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Introduzione Emigrare non è facile, tesina
Emigrare- un nuovo modo di guardare la vita. Questa semplice frase contiene il cuore dell’argomento che ho scelto per la tesina. Emigrare è qualcosa di nuovo, di estraneo rispetto a quello che hai già: la casa, la famiglia, la patria. Emigrare vuol dire cambiare lo sguardo sulla vita iniziando da capo in un luogo estraneo e lontano dalle proprie origini, dove niente è più lo stesso, dove c’ è un altro modo di vedere le cose, dove non hai ancora nessun riferimento, dove il cuore non si sente a casa, dove si parla un’altra lingua, dove ci sono altre facce, dove nessuno ti conosce, là dove tutto è diverso. ‘‘Questo luogo non è più un luogo, questo paesaggio non è più un paesaggio. Non c’è più un filo d’erba, non una spiaggia, un arbusto, una siepe di fichi d’India.’’
Tutto è mutato e niente è più come prima. Emigrare non significa solo prendere e andare alla ricerca di fortuna, ma vuol dire abbandonare tutto per necessità o per scelta e sperare di trovare una vita migliore. Là dove sei nato c’è tutta la tua vita, ma ormai è una vita che appartiene al passato, che non ha più futuro e allora decidi di andare altrove. E cosi si parte verso l’ignoto anche se sai il nome della città o almeno del paese dove vai, ma non sai nulla sull’anima di quel luogo, non sai se sarai ben accetto, non sai se ti integrerai e hai paura di perdere la tua identità, di perdere quello che eri fino a prima di uscire di casa ed incamminarsi verso una nuova vita senza guardare indietro. La tesina permette anche dei collegamenti alle varie materie scolastiche.
Collegamenti
Emigrare non è facile, tesina
Antropologia-
Evoluzione preistorica dell'uomo
.Storia-
Emigrazione italiana, rivoluzione industriale
.Italiano-
Ungaretti
.Filosofia-
Hannah Arendt
.La reminescenza di questi flussi è rappresentata oggi dai flussi
migratori di alcuni animali come ad esempio i caribù o gli gnu
che attraversano la tundra artica dell’America Settentrionale o
alcuni uccelli definiti migratori che percorrono in volo l’intero
continente.
La migrazione degli uccelli è un fenomeno iniziato già nella
preistoria, che ancora oggi avviene per le stesse cause di
sempre: nidificare e cercare cibo a sufficienza per allevare i loro
piccoli. L’importanza di questo fenomeno è ancora più ampia
perché la migrazione degli uccelli comporta un abbassamento
della competizione per le risorse vitali all’interno di uno stesso
ambiente. Infatti gli uccelli migratori hanno periodi di migrazione
e rotte diverse. 6
Si parla di uccelli migratori perché non tutti migrano: ci sono
uccelli che si sono adattati bene al proprio ambiente sviluppando
tecniche di difesa dal freddo come l’aumento del piumaggio o
imparando a nutrirsi seguendo le stagioni.
L’uomo, animale più evoluto e dotato di ragione è ancora più
motivato a ricercare un luogo migliore per vivere. Ma le ragioni
del suo spostamento sono cambiati come conseguenza della sua
civilizzazione e di tutte le conquiste che ha fatto: in ambito
culturale, agricolo, militare, politico, sociale. Invece lo sviluppo
del ramo industriale ha apportato grandi cambiamenti in tutti gli
altri ambiti.
2. La rivoluzione industriale- l’inizio di un grande
flusso migratorio
Sono passati circa due secoli dall’avvenuta rivoluzione
industriale, ma gli effetti si sono protratti fino ad oggi: uno di
questi è l’emigrazione.
Nel 1780 prende avvio la prima rivoluzione industriale
caratterizzata dall’invenzione della macchina a vapore 7
e dallo sviluppo del settore tessile-
metallurgico. Questo evento ridiede vita a quei flussi migratori
che si erano quasi fermati da secoli. La rivoluzione industriale
però era avvenuta solo in alcuni paesi che hanno creato il
cosiddetto ‘nuovo mondo ’. La nascita di questo mondo ha
comportato di conseguenza la formazione di un ‘vecchio mondo
’. Infatti i centri di esplosione della rivoluzione sono stati l’Europa
del nord e l’America.
