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Storia dell'arte: il Surrealismo (Salvador Dalì)
Progettazione: Hans Ruedi Giger
Storia: la rivoluzione sessuale
Fisica: l'attrazione magnetica
La Sessualità
Infantile:
L’allargamento del concetto di sessualità, inteso come piacere erotico,
permetteva di comprendere un aspetto mai prima esplorato dalla psicologia: la
sessualità dei bambini. Freud ritiene che anche nell’infanzia, considerata come
l’età della spensieratezza, dell’innocenza e della purezza, siano attive le
pulsioni erotiche. Il bambino è un essere che vive una intensa e complessa vita
sessuale, la quale si esprime già in piccoli gesti semplici e istintivi come
l’assunzione del latte materno. Freud ha modo di sperimentare personalmente
che molte forme di nevrosi dei suoi pazienti sono riconducibili alla sessualità
repressa dei primi anni di vita. Freud definisce provocatoriamente il bambino un
essere perverso e polimorfo. “Perverso” poiché la sua pulsione non tende alla
procreazione e neppure al soddisfacimento della genialità ma prova piacere
erotico nel’assunzione della mammella e nel contatto con il calore del corpo
materno: di qui la sua “perversione” , cioè deviazione rispetto al fine che la
vecchia psicologia attribuiva alla sfera sessuale. Il “polimorfismo”, invece si
riferisce al fatto che, il bambino, nei primi anni di vita, prova piacere attraverso
varie parti del corpo che caratterizzano le diverse fasi del suo sviluppo
psicosessuale. Dalla predetta fase orale il cui piacere è rappresentata dalla
funzione e la zona erogena si identifica nella bocca. Il piccolo poi passa alla
fase anale che va da uno a tre anni circa, e che ha nell’ano la sua zona
erogena, con le connesse funzioni corporali, per raggiungere alla fine del terzo
anno la fase genitale che ha come zona erogena gli organi sessuali. Essa si
distingue ulteriormente in una fase fallica e in una genitale in senso stretto.
Nella fase fallica il bambino diviene consapevole del possesso del pene e
questo costituisce per lui oggetto di attrazione, ma al tempo stesso provoca la
paura per la sua perdita, cioè il complesso di castrazione . Secondo Freud
anche la bambina subisce una forma del complesso di castrazione, perché è
attratta dal pene e prova invidia per il fratello o per il sesso opposto e vive
questa sua mancanza come una punizione o una colpa. Dopo la fase fallica
segue, un periodo di latenza che va dai 5 – 6 anni fino la pubertà in cui si
assiste a una interruzione o un’inibizione di sessualità. Con la pubertà la
sessualità ritorna a esplodere nelle forme che anche la letteratura descrive
come una tempesta dei sensi e si consolida definitivamente il primato erogeno
alla sfera genitale. 6
La Teoria della
Libido:
Per chiarire cosa intendesse Freud con la parola “libido” non possiamo prescindere
dall’importante studio che il Maestro intitolò “Teoria della libido”. Freud considerava
l’istinto sessuale alla stregua di tutti gli altri istinti, come un processo psicofisico
capace di provocare manifestazioni sia fisiche che psichiche: ”E’ tradizionale
distinguere la fame dall’amore considerandoli rispettive rappresentazioni degli istinti
di conservazione e di riproduzione della specie. Pur associandoci a questa distinzione
molto evidente, in psicoanalisi noi ne postuliamo un’altra simile tra gli istinti di
conservazione o istinti dell’Io da un lato, e gli istinti sessuali dall’altro; chiamiamo
“libido” - o desiderio sessuale - la forza psichica che rappresenta l’istinto sessuale, e la
consideriamo analoga alla forza della fame o alla volontà di potenza e ad altre simili
tendenze dell’Io.” In un punto del lavoro la libido è definita semplicemente da Freud
come: ”...la forza attraverso la quale si esprime l’istinto sessuale.”; e ancora in uno
scritto del 1915: ”Abbiamo definito il concetto di libido come una forza
quantitativamente variabile, che può servire a misurare i processi e le trasformazioni
che si verificano nel campo dell’eccitamento sessuale”. Distinguiamo questa libido in
base al fatto che essa si origina dall’energia che è lecito ammettere come substrato
dei processi mentali in genere, quindi le attribuiamo anche un carattere qualitativo.”
