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Sintesi
Sintesi Doppio tesina


Il tema che ho deciso di affrontare nella mia tesina multidisciplinare è quello del "Doppio", il quale mi ha
sempre affascinato e inquietato allo stesso tempo. È un tema molto attuale che si può collegare in tutti campi: da quello letterario e filosofico a quello scientifico. Quando si parla di doppio, si può far riferimento a molte cose come per esempio la doppia personalità. Essa è qualcosa che rispecchia tutti quanti e che, nonostante si cerchi di evitare, appare sempre. Difatti la nostra personalità spesso cambia, si sdoppia secondo le situazioni in cui ci troviamo e cambiamo rispetto a chi ci troviamo davanti. Il tema dello sdoppiamento della persona e dell’identità è presente nell’immaginario di tutti i tempi e ha prodotto numerose manifestazioni artistiche.
Basti pensare a un uomo che lavora a contatto con molte persone. Egli deve sempre essere cordiale e sereno e avere un’espressione quieta; ma pensandoci, è sempre così? La risposta non può che essere negativa in quanto, anche se all'uomo in causa fosse successo qualcosa di negativo, egli dovrà sempre mostrarsi sorridente per dare una buona impressione alla propria clientela.
Allora si crea in uno stesso uomo una doppia personalità, come se due persone vivessero nello stesso corpo. L'una è l'uomo vero, quello che è cresciuto fino adesso, tranquillo e sereno. L'altra è l'uomo che compare quando la situazione si fa difficile, quando il vero uomo non ce la può fare contando solo sulle proprie forze, e si affida su qualcuno – il suo alter ego – che possa aiutarlo a districarsi dall’ingarbugliamento della sua vita. Questo è uno sdoppiamento elementare, basilare. Tuttavia esistono casi più complessi, in cui lo sdoppiamento della personalità raggiunge esiti più profondi e talvolta estremi. Può capitare, infatti, che un evento traumatico possa creare in un uomo una situazione d’instabilità e insicurezza, una sorta di cambiamento dell’habitat dell’animo umano che porta l’uomo a non sentirsi più a suo agio con se stesso econ il mondo e le persone che lo circondano. Così per affrontare il quotidiano crea e sostituisce completamente a se stesso un uomo nuovo, che del vecchio ha solo il nome e l’aspetto esteriore. Questo sdoppiamento può avvenire in tantissimi casi ma il più comune è sicuramente l’apparire. Essere accettati dagli altri è un obiettivo cui puntano quasi tutti, e molti sono pure disposti a cambiare il proprio essere per poterlo raggiungere.Con non poca facilità sono riuscito a collegare, all'interno della mia tesina di maturità questa tematica con le materie previste per l’esame e, nonostante i periodi storici non combacino, sono riuscito a svolgere un discorso maturo riguardante tutti gli ambiti. Di Letteratura Italiana ho deciso di affrontare uno degli autori più importanti della nostra letteratura contemporanea e cioè Luigi Pirandello, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1934, affiancato da un suo grande classico “Il fu Mattia Pascal” il cui personaggio si trova ad avere una duplice personalità. Per quanto riguarda la Storia discuterò l’età giolittiana soffermandomi soprattutto sul “doppio volto di Giolitti”. Di Filosofia invece porterò Nietzsche con lo spirito apollineo e lo spirito dionisiaco, i due impulsi
dell’animo umano. Riguardante la Letteratura Inglese, ho deciso di affrontare Edgar Allan Poe con l’opera “William Wilson”, il cui protagonista si deve confrontare con il suo alter-ego. Invece di Letteratura Francese affronterò l’autore Gautier con l’opera “Deux acteurs pour un rôle”. Infine per quanto riguarda le materie scientifiche, ho avuto un po’ di difficoltà a trovare i giusti collegamenti e così ho scelto di affrontare la differenza tra sport ed educazione fisica in Educazione Fisica; e i fenomeni sismici in Scienze (nonostante non vi sia un
collegamento con questa tematica è stato un argomento che mi è particolarmente piaciuto).


