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Sintesi

Introduzione Erbe in Trentino, tesina



Da sempre l’uomo ha utilizzato le erbe per giovare alla propria salute e al proprio benessere in vari modi: uso interno tramite l’ingestione di varie parti di essa o uso esterno tramite applicazioni.
Già con l’uomo primitivo si sono tramandate queste tradizioni, tradizioni che in parte sono arrivate fino a noi e che tuttora vengono usate, magari in modalità perfezionate.
Durante il corso della storia le erbe hanno sempre costituito un punto fondamentale della cultura popolare e contadina nonostante i “periodi bui” della caduta in disuso delle tradizioni legate ad esse come l’abbandono delle campagne e delle montagne del secolo scorso.
Infatti, è solo negli ultimi decenni che le piante aromatiche e officinali sono ritornate di grande attualità grazie all’interesse sempre maggiore di persone che ritornano a scoprire vecchie tradizioni o semplicemente perché vogliono avvicinarsi ad un mondo più salubre e genuino.
Estratto del documento

nome Calendula deriva dal latino Calendae, ovvero “primo giorno del mese”,

proprio perché fiorisce una volta al mese).

I Romani invece svilupparono i loro interessi nei confronti delle piante

soprattutto per uso cosmetico di profumi e unguenti, data l’elevata importanza

che aveva la cura del corpo.

Proprio dell’antica Roma era Galeno, medico del II secolo

d.C. che inventò i “preparati galenici”, tutt’ora così

chiamati, cioè delle soluzioni di alcool, acqua o aceto con

lo scopo di estrarre i principi attivi.

Dopo la caduta dell’Impero romano si ebbe un decadimento generale,

compreso quello dell’uso delle erbe e il passaggio di tradizioni legate ed esse.

Solo nei monasteri, gli unici luoghi “sicuri” dell’epoca, si tramandarono queste

conoscenze e se ne svilupparono altre grazie a monaci e amanuensi. Infatti i

monaci possedevano orti e piccoli appezzamenti chiamati dei “semplici”,

necessari per la coltivazione delle erbe che poi venivano raccolte ed essiccate

e usarono il sistema di distillazione arabo per l’estrazione di oli essenziali e la

preparazione di unguenti.

Le piante ricominciarono a essere classificate in libri e testi insieme alle

caratteristiche terapeutiche e gli appezzamenti

dei “semplici” diventarono degli orti botanici.

Nell’XI a Salerno nacque la Scuola Salernitana,

nata secondo la leggenda dall’incontro di un

cristiano, un greco, un ebreo e un arabo che

avrebbero unito le loro conoscenze formando la

prima scuola di medicina. Molto probabilmente

la leggenda si basa sulla posizione strategica di

Salerno nel mondo allora conosciuto.

Orto "dei semplici" di Palazzo

Eccheli -Baisi a Brentonico (foto

Sara Cescatti) 8

Immagini tratte dal libro “De Ornatu Mulierum” di Trotula De Ruggiero, prima e più

importante medico donna della Scuola salernitana

In seguito nel Rinascimento si ricominciò ad interessarsi sempre più delle erbe

e dei sistemi curativi a base di prodotti vegetali anche a seguito

dell’introduzione di nuove specie sconosciute nel mondo occidentale. Infatti

l’incremento dei commerci verso i paesi dell’oriente, come India e Cina, e la

scoperta del “nuovo mondo”, permise di aumentare la possibilità di utilizzo di

nuove piante e di scoprire anche nuovi metodi.

Tra la fine dell’‘800 e l’inizio del ‘900 è da

ricordare il medico inglese Edward Bach, famoso

per le sue teorie in campo erboristico note come “i

fiori di Bach”.

Egli sosteneva che la terapia erboristica dovesse

essere semplice e accessibile a tutti, poiché i primi

medici siamo noi stessi e ognuno di noi è in grado

di compiere un’autodiagnosi.

La fitoterapia di Bach si basava sul concetto che un

L'echinacea: pianta coltivata sintomo fosse la manifestazione fisica di sentimenti ed

solo in Nord America, luogo di

cui è originaria emozioni e di caratteri della personalità.

Sulla base di tali concetti Bach identificò 38 fiori, corrispondenti ad altrettanti

tipi di emozione, la cui «energia» è in grado trasformare l'emozione negativa in

positiva.

L’uso delle piante è poi diminuito nel corso dei secoli anche per il fatto che

molti principi attivi, una volta estratti dalle piante, si sono ricreati

chimicamente in laboratorio.