Inizialmente gli spostamenti riguardavano i contadini che si
spostavano nelle città industrializzate. In seguito si crearono
intorno alle fabbriche nuove città, formate dagli operai che ci
lavoravano. Quindi la rivoluzione non ha coinvolto solo l’industria
e l’economia, ma ha stravolto completamente la società: i piccoli
centri rurali si sono svuotati gradualmente perché i contadini
andavano a lavorare nelle nuove fabbriche dove il lavoro era
meno faticoso di quello agricolo.
Si verificò uno svuotamento delle località rurali e un
sovrappopolamento delle località urbane industrializzate.
Indeed the industrial revolution changed the face of Britain:
th
during the 18 century there was a shifting of population from
agricultural and commercial areas of the south to the north and
the midlands where the new factories were built near the coal
fields which provided them with fuel. So were constructed the
so-called mushroom towns to house the workers. Later during
the Victorian age that represents the period of time from 1832
(year of the great social achievement, the First Reform Act ) to
1901 (when the queen Victoria died) England was characterized
by an unprecedented material progress and imperial expansion.
Certainly the expansion concerns also the internal movements of
people from villages to town. The overpopulation of the cities
created many problems in England, so the government adopted
many social reforms. But the poor lived in segregated areas
known as slums. Those places were overcrowded and the people
lived in quarters characterized by misery, squalor, disease and
crime. 8
Italiani- all’estero
3.
Il passo ulteriore dell’emigrazione che inizia nel fine Ottocento
riguarda le popolazioni del ‘vecchio mondo ’ che si dirigono
verso il ‘nuovo mondo ’. Questo è quello che succede anche in
Italia, ma in modalità rovesciata: essendo stata la storia
dell’Italia più lenta rispetto alle grandi potenze europee come
l’Inghilterra e la Francia la rivoluzione industriale prende piede in
Italia molto dopo solo in seguito all’unità del 1861 e solo nel
Nord.
Nei primi cent’anni di Italia unita quasi 30 milioni di persone
lasciano il paese: tutti si dirigono verso le Americhe, l’Australia o
più spesso verso l’Europa del nord, come la Germania, la
Francia, il Belgio.
Tra il 1880 e 1915 su 9 milioni di emigranti che entrarono in
America 4 erano italiani di cui il 40% ritorna in patria tra il 1900
e 1915.
La storia dell’Italia ha creato le condizioni per costringere gli
italiani a cercare una nuova vita all’estero. Una delle cause è
data da un fattore economico: la crisi agraria della fine dell’ 800
che scoppia in Italia. Questa crisi è dovuta al fatto che il neonato
regno non riesce a concorrere con i prezzi bassi dei cereali che le
altre potenze mondiali come l’America hanno lanciato sul
mercato internazionale. Inoltre avendo Italia ereditando i debiti
degli stati precedenti l’unità impose un prelievo fiscale molto
rigido. Così la pressione economica era esercitata sulla classe
più povera che fu portata a riconoscere come unica soluzione
l’emigrazione.
L’Italia del fine Ottocento e degli inizi del Novecento non aveva
ancora prodotto quel sviluppo industriale avvenuto nell’Europa e
in America e infatti essa per certi versi faceva parte ancora del
‘vecchio mondo ’ , mentre gli emigranti aspiravano ad entrare in
quello nuovo per cercare la fortuna che non si trovava più a casa
propria. 9
Le navi che
venivano in Europa cariche di merci tornavano in America
cariche di emigranti perché il costo del biglietto su una nave-
merci in terza classe era molto inferiore rispetto al biglietto di
treno per l’Europa del Nord. 10
L’attraversamento dell’oceano per andare nel ‘nuovo mondo ’
non era una crociera perché si viaggiava in terza classe in
condizioni pietose e prive d’igiene per circa 12 o 13 giorni : alla
fine era solo una ‘tonnellata umana’ come veniva chiamato il
carico umano di emigranti. Una volta
arrivati in America, a Ellis Island, nel golfo di New York, gli
emigranti dovevano passare la lunga fila di controlli che gli
americani svolgevano al fine di identificare chi era adatto ad
entrare nel ‘nuovo mondo ’ e chi no.