Collegamenti

Doppio tesina


Italiano: Luigi Pirandello con "Il fu Mattia Pascal".
Storia: L'età giolittiana ed il "doppio volto di Giolitti".
Filosofia: Nietzsche con "apollineo e dionisiaco: i due impulsi dell'animo umano"
Inglese: E.A.Poe con "William Wilson".
Francese : T.Gautier con "Deux acteurs pour un rôle".
Estratto del documento

completamente a se stesso un uomo nuovo, che del vecchio ha solo il nome e l’aspetto esteriore.

Questo sdoppiamento può avvenire in tantissimi casi ma il più comune è sicuramente l’apparire. Essere

accettati dagli altri è un obiettivo cui puntano quasi tutti, e molti sono pure disposti a cambiare il proprio

essere per poterlo raggiungere.

Con non poca facilità sono riuscito a collegare questa tematica con le materie previste per l’esame e,

nonostante i periodi storici non combacino, sono riuscito a svolgere un discorso maturo riguardante tutti gli

ambiti.

Di Letteratura Italiana ho deciso di affrontare uno degli autori più importanti della nostra letteratura

contemporanea e cioè Luigi Pirandello, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1934, affiancato da

un suo grande classico “Il fu Mattia Pascal” il cui personaggio si trova ad avere una duplice personalità.

Per quanto riguarda la Storia discuterò l’età giolittiana soffermandomi soprattutto sul “doppio volto di

Giolitti”. Di Filosofia invece porterò Nietzsche con lo spirito apollineo e lo spirito dionisiaco, i due impulsi

dell’animo umano.

Riguardante la Letteratura Inglese, ho deciso di affrontare Edgar Allan Poe con l’opera “William Wilson”, il

cui protagonista si deve confrontare con il suo alter-ego. Invece di Letteratura Francese affronterò l’autore

Gautier con l’opera “Deux acteurs pour un rôle”. Infine per quanto riguarda le materie scientifiche, ho avuto

un po’ di difficoltà a trovare i giusti collegamenti e così ho scelto di affrontare la differenza tra sport ed

educazione fisica in Educazione Fisica; e i fenomeni sismici in Scienze (nonostante non vi sia un

collegamento con questa tematica è stato un argomento che mi è particolarmente piaciuto). 5

Luigi Pirandello

“Il fu Mattia Pascal” 1867-1936 6

Luigi Pirandello fu un drammaturgo, scrittore e poeta siciliano che vinse il premio Nobel per la letteratura

nel 1934.

Vissuto nel periodo a cavallo tra ’800 e ‘900, fra il naturalismo e l’inizio del decadentismo, Pirandello, come

Svevo, è definito uno scrittore isolato, difficile da inquadrare in un movimento letterario ben definito.

La sua poetica è piuttosto complessa, le sue opere si basano spesso sul dramma di vivere, sull'idea di non

sentirsi parte di se stessi, sull’idea di "vedersi da fuori". Crede nel relativismo che corrisponde alla

frantumazione dell’io: l’uomo non è una sola persona ma si suddivide in tante persone. Da ciò deriva che

non esistono delle verità e dei valori assoluti: ognuno percepisce la realtà non per quello che è ma per come

la vede in un determinato momento, a seconda anche della propria educazione. Il Relativismo corrisponde al

dualismo tra vita e forma: la vita è un libero fluire degli istinti umani e la forma è una maschera che la

società ci impone. Di maschere ce ne sono due: un’attribuita da noi stessi e un’altra che ci viene imposta

dalla società, e che c’imprigiona nella trappola delle convenzioni sociali. Altro tema trattato è quello della

follia, una follia spesso usata per dimenticare la ancor più invivibile realtà.

Pirandello assieme a Italo Svevo introdusse in Italia l'idea del romanzo psicologico già sperimentata da

James Joyce. Questo nuovo genere letterario è la diretta conseguenza di un mondo che non crede più

nell'unicità e nella certezza della scienza. Lo spazio e il tempo non sono più assoluti ma relativi e così anche

in questi romanzi non esiste più una sequenzialità, una narrazione precisa rispetto al tempo oggettivo. Non

esiste una storia, ma spesso il romanzo è un viaggio nell'interiorità del protagonista.

