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Introduzione della tesina violenza sulle donne
In questa tesina di maturità viene descritto il tema relativo alla violenza sulle donne. Si tratta di un tema molto scottante ai giorni d'oggi. Molte donne, sia bambine sia adulte, sono sottoposte a violenze di ogni genere da parte degli uomini; il problema è diventato drammatico, raggiungendo delle stime molte elevate. Anche l'Italia è un Paese in cui questo grave problema si presenta in maniera preponderante: sono tanti i casi di donne e bambine che subiscono vari soprusi e umiliazioni. Come riferisce la "Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne" varata nell'anno 1993 nell'articolo 1, si definisce violenza sulle donne:
"Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata."

La violenza sulle donne quindi provoca dei danni non solo fisici, ma anche psicologici sulle medesime che sono coinvolte.
Le persone coinvolte sono anche colpite sia nella sfera privata sia nella sfera pubblica.
Collegamenti
Tesina violenza sulle donne
Italiano - Franca Rame: lo stupro.
Latino- Tito Livio e l'episodio di Lucrezia.
Metodologia - L'intervista ad una esperta di prevenzione alla violenza.
Filosofia- J. S. Mill.
Storia - Le suffragette.
Pedagogia - Maria Montessori.
Educazione fisica - Donne e sport.
Matematica - La funzione crescente.
La loro recitazione diventava invettiva e predicazione rivoluzionaria
contro una società che era intollerabile.
Il 9 marzo 1973, Franca Rame fu costretta a salire su un furgoncino da
cinque uomini appartenenti all'area dell'estrema destra, dai quali fu
poi stuprata a turno e malmenata. La terribile esperienza è stata
successivamente portata in scena dall’attrice con il monologo teatrale “Lo
stupro” del 1981. Il procedimento penale si concluse solo nel
febbraio 1998, comportando la prescrizione del reato.
Anche questo cupo episodio rafforzò il femminismo al quale Franca Rame
si era sempre dedicata.
Con la sua bellezza e con la sua bravura Franca Rame avrebbe potuto
avere una vita facile e sontuosa, ma scelse una strada molto diversa: della
quale moltissimi non condividono nulla. Usò strumenti di comunicazione e
di libertà che una democrazia come quella italiana le offriva e nello stesso
tempo scagliandosi contro quella democrazia, come dimostrò quando
lasciò il Senato nel 2008, dichiarando che le «istituzioni mi sono sembrate
impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna,
cioè non proveniente da chi è espressione organica di un partito o di un
gruppo di interesse organizzato».
Il 19 aprile 2012 Franca Rame venne colpita da un ictus e ricoverata
d'urgenza al policlinico di Milano. È morta il 29 maggio 2013, nella sua
abitazione di “Porta Romana” a Milano, all'età di 83 anni. È sepolta nel
Cimitero Monumentale di Milano. 5
FRANCA RAME FU UNA VERA COMBATTENTE
LO STUPRO
La battaglia di Franca Rame in difesa
delle donne vittime di violenza.
Nel 1973 lo stupro da parte di esponenti dell'estrema
destra. Due anni dopo, nel 1975, Franca Rame scrisse il
“Lo stupro”
monologo per denunciare la sua violenza, e
quella di tutte le donne.
Il monologo fu portato coraggiosamente in teatro e negli
anni ’80 anche in Rai di fronte a milioni di persone, nonostante
all’epoca si parlasse molto poco di violenza sessuale e nei tribunali la
tendenza prevalente era quella di criminalizzare le donne vittime di
violenza. 6
9 marzo 1973, Franca Rame
Era il quando a Milano venne
rapita da cinque uomini, fatta salire a forza su un camioncino, stuprata per
ore. Le spaccarono gli occhiali, la tagliarono con una lametta, la
bruciarono con delle sigarette. Un piano nato negli ambienti di estrema
destra, per colpire «la compagna di Dario Fo», che collaborava con
“Soccorso Rosso” nelle carceri, che si era esposta sul caso Pinelli. Per
quello stupro - secondo alcuni esponenti neofascisti, che parlarono al
giudice istruttore Guido Salvini, ispirato da alcuni ufficiali dei Carabinieri
a 25 anni dal fatto, solo la
- non c'è mai stata nessuna condanna:
prescrizione: una vera beffa. Ma Franca Rame ha sconfitto la loro
violenza con la parola. Invece di accettare l’obbligo al silenzio, ha
dimostrato con la sua arte di essere più forte dei suoi violentatori.
L’angoscia di quei momenti drammaticamente vissuti in prima persona
è resa dall’attrice nel suo monologo con parole crude che rendono con
efficacia la brutalità della violenza subita.
Il cuore mi si sta spaccando, non voglio uscire dalla
confusione che ho. Non voglio capire. Non capisco
nessuna parola «Muoviti, puttana. Fammi godere». Il
sangue mi cola dalle guance alle orecchie. È il turno del
terzo. È orribile sentirti godere dentro, delle bestie
schifose.
Ma Franca Rame non ha