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Storia: il bombardamento di Dresda
Matematica: la ricerca operativa
Economia aziendale: il break even point
vicenda ideale. Solo Flashes e dediche si sottrae alla successione cronologia. La prima sezione conta
quindici elementi: La bufera, Lungomare, Su una lettera non scritta, Nel sonno, Serenata indiana, Gli
orecchini, La frangia dei capelli, Finestra fiesolana, Il giglio rosso, Il ventaglio, Personae separatae, L’arca,
Giorno e notte, Il tuo volo, A mia madre. L’intera serie di Finisterre assume così il ruolo di antefatto rispetto al
resto della Bufera. Non a caso la seconda sezione è intitolata Dopo, a sottolineare innanzitutto la posizione
storica dei testi, concepiti e scritti ‘dopo’ la caduta del regime fascista. Inoltre, almeno nella prima metà della
raccolta, l’aderenza al contesto storico (cioè alla successione cronologica degli eventi reali) rappresenta un
vincolo anche per la struttura. Il titolo del primo testo, La bufera, coincide quasi perfettamente con quello del
libro.
DA "LA BUFERA E ALTRO"
La Bufera
La bufera che sgronda sulle foglie
dure della magnolia i lunghi tuoni
marzolini e la grandine,
(i suoni di cristallo nel tuo nido
notturno ti sorprendono, dell'oro
che s'è spento sui mogani, sul taglio
dei libri rilegati, brucia ancora
una grana di zucchero nel guscio
delle tue palpebre)
il lampo che candisce
alberi e muro e li sorprende in quella
eternità d'istante - marmo manna
e distruzione - ch'entro te scolpita
porti per tua condanna e che ti lega
più che l'amore a me, strana sorella, -
e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere
dei tamburelli sulla fossa fuia,
lo scalpicciare del fandango, e sopra
qualche gesto che annaspa...
Come quando
ti rivolgesti e con la mano, sgombra
la fronte dalla nube dei capelli,
mi salutasti - per entrar nel buio. 7
Parafrasi della poesia:
La bufera diventa metafora della guerra; le si attribuisce tutta la violenza della pioggia e della grandine che
colpisce violentemente le foglie dure della magnolia.
( la grandine crea un suono di cristallo percosso - è l'eco della guerra che scoppia improvvisa - e sorprende
Clizia nel suo nido sicuro in America, dove può non temere le persecuzioni razziali - un barlume luminoso si
spegne sui mobili dell'interno, sulle coste dei libri rilegati....appare un rapido baleno che si ritrae, ma pare
anche persistere nei tuoi occhi, come grana di zucchero che brucia )
il lampo (che proietta la sua luce bianca illumina alberi, muri e li sorprende in un chiarore che sembra
contrassegnarli per l'eternità - freddo, dolce e vivificante, distruttivo) - ...diventa in te, Clizia, luce salvifica,
anche condanna nel tempo del sacrificio, che ti lega a me più che l'amore, in una strana fraterna rivelazione
e condivisione nella negatività del vivere.
e poi lo schianto violento, sordo, i sistri, il fremere dei tamburelli sulla fossa sterminatrice, il muoversi
del passo di danza dai toni trionfali, mentre qualcuno cerca di scampare allo sterminio…
Proprio come quando tu, Clizia,
cercasti di scampare alla persecuzione e con la mano, sgombrata la fronte dalla frangia dei capelli,
mi salutasti, nell'addio, per entrare nello spazio buio della memoria.
Commento alla poesia:
"La bufera è quella guerra dopo quella dittatura...; ma è anche guerra cosmica, di sempre e di tutti ". Come
al solito Montale risolve in significati esistenziali e metafisici anche gli eventi oggettivi, come, in questo caso,
il secondo conflitto mondiale e la persecuzione antisemita. Per riproporre l'intensità del duplice scacco
storico ed esistenziale ( il devastante scoppio del conflitto e l'allontanamento definitivo di Irma
Brandeis, Clizia, la donna - angelo portatrice di salvezza ) il poeta sceglie, come al solito, alcuni correlativi
oggettivi. Una serie di immagini ha il compito di ricostruire, in una penetrante successione di significanti,
la contraddittorietà del reale, che si manifesta ora con la violenta intensità di una bufera, ora con la luce
sorprendente di un lampo. Quest'ultimo è capace di connotare gli oggetti in modo ambiguo e straniato, tanto
da evidenziare nell'eternità di un istante la condanna dell'uomo alla sua dolorosa necessaria sofferenza.