Per lui la vita è un continuo fluire che crea “forme” che poi deve distruggere. Questi termini di “vita e

forma” saranno usati nell’“Umorismo", che consiste nel sentimento del contrario e cioè vedere il contrario di

tutte le cose. I temi principali sono: il contrario, cioè la realtà non è mai come sembra; l'ombra cioè il lato

nascosto delle cose che può vedere solo l'umorista e che fa nascere l'io segreto; infine l'oltre cioè un mondo

cui aspira l'umorista fatto di sincerità che differisce parecchio dal mondo vero fatto di apparenze.

Il tema del doppio è affrontato nell’opera “Il fu Mattia Pascal”. 7

IL FU MATTIA PASCAL

Questo è il romanzo più famoso di Pirandello e il racconto è in prima persona e il narratore

coincide con il protagonista Mattia Pascal il quale racconta della sua avventura. Oppresso da una situazione

familiare insostenibile, Mattia Pascal fugge di casa e si reca a Montecarlo, dove vince una cospicua somma

di denaro alla roulette. Sulla via del ritorno legge su un giornale la notizia della sua morte e scopre che i suoi

parenti hanno creduto di riconoscerlo nel cadavere di un suicida trovato vicino al paese. Decide allora di

approfittare della situazione per costruirsi la vita libera che non ha mai vissuto: cambia nome (si fa chiamare

Adriano Meis), si stabilisce a Roma, si innamora e vuole sposarsi, ma scopre ben presto che senza alcun

riconoscimento burocratico della sua identità non può portare a termine nessun progetto. Così inscena un

secondo suicidio e ritorna a casa; ma neppure lì c'è posto per lui: sua moglie si è risposata e i suoi

concittadini sono totalmente assuefatti alla sua scomparsa. Egli si trova incastrato tra due viaggi: uno "in

avanti" verso la fuga, l'altro a ritroso verso la ricerca di sé. Dunque lui non esisteva più diventando “Il fu

Mattia Pascal”, che non aveva e non era più nulla.

I temi fondamentali del racconto sono più di uno. Il primo è quello del doppio visto, però, sotto diverse

forme: come “specchio” con la presenza di un personaggio identico ma distinto, e come fatto inquietante con

il cadavere scambiato per Mattia. Il tema della crisi d’identità si allaccia a quello del doppio. Mattia, infatti,

ha un rapporto difficile non solo con il proprio io, ma anche con il suo fisico, e le sue crisi d’identità

dipendono dalla sua predisposizione a sdoppiarsi in varie occasioni.

E’ presente anche il tema della famiglia: essa è vista come rapporto d’amore in quella di Mattia e sua madre,

come prigione da cui evadere in quella di Mattia e sua suocera. Non manca il tema della solitudine quando

Mattia, diventato Adriano, si trova solo, costretto a mentire senza avere la possibilità di trovare amici veri.

Mattia Pascal è il testimone esemplare dell’assurda condizione di uomo prigioniero delle “maschere sociali”

di marito, di padre, di figlio, di fratello etc. che coprono la nostra vera identità. Esprime la sofferenza di

quest’uomo, angosciato dall’impossibilità di sfuggire alle convenzioni e ai vincoli della società che sono una

catena, un freno inibitore e che forse sono l’unico modo d’esistere. Pirandello in questo romanzo

rappresenta tutta la crisi esistenziale e storica dell’uomo moderno. 8

Con "Il fu Mattia Pascal" Pirandello ha voluto esprimere la propria concezione dell'uomo e della vita.

L'uomo, in età giovanile, entra in contatto con la realtà che lo circonda e con le persone che ne fanno parte,

ma senza riuscire a definire con certezza quale sia la vera natura di ognuno (la "prima vita" di Mattia Pascal

a Miragno). In un secondo momento si sforza di chiarire la realtà in cui vive, ma non gli è possibile poiché

essa muta in continuazione, come del resto lo stesso animo umano; l'uomo allora, per sopravvivere al caos

che domina la sua esistenza, si vede costretto ad indossare una maschera che rappresenta il suo animo come

appare alle altre persone (il protagonista quando assume l'identità di Adriano Meis a Roma). Solo in un terzo

e ultimo momento l'uomo trova un po' di ordine nella propria vita (Mattia Pascal, tornato a Miragno, si rende

conto di essere "il fu Mattia Pascal"). 9

L’età giolittiana

“Il doppio volto di Giolitti”

1842-1928

10

Nel 1901 Vittorio Emanuele III nominò Zanardelli presidente del consiglio. Egli era affiancato dal ministro

degli interni Giovanni Giolitti che fino al 1914 esercitò un’influenza così autorevole sulla vita politica

dell’Italia che questo periodo fu comunemente definito “età giolittiana”.

