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Sintesi

Introduzione Attrazione e Seduzione, tesina



La seguente tesina di maturità tratta del tema dell'attrazione e seduzione. La tesina abbraccia anche i seguenti argomenti nella varie discipline scolastiche: L'Ars Amatoria di Ovidio in Latino; Histoire de ma vie di Casanova in Italiano; Kierkegaard, Schopenauer in Filosofia; cervello, geni, MHC, ricerche scientifiche in Scienze.

Collegamenti


Attrazione e Seduzione, tesina



Latino - L'Ars Amatoria di Ovidio
Italiano - Histoire de ma vie di Casanova
Filosofia - Kierkegaard, Schopenauer
Scienze - cervello, geni, MHC, ricerche scientifiche
Estratto del documento

Irene Fontana

Classe VF, Maturità 2014

L’Ophrys Apifera è un’orchidea che deve il suo nome alla forma del suo fiore, il quale

assomiglia ad un’ape, l’insetto di cui ha bisogno per l’impollinazione. Una simulazione

tanto perfetta che, per attirare l’esemplare maschio, essa emette un particolare

ferormone che lo attira sulla corolla. L’ape maschio allora, credendo di sedurre un’ape

femmina, stacca il sacco di polline e lo depone sul pistillo, portando così a termine

inconsapevolmente il compito che gli è stato assegnato.

L’attrazione: che ingannevole arte.

0

Indice

Introduzione……………………………………………………………………

… 2

Che cosa si intende per attrazione?

……………………………………………... 3

Attrazione vissuta ...

……………………………………………………………… 3

A lezione di seduzione nell’antica Roma: Publio Ovidio

Nasone e l’Ars

Amatoria ….…...

……………………………………………………………... 3

Seduzione strumentale: la vita estetica del Don

Giovanni di Kierkegaard ... 4

Seduzione finalistica: Giovanni Casanova …...

……………………………… 5

Confronto

…………………………………………………………………….. 6

Attrazione studiata

……………………………………………………………….. 7

Scienza dell’attrazione

……………………………………………………….. 8

Biologia del linguaggio del corpo in amore

………………………………... 10

Il gene del dongiovanni

…………………………………………………….. 12

1

Conclusioni

……………………………………………………………………… 13

Introduzione

Ho pensato a lungo all’argomento della mia tesina d’esame. Mi sono immaginata

innumerevoli volte questa giornata, come mi sarei vestita, come mi sarei sentita, di cosa

avrei potuto parlare e, soprattutto, che impressione avrei fatto. Ammetto di essere una

persona talvolta insicura e indecisa, non so quale delle due caratteristiche adduca

all’altra, ma fortunatamente la determinazione non mi manca e, seppur la gestazione sia

stata tormentata e prolissa, anche io ho trovato il mio tema.

Inizialmente mi ero lanciata sulla fisica quantistica e ho pure incominciato a leggere “Il

piccolo libro delle stringhe” di Steven S. Gubser, teoria che pretende che gli oggetti

fondamentali costituenti la materia non siano particelle bensì, appunto, stringhe. Vedere

il Tutto secondo un altro punto di vista, ovvero rinnegare l’idea che il mondo sia fatto di

atomi, mi è parso interessante e costruttivo, ma comunque qualcosa di ancora troppo

incerto e lontano dalla mia “realtà”, per restare in tema. Ha cominciato allora ad

incuriosirmi, soprattutto a seguito dello studio di filosofi quali Schopenhauer o Freud, il

rapporto che sussiste tra ciò che siamo e ciò che facciamo. Anche in questo caso mi sono

affidata alla lettura di frammenti di un testo, ovvero “Sincronicità. Il legame tra Fisica e

Psiche da Pauli e Jung a Chopra” di Massimo Teodorani. Poco a poco mi stavo avvicinando

sempre più a quello che sarebbe diventato l’ambito specifico del mio interesse. Volevo

parlare di qualcosa che mi affascinasse davvero, qualcosa che non avesse limiti e che

dunque toccasse un po’ ogni cosa, qualcosa che in un certo senso ognuno di noi vive, in

modo che io stessa potessi sentir mie le questioni espresse e in modo da colpire l’intimo

dei miei ascoltatori per essere seguita. Il teologo francese Maurice Bellet disse che

“l’ascolto permette a chi è ascoltato di ascoltare se stesso” e questa è la mia volontà:

sedurre voi per rimanere concentrata su di me. Sedurre. Attrarre. Persuadere. È

un’intrinseca rete di forze concentrata su un unico obiettivo, un’unica preda da

raggiungere ad ogni costo, in un gioco di rimandi senza esclusione di colpi. Un legame

che si instaura tra due corpi, due particelle, due persone, due cuori, due menti: infiniti

elementi distinti che si estraniano dalla loro solitudine per dare vita a una nuova unità.