Dapprima c'é la facile analogia bufera = guerra rappresentata dallo sgrondare violento sulle foglie della
magnolia di pioggia e grandine crepitante, come rumore di cristalli infranti. Irma / Clizia, la donna-angelo,
fuggita in America per salvarsi dalle persecuzioni razziali è sorpresa nel suo interno dagli echi della bufera
e il suo sguardo sembra trattenere l'effetto di una luce che persiste, simbolo per il poeta di una presenza
che continua enigmaticamente a riproporsi, come lontano ma tangibile effetto quando una nuova minaccia -
la guerra appunto - incombe sull'uomo. C'è poi la luce del lampo che candisce alberi e muri, imbianca di luce
indifferente, freddamente stabile, ma anche dolce ed evanescente come manna eppure devastante per la
distruzione che accompagna. Questo correlativo ha una profondità straordinaria proprio nella sua interna
contraddittorietà. Il lampo è sì devastante come i bagliori di guerra, ma acquista anche una sua positività
perché è luce di potenziale salvezza, incarnata da Irma / Clizia. Questa luce non è tuttavia operante; è
simbolo piuttosto di dolore, sofferenza (condanna ) comune che connota l'esistenza di tutti gli uomini e
che rende per Montale strana sorella di condivisione negativa della vita proprio Clizia . Questo legame di 8
negatività, di estraneità connota tutti gli esseri umani ed è quello che lega più profondamente il poeta alla
donna. Esso è più forte che non il rapporto d'amore. Dopo la densità dei correlativi visivi ecco le metafore a
prevalente valenza uditiva: la bufera come schianto, come metallico ondeggiare di funerei sistri - eco
Pascoliano de "L'assiuolo" - il ritmo dei tamburelli sulla fossa di morte, le movenze rumorose del fandango,
trionfante marciare degli eserciti in parate e scenari di guerra, ma anche gesto disperato di chi annaspa per
sfuggire ai massacri. Ed è proprio questa l'ultima analogia concettuale. Il gesto di chi annaspa per salvarsi
è il gesto dell'ultimo definitivo saluto di Clizia, che si allontana per sempre dalla vita del poeta. E' un addio
irrevocabile ed assoluto, che sanziona una definitiva assenza, la privazione di ogni speranza di salvezza
futura per l'uomo Montale. Il gesto d'addio è preceduto e segnato da un atto lieve e quasi sacrale: quello di
allontanare dalla fronte la nube dei capelli. Clizia diventa dea o angelo salvatore, che tuttavia manca al suo
compito e diviene vittima anch'essa di una negatività oggettiva, assunta - proprio attraverso la realtà della
.
guerra - come legge storica oltre che esistenziale
Quando la guerra è TOTALE.
La poesia di Eugenio Montale ha dato voce all'angoscia di tutta la generazione che aveva conosciuto la
guerra e la sua inutilità, temeva il comunismo, subiva fascismo e nazismo e assisteva atterrita all'avvicinarsi
della seconda guerra mondiale. Il secondo conflitto mondiale, idealizzato all’inizio sottoforma di una guerra-
lampo dai tedeschi, venne ben presto smentito quando fu sotto gli occhi di tutti l’atrocità di questo conflitto.
La seconda guerra mondiale fu una vera e propria guerra totale , dove ogni distinzione fra obiettivi militari e
obiettivi civili andò sparendo. Il bombardamento di Dresda è ancora oggi il simbolo della violenza eccessiva
e immotivata di chi sta combattendo una guerra giusta, ed è un’esperienza sottoposta a continue discussioni
e approfondimenti, dal terreno strategico a quello morale. I risultati pratici dei bombardamenti aerei su intere
popolazioni e abitazioni civili, era ormai risaputo che fossero vicini allo zero. E’ questo che fa dei
bombardamenti aerei, o della bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki, l’essenza stessa della guerra totale.
Non è tanto il coinvolgimento dei civili nella guerra o la mortalità crescente di cui sono vittime, è piuttosto la
perdita di distinzione fra militari e civili, l’individuare l’intera civiltà avversaria come nemica da distruggere. La
seconda guerra mondiale ha come bersaglio per la vittoria militare proprio la popolazione civile.