L’età giolittiana coincise con il decollo della rivoluzione industriale in Italia ed i progressi più evidenti si

registrarono nell’industria elettrica, siderurgica e meccanica presente nel triangolo industriale formato da

Torino, Milano e Genova. La politica protezionistica favorì lo sviluppo industriale nel Nord, difendendo le

industrie dalla concorrenza straniera, però danneggiò il commercio dei prodotti tipici del Sud. In campo

automobilistico si affermò la Fiat e tutte queste innovazioni portarono notevoli miglioramenti nel livello

medio della vita degli italiani. Ormai le città erano illuminate e vi erano trasporti urbani e servizi pubblici.

Però non poterono mancare i disagi in quanto le città erano sempre più affollate, gli operai abitavano in case

malsane, mancavano i riscaldamenti ed i servizi igienici erano in comune.

La politica di Giolitti fu chiamata del “doppio volto” poiché da un lato era aperto e democratico

nell’affrontare i problemi del Nord, dall’altro era conservatore e corrotto nello sfruttare i problemi del Sud.

Al Nord Giolitti consentì gli scioperi in modo tale da alzare i salari, in quanto avendo salari bassi non si

producevano ricchezze, non si spendeva e lo Stato si inimicava le classi più numerose. Inoltre egli varò

alcune riforme sulle pensioni, sul lavoro femminile e minorile per accelerare lo sviluppo economico e per

migliorare le condizioni di lavoro degli operai. Grazie alle lotte sindacali, ci fu un aumento dei salari dei

lavoratori che poterono acquistare anche prodotti industriali, con beneficio dell’economia. Invece l’azione

del governo nei confronti del Meridione ebbe carattere sporadico, gli interventi furono spesso affidati a

“leggi speciali” per porre rimedio a situazioni particolari. Gran parte del denaro che in questo modo arrivò al

Sud alimentò clientele e corruzioni. Per Giolitti il Sud era un semplice serbatoio di voti da controllare.

A causa di questa situazione molti contadini meridionali, rimasti disoccupati, si videro costretti a partire in

cerca di un lavoro verso l’estero. Tra il 1900 ed il 1914 emigrarono più di 8 milioni di Italiani principalmente

verso il Nord Europa, gli Stati Uniti e alcuni paesi dell’America del Sud. Questo fenomeno migratorio portò

ad aumentare la ricchezza del nostro paese: gli emigrati, infatti, inviavano alla loro famiglia in Italia parte 11

della paga (le cosiddette rimesse).

Quando Zanardelli diede le sue dimissioni, Giolitti voleva legare a sé una parte del Partito Socialista. Al suo

interno si formarono due correnti: i riformisti, guidati da Filippo Turati, volevano cambiare la società

gradualmente e attraverso le riforme; i massimalisti, guidati da Benito Mussolini, volevano cambiare la

società attraverso la rivoluzione. Giolitti più volte cercò l’appoggio dei riformisti, tanto da invitar a far parte

del suo governo lo stesso Turati, che tuttavia non accettò.

Nel 1904 l’Italia fu sconvolta da una serie di Scioperi e Giolitti fece indire le elezioni. Furono un grande

successo perché Pio X concesse ai cattolici di votare per i liberali, facendo perdere i socialisti. Così facendo i

cattolici iniziarono a svolgere un’intensa attività politica e fu istituita l’Opera dei Congressi. Nel Nord i

cattolici furono guidati da Murri, nel Sud invece da Sturzo.

Finì il secondo ministero Giolitti che fu sostituito prima da Fortis e poi da Sonnino. Però dopo pochissimo

tempo Giolitti salì nuovamente al potere nel 1906 con il terzo ministero, creando nel frattempo la

Confederazione Generale del lavoro. In campo cattolico fu sciolta l’Opera dei Congressi.

Dopo le elezioni del 1909, che videro il rafforzamento dei socialisti, Giolitti si dimise e fu sostituito da

Luzzatti.

Però nel 1911 risalì al potere con il quarto ministero e volle espandere il progetto del suffragio universale

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