Tuttavia l’uso delle erbe a scopo curativo non è scomparso del tutto sia per il

fatto che alcuni principi attivi possono essere estratti solo dalla matrice

organica di base sia per il fatto che sempre più persone si avvicinano al mondo

naturale riscoprendo i principi attivi naturalmente contenuti nelle erbe. In

passato non si era certi della concentrazione dei principi attivi poiché questa

varia in base all’esposizione, al momento di raccolta, … e perciò la relazione

dose-effetto non era conosciuta. Oggi la fitoterapia moderna è in grado di

quantificare la relazione dose-effetto creando dei prodotti sicuri ed efficaci. 9

DEFINIZIONI

Le piante officinali in genere

vengono divise in tre grandi

sottogruppi che sono le piante medicinali, le piante aromatiche e le piante

cosiddette da profumo.

Nonostante queste tre categorie generali non è detto che una pianta non possa

(Mentha sp.)

rientrare in due categorie o addirittura in tutte e tre. (es: la menta

può essere usata in cucina per il suo profumo e

sapore fresco e appetibile oppure per aromatizzare

sciroppi o liquori; in farmacopea o fitoterapia l’olio

essenziale viene estratto per le sue proprietà

rinfrescanti, decongestionanti e digerenti; l’olio

essenziale può anche essere usato dall’industria

cosmetica per creare prodotti di bellezza o

deodoranti).

Spesso il termine officinale e medicinale vengono usati come termini simili o

addirittura uguali compiendo un errore. Mentha x piperita (foto Sara

Infatti il termine officinale viene usato in ambiti Cescatti)

legali, mentre medicinale, secondo

l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) “è un organismo vegetale che

contiene in uno dei suoi organi sostanze che possono essere utilizzate a

fini terapeutici o che sono i precursori di emisintesi di specie farmaceutiche”

cioè sostanze con la proprietà di ristabilire o correggere alcune funzioni

biologiche.

Le piante aromatiche sono quelle che contengono sostanze odorose gradevoli e

ricche di oli essenziali usate per rendere più appetibili i piatti e per

aromatizzare liquori o sciroppi. 10

Nelle piante aromatiche sono incluse le spezie cioè

specie vegetali esotiche usate per le loro proprietà

organolettiche e per le proprietà stimolanti,

stomachiche, aromatiche, insetticide, correttive di odore

e sapore.

Le piante dette da profumo

sono quelle usate per

l’estrazione di essenze odorose a scopo cosmetico (le

parti vegetali solitamente più usate sono i fiori come

(Lavandula sp.)

ad esempio la lavanda e il gelsomino

(Jasminum spp.) ).

Un’altra categoria non citata prima è quella delle specie usate come coloranti

naturali a scopo alimentare o per l’industria tessile, un uso ormai caduto in

disuso ma molto importante per il passato.

Del campeggio (Haematoxylum campechianum - Foto a sinistra) viene

utilizzata la corteccia triturata grossolanamente (Foto a destra) come tinta per i

tessuti per ottenere un colore rosso intenso

È importante definire il termine droga come il prodotto di origine vegetale ( una

parte o tutta la pianta) importante per la sua attività biologica.

Le droghe si dividono in:

Droghe organizzate cioè costituite da elementi cellulari generalmente

 organizzati in tessuti

Droghe non organizzate cioè costituite dal prodotto dell’attività di tessuti

 o da estratti semplici più o meno modificati.

N.B.: quando si definisce una droga è importante l’identificazione della specie

botanica e della parte di pianta da cui si ricava. 11

PIANTE UTILI E PIANTE DANNOSE

In realtà non esiste una classificazione di piante utili e piante dannose poiché il

loro fattore di rischio o di utilità è determinato dall’uso più o meno corretto che

ne facciamo.

Esempi: (Matricaria chamomilla

La camomilla è la pianta

)

calmante per antonomasia e tutti ne conoscono gli effetti.

Vengono utilizzati i capolini in infusione in acqua calda per

estrarre i principi attivi. Tuttavia se viene lasciata in

infusione per un tempo maggiore a quello indicato l’effetto

sarà quello opposto cioè si avrà un senso di irrequietezza.

Se assunta a dosi elevate per un lungo periodo di tempo

può portare a effetti ben più gravi. (Taxus baccata)è

Il tasso una pianta altamente

tossica in tutte le sue parti per l’elevata

concentrazione di alcaloidi, in particolare la tassina

(tranne per il caso dell’arillo, la parte carnosa di

colore rosso che riveste il seme). Nonostante sia

una delle piante più tossiche presenti sul territorio

12

italiano è tuttavia la pianta maggiormente usata per l’estrazione proprio degli

alcaloidi per uso chemioterapico.

