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Droga: un Problema per i Giovani, un Business per la Mafia
LETTERATURA
Leonardo Sciascia - Christiane F.
STORIA
Il Colonialismo e le Guerre dell’Oppio
GEOGRAFIA
La Colombia
SCIENZE
Il Sistema Nervoso e i suoi Nemici
INGLESE
Violence, Crime and Drug
FRANCESE
Les Pièges à éviter: le Cannabis
EDUCAZIONE TECNICA
Produzione delle Droghe
EDUCAZIONE ARTISTICA
Legami tra Arte e Droga: L’Impressionismo
EDUCAZIONE MUSICALE
Le Colpe del Rock nella Diffusione della Droga
SCIENZE MOTORIE
Il Doping
Le sue opere principali sono: “Le Parrocchie di Regalpetra” che vengono
pubblicate nel 1956 (cronache su un immaginario paese della Sicilia), quattro
racconti de “Gli Zii di Sicilia” del 1958, “Il Consiglio d'Egitto” e “Morte
dell’inquisitore” del 1964 (storia di un frate finito sul rogo nel Seicento), “I
pugnalatori” del 1976 (rievocazione di un complotto contro lo Stato, ordito a
Palermo nel 1862), “A ciascuno il Suo” nel 1966 (romanzo centrato sulla mafia e
sui suoi delitti).
Ed è proprio la Mafia l’argomento cardine di diverse sue opere, come il suo
capolavoro per eccellenza “il Giorno della Civetta” pubblicato nel 1961, un
racconto incentrato sulla Mafia degli anni ’50, fatta di “Uomini d’Onore”,
“Ruffiani” e “Quaquaraqua”, dove, tra l’antagonismo di Don Mariano (capo-mafia
di un paesino) e di Bellodi (Capitano dei Carabinieri), compaiono figure
caratteristiche e singolari come: Pizzuco (presunto mandante degli omicidi),
Marchica detto “Zicchinetta” (presunto esecutore degli stessi) e “U Parrinieddu”
(informatore dei Carabinieri, in gergo siciliano “cunfirienti, muffutu, cascittuni”).
Negli anni Settanta Sciascia si impone all'attenzione per il vivace dibattito politico
seguito alla pubblicazione di ognuna delle sue opere: “Il Contesto” (1971), “Todo
modo” (1975), “L'Affaire Moro” (1978), “Dalle parti degli Infedeli” (1979) e
“Relazione sul caso Moro” (1982); romanzi che si distinguono sempre per lucidità
intellettuale e anticonformismo.
A questa letteratura di impegno civile e politico, Sciascia affianca i romanzi
polizieschi: “La scomparsa di Majorana” (1975), “Nero su nero” (1979) e “Il teatro
della memoria” (1981). Con “Occhio di capra” del 1985 torna nel mondo siciliano
per registrare, attraverso un dizionario dei «modi di dire», gli aspetti evocativi della
sua terra.
Leonardo Sciascia scrive la sua ultima opera “Una Storia Semplice” poco prima di
morire a Palermo il 20 Novembre 1989; il titolo inganna perché narra di una
“storia complicatissima”: un giallo siciliano dove un commissario dei carabinieri,
un capo-stazione ed un prete fanno parte di un’organizzazione criminale che si
occupa della ricettazione di opere d’arte rubate e del traffico di droga, chiamata
volgarmente “roba”. Accanto alla figura del coraggioso brigadiere dei carabinieri,
che vuole andare a fondo per scoprire tutta la verità e riesce a salvarsi dal
corrotto commissario uccidendolo, troviamo di contro la figura omertosa
dell’unico testimone dei delitti: il conducente della Volvo, il quale, pur
riconoscendo nel prete il killer del capo-stazione, decide di farsi i fatti suoi per
non “cacciarsi nei guai” e la figura del questore insabbiatore, il quale, per non
“buttare fango sull’arma dei carabinieri”, da alla stampa la versione che il
commissario è morto per un colpo di pistola partito accidentalmente.
“Christiane F. - Noi, I Ragazzi dello Zoo di Berlino” è uno dei più grandi best-
seller, nonché cult, della letteratura tedesca e mondiale. Un romanzo-capolavoro
incentrato su una storia vera, tratta dal mondo della droga tra i giovani, dalla
quale è stato preso lo spunto per l’omonimo film, campione di incassi. Gli autori
del libro sono Hermann e Rieck, due giornalisti del settimanale tedesco “Stern”, i
quali sostennero, per due mesi nel corso del 1978, una serie di interviste con
Christiane Felscherinow, imputata e testimone in un processo conclusosi con la
sua condanna per detenzione di droga e ricettazione.