Diversi i protagonisti, diverse le motivazioni, diversi i campi d’azione, ma un solo

meccanismo che altro non è che pura attrazione. In queste mie pagine mi propongo

dunque di analizzare gli innumerevoli processi che l’attrazione mette in scena per influire

sulla nostra vita. 2

Che cosa si intende per attrazione?

Sebbene tutti sappiamo in cosa essa consista, non è facile spiegare a parole il

meccanismo dell’attrazione. Pensiamo alla legge di Gravitazione Universale: essa dice

che la forza di attrazione tra due masse è direttamente proporzionale al prodotto delle

loro masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza fra i loro centri di

massa. Ciò che risulta evidente è che devono esservi almeno due protagonisti e che il

risultato è tutt’altro che casuale ma regolato da determinati rapporti. Anche in amore

non è poi così diversa la legge che porta due corpi, due persone, ad avvicinarsi sino

all’incontro: anche in questo caso esistono delle costanti, come quella “G” della

gravitazione, attraverso le quali in un certo senso si possono studiare i modi di porsi di

quello che altro non è se non un sentimento. Il meccanismo che rende stabile e durevole

l’amore con attrazione fisica fra due persone si può facilmente spiegare, ricorrendo

sempre alla fisica, paragonandolo alla corrente elettrica, che può essere continua o

alternata. La corrente continua, ad esempio, corrisponde all’amore scaturito dai genitori

verso i figli: è solido e non ha alti e bassi. La corrente alternata, invece, a quello

passionale fra i due sessi: per rimanere costante, duraturo, ha bisogno dell’alternarsi

della voglia di ricevere (polo -) con quella di dare (polo +). Se per qualche motivo,

rabbia, incomprensioni o simili, la voglia di dare o di ricevere si blocca, la corrente non

fluisce più fra i due poli e l’attrazione fisica fra uomo e donna si arresta. Per questo gli

antichi greci consideravano l’attrazione sessuale come un’arma, un dardo personificato

in Cupido capace di bucare la carne e prendere possesso di un’anima, provocando il

caos, per umani e Dei. Da sempre l’uomo è stato influenzato da essa, l’ha vissuta e l’ha

studiata, nel tentativo di comprendere questo ossimoro di dolore e gioia, fattore base

attraverso il quale è stata permessa la salvaguardia della vita.

Attrazione vissuta

Nella vita di tutti i giorni quando desideriamo una persona ciò che determina la buona

riuscita del nostro intento è la tecnica che utilizziamo per gestire l’attrazione nei suoi

confronti, l’insieme di gesti, parole e atteggiamenti studiati per farla cadere nella nostra

sedŭcere, se- ducĕre

rete: la seduzione. Sedurre deriva da composto di «a parte, via» e

«condurre, trarre» , quindi letteralmente indica l’azione del distogliere, condurre in

1 seductio

disparte, allontanare da sé, valenza che assumeva nel latino classico. La infatti

consisteva nel sviare qualcuno dal suo contesto originale, stesso significato che assunse

nel latino ecclesiastico ma, nel secondo caso, con una valenza più negativa. I Padri della

3

Chiesa utilizzarono infatti il termine per esprimere efficacemente il concetto di sviamento

psicologico attuato dalla corruzione. Questa connotazione negativa emerge anche

rispetto alla figura della donna che a quei tempi risultava entità inferiore all’uomo, ma

capace di esercitare su questi una notevole forza attrattiva, tanto da considerarla, al pari

della seduzione, personificazione del male. A partire dal XV secolo la seduzione acquisì

“affermazione della volontà e

un’accezione pressoché positiva, considerata

dell’intelligenza di un individuo che sa rendersi padrone della volontà altrui” .

2 Seppur

archetipi di tale comportamento sono da sempre Don Giovanni e Casanova, il primo

prodotto letterario seicentesco di Kierkegaard, il secondo personaggio realmente vissuto

nel XVIII secolo, ritengo fondamentale intraprendere l’aspetto umano del fenomeno

dell’attrazione a cominciare da un più antico maestro di quest’arte: Publio Ovidio

Nasone.

