari" all'occupazione della città di Fiume, che le
potenze alleate vincitrici non avevano assegnato all'Italia. Con questo
gesto d'Annunzio raggiunse l'apice del processo di edificazione del
proprio mito personale "immaginifico" e politico.
L'11 e 12 settembre 1919, la crisi di Fiume. La città, occupata dalle
truppe alleate, aveva chiesto d'essere annessa all'Italia. D'Annunzio con
una colonna di volontari occupa Fiume e vi instaura il comando del
"Quarnaro liberato". Il 12 novembre 1920 viene stipulato il Trattato di
Rapallo: Fiume diventa città libera, Zara passa all'Italia.
Ma d'Annunzio non accettò l'accordo e il governo italiano fece
sgomberare i legionari con la forza.
Al volgere della guerra, d'Annunzio si fa portatore di un vasto
malcontento, insistendo sul tema della "vittoria mutilata" e chiedendo, in
sintonia con una serie di voci della società e della politica italiana, il
rinnovamento della classe dirigente in Italia.
Questo vasto malcontento, trovò ben presto il suo portavoce e capo
carismatico in un volto nuovo della politica italiana: Benito Mussolini.
Questo personaggio politico, dotato di notevole influenza, forzerà la
mano delle istituzioni, si servirà di atti di squadrismo e d'intimidazione
politica, che poi culmineranno il 28 ottobre del 1922, con la Marcia su
Roma, dove otterrà così l’incarico di costituire il Governo.
Mussolini inizia nel 1925 con opere di smantellamento delle strutture
istituzionali, con la formazione di un regime a partito unico, basato
sull'unione tra istituzioni politiche dello stato e istituzioni fasciste.
Mussolini mantiene in vita la monarchia e lo Statuto Albertino (il quale
però riveste un ruolo formale).
Egli opera un radicale ridimensionamento del potere legislativo del
parlamento che retifica solo le iniziative del governo:
Tutti i partiti politici (tranne il fascismo) sono sciolti, le loro
pubblicazioni vietate e i loro esponenti privati della carica
parlamentare
Si istituisce un organismo giudiziario particolare, il tribunale
speciale per la difesa dello stato, sottratto al controllo della
magistratura e composto di militari e membri della milizia, per
giudicare i reati contro la sicurezza dello stato
Si abolisce il diritto di sciopero e i sindacati sono ridotti al silenzio
Le amministrazioni comunali cessano di essere elettive e sono
sottoposte al controllo di un podestà, sostitutivo del sindaco, di
nomina governativa
Non vi sono più consultazioni elettorali perchè la legge del 1928
prevede che i votanti accettino o respingano una lista di 400
candidati, designati dal partio fascista (non viene garantita la
segretezza di voto). Egli è titolare di più ministeri: degli interni,
degli esteri, e della guerra
Siamo di fronte ora alla Dittatura Del Duce.
Al suo partito Mussolini dà il compito di inquadrare il popolo in
organizzazioni di massa che devono creare attorno al regime l'adesione
dei vari settori della popolazione. L'obiettivo è quello della
fascistizzazione del paese, nel senso che le espressioni della società
(cultura, spettacolo..) devono essere improntate ai valore e ideali fascisti.
Si creano associazioni rivolte ai giovani, come l'Opera Nazionale Balilla,
in collegamento con la scuola; i Gruppi Universitari Fascisti; l'opera
nazionale dopo lavoro, il Comitato Olimpico Nazionale (coni) che gestisce
le manifestazioni sportive. Il controllo si esercita anche sui programmi
radiofonici e sulla produzione cinematografica.
L'appoggio della chiesa è un fattore indispensabile per il regime (I Patti
Lateranensi, stretti nel 1929, concordavano la legittimità dello stato
italiano da parte della chiesa, mentre il Duce si impegnava a pagare
un'indennità per i territori pontifici annessi a suo tempo).
Notevoli privilegi sono accordati al cattolicesimo, tra cui: valore civile del
matrimonio religioso, inserimento della religione nelle scuole, in quanto
Mussolini vuole avere il pieno consenso dei cattolici e la chiesa vuole
arginare il pericolo comunista e garantire una posizione importante nella
società.