La denuncia in realtà era partita a carico di un maturo rappresentante di
commercio, frequentatore di giovanissime prostitute, tra le quali appunto la
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Felscherinow ed una sua amica, la quattordicenne Babette Doege. Al termine del
dibattimento la condanna a carico di Christiane fu sospesa con la condizionale,
perché gli avvenimenti si riferivano ad un periodo nel quale l'imputata era ancora
minorenne. Dalle bobine registrate delle interviste a Christiane è nato questo
libro.
Il racconto autobiografico descrive, con particolare realismo, il trasloco di
Christiane all’età di sei anni dalla campagna di Amburgo al sobborgo berlinese di
Gropiusstadt, l'infanzia difficile, il padre violento, la separazione dei genitori e
l'iniziazione alle droghe, dapprima in un oratorio protestante, poi nella discoteca
berlinese Sound. Seguono le prime amicizie, i primi innamoramenti e la caduta
nel tunnel della tossicodipendenza e della prostituzione.
Secondo la testimonianza dei due giornalisti: “Christiane F., che all’epoca dei fatti
aveva 15 anni, ha voluto questo libro perché, come quasi tutti i ragazzi bucomani,
pretende che sia rotto il vergognoso silenzio degli adulti sulla realtà della
tossicodipendenza. I sopravvissuti del suo gruppo e i loro genitori hanno aderito
al progetto del libro e sono stati disponibili ad evidenziare, con le loro
testimonianze e i loro nomi, il carattere documentaristico di questo lavoro, che ha
visto noi autori, non più nel ruolo degli intervistatori, ma in quello di ascoltatori
estremamente coinvolti. Per desiderio delle famiglie abbiamo indicato tutti con il
solo nome di battesimo. Le testimonianze della madre di Christiane e di altri, che
hanno avuto contatti con lei, ci auguriamo contribuiscano ad una completa
visione del problema della tossicodipendenza”.
STORIA: Il Colonialismo e le Guerre dell’Oppio.
Lo sviluppo dell’industria mondiale, che si realizza a partire dalla seconda metà
dell’Ottocento, se da un lato faceva sperare in un reale progresso, dall’altro
contribuiva a far emergere profondi squilibri economici e sociali. Peraltro, le
difficoltà di smercio dovute alla sovrapproduzione, evidenziavano le contraddizioni
di una economia libera e ancorata ai principi della concorrenza.
Secondo gli economisti del tempo, la soluzione a questa condizione di crisi stava
nell’allargamento del mercato. Tale indicazione, accolta dagli Stati interessati
dalla crisi, determinò un crescente interesse ad espandere i propri domini
territoriali e commerciali.
La corsa a tale espansione, che negli ultimi decenni dell’ottocento diventò una
delle preoccupazioni principali degli stati industrializzati, tuttavia determinò un
clima di sempre maggiore accesa rivalità internazionale. Nella competizione per la
conquista del mondo si trovavano in prima fila la Francia, la Gran Bretagna e la
Germania le quali, loro malgrado, dovevano fronteggiare l’antagonismo di altre
potenze come la Russia, il Giappone e gli Stati Uniti.
Poiché i motivi della sete di tali conquiste erano puramente economici e militari,
non era accettata, dai paesi conquistati, la falsa motivazione che le imprese
coloniali erano opere di civilizzazione dei paesi “arretrati” come l’Africa, l’Asia o
l’Australia. Sulla base di questa falsa verità i colonizzatori si “fecero carico” della
missione di portare il progresso tra i “selvaggi”, la vera religione tra i “pagani”, la
civiltà tra i “barbari”.
Tra le terre da conquistare, il continente asiatico appariva quello più appetibile ed
infatti, l’Asia venne conquistata in breve tempo mediante quella che fu definita “la
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politica delle cannoniere”, perché i conquistatori arrivavano direttamente con le
navi da guerra nei porti, per imporre l’apertura di questi ai commercianti europei.
Tra i paesi asiatici, solo la Cina continuava ad applicare una politica di chiusura
alla penetrazione dell’occidente. Ai commercianti europei era consentito operare
solo nel porto di Canton; ma la debolezza politica del Paese non consenti,
tuttavia, di resistere a lungo contro l’intromissione delle potenze straniere. Tra
queste ultime quella maggiormente interessata a entrare nell’immenso mercato
cinese era la Gran Bretagna.