(Erythroxylum coca)

La coca è la pianta da cui si

ricava un alcaloide che, se lavorato, è noto per i

suoi effetti psicoattivi, cioè la cocaina. In tempi

passati la cocaina veniva masticata dalle

popolazioni Inca per ottenere un leggero effetto

anestetico e per ridurre il dolore e la fatica. In

realtà se masticata non si riscontrano alcaloidi

nel sangue e quindi non produce effetti negativi.

È solo dopo la lavorazione e la raffinazione della cocaina che gli effetti

psicoattivi si riscontrano.

Il rischio che possiede quella pianta dipende anche dalla parte di pianta che si

utilizza perché a volte si utilizzano parti che sono commestibili mentre altre

parti sono estremamente nocive. Un esempio di questa tossicità è

rappresentata dalla patata: infatti tutti sono a conoscenza delle proprietà e

degli utilizzi del tubero, ma forse non tutti sanno che il frutto è estremamente

tossico.

RISCHI ED EFFETTI COLLATERALI

Sono sempre di più le persone che utilizzano le piante o rimedi

naturali per curarsi o anche semplicemente per mantenersi in

forma.

La motivazione che più frequentemente spinge a ricorrere

alla fitoterapia è quasi sempre la convinzione che i farmaci naturali siano privi

di controindicazioni ed effetti collaterali. Tuttavia anche le erbe che

consideriamo le più innocue possono portare a problemi di maggiore o minore

intensità.

Per questo motivo è opportuno attenersi ad alcune indicazioni.

nel caso di uso di prodotti naturali a scopo terapeutico, è consigliabile

 rivolgersi a un medico, o comunque ad uno specialista, che sia

competente e qualificato in materia. Altrettanto sconsigliato è il metodo

“fai-da-te” poiché non si è in grado di riscontrare la concentrazione dei

principi attivi in modo “casalingo”. 13

È consigliabile non utilizzare prodotti importati poiché potrebbero

 contenere sostanze pericolose o tracce di prodotti fitosanitari che non

sono legali nell’UE poiché i controlli nei paesi di origine sono

praticamente inesistenti.

Evitare assolutamente l'assunzione contemporanea di medicinali vegetali

 e tradizionali poiché le sostanze contenute nei due medicinali potrebbero

essere incompatibili e le conseguenze potrebbero essere pericolose e

imprevedibili.

Non assumere nessun tipo di medicinali naturali in stato di gravidanza e

 non darlo a bambini senza prescrizione del medico o di qualcuno esperto

Seguire sempre le dosi e le indicazioni

Anche nel caso in cui vengano usate piante ed erbe a scopo non curativo è

importante sapere che possono provocare effetti a volte

indesiderati se assunti in modo sregolato o eccessivo.

Un esempio è il rabarbaro: è una pianta usata a scopo

alimentare, per la preparazione di dolci e confetture, e a

Rheum

scopo medicinale, dove viene usata la specie

palmatum (foto Sara Cescatti) nota come rabarbaro

cinese. Il suo effetto principale è quello di combattere la

stitichezza poiché agisce sulle mucose a livello

intestinale. Se assunto per lunghi periodi può provocare

dipendenza, dolori addominali per l’irritazione delle

mucose e diarrea. L’uso delle foglie impiegate come

alimento è altamente sconsigliato perché favorisce la

formazione di calcoli renali e, ad elevate quantità, è tossico.

La scala di pericolosità solitamente utilizzate parla di piante “innocue”, di

piante “pericolose” cioè in grado di provocare intossicazioni più o meno gravi, e

di piante “mortali”.

Va tenuto in considerazione che non esiste un rigido criterio per definire una

pianta totalmente innocua o pericolosa poiché dipende dall’uso più o meno

improprio, come già detto in precedenza, e da una serie di fattori fisici e

biologici. Tuttavia la gravità di un’intossicazione è strettamente correlata alla

quantità di materiale vegetale ingerito. E’ per questo che

l’ingestione di determinate piante a volte può dare dei

sintomi di lieve entità oppure causare problematiche

neurologiche decisamente più serie.

Solitamente una pianta viene definita "velenosa" se

contiene in una delle sue parti principi attivi in grado di

arrecare un danno alla salute di chi ne viene a contatto. 14

Esistono piante che contengono tossine sistemiche in grado di provocare

intossicazioni molto pericolose e potenzialmente mortali come l’Oleandro

(Nerium oleander), (Atropa belladonna), (Conium

la Belladonna la Cicuta

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