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La presente tesina di terza media prende in esame un problema molto serio, ossia la droga. Gli argomenti che la tesina permette di sviluppare sono i seguenti: in Musica Eric Clapton, "Cocaine", in Italiano "ZeroZeroZero" di Roberto Saviano, in Geografia la Colombia, il "Triangolo d'oro", la "Mezzaluna d'oro e il cartello di Sinaloa, in Storia il colonialismo e le Guerre dell'oppio, in Letteratura i poeti maledetti: Baudelaire, in Francese "L'albatros" di Baudelaire, in Arte l'espressionismo astratto, in Tecnica la produzione delle droghe, in Scienze gli effetti del fumo, dell'alcol e delle droghe, in Inglese tobacco, drugs and alcohol, in Cittadinanza la legislazione sulle droghe e in Educazione fisica il doping.
Musica - Eric Clapton, "Cocaine".
Italiano - "ZeroZeroZero", Roberto Saviano.
Geografia - La Colombia, il "Triangolo d'oro", la "Mezzaluna d'oro e il cartello di Sinaloa.
Storia - Il colonialismo e le Guerre dell'oppio.
Letteratura - I poeti maledetti: Baudelaire.
Francese - "L'albatros" di Baudelaire.
Arte - L'espressionismo astratto.
Tecnica - La produzione delle droghe.
Scienze - Gli effetti del fumo, dell'alcol e delle droghe.
Inglese - Tobacco, drugs and alcohol.
Cittadinanza - La legislazione sulle droghe.
Educazione fisica - Il doping.
La droga ROBERTO SAVIANO ”ZEROZEROZERO”
Roberto Saviano, dopo la camorra, affronta il problema della droga.
Dal titolo, che fa riferimento alla farina doppio 0, si capisce che si parla di una
farina ancora più pura che è la cocaina.
Questo libro è difficile da inserire in un preciso genere letterario, a tratti
sembra un romanzo, a tratti un documentario o un reportage giornalistico.
Importante è sottolineare i motivi di fondo: riflessione e informazione.
Nel libro si alternano diverse storie, vicende, personaggi che hanno un'unica
cosa in comune: la cocaina.
Le pagine iniziali sono inquietanti perché l’autore cerca di far capire come il
consumo di tale sostanza sia diffuso e come chiunque, anche vicino a noi,
anche insospettabile, possa farne uso.
Si parla dei luoghi di produzione, dei sistemi di diffusione, del coinvolgimento
globale di questo fenomeno che è più redditizio di qualunque investimento in
Borsa e porta a immediato guadagno.
Si parla di un fenomeno che parte dal Messico, interessa Perù e Colombia,
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La droga
attraversa la Florida e arriva fino a Milano, Parigi, Mosca, in ogni dove.
Per capire la coca occorre conoscere l’attuale Messico, luogo di violenze
terribili e perenne guerra civile; luogo dove i signori sono forti e il potere che
dovrebbe contrastarli è debole e marcio.
I pozzi del “petrolio bianco” sono nello stato di Sinaloa. Oggi il Cartello di
Sinaloa è quello che comanda e vi sono intere generazioni sfamate grazie
alla droga.
Ci sono diversi capitoli in cui si descrivono uomini, capi, sistemi di tortura, la
vendetta e la violenza (colpisce molto il capitolo “la ferocia si apprende” in cui
vengono descritti i sistemi utilizzati dai Zetas, la Familia e i Kaibiles).
Viene descritto Pablo Escobar, il suo cartello e la sua organizzazione e di
come dopo la sua morte sia cambiato tutto e la Colombia non sia più
pericolosissima come dieci o venti anni fa.
Ma il fenomeno non è sconfitto, si è solo spostato verso il Nord Messico.
Ogni volta che si pensa di avere eliminato il problema alla radice ci si sbaglia,
perché un capo narcos può morire ma la coca è sempre viva.
Descrivere gli uomini che governano il narcotraffico è difficile perché si tratta
di un fenomeno mondiale in cui hanno assunto un ruolo importante altre
mafie, come quelle italiane e quelle russe. Saviano si è molto documentato e
ha cercato di descrivere il fenomeno della cocaina parlando delle rotte di
diffusione e del coinvolgimento di stati che sembravano indenni come l’Africa.
In diverse parti del libro descrive tutta l’economia della cocaina, chi sono i
manager della cocaina e i broker coinvolti; ci sono operazioni finanziarie
enormi che spostano grandi quantità di droga e riciclano enormi quantità di
soldi (si arriva quasi ad essere ironici, come coloro che hanno chiamato un
locale, ottenuto con il riciclaggio; “Il Papavero”) . Mi ha colpito molto il capitolo
in cui parla dei cosiddetti “muli” utilizzati per trasportare la cocaina.