La prima cosa che gli toccava fare in America è calarsi le brache
2 . 11
I controlli consistevano nel verificare la salute fisica e mentale,
ma anche il grado di intelligenza. Infatti coloro che presentavano
menomazioni fisiche (mancanza di un arto, sordità, cecità etc. ) ,
mentali (capacità mentali) o scarso livello di intelligenza
venivano rispediti in patria perché ritenuti soggetti pericolosi e
inutili, in quanto potevano ‘contaminare’ gli americani ed essere
un peso per l’erario americano. Come questa bambina il
cui passaporto è stato annullato, perché non idonea per entrare.
Per gli italiani che emigravano in America voleva dire lasciare
la propria famiglia senza il capo- famiglia. Un’altra volta
l’emigrazione espande i suoi margini di influenza: la vita della
donna risente molto di questi cambiamenti.
In un primo momento le donne dovevano restare in patria per
curare i figli e la casa. Più tardi iniziarono anche loro ad emigrare
e ricongiungersi ai propri mariti. In un secondo momento il ruolo
della donna muta ancora. Quando il paesello inizia a rimanere
svuotato di giovani ancora non sposati le ragazze rimangono
senza pretendenti ed ecco che nascono i matrimoni per procura.
Le ragazze trattenevano inizialmente una corrispondenza
epistolare con i giovani e in seguito celebravano il matrimonio
con un parente maschio del futuro marito attraverso una
procura. Queste pratiche spesso venivano fatte senza il
consenso delle giovani spose, perché la donna non contava
ancora nulla, la donna aveva solo il compito di procreare figli e di
curare la casa.
In un secondo momento si verifica un miglioramento delle
condizioni delle donne nel nord Italia a seguito della rivoluzione
industriale. Da una parte ci sono le donne piemontesi che non
vogliono più condurre la vita in campagna e vanno a lavorare
nelle grandi fabbriche di Torino. Dall’altra invece ci sono le
donne del sud rimaste senza pretendenti che adesso accettano
ben volentieri di sposarsi con giovani del nord. La zona delle 12
Langhe ancora di fattura contadina si vede svuotata di giovani
donne non sposate e i giovani cercano una sposa nel sud Italia.
Le condizioni delle donne emigrate a Torino, città
industrializzata, come anche di quelle provenienti dal sud si
elevano di molto: le prime acquistano autonomia andando a
lavorare in fabbrica e le seconde si adattano bene e in fretta alla
vita del nord, decisamente migliore.
Ungaretti
4. L’uomo in quanto uomo è imperfetto, ma ha una caratteristica
che è invece perfetta: prova sentimenti. L’emigrazione =
esplosione di sentimenti = due possibilità: prevalenza di
sentimenti positivi o prevalenza di quelli negativi. L’una e l’altra
cosa tuttavia rappresentano una difficoltà per il cuore
dell’emigrato perché in ogni caso non è facile svelare i propri
sentimenti la dove non è casa tua.
Giuseppe Ungaretti nato ad Alessandria d’Egitto da genitori
italiani percorre la sua vita attraverso luoghi diversi. In un certo
senso si può dire che egli stesso fu un emigrato e oltre
all’esperienza della guerra sperimentò la lontananza dai luoghi
natii. Porto
La poesia ‘In memoria’ apriva la prima edizione del
sepolto (1916). È dedicata al compagno di studi negli anni
egiziani, Mohamed Sceab e con il quale successivamente ha
abitato a Parigi, fino al suicidio del giovane. Mohamed viveva in
Francia da esule e avendo reciso ogni legame con la madrepatria
si sentiva totalmente sradicato: il poeta infatti trova questa una
(suicida/ perché non aveva più/ Patria).
delle ragioni del suicidio
Mentre un altro motivo fondamentale secondo Ungaretti risiede
E non
nell’incapacità di esprimere il dramma che lo consumava: (
sapeva/ sciogliere/ il canto/ del suo abbandono) . In virtù di
queste due considerazioni Ungaretti ci presenta tutto il dolore
dell’amico