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Letteratura: Dacia Maraini;
Geografia: Afghanistan, violazione dei diritti delle donne;
Arte: Sylvia Sleigh e l'arte femminista;
Inglese: Virginia Woolf;
Francese: Coco Chanel;
Scienze: Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina;
Tecnologia: Grace Murray Hopper, l'invenzione del compilatore;
Scienze Motorie: Sara Simeoni;
Musica: Le donne lo sanno, Luciano Ligabue.
La donna del XXI secolo con il suo carisma e la sua tenacia è il frutto
dell’evoluzione e dell’eredità del movimento femminista degli anni ’70-’80. Il
’68 oltre ad essere stato un movimento strettamente politico,è stato rilevante
per l’emancipazione femminile della storia del XX secolo. Infatti il neonato
movimento femminista degli anni ’70 si presentava di fatto come una filiazione
del movimento di protesta sessantottino, che conobbe un’ingente
partecipazione essenzialmente studentesca.
In Italia sorse a Roma, a Milano, per diffondersi in breve tempo nel resto del
Paese. L’ispirazione giungeva da ampie manifestazioni di neofemministe negli
Stati Uniti d’America. Nel nostro paese si costituì in gruppi diversi, portavoce di
una particolare concezione dell’emancipazione femminile. Le protagoniste
erano donne di varia estrazione sociale, soprattutto appartenenti alla piccola e
media borghesia, intellettuali, professioniste. Coinvolgeva ragazze e donne tra i
diciotto ed i trent’anni: madri, mogli, studentesse etc., deluse spesso del ruolo
subalterno cui erano state relegate nella società. La rinascita del femminismo
iniziò da piccoli gruppi di donne che si ritrovavano nelle case e discutevano
apertamente dei loro problemi e delle loro paure. Per la prima volta le ragazze
raccontavano se stesse, ascoltavano le storie delle altre, facevano “
AUTOSCIENZA”. L’autocoscienza fu un momento di profonda riflessione
sull’importanza di essere donna, le ragazze avevano bisogno di emergere
prendendo le distanze dalle loro madri e dai ruoli cristallizzati della famiglia in
cui non si riconoscevano più. Gli ideali di uguaglianza del Sessantotto e la
realtà quotidiana delle relazioni tra i sessi fu una delle ragioni più forti che
portarono una parte delle donne a staccarsi dal movimento e a cercare
percorsi propri. Trascinate dall’entusiasmo le donne scendevano nelle piazze
per manifestare contro la mentalità sessista e retrograda ,il centro delle
proteste fu per la prima volta la donna: le ragazze capirono che la sessualità
femminile era completamente annientata dal ruolo unico che il maschio gli
attribuiva, quello di madre e moglie. Alla base della discriminazione della
donna c’era la differenza tra maschi e femmine , non solo biologica,ma anche i
rapporti con la famiglia e la vita. Partendo dal privato le femministe scossero
l’ordine sociale e politico. I due grandi temi del movimento femminista
furono,quindi, l’uguaglianza con l’uomo e la diversità delle donne. In particolare
negli anni ’70 il movimento italiano si soffermò su questo secondo punto,
giungendo a formulare richieste non tanto sulla parità con gli uomini, quanto
sulla definizione dei diritti femminili. Le femministe proposero anche una più
generale idea politica, il cui slogan fu “ il personale è politico”, in base al quali
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si ritenne che la liberazione non dovesse essere rinviata a dopo la rivoluzione,
ma doveva iniziare dal privato, nei rapporti tra uomo- donna- bambino. Solo
dopo si sarebbe potuta avere una più completa trasformazione. Dal
femminismo liberale abbiamo ereditato nel tempo la rivendicazione di
determinati diritti civili e politici, che ha condotto ad importanti conquiste, tra
le quali:
- La possibilità di accesso a tutte le professioni;
- L’istituzione del nuovo diritto di famiglia;
- La cancellazione del codice penali di istituti arcaici come il delitto d’onore;
- L’introduzione delle leggi sul divorzio, sull’aborto e sulla violenza sessuale;
- Il controllo da parte di gruppi femministi e dei processi per stupro;
Nel 1970 nascono così uno dopo l'altro
il Movimento di liberazione della donna (Mld), federato al Partito Radicale
il Fronte italiano di liberazione femminile (Filp)
il gruppo Rivolta femminile da cui escono i collettivi più estremisti di
Lotta femminista.