A Curacao esiste una scuola per aspiranti muli frequentata da persone di
tutto il mondo. In questa scuola particolare i narcotrafficanti insegnano come
impacchettare e ingerire gli ovuli senza farsi del male e come usare lo
stomaco come deposito per le traversate aeree. Pare che un professionista
navigato riesca a ingerire più di cento ovuli.
Ogni ovulo contiene da cinque a dieci grammi di coca; basta che solo uno
degli ovuli si rompa perché il mulo muoia di overdose tra dolori atroci. Ma se
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La droga
arriva a destinazione è intuibile il guadagno.
Mi ha colpito la descrizione della cocaina vista come una droga
“performativa”. Non è l’eroina, che ti rende uno zombie; non è la canna, che ti
rilassa; con la coca puoi fare qualsiasi cosa prima che ti faccia esplodere il
cuore e prima che il cervello ti vada in pappa.
La cocaina è la benzina dei corpi, è la vita elevata al cubo, prima di
consumarti e di distruggerti. Chi inizia non riesce più a farne a meno e
diventa indispensabile.
Il nome scientifico è Erythroxylum coca ma esistono tanti nomi per dirne solo
uno: cocaina. Cocaina che viaggia dal produttore al consumatore; dalle foglie
alla polvere bianca che si spaccia con un rapido sfiorarsi di mani, dalla
chimica alla vita di strada, dal contadino andino allo spacciatore, dalla
povertà all’economia.
Nonostante il volume, il libro si legge bene perché uno più si addentra nella
lettura più rimane coinvolto e più vuole sapere e approfondire.
In uno stile asciutto con una scrittura veloce e coinvolgente ti vuole informare,
coinvolgere e rendere consapevole. Lo scrittore descrive una sorta di
“dipendenza” narrativa, quasi un ossessione di sapere. Si sente come
Pollicino, che è la figura più adatta a simboleggiare la disparità di forze di chi
conduce la lotta al traffico mondiale di cocaina.
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La droga
Saviano sente un senso di vuoto quando si parla del traffico di cocaina. La
cocaina è un carburante, è energia devastante, terribile e mortale. Gli arresti
sembrano non bastare mai e le politiche di contrasto sembrano sempre
sbagliare obiettivo. Per quanto possa sembrare terribile, la legalizzazione
totale delle droghe potrebbe essere l’unica risposta. Forse una risposta
orrenda, orribile, angosciosa. Ma l’unica possibile per fermare tutto. Per
fermare la guerra. 6
La droga GEOGRAFIA
La Colombia è un Paese dell'America meridionale situato in quella fascia
meglio conosciuta con il nome di America andina; ciò è dato dal fatto che tutti
questi Stati (Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador e Perù) poggiano in parte sul
possente rilievo che percorre tutto il continente.
I cartelli della droga sono le mafie locali che controllano il traffico illegale di
droga in Colombia, rendendola il più grande produttore mondiale di cocaina,
e 3° paese nel mondo per la produzione di marijuana. I più importanti cartelli
sono quello di Medellin, di Cali, oltre ad altri raggruppamenti locali a Bogotà,
a Santa Marta, a Bucaramnga e in altre città.
La cocaina veniva nascosta nei tacchi delle scarpe o all’interno delle fodere di
valigie o cappotti e portata fuori dal paese dai “mulas” (persone pagate per
trasportare le droghe all'estero). I cartelli acquistavano la pasta di cocaina in
Bolivia e in Perù e la raffinavano in laboratori clandestini per poi distribuirla
negli Stati Uniti, soprattutto attraverso la Florida.
Negli anni ‘80 il cartello di Medellin divenne così potente con i suoi leader, tra
cui ricordiamo Pablo Escobar, Jorge Luis Ochoa, Gonzalo Rodrìguez Gacha
e Carlos Lehder considerati gli uomini più potenti e ricchi del mondo, tanto da
fondare non solo giornali ma anche partiti come il Movimiento Nacional Latino
creato da Lehder. Nel 1983 entrò in attività Tranquillandia, la più grande
raffineria di cocaina nel mondo, situata nella zona degli Llanos che ebbe però
breve durata; infatti nel 1984 la polizia capeggiata dal ministro di giustizia
Rodrigo Lara Bonilla fece irruzione nel laboratorio arrestando tutti coloro che
vi lavoravano e confiscando parecchi aeroplani, armi e veicoli carichi di
quintali di sostanze. Tutti i principali esponenti del cartello, eccetto Lehder,
dovettero rifugiarsi a Panama dove proposero al presidente Belisario
Betancur un patto di pace offrendosi di pagare le loro risorse monetarie lo
sviluppo nazionale e tutti i debiti esteri della Colombia, chiedendo in cambio
la cancellazione della pena di estradizione. Il governo non accettò. In seguito
fu assassinato il ministro di giustizia Rodrigo Lara Bonilla, principale artefice
dello smantellamento di Tranquillandia. Altri assassini furono compiuti in
seguito Guillermo Cano, editore de El Espectador, il principale giornale
Colombiano. Nel Febbraio del 1987 fu estradato Carlos Lehder. Da qui la
situazione proseguì in un crescere di tensione fino all' uccisione del candidato
alle presidenziali Luis Carlos Galàn nell’agosto del 1989. Il governo ingaggiò
quindi una vera e propria guerra civile contro i cartelli. Il presidente Barco
confiscò ranch, abitazioni, aeroplani ed altri valori tra cui droga ai trafficanti.