Gli inglesi acquistavano già dai cinesi il tè che, non potendo pagare con monete o
prodotti occidentali, erano costretti a pagare in argento. Questa forma di
pagamento rischiava di danneggiare l’economia inglese, e per arrestare
l’emorragia del metallo prezioso, gli inglesi cominciarono ad offrire, al posto
dell’argento, l’oppio, una droga che facevano coltivare in India e che si diffuse
ben presto tra la popolazione cinese.
Nel 1839 il governo cinese, consapevole del danno sociale che l’assunzione
dell’oppio stava generando nella popolazione, ne vietò l’uso. Ma il commercio con
la Cina, e non solo quello dell’oppio, era per gli inglesi particolarmente lucrativo; e
così questi ultimi arginarono detto divieto facendo ricorso al contrabbando,
condizione che portò ad uno scontro armato tra i due paesi e che diede luogo alla
cosiddetta “Guerra dell’Oppio”.
A seguito di alcune avverse vicissitudini militari, la Cina, oramai sconfitta,
accettò di firmare il trattato di Nanchino che aprì la serie dei “Trattati Ineguali”.
Oltre all’indennità di 21 milioni di dollari (messicani), il trattato decise la cessione
perpetua di Hong Kong alla corona inglese, l’apertura di cinque porti (Canton,
Fushou, Amoy, Ningbo e Shanghai), le tariffe doganali unitarie e la
corrispondenza ufficiale su base di parità. Nei cinque porti potevano risiedere
famiglie inglesi che godevano dell’extraterritorialità. Dell’oppio, che era stata la
scintilla del conflitto, il trattato ne parlava appena indirettamente.
GEOGRAFIA: La Colombia.
Premessa: Il Narcotraffico.
Negli ultimi decenni alcuni paesi del Sud America, soprattutto la Colombia, ma
anche Perù, Bolivia, Ecuador, Guatemala, sono al centro del traffico mondiale
della droga, prodotta in Sud America ed esportata in tutto il mondo ed in
particolare negli Stati Uniti. Tradizionalmente la Colombia è uno dei principali
produttori della droga che arriva negli Stati Uniti; il Messico è invece il trampolino
perfetto che permette a questa droga di arrivare alla sua destinazione finale.
Mentre in Colombia ed in Messico la guerra ai cartelli ha fatto migliaia di morti
portando ad un clima sociale insicuro e pericoloso, gli Usa continuano a
promettere aiuti a quei governi che dimostrano interesse a combattere la
fabbricazione e l’esportazione della droga. Ma in molti paesi produttori di
stupefacenti, i governi non si impegnano a combattere il traffico di droga, poiché
essa rappresenta spesso la loro principale risorsa economica.
La Colombia.
1) Identità territoriale: Lo Stato della Colombia a nord è bagnato dal Mar delle
Antille, a nord-ovest confina col Panamá, a ovest è bagnato dall'Oceano Pacifico, a
sud confina con il Perù e l'Ecuador, a sud-est con il Brasile e a nord-est con il
Venezuela. Il territorio colombiano è diviso in tre settori: la costa oceanica
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(piovosa a nord), gli altipiani andini (freddi e quasi desertici) e la foresta
amazzonica (piovosa e spesso alluvionata).
Nonostante sia montuosa solamente per un sesto della sua superficie territoriale,
si può considerare la Colombia come Paese fondamentalmente andino: sulle
Ande, infatti, sono situate le città più popolate. A nord, vicino alla frontiera
ecuadoriana, le Ande colombiane si dividono in tre fasce di catene, orientati in
direzione nord e nord-est, conosciuti con la denominazione di Cordigliere
(Occidentale, Centrale e Orientale) e caratterizzati da ampie vallate. Il clima è in
generale equatoriale-temperato, anche se l’alternarsi di montagne e vallate crea
una grande variabilità climatica, passando dai ghiacciai a 5.000 metri di altezza
al caldo della pianura arida e umida.
Le montagne più alte della Colombia sono il Picco Cristóbal Colón, che raggiunge
i 5.775 m d’altezza, il Picco Cristoforo Colombo ed il Picco Simon Bolivar, che
arrivano entrambe a 5.575 m di quota e rappresentano le più alte cime litoranee
esistenti al mondo. I fiumi principali sono la Magdalena, il Putumayo, il Cauca, il
Guaviare, il Caquetà ed infine il Meta; invece il lago più importante è il Ciénaga
Grande de Santa Marta.
2) Identità demografica e culturale: La Colombia ha circa 47 milioni di abitanti;