I progressi in campo legislativo.
Le femministe dirigono tutte le loro energie per propugnare le libertà della
donna in campo legislativo, prima tra tutte la possibilità di divorziare dal
marito. In Italia la legge arriva nel 1970, approvata nel 1974 dalla vittoria dei
no al referendum abrogativo. L’obbiettivo successivo consiste nella riforma del
diritto di famiglia: una ragazza non è più proprietà del padre, del marito o del
fratello e i coniugi hanno pari diritti e responsabilità. L’approvazione della legge
sulla regolamentazione dell’aborto si rivela la battaglia più dura , in particolare
per le femministe, ma più in generale per tutte le donne. In Italia la legge
sull’aborto entra in vigore nel 1978, dopo lunghissime battaglie in parlamento.
L’ultima conquista in campo della parità tra i sessi è la legge sulla violenza
sessuale, in vigore in Italia dal 1996. Lo stupro, dopo le numerose battaglie,
viene considerato un reato contro la persona, un’entità fisica e non contro la
morale, che è invece un concetto astratto. Così facendo, le donne si sono
riprese il proprio corpo e l’intera società ha tratto benefici dagli enormi
progressi che hanno compiuto. Ora il potere non è più gestito soltanto da una
parte dell’umanità: l’uguaglianza tra i diritti tra uomo e donna è ineluttabile.
Possiamo dire che, oggi, il femminismo è soprattutto la manifestazione della
rivendicazione, da parte della donna, della possibilità di autodefinirsi, con il suo
modo particolare di essere, di esprimersi, di comunicare: nel lavoro, nelle
opere, nella partecipazione attiva e responsabile alla vita sociale alle lotte
comuni: con le sue particolari attitudini, scelte, decisioni: senza mai rinnegare
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sé stessa, la propria specificità di donna, l’alto valore della maternità, anzi
esaltandoli. E soprattutto respingendo fermamente ogni nuova mistificazione,
ogni concessione a mutevoli, effimere mode, ad aberranti enunciazioni. Dalla
natura e misura del suo stesso conoscersi, mostrarsi, definirsi, deriverà la
natura e la misura della sua libertà e dignità: anche nel rapporto uomo –
donna, che ciascuno dei due deve vivere in modo personale, nella propria
completezza, originalità e differenza di persona umana. La donna deve essere
sé stessa, smentendo anche errate attribuzioni:fragilità, sentimentalismo,
incapacità di ragionamento, di deduzione e di sintesi.
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“ Se una donna vuole essere veramente libera deve basarsi sulla propria forza di
carattere e il proprio intelletto, posizione che si ottiene approfondendo la conoscenza .”
Dacia Maraini è nata a Firenze nel 1936. La madre apparteneva ad un'antica
famiglia siciliana; il padre era un noto etnologo, cioè uno studioso delle culture
dei popoli. La famiglia si trasferì in Giappone nel 1938 per le esigenze
professionali del padre. Nel 1943 i coniugi Maraini rifiutarono di prestare il
giuramento di fedeltà al fascismo richiesto dal governo giapponese: furono
perciò rinchiusi in un campo di prigionia nei pressi di Tokyo assieme alle tre
figlie bambine, dove rimasero fino all'arrivo degli Alleati nel 1945. Rientrati in
Italia andarono ad abitare in Sicilia, presso i nonni, vivendo anni difficili, di
povertà e lento adattamento al nuovo ambiente. Qualche anno dopo la famiglia
si divise: il padre andò ad abitare a Roma, la madre restò a Palermo con le tre
figlie che frequentavano le scuole della città. A diciotto anni Dacia Maraini
decise di andare a vivere con il padre a Roma, dove finì il liceo. Subito dopo
cominciò a partecipare attivamente alla vita intellettuale e culturale della
capitale, fondando con altri scrittori una rivista letteraria e una compagnia
teatrale, con la quale venivano messe in scena novità di autori Italiani come
Carlo Emilio Gadda e Alberto Moravia. Con quest'ultimo iniziò una lunga
relazione che durò fino agli anni Settanta. Dacia Maraini ha pubblicato
numerosi romanzi, in cui prendendo spunto da episodi reali tratta temi legati
alla memoria, alla condizione della donna e alla violenza sui bambini: tra essi
Memorie di una ladra (1972), Isolina (1985), La lunga vita di Mariana Ucrìa
(1990), Buio (1999), Colomba (2004).