Questi risposero con attentati terroristici di una certa entità in tutto il paese
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La droga
incendiando le fattorie dei politici locali ad Antioquia, facendo esplodere
bombe in banche, redazioni di giornali, sedi di partiti politici e case private a
Bogotà, Cali, Medellin e Barranquilla. L'epilogo della guerra arrivò con
l'uccisione di Gonzalo Rodrìguez Gacha, leader del cartello. Pablo Escobar
ed altri esponenti di rilievo nel cartello furono imprigionati. Il narcoterrorismo
ebbe un arresto, ma il traffico di droga continuò.
Il governo cantò finalmente vittoria sopra il cartello di Medellin, però non
riuscì ad arrestare quella che era la crescita degli altri cartelli come quello di
Cali che, nel 1994, si ritenne controllasse oltre l’80% del mercato di cocaina
di New York.
Il cartello di Cali, guidato dai fratelli Rodrìguez Orejeula, amministrava
l’industria della droga in modo più tranquillo e manageriale di quello di
Medellin. A tutt’oggi il commercio di droga continua purtroppo ad esistere, a
causa di tutti quei paesi detti civili che speculano sul consumo della droga e
non hanno voglia di rivedere e rivalutare le leggi in materia. Il cartello di Cali
controlla oggi il 70% della cocaina destinata agli USA ed all' Europa.
Il territorio che si estende intorno ai confini di Cina, Birmania, Thailandia e
Laos, si è guadagnato il nome di “triangolo d’oro” per la massiccia produzione
di oppiacei destinati al mercato mondiale. Dagli anni ‘70 in poi l’equilibrio
geopolitico dell’area del sud est asiatico ha subito un forte cambiamento
dovuto al risolversi di tensioni belliche, tradizionalmente legate alla
produzione di droga e all’emergere di nuove economie, Cina in testa, che
stanno gradualmente attirando crescenti flussi di ricchezza globale verso
l’estremo oriente. Vediamo come la globalizzazione ha cambiato il mercato
della droga made-in-Asia.
LA STORIA – Il territorio del “triangolo d’oro” è stato tradizionalmente
dedicato alla coltivazione del papavero e alla sua successiva raffinazione,
tanto che deve il suo nome al fatto che l’oppio prodotto era originariamente
pagato in oro. Sebbene l’introduzione dell’oppio in Asia risalga al
quindicesimo secolo, quando i primi commercianti provenienti dall’Occidente,
arabi, veneziani e in seguito i portoghesi, iniziarono a scambiare i derivati del
papavero con tè e spezie, la sua diffusione come coltura iniziò nel Sudest
Asiatico, solo dopo la seconda guerra mondiale, a seguito dell’inaspettata
abolizione della produzione in Iran nel 1955. Con l’arrivo degli inglesi in Asia
e lo strapotere della compagnia delle Indie, l’oppio coltivato in Asia
Occidentale e in India divenne una vera e propria commodity da smerciare
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La droga
nel mercato cinese, tanto da causare ben due scontri armati, che passarono
alla storia come “Guerre dell’oppio”. Il periodo di tensione tra l’impero celeste
e quello britannico terminò nel 1842, quando gli inglesi ottennero Hong Kong,
facendone in seguito la base per lo smistamento di eroina su scala mondiale.
Fu proprio la Cina che favorì l’introduzione del papavero nel Sudest Asiatico,
per smarcarsi dal monopolio occidentale. Il clima tropicale del Sud Est
Asiatico, l’ottima resistenza delle piante e la crescente domanda da parte
della popolazione locale, favorirono la diffusione del papavero in questa
regione, in particolare presso le zone più remote, dove le condizioni di vita
erano molto difficili. Non a caso i primi poli di produzione sorsero vicino ai
bacini minerari, per poi estendersi a tutti i paesi dell’Indocina, una delle aree
più povere del mondo. L’arrivo in Asia prima dei Francesi e poi degli
Americani e la costante emergenza bellica non fecero che peggiorare la
situazione, creando una sete di denaro e armi, che solo l’oppio era in grado di
soddisfare. Il boom economico in Occidente dopo la seconda guerra
mondiale fu la prima causa dell’impennata della domanda di stupefacenti