Con l’imminente avvento della guerra, D’Annunzio sfociò anche
nell'oratoria politica e, abbandonando la prosa letteraria, si immerse
nel rito collettivo della guerra, con il tentativo di conquistare la folla.
Testimoniando un atteggiamento carismatico e mistico, che si fece quasi
“escalation narcisistica”.
esagerato, effettuò una vera e propria:
Il poeta non si appaga più d'una banale comunicazione stabilita tra il
dicitore e l'uditorio che caratterizza il tipico teatro; egli cerca
"l'incarnazione" della parola, "l'incantesimo" che prende forza dal
"contatto" con un'"umanità agglomerata e palpitante come la massa.
Notiamo pertanto il fattore narcisista molto presente nella vita politica,
Le laudi”;
privata e soprattutto nelle produzioni letterarie, come “ tale
opera risulta essere una raccolta di poesie in libri, che sarebbero dovuti
essere sette, in quanto dedicati alla costellazione delle Pleiadi. In verità
D’Annunzio ne scrive solo cinque, di cui l’ultimo pubblicato postumo;
malgrado ciò sono chiaramente presenti in tutte le sue poesie tematiche
comuni come: l’autobiografismo, l’arte del culto del bello, l’eros
(sensuale e sentimentale), il superomismo di Nietzsche e il panismo.
Panismo è un temine che deriva dal nome Pan, ovvero l’appellativo che le
religioni elleniche e pagane davano a una divinità di forma caprina. La
sua rappresentazione fisica sta proprio a simboleggiare la fusione tra
uomo e natura (in quanto tale Dio possedeva mezzo corpo umano e
mezzo di capra). Di tali radici è anche il termine “panico”, in quanto i miti
narrano che il Dio Pan, sebbene protettore dei contadini, la notte soleva
incutere timore a questi.
Tra le più belle poesie di D’Annunzio, che simboleggiano tale osmosi, vi è:
“La pioggia nel pineto”. Tale opera è rivolta alla donna amata, Ermione.
La scena si svolge in un bosco, nei pressi del litorale toscano, sotto la
pioggia estiva. Il poeta passeggia con la sua donna, Ermione, e la invita a
stare in silenzio per sentire la musica delle gocce che cadono sul
fogliame degli alberi. Inebriati dalla pioggia e dalla melodia della natura,
il poeta e la sua donna si abbandonano al piacere delle sensazioni con
un’adesione così totale che a poco a poco subiscono una metamorfosi
fiabesca e si trasformano in creature vegetali.
La poesia è ricca di enjambement e similitudini. Le rime sono libere e
sono presenti molte onomatopee e parole auliche che forniscono una
piacevole musicalità in tali versi poetici.
Nella sua poetica, D'Annunzio sviluppa notevolmente, sia il panismo, sia
il concetto di Superuomo il quale trasformando la sua vita in opera
d'arte, sostituendo alle leggi morali le leggi del bello e andando
continuamente alla ricerca di piaceri raffinati, è in grado di raggiungere
l’assolutezza, impossibili per una persona comune.
Ciò fa parte dell’estetismo.
L'estetismo non è una filosofia o una poetica rigorosamente e
storicamente definibile, è oggetto contemporaneamente della storia
dell'arte, del costume e del comportamento sociale.
L'estetismo trova solo nel Decadentismo la sua massima espressione.
Se alla fine dell' 800 estetismo significava concepire la propria vita come
opera d'arte, come via di fuga dalle norme morali e dai canoni artistici
perchè sacrificavano la soggettività e la pura espressività, l'estetismo
moderno o meglio di massa viene concepito come bisogno di esprimere
se stessi scegliendo ciò che "socialmente”aggrada di più.
L'estetismo ha subito quindi, una notevole trasformazione, con una
frammentazione dell'identità, del mondo e dell'uomo, confezionata dai
mass-media contemporanei.
I media hanno ridotto lo spettatore a godere solo dell’'intensità e delle
sensazioni della superficie delle immagini. Esempio eclatante è la
pubblicità, che nel suo contesto risulta anche, essere spesso