Freud arriva anche a parlare della base organica della libido accennando ai ”disturbi
dei processi sessuali, processi che determinano nell’organismo la formazione e
l’utilizzazione della libido sessuale” e ancora: ”E’ impossibile tacere che questi
processi sono in ultima analisi di natura chimica”. Gli inizi della teoria della libido
risalgono al 1890 circa, quando Freud si rese conto dell’importanza della sessualità
nella nevrastenia e nella nevrosi d’angoscia, anche se la teoria andò consolidandosi ed
elaborandosi man mano che la sua esperienza clinica aumentava. Fu, però nei “Tre
saggi sulla teoria della sessualità”, e in un breve capitolo scritto per un libro del suo
amico Loewenfeld, che il Maestro espose le sue innovative scoperte. Il libro di
Loewenfeld, “Sexualleben und Nervenleiden” (“Vita sessuale e malattie nervose”),
aveva già riportato nelle prime edizioni interventi di Freud, ma per la quarta edizione
Loewenfeld persuase l’amico a scrivere un intero capitolo dal titolo “Le mie vedute sul
ruolo svolto dalla sessualità nell’etiologia delle nevrosi”. In tale lavoro Freud eseguì un
vero e proprio resoconto storico delle sue osservazioni che andarono ad arricchirsi o si
modificarono in ragione dell’osservazione clinica. Egli si occupò delle “nevrosi attuali”,
cioè della nevrastenia e della nevrosi d’angoscia, riconoscendo in esse la presenza di
importanti fattori sessuali nell’etiologia. Freud pubblicò l’opera “Tre saggi sulla teoria
della sessualità”, divise il libro in tre parti. Nella prima si sofferma sulle varie
deviazioni dell’istinto sessuale, dividendo queste deviazioni in due grandi gruppi, a
seconda che riguardassero l’oggetto dell’istinto o le finalità dello stesso. Freud
riteneva che la maggior parte delle deviazioni fossero presenti in forma moderata
nella vita normale e che diventassero patologiche nel momento in cui acquisissero i
caratteri dell’esclusività e della fissazione. Per Freud la sessualità rappresenta l’unico
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fattore costante nella genesi della psiconevrosi i cui sintomi rappresentano, da un lato
la funzione sessuale mascherata, dall’altro sono espressione della resistenza dell’Io.
Riteneva che gli impulsi sessuali che determinano e mantengono i sintomi sono solo in
piccola parte “normali” poiché più spesso si tratta di impulsi “perversi”: di fatto, dietro
ai sintomi nevrotici, si possono scoprire quasi tutte le perversioni.
In un breve passo sugli istinti, Freud suggerisce che ciò che li distingue l’uno dall’altro
e li caratterizza in modo specifico, è la loro fonte e il loro scopo. La fonte consiste
sempre in uno stimolo che si origina in qualche parte del corpo, e lo scopo consiste
nell’eliminazione di questo stimolo. Nella seconda parte Freud tratterà la “sessualità
infantile” ponendo l’accento sull’amnesia infantile come variabile interveniente a
determinare la negazione dell’esistenza di tale sessualità. Egli, infatti, descrive il
neonato come un essere già capace, fin dai primi giorni di vita, di sensazioni erotiche
che andranno a modificarsi e svilupparsi fino ai quattro anni, per poi subire una
quiescenza fino alla pubertà. Le prime manifestazioni sessuali, come anche quelle
della nutrizione e della defecazione, sono autoerotiche e la loro finalità consiste nella
soddisfazione degli stimoli provenienti dalle zone erogene.
Il complesso di
Edipo:
Durante la fase fallica, fra i tre e i cinque anni, si registra un attaccamento
erotico del bambino verso il genitore del sesso opposto. Il maschietto sviluppa
sentimenti ostili verso il padre, considerato come un rivale, e desidera avere la
madre tutta per se. Pretende di dormire nel suo stesso letto e, spesso promette
di sposarla o di non abbandonarla mai. Anche la bambina si sente attratta
verso il padre da un analogo sentimento di amore che tende a escludere la
madre e a manifestare una civetteria che prefigura il comportamento della
futura femminilità (complesso di Elektra). Freud aggiunge che, molto spesso,
questi sentimenti sono incoraggiati dagli stessi genitori, che anch’essi si
abbandonano a preferenze di questo tipo. Freud era un attento lettore delle
opere letterarie e da esse ricavava spunti per esprimere le sue idee.