A lezione di seduzione nell’antica Roma: Publio Ovidio

Nasone e l’Ars Amatoria

Ovidio può essere definito il primo grande maestro della seduzione. A partire dalla sua

Ars Amatoria

innovativa concezione libertina della vita, egli nell’ propone a uomini e

donne del suo tempo i trucchi per uscire vincitori da quel gioco che altro non è che

l’amore. Un amore trattato con distacco e cinismo, un’arte che tutti possono e devono

imparare. Se al giorno d’oggi possiamo trovare in commercio migliaia di opuscoli che

latin lover,

insegnano ad essere perfetti tutto quello che c’è da sapere sulle tecniche

amatorie ce lo ha già detto Ovidio duemila anni fa. A quanto afferma la giornalista del

The Guardian

quotidiano Charlotte Higgins: «Ovidio ci ha

lasciato il più scandaloso, ironico, cinico ed esplicito testo su

come cercare e trovare l’uomo o la donna dei propri sogni.

L’Ars Amatoria è l’equivalente di un moderno manuale di how-

to»: come prepararsi, come incontrare partner potenziali e

come continuare a mantenere il contatto. Egli insegna a non

tralasciare la giusta dose di trucco e cosmetici, d’igiene e cura

del corpo, ma senza esagerare con la ricercatezza, ad essere in

Minoida Theseus

un certo senso semplici perché dopotutto “

abstulit, a nulla tempora comptus acu. Hippolytum Phaedra,

nec erat bene cultus, amavit; Cura deae silvis aptus Adonis

erat” (Teseo rapì la figlia di Minosse senza ornamento alcuno

3

tra i capelli, e Fedra amò le chiome irte d’Ippolito. Adone, nato

praeceptor

tra le selve e i boschi, fu l’amor d’una dea.). Il

amoris adopera le incantevoli metafore della caccia e della guerra: l’uomo, cacciatore e

soldato, deve conoscere a fondo la sua preda, il suo nemico. Deve quindi frequentare gli

Spectatum

ambienti giusti come corse di cavalli, banchetti e teatri, dove le donne “

veniunt, veniunt spectentur ut ipsae” 4

, vanno per guardare, certo, ma anche per essere

guardate; deve conoscere la sua ancella e le persone di cui ella si fida; deve apprendere i

suoi gusti, i suoi capricci, le sue passioni; deve saper parlare di qualsiasi argomento e

prometterle doni senza farli, perché “se non dai, potrai sempre far credere d’esser pronto

a dare”. Unica deroga è lasciata alla poesia, attraverso la quale si possono esprimere

4

complimenti nei confronti della donna, la quale apprezza molto che le siano dedicati

versi.

Nel secondo libro Ovidio, sempre rivolgendosi agli uomini, si sofferma sul come

mantenere un rapporto, dopo aver portato a termine la conquista. Innanzitutto invita ad

evitare i litigi, fonte di infelicità, e ad accontentare in ogni cosa la propria amante: farla

vincere al gioco, sorreggerle lo specchio mentre si pettina, raggiungerla ogni volta

ch’ella desideri. Ovidio consiglia di non innamorarsi, ma di giocare all'amore

incoraggiando dunque anche il tradimento: "fallite fallentes" (ingannate gli ingannatori).

5

L’unico consiglio al riguardo è quello di giocare con cautela, senza dunque fare scoprire

all’amante la rivale. È invece necessario che l’uomo faccia ingelosire la partner,

facendole credere di perdere interesse nei suoi confronti in modo che sia lei a cercarlo e

rafforzando così il legame.

Nel terzo ed ultimo libro dell’Ars Amatoria Ovidio si rivolge alle donne, gesto inusuale per

la letteratura latina del tempo, seppur egli non si ponga come maestro per conquistare e

ingannare gli uomini, ma doni semplici consigli su come esse possano essere più

attraenti ai loro occhi. Del resto il poeta di Sulmona spiega che alcune di esse sono

ancora più abili ingannatrici degli uomini, mentre una parte soffre a causa di questi.

Rivolgendosi anche qui alle donne libere e non sposate, egli le invita all’utilizzo di

cosmetici per avere un adeguato aspetto formale, descrivendo con precisione

l’abbigliamento, le acconciature e il portamento che esse devono avere. Questi trucchi

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