« Verso la metà di febbraio la lontana città di Dresda fu sottoposta, col deliberato intento di seminare la
strage fra la popolazione civile e i profughi, a un micidiale attacco sferrato proprio contro i quartieri centrali, e
non contro gli stabilimenti o le linee ferroviarie » 9
Il bombardamento di Dresda, la Firenze tedesca, da parte della Royal Air Force britannica e della United
States Army Air Force statunitense, avvenuto fra il 13 e il 15 febbraio 1945, fu una delle azioni militari più
terribili della seconda guerra mondiale. All'inizio del 1945, il comando politico-militare alleato iniziò a porsi il
problema di come sostenere l'impegno bellico sovietico in Europa con lo strumento del bombardamento
strategico. Furono pianificati il bombardamento di Berlino e di molte altre città dell'est della Germania.
L'obiettivo dichiarato era quello di causare confusione ed evacuazioni di massa dall'est, e quindi ostacolare
l'avanzata delle truppe da ovest; si prevedeva infatti che i nazisti avrebbero spostato verso il Fronte
Orientale 42 divisioni (mezzo milione di uomini) entro il mese di marzo. Sebbene le priorità nell'uso dei
bombardieri restassero legate alla distruzione di raffinerie, fabbriche di jet, e cantieri di costruzione
dei sottomarini, il comandante in capo del comando dei bombardieri della Royal Air Force, ricevette l'ordine
di attaccare Berlino, Dresda e Lipsia appena possibile. Lo stesso Winston Churchill fece pressioni affinché
questa operazione fosse portata rapidamente a compimento. I documenti della Royal Air Force dimostrano
che l'intenzione era quella di «distruggere le comunicazioni» e intralciare l'evacuazione e non di uccidere gli
evacuati. Le cose, però, andarono diversamente. Secondo i piani, il 13 febbraio avrebbe dovuto vedere un
attacco congiunto della United States Army Air Force (di giorno) e della Royal Air Force (di notte), ma a
causa del maltempo nelle ore diurne, il raid britannico colpì per primo. 796 Avro Lancaster e 9 De Havilland
Mosquito raggiunsero la città in due ondate, colpendo Dresda durante la notte con 1478 tonnellate di bombe
esplosive e 1182 tonnellate di bombe incendiarie. Il giorno successivo, la città fu attaccata dai B-
17 americani, che in quattro raid la colpirono con 1250 tonnellate di bombe, fra esplosive e incendiarie. Il
bombardamento notturno della Royal Air Force creò una tempesta di fuoco, con temperature che
raggiunsero i 1500 °C. Lo spostamento di aria calda verso l'alto, e il conseguente movimento di aria fredda a
livello del suolo, crearono un fortissimo vento che spingeva le persone dentro le fiamme. Delle 28.410 case
del centro di Dresda, 24.866 furono distrutte. Un'area di 15 chilometri quadrati fu rasa al suolo (includeva
14.000 case, 72 scuole, 22 ospedali, 19 chiese, 5 teatri, 50 edifici bancari e assicurativi, 31 magazzini, 31
alberghi, 62 edifici amministrativi, industrie). Il numero totale di vittime è praticamente impossibile da definire
esattamente: comunque la popolazione di Dresda nel 1939 contava circa 642.000 abitanti ma si ritiene che i
rifugiati fossero circa 200.000. Secondo alcuni storici, una valutazione verosimile sarebbe fra 25.000 e
35.000 morti, un bilancio non troppo diverso da quello relativo ad altri bombardamenti alleati su città
tedesche. Inoltre, Dresda si rivelò assolutamente impreparata all'attacco: a causa del tracollo delle forze 10
armate tedesche e del fatto che inizialmente la città era fuori dal raggio di azione dei bombardieri alleati,
disponeva di una difesa contraerea inadeguata, che andò progressivamente diminuendo con il trasferimento
in altre zone delle batterie contraeree.
La ricerca operativa.
La ricerca operativa (indicata con la sigla RO) ha come oggetto lo studio e la messa a punto di metodologie
per la soluzione di problemi decisionali in cui occorre gestire e coordinare attività e risorse limitate in modo