LIBERAZIONE, RICORDO, INCANTO
Questa tesina è stata formulata basandosi su un tema quotidiano, la musica! Quest’ultima infatti è compagna di vita ed è l’unica cosa che spesso riesce a capire l’individuo in ogni suo stato d’animo: felicità e tristezza, angoscia e benessere. Vi è mai capitato di rabbrividire, nel senso positivo del termine, ascoltando un brano? È credo la sensazione più strana ma allo stesso tempo più incredibile che esista: come fa un susseguirsi di accordi e di suoni a far provare certe emozioni? È la capacità che ha la musica di distaccare momentaneamente dalla realtà e far migrare l’anima su un’altra dimensione o quella che per Schopenhauer era la NOLUNTAS.
Arthur Schopenhauer, filosofo irrazionale del primo Ottocento, considerava la musica come un linguaggio universale. Secondo il suo punto di vista, la musica e’ l’unica arte che va oltre la materia, l′unica che può esistere anche senza il mondo. E’ metafisica in suoni, perché’ non esprime semplicemente un’idea, ma e’ l’essenza stessa del pensiero,l’in sé del mondo.
Nella concezione estetica schopenhaueriana la pittura è la diretta riproduzione di un’immagine e diventa rappresentazione di rappresentazioni; la musica invece ha un carattere essenzialmente non rappresentativo, in essa infatti non riconosciamo una copia di alcuna idea degli esseri del mondo. Una caratteristica fondamentale della musica è, secondo Schopenhauer, l’insuperabile chiarezza espressiva. Vi è dunque qualcosa che collega nel profondo musica e mondo, qualcosa che, quando siamo in ascolto della musica, ci fa sentire presso di essa come ci sentiamo presso il mondo e presso noi stessi, qualcosa che riesce a liberarci dalla cinica e assurda realtà schopenhaueriana anche solo per un momento. Non per questo la musica è la più alta forma d’arte esistente ed è la prima ‘’ via di liberazione’’ che il filosofo teorizza. Infatti grazie all’ immediatezza della musica l’uomo riesce a sollevarsi dal mondo e dalla sofferenza sfuggendo alla Volontà.
La facoltà che ha la musica di ‘’liberare’’ un individuo non è solo in senso figurato o interiore bensì può motivare un’intera massa di giovani a ribellarsi, appunto a liberarsi dal nemico comune. Accadde proprio così nel 1968. Il Sessantotto è un fenomeno socio-culturale,nel quale grandi movimenti di massa socialmente eterogenei (operai, studenti e gruppi etnici minoritari), formatisi spesso per aggregazione spontanea, interessarono quasi tutti i Paesi del mondo con la loro forte carica di contestazione contro i pregiudizi socio-politici. È stato un movimento sociale e politico di massa in cui i figli stessi della borghesia avrebbero voluto abbattere il sistema borghese[2].
Il movimento nacque originariamente a metà degli anni sessanta negli Stati Uniti e raggiunse la sua massima espansione nel 1968 nell'Europa occidentale col suo apice nel Maggio francese.
A Berkeley, nel 1964, l'università californiana, i cui aspetti elitari più avanzati sono uno dei simboli della società statunitense, scoppiò una rivolta senza precedenti. Il contagio fu immediato. Nei campus americani la protesta giovanile, influenzata dalla morte di Che Guevara, simbolo della lotta contro l’imperialismo statunitense, mise insieme classi, ceti, gruppi.
Gli obiettivi comuni ai diversi movimenti erano il miglioramento della società sulla base del principio di uguaglianza, l'anti corruzione della politica, l'eliminazione di ogni forma di oppressione sociale e di discriminazione razziale. La contestazione non si esauriva a quei modelli culturali che investivano le forme d'arte, quelle letterarie e morali, giacché riuscì a trovare nella musica un ulteriore canale di diffusione, sicuramente più incisivo. Il modello musicale che si sviluppava in contemporanea alla beat generation fu il rock and roll, un tipo di musica in uso fra la popolazione bianca, che interpretava il senso di inquietudine, di protesta e di ribellismo dell'epoca. Esso si proponeva come un veicolo anti-tradizionalista e anticonformista, che voleva mettere al bando la musica melodica e sentimentalista e produrre un nuovo sound provocatorio.
Con questo genere quindi si arrivava ad un punto in cui libertà in musica, nei costumi e libertà sessuale si fondevano prepotentemente, fra i maggiori interpreti ricordiamo i Rolling Stones, , Jim Morrison, i Beatles ed Elvis Presley. Al movimento della beat faceva seguito quello degli hippy, «figli dei fiori», particolarmente presente durante gli anni della guerra del Vietnam. I maggiori interpreti del pacifismo e della solidarietà tra i popoli furono Joan Baez, John Lennon e Bob Dylan, di quest'ultimo bisogna necessariamente citare la sua ‘’the time they are a changin’’
In Italia, in realtà, il Sessantotto si visse qualche anno più tardi, ma, dal punto di vista musicale, le prime tracce della ribellione appaiono come fenomeno di massa già nel 1966, quando Franco Migliacci e Mauro Lusini scrissero il testo di C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. La canzone fu cantata da un Gianni Morandi inedito. Le più significative della musica italiana furono quelle composte da Fabrizio De André raccolte nell'album Storia di un impiegato. Anche Francesco Guccini, cantautore dichiaratamente anarchico, dedicò agli avvenimenti in Cecoslovacchia un pezzo naturalmente intitolato Primavera di Praga. Questo periodo di grandi movimenti di rivolta come il ’68, appunto, fu caratterizzato anche da un grande sviluppo in ambito scientifico con la teoria della tettonica a placche di Hess (1967), la quale rifacendosi alla teoria della ‘’deriva dei continenti’’ di Wegener (Pangea) affermava che la litosfera è attraversata da varie fasce caratterizzate da attività sismiche e vulcaniche che in superficie corrispondono a: dorsali oceaniche, catene montuose e faglie trasformi.
Queste fasce attive costituiscono un intera ‘’rete’’ di circa 20 placche collegate tra loro, di cui 7 sono le più estese. Le placche sono soggette a movimento che si può classificare in tre tipi: convergente, divergente e trasforme. Il primo tipo è collegato ai margini distruttivi , i quali in fase di avvicinamento delle due placche adiacenti ‘’distruggono’’ parte della litosfera con un processo di subduzione. Il secondo genere è legato invece ai margini costruttivi, infatti in fase di allontanamento le due placche si dividono formando le dorsali oceaniche. Il terzo e l’ultimo tipo è,invece, collegato con i margini conservativi, nei quali i fianchi delle placche adiacenti scorrono uno accanto all’altro senza la presenza di subduzione o di costruzione.
Un’ altra capacità della musica è quella di far ricordare alle persone determinati momenti della propria vita. Questo perché la memoria umana associa determinati suoni e situazioni o, nel nostro caso, vere e proprie canzoni a precisi istanti, a specifiche persone.
For example one of the characteristics of James Joyce’s Dubliners is the use of “epiphany”, that is a sudden revelation, a remarkable moment of insight. This moment is also present in ‘’Eveline’’, one of the 15 short stories of the collection, where Joyce describes the paralysis of the people in Dublin. Eveline is a young girl who is experiencing an inner fight between staying in Dublin and in her monotonous life or ‘’escaping’’ to live with her boyfriend. After a long interior monologue where she analyzes the positive and the negative aspects of her possible choice, she hears a street organ playing out of her windows and in that moment, thanks to the memories associated with that sound, she remembers what she promised to her mother (to keep the house together ). This memory paralyzes Eveline who, at the end of story, doesn’t go away but stays in Dublin, incapable to act like all the Dubliners that people (popolano) Joyce’s works.
Inoltre la musica è in grado di incantare, di lasciare a bocca aperta lo spettatore o ,per meglio dire,colui che la ascolta. Questo è ciò che a Eugenio Montale accadde scoprendo la musica dal melodramma all’opera di Claude Debussy, come egli stesso confessa in una intervista : “ [...] La scoperta della musica di Debussy mi fece un certo effetto.”
La vocazione musicale però, dopo vari anni di lezioni private di musica, si trasformò in vocazione poetica, nella quale i riferimenti alla sfera musicale non sono certamente limitati. Le prime poesie di Eugenio Montale, le liriche pubblicate nel 1922 con il titolo di “Accordi” dedicate ognuna ad uno strumento musicale diverso, ne sono la testimonianza. Si possono ritrovare prove di interesse anche fra lavori a lungo inediti: Musica silenziosa o Musica sognata. Anche In Ossi di Seppia le prime quattro poesie danno vita ad una suite: “I limoni”, “Corno inglese”, “Quasi una fantasia”, “Falsetto” dal titolo complessivo “Movimenti”.
Tutto è suono; ogni elemento naturale, che si tratti di versi animali o di rumori prodotti dallo scrosciare dell'acqua o dal soffiare del vento o dal fruscìo delle foglie. Un chiaro esempio di quanto detto è la poesia ‘’i limoni’’, nei quali anche il colore giallo vivido dei limoni, fa accendere una luce nel cuore ed evoca una piacevole musica che per un istante riconciliano la vita, dopo l’immensa delusione dello scorrere inesorabile del tempo, delle stagioni che variano e delle città caotiche, della pioggia e del freddo che rattristiscono l’animo umano, o per lo meno quello del Poeta che si autodefinisce umile e diverso da tutti gli altri poeti ‘’con l’alloro’’.
''Quando un giorno da un portone mal chiuso
si riescono a vedere i frutti gialli dei limoni
tra gli alberi di una corte,
si scioglie il gelo del cuore
e le trombe d’ oro fanno risuonare
nel petto la loro musica,
limpida e splendente come il sole''
le trombe d’oro della solarità: la chiusura del testo non è solo una capitale dichiarazione di poetica, ma è anche studiata dal punto di vista formale; nell’ultimo verso, la felicissima sinestesia unisce al suono squillante delle trombe (che quasi annunciano la rivelazione dei “limoni”) il colore splendente del sole, che si oppone alla triste stagione invernale e annuncia una possibilità di felicità per il poeta in mezzo ai tormenti del mondo.
Anche v.v. kandinskij, in ambito artistico, associò la musica al coloro rivoluzionando il modo di intendere l’arte (prima come pura rappresentazione della realtà). Credeva infatti che il colore di una immagine avesse un ritmo proprio, come una composizione di musica, cominciando a creare un nuovo lessico tutto suo ( colore ‘’squillante’’ o ‘’cantante’’). Anche nel suo saggio lo spirituale nell’arte kandinskij è solito associare la pittura a tutte le altre arti: danza, teatro e musica per stesso aspetto di un risveglio emozionale. espone le sue teorie sull'uso del colore, intravedendo un nesso strettissimo tra opera d'arte e dimensione spirituale. Il colore può avere due possibili effetti sullo spettatore: un "effetto fisico", superficiale e basato su sensazioni momentanee, determinato dalla registrazione da parte della retina di un colore piuttosto che di un altro; un "effetto psichico" dovuto alla vibrazione spirituale (prodotta dalla forza psichica dell'uomo) attraverso cui il colore raggiunge l'anima, determinato dalle sue qualità sensibili: suono, odore, sapore. Kandinskij utilizza una metafora musicale per spiegare quest'effetto: il colore è il tasto, l'occhio è il martelletto, l'anima è un pianoforte con molte corde.. Per capire meglio ciò prendiamo l’opera ‘’ impressione v’’ .
Bianco: (parte dello sfondo)ci colpisce come un silenzio assoluto. Il nostro ‘’pianoforte’’ lo percepisce come un non-suono. Simile alle pause del parlato o di un tempa con punteggiatura, che mettono uno stop momentaneo ma non definitivo.
Viola( mantello di uno dei cavalieri): tende a non colpire il nostro occhio inizialmente, si allontana da chi guarda. Colore secondario come il verde e l’arancio.
Nero:(contorno cavalieri) il colore più adatto ad esprimere tensione e dinamismo.
Rosso:(montagna) è il colore caldo per eccellenza, ti prende immediatamente agendo sulla tua interiorità, in modo vitale ed irrequieto. Per kandinskij più comunemente Forza e passione, il triangolo del mantello è il dinamismo.
Giallo:(corpi figure ferme e strada) ‘’colore tipico della terra’’ è molto acuto e poco profondo.
La definizione d’incanto però non ha sempre una accezione positiva, infatti la musica, soprattutto il canto delle sirene serviva ad ‘’incantare’’ i marinai che passavano dalle loro acque. La sirena rendeva passivo l’uomo che la ascolta, gli faceva smarrire l’identità; lo spingeva nell'oblio della propria esistenza, delle proprie sofferenze. È un oblio totale che porta l'uomo a dimenticare la sua condizione mortale, il bere, il mangiare e che quindi uccide. E proprio questo accade nelle ARGONAUTICHE di Apollonio Rodio, che narrano il viaggio degli argonauti alla ricerca del Vello D’Oro. Qui, nel viaggio di ritorno verso la patria, passando per L’isola bella di fiori. La voce soave e il canto armonioso delle creature che parevano metà pesci e metà donne, veniva emessa solo se un pescatore osava gettar la rete nel loro mare, ma non sempre gli toglievano ritorno. Nelle argonautiche infatti, nonostante tutti, nel momento stesso dell’inizio del canto, si tapparono le orecchie, il figlio di Teleonte si lanciò in mare assuefatto dalla voce delle sirene per raggiungerle, ma la bella dea Cipride lo sollevò dai vortici delle onde e lo portò in salvo.
La finalità di tutto ciò che ho appena finito di dire è quella di analizzare come la musica non sia solo un momento di svago ma sia anima e sentimento. Questo inoltre porta alla non realizzazione di una musica universale,che vada bene a tutti e che piaccia a tutti, perché la musica rispecchia le nostre più profonde emozioni e la facciamo diventare ‘’cosa che ci appartiene’’, una cosa molto più personale di quel che potrebbe sembrare in apparenza.