Dacia Maraini è una scrittrice attenta a ai problemi femminili. Negli anni ’60 i
suoi libri rivelarono il desiderio di libertà e di autonomia che la donna provava.
Con il passare degli anni ella analizzò con profondità le situazioni e i soggetti
dei suoi romanzi per esprimere l’identità femminile e soprattutto per dare
un’idea di come le donne nella storia hanno assunto un ruolo marginale a
causa dei precedenti ideali. L’incontro della scrittrice con il femminismo
avvenne nel 1964, quando andò negli Stati Uniti. Stava svolgendo un’inchiesta
sui “Black Panthers” per un giornale e conobbe Katherin Cleaver. Era una donna
durissima e le disse alcune cose sui diritti delle donne che colpirono la Maraini
profondamente. Al suo ritorno in Italia, Dacia Maraini iniziò a frequentare un
gruppo femminista, e fino ad oggi continua ad impegnarsi per far si che tutti
pregiudizi sull’identità femminile scompaiano. Negli anni caldi del femminismo
Dacia Maraini fu dunque attivamente impegnata nella lotta per il riscatto della
donna da un’inferiorità in cui una tradizione di tipo maschilista l’aveva relegata.
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La scrittrice precisò: “Mi interessa l’identità femminile perché sono donna. Poi
perché quando si scrive si assume una soggettività storica, una prospettiva, un
punto di vista. E certamente, per storia, donne e uomini hanno diversi punti di
vista, non dipendenti dalla loro biologia ma dall’educazione separata che
hanno avuto, dalla stratificazione di esperienze che hanno finito per costruire
due psicologie leggermente diverse e separate.”Secondo la scrittrice è ancora
indispensabile parlare e scrivere di identità femminile perché non basta un
atto di volontà per uscire da migliaia di anni di divisione ed esclusione, e
soprattutto perché nel mondo molti sono i paesi che non riconoscono i diritti
femminili e che violano la libertà di molte donne.
E’ da questa sensibilità che nascono i progetti come l’esperienza teatrale di
Teatroggi a Centocelle (1970) e l’associazione la Maddalena (1973); riceve
quattro lauree Honoris Causa, di cui una in America, a Vermont, e l’ultima a
l’università di Foggia nel 2010. La sua è una scrittura fortemente “realistica” di
analisi e denuncia delle piaghe dell’umanità, prima tra tutte quella della
violenza sulle donne , uniche protagoniste dei suoi romanzi, ma anche
dell’infanzia violata, della mafia e degli abusi edilizi e quindi molto attenta a
tutte quelle sfere della realtà che richiedono l’intervento attivo della classe
intellettuale. Tramite i racconti delle vite cerca di risvegliare le coscienze
assupite, le induce alla riflessione, senza nessuna dolcezza, ma con la speranza
di un futuro migliore che non si traduce mai in illusione o utopia. E’, quindi, una
scrittrice sempre in prima linea e continuamente in giro per l’Italia e per il
Mondo. 9
L'Afghanistan è uno stato situato nell'Asia centrale. Confina a nord con
il Turkmenistan , l'Uzbekistan , a nord e nord-est con ilTagikistan e nell'estremo
oriente del corridoio del Vacan con la Cina, a est e sud con il Pakistan , a ovest
con l'Iran . Il territorio del paese è dominato dai monti, oltre il 49% della
superficie totale è situata ad un'altitudine superiore ai 2000 m s.l.m. La
capitale è Kabul. Le diverse catene che attraversano il territorio del paese sono
parte del sistema dell'Hindukush, estensione delle montagne del Pamir, del
Karakorum e dell'Himalaya. La vetta più elevata è il monte Nowshak , le
elevazioni diminuiscono muovendosi verso ovest, nei pressi di Kabul .
Coerentemente con la sua natura montagnosa l'Afghanistan ha molti fiumi,
laghi, laghi artificiali e torrenti. I fiumi principali sono l'Amu Darya, (in passato
Oxus)
chiamato , il fiume Helmand , il fiume Hari rud ) e il fiume Kabul , l'unico
che, unendosi all'Indo finisce in mare. Diversi fiumi si esauriscono nelle zone
aride nella parte meridionale del paese. A causa della morfologia del territorio,