Denominava complesso di Edipo la costellazione erotica tratta dalla celebre
tragedia del poeta Sofocle, L’eroe greco si ritrovò a uccidere il padre e sposare
sua madre. Secondo Freud, l’orrore che l’uomo prova per tale tragedia deriva
dal fatto che in ognuno di noi c’è questo desiderio infantile, il terrore per
l’uccisione del padre e il possesso della madre, sono una minaccia costante
nella fantasia di ciascuno. Tuttavia Freud attribuisce una “funzione essenziale”
a tale complesso perché, ogni uomo deve superare il complesso di Edipo per
poter maturare a uno stato adulto e a una sessualità serena e consapevole.
Questo implica lo spostamento dell’attrazione sessuale dalla madre alla metà
esterna la riconciliazione con il padre. Coloro che non riescono a superere
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pienamente tale complesso, si portano dietro un ambiguo sentimento di colpa
e oscure nostalgie che impediscono una vita sessuale matura e soddisfacente.
Arte
Salvador Dalì : Il Surrealismo, Il Grande
Masturbatore.
Salvador Dalì 1904 -
1989 Salvador Dalí nacque a Figueras, in Catalogna, nel
1904. A Madrid frequentò l'Accademia di Belle Arti
ma nel 1926 ne fu espulso per indegnità. L'anno
successivo si recò a Parigi, dove venne a contatto
con il vivace ambiente intellettuale della capitale
francese. Qui conobbe Pablo Picasso, Juan Mirò,
André Breton e il poeta Paul Eluard. È il momento di
maggior vitalità del movimento surrealista e Dalí ne
fu immediatamente coinvolto. Egli, infatti, vide nelle
teorie del movimento la possibilità di far emergere la
sua dirompente immaginazione. Rotti i freni inibitori
della coscienza razionale, la sua arte portava in
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superficie tutte le pulsioni e i desideri inconsci, dando loro l'immagine di
allucinazioni iper-realistiche. In Dalí non esiste limite o senso della misura, così
che la sua sfrenata fantasia, unita ad un virtuosismo tecnico notevole, ne
fecero il più intenso ed eccessivo dei surrealisti al punto che fu espulso dal
gruppo dallo stesso Breton. Ciò tuttavia non scalfì minimamente la produzione
artistica di Dalí, il quale, dopo essersi professato essere lui l'unico vero artista
surrealista esistente, intensificò notevolmente l'universo delle sue forme
"surreali". Il Surrealismo per Dalí era l'occasione per far emergere il suo
inconscio, secondo quel principio dell'automatismo psichico teorizzato da
Breton. E a questo automatismo psichico Dalí diede anche un nome preciso:
metodo paranoico-critico.
La paranoia, secondo la descrizione che ne dà l'artista stesso, è: "Una malattia
mentale cronica, la cui sintomatologia più caratteristica consiste nelle delusioni
sistematiche, con o senza allucinazioni dei sensi, Le delusioni possono prendere
la forma di mania di persecuzione o di grandezza o di ambizione".
Dunque le immagini che l'artista cerca di fissare sulla tela nascono dal torbido
agitarsi del suo inconscio (la paranoia) e riescono a prendere forma solo grazie
alla razionalizzazione del delirio (momento critico).
Da questo suo metodo nacquero immagini di straordinaria fantasia, tese a
stupire e meravigliare grazie alla grande artificiosità della loro concezione e
realizzazione. Nel 1929 risale il suo legame con Gala Deluvina Diakonoff,
moglie del poeta Paul Eluard. Ella fu prima amante e poi moglie di Dalí,
divenendo la sua musa ispiratrice. Appare in numerosissimi quadri, per lo più
nuda e sensuale, rappresentando nel mondo figurativo di Dalí uno degli
ingredienti più certi del suo inconscio: la libido; infatti, i due motori più violenti
che fanno funzionare il cervello artistico di Dalì sono: primo, la libido, l’istinto
sessuale; secondo l’angoscia della morte.