vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Tesina - Premio maturità 2008
Titolo: Due mondi lontani eppure così vicini
Autore: Roberto Rossi
Descrizione: come le modalità espressive si siano modificate nel tempo nelle arti (letteratura e musica) e come questo sia stato dovuto anche dagli sviluppi della società .
Materie trattate: italiano,storia,fisica,inglese
Area: umanistica
Sommario: Tutti noi siamo oggi avvolti da una società , frutto d'importanti sacrifici, che sembra in ogni modo nasconderci qualcosa, un qualcosa di tanto incomprensibile quanto preoccupante. Lo sviluppo dell'era dell'industrializzazione e della globalizzazione ha prodotto dunque un fenomeno di crescita progressiva delle relazioni e degli scambi a livello mondiale in diversi ambiti, il cui effetto primo è una decisa convergenza economica e culturale tra i Paesi del mondo. Con globalizzazione ci si riferisce prevalentemente agli aspetti economici delle relazioni fra popoli e grandi aziende. Il fenomeno invece va inquadrato anche in cambiamenti sociali, tecnologici e politici, e delle complesse interazioni su scala mondiale che, soprattutto dagli anni ottanta, in questi ambiti hanno subito una sensibile accelerazione. Ma cosa ha apportato questa possibilità pura e semplice di vera comunicazione tra i popoli? Dal mio punto di vista ha portato una maggiore affermazione delle potenze industriali incrementando le divergenze già esistenti e problematiche, tra i paesi in via di sviluppo. Questa importante modifica strutturale (nelle società e nelle economie), subita dalla rivoluzione industriale ad oggi, oltre che ad aver modificato lo stile e la condizione di vita delle persone, sicuramente in positivo, ne ha inoltre profondamente mutato le modalità espressive in tutte le sue forme, dalla musica alla letteratura. Dunque ora desidero approfondire proprio questo cambiamento partendo dalla fine dell'ottocento e inizi novecento dove risulta essere contemporaneo Sbarbaro, fino ad arrivare ai giorni nostri esplicitando la visione di particolare raffinatezza del giovane pianista Giovanni Allevi.
Max Planck: nasce a Kiel il 23
aprile 1858 e muore a Göttingen il 4
ottobre 1947. E’ stato un’importante
fisico tedesco. Nel
Ideatore della teoria dei quanti,
1889 Planck rese nota la sua ipotesi
che gli scambi di energia nei
fenomeni di emissione e di
assorbimento delle radiazioni
elettromagnetiche avvengono in
forma discontinua (Quantizzazione
dell’energia). James Joyce : (2 February 1882 – 13
January 1941) was an Irish expatriate
writer.
Joyce's Irish experiences constitute
an essential element of his writings.
Although he spent most of his adult
life outside Ireland, Joyce's
psychological and fictional universe is
firmly rooted in his native Dublin, the
city which provides the settings and
much of the subject matter for all his
fiction.
Sigmund Freud: (Příbor, 6
maggio 1856 – Londra, 23
settembre 1939).
Fu un neurologo, psicoanalista e
filosofo austriaco, fondatore
della psicoanalisi, una delle
principali correnti della moderna
psicologia, ha elaborato la teoria
dell'"Iceberg", secondo la quale
l'inconscio governa il
comportamento e il pensiero
degli esseri umani. 4
Introduzione:
Tutti noi siamo oggi avvolti da una società, frutto d’importanti sacrifici, che sembra in
ogni modo nasconderci qualcosa, un qualcosa di tanto incomprensibile quanto
preoccupante. Lo sviluppo dell’era dell’industrializzazione e della globalizzazione ha
prodotto dunque un fenomeno di crescita progressiva delle relazioni e degli scambi a
livello mondiale in diversi ambiti, il cui effetto primo è una decisa convergenza
economica e culturale tra i Paesi del mondo.
Con globalizzazione ci si riferisce prevalentemente agli aspetti economici delle
relazioni fra popoli e grandi aziende. Il fenomeno invece va inquadrato anche in
cambiamenti sociali, tecnologici e politici, e delle complesse interazioni su scala
mondiale che, soprattutto dagli anni ottanta, in questi ambiti hanno subito una
sensibile accelerazione. Ma cosa ha apportato questa possibilità pura e semplice di
vera comunicazione tra i popoli? Dal mio punto di vista ha portato una maggiore
affermazione delle potenze industriali incrementando le divergenze già esistenti e
problematiche, tra i paesi in via di sviluppo.
Questa importante modifica strutturale (nelle società e nelle economie), subita dalla
rivoluzione industriale ad oggi, oltre che ad aver modificato lo stile e la condizione di
vita delle persone, sicuramente in positivo, ne ha inoltre profondamente mutato le
modalità espressive in tutte le sue forme, dalla musica alla letteratura.
Dunque ora desidero approfondire proprio questo cambiamento partendo dalla fine
dell’ottocento e inizi novecento dove risulta essere contemporaneo Sbarbaro, fino ad
arrivare ai giorni nostri esplicitando la visione di particolare raffinatezza del giovane
pianista Giovanni Allevi.
Corpo della tesina:
Dopo l’orgia d’entusiasmo che esce dal positivismo e le disperazioni estetizzanti dei decadenti
che sono approdate al corteggiamento della morte, della malattia, della follia con esasperanti
autocompiacimenti, si profila attraverso la poesia l’immagine dell’uomo del’ 900, il quale
ritrova la sua essenzialità in un’aridità esistenziale, che diventa metafora di una vita
estremamente difficile, un’esistenza che non è una foresta lussureggiante (positivisti), ma un
deserto dell’anima.
Un deserto prodotto dal positivismo e dall’evoluzione della società, periodo che va dal 1850 al
1900 circa.
A fine secolo la civiltà industriale assunse ritmi produttivi sempre più frenetici. Avvenne la
concentrazione monopolistica che tese a cancellare l’iniziativa del singolo individuo ad una
trascurabile rotellina in un ingranaggio privo di possibilità di scelta e incidenza sul processo
complessivo. Inoltre avvennero i conflitti sempre più esasperanti tra il capitale e le masse
operaie che sconvolsero la vita sociale con disordini e violenze, inoltre si scatenarono gli 5
imperialismi aggressivi che erano in conflitto tra loro e minacciavano una guerra apocalittica.
Che difatti scoppierà di li a pochi anni nel 1914. In conseguenza di questi progressi sociali che
tendono ad annullare l’individuo, entra in crisi nella coscienza collettiva un’intera nozione di
uomo: c’è l’individuo libero, energico, capace di crearsi il suo mondo con la sua iniziativa e
volontà. Purtroppo lo scrittore e l’artista si trovano spesso declassati ad una condizione
piccolo borghese, privati del peso sociale e del prestigio di cui godevano in passato, costretti
a competere nel mercato per vendere i prodotti della loro arte. La poesia comincia dunque ad
esprimere un disagio nei riguardi di una realtà che sempre più non rispetta le esigenze di
soggettività. Santa Margherita Ligure 1888. ingegnere
Camillo Sbarbaro nasce a il 12 gennaio Il padre Carlo era e
architetto, figura molto amata dal poeta al quale dedicherà due note
versi
poesie nella sua seconda raccolta di "Pianissimo".
tubercolosi,
La madre, Angiolina Bacigalupo, che era ammalata di muore
1893,
molto presto, nel e il piccolo Camillo e la sorellina Clelia verranno
allevati dalla sorella maggiore Maria, tanto adorata dal poeta che le
Rimanenze.
dedicherà le poesie di
Nel 1894 la famiglia si trasferisce nella cittadina ligure di
Varazze dove Camillo inizierà le scuole elementari e in seguito il
Ginnasio presso l'Istituto dei Salesiani. Nel 1904 avviene il
trasferimento a Savona dove il giovane s’iscrive al Liceo Gabriello
Chiabrera e intanto conosce lo scrittore Remigio Zena, che, letti
alcuni versi del giovinetto, ne incoraggia il proseguimento. Al Chiabrera avrà come insegnante
di filosofia Adelchi Baratono che lo arricchirà intellettualmente e spiritualmente.
Nel 1908 consegue il diploma di licenza e nel 1910 trova lavoro presso l'industria siderurgica
di Savona. Il suo esordio di poeta avviene nel 1911 con la raccolta Resine alla quale farà
seguito, nel 1914, "Pianissimo". Gli ultimi anni d’attività letteraria saranno dedicati ad esili
raccolte di prosa: Fuochi fatui (1956), Gocce (1963), Il Nostro (1964), Contagocce 1965),
Bolle di sapone e Vedute di Genova (1966), Quisquilie (1967).
Camillo Sbarbaro, abbandonando i
simbolismi dei decadenti {1870-1920} e Taci anima stanca di godere - Camillo
snobbando le belle parole D’Annunziane Sbarbaro
evocanti luci e meraviglie, si rifà ad una Taci, anima stanca di godere
poesia scarna, essenziale, in cui appare e di soffrire (alluno e all’altro vai
l’uomo che cammina come un sonnambulo in rassegnata).
mezzo ad una realtà di presenze inanimate e
scheletrite. La prima raccolta in versi di Nessuna voce tua odo se ascolto:
Sbarbaro risale al 1911, dove il giovane non di rimpianto per la miserabile
poeta scrive Resine, rifiutando D’Annunzio e giovinezza, non d’ira o di speranza,
degradando la materia sublime ed eroica ad e neppure di tedio.
Giaci come
un livello basso e concreto. Nelle sue poesie il corpo, ammutolita, tutta piena
esprime il dolore che non sa trasformarsi in duna rassegnazione disperata.
lacrime, ma diventa il segno di una scabra 6
consapevolezza esistenziale
Il suo è un pessimismo titanico e stoico, che in Non ci stupiremmo,
ogni modo è in sintonia con l’uomo del non è vero, mia anima, se il cuore
novecento, il quale si troverà di fronte alle si fermasse, sospeso se ci fosse
tragedie del secolo. il fiato.
Oltretutto Sbarbaro è vissuto abbastanza Invece camminiamo,
per assistere alle due guerre mondiali, a camminiamo io e te come
eccidi, ai furori del nazismo e alle sonnambuli.
nefandezze di quello che gli storici E gli alberi sono alberi, le case
chiamano il secolo breve. La sua poesia sono case, le donne che passano
toglie qualunque tipo d’illusione ma anche son donne, e tutto è quello
qualsiasi autocompiacimento. La vita pare che è, soltanto quel che è.
una rassegnazione disperata, quasi simile
alla morte, una monotonia ripetitiva di La vicenda di gioia e di dolore
gesti, un essere automi. La vita risulta non ci tocca. Perduto ha la voce
dunque essere fatta anche da silenzi la sirena del mondo, e il mondo
tragici, da estraneità, in Sbarbaro è è un grande
frequente il motivo del deserto interiore , deserto.
che per il poeta è la vita che non si dona. Nel deserto
io guardo con asciutti occhi me
stesso.
Poeta dagli asciutti occhi che non riescono a piangere, ma c’è anche l’atteggiamento di chi,
presa coscienza di questa condizione negativa, non si abbandona ad inutili cedimenti
sentimentali, considerando la vita un dovere da compiere.
Il ‘900 in Italia ha donato Eugenio Montale, un altro poeta ligure che come Sbarbaro rifiuta
la forza consolatrice della poetica, per approdare alle cose, a quello che Eliot ha considerato
il correlativo oggettivo. Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896 in
una famiglia di commercianti di prodotti chimici: è
stato un poeta, giornalista e critico musicale italiano,
premio Nobel per la letteratura nel 1975. sebbene nel
1915 venga iscritto all'Istituto tecnico commerciale
"Vittorio Emanuele" , dove si diplomerà in ragioneria, il
giovane Montale ha tutto l'agio di coltivare i propri
interessi prevalentemente letterari, frequentando le
biblioteche cittadine e assistendo alle lezioni private
di filosofia della sorella Marianna. La sua formazione è
dunque quella tipica dell'autodidatta, che scopre
interessi e vocazione attraverso un percorso libero da
7
condizionamenti che non siano quelli della sua stessa volontà e dei limiti personali. Morirà a
Milano il 12 settembre 1981.
Il nuovo simbolismo di Montale rappresenta una forma di modernità perché ripropone in
chiave nuova, la concezione dell’allegorismo medioevale che Dante aveva portato nella
commedia alla massima realizzazione poetica.
Ma se Dante si era basato sulla divina provvidenza, montale esprime invece un’indifferenza
nei riguardi dell’essere umano che è sbattuto nella sua esistenza senza certezze e pervaso
dalle sue inevitabili inquietudini.
Anche Montale, come Sbarbaro e altri, si fa portavoce di un pensiero negativo privo d’ogni
altra compensazione alternativa, ma al contrario di Sbarbaro, si propone una poesia che
riacquista un preciso significato morale, una moralità che appare estranea rispetto alla storia
e alla politica, con la quale rifiuta ogni forma di conclusione e partecipazione.
E’ un autore molto interessante e attuale, se pensiamo che nella nostra epoca tanti
riferimenti sono scomparsi, altri si stanno sfaldando, ma nell’essere umano persiste una
esigenza di eticità. Leggendo la poesia “I Limoni”,
I LIMONI - Eugenio Montale tratta dalla raccolta Ossi di Seppia,
Ascoltami, i poeti laureati scorgo all’inizio un tono discorsilo e
si muovono soltanto fra le piante colloquiale (“Ascoltami”). Colgo un
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. rifiuto della poesia aulica, una presa
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi in giro a D’Annunzio. Montale
5 fossi dove in pozzanghere s’immerge dunque in una poesia non
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla: più allusiva (decadenti), ma
le viuzze che seguono i ciglioni, concreta e oggettiva. La natura in
discendono tra i ciuffi delle canne quest’opera appare animata. Anche
10 e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni. se si rifà ad una realtà elementare
ed aspra, il ligure ribadisce
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro: l’essenzialità del suo corregionale
più chiaro si ascolta il susurro Sbarbaro. Montale esprime una
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove, tematica povera, una nuda realtà,
15 e i sensi di quest'odore dove non c’è minimamente
che non sa staccarsi da terra l’immagine del divino e dunque anche
e piove in petto una dolcezza inquieta.
. le speranze forse si esauriscono.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra, Ma in tante amarezze, la scoperta
20 qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di dei gialli limoni che si intravedono
ricchezza ed è l'odore dei limoni. all’interno di un cortile riportano il
Vedi, in questi silenzi in cui le cose calore della vita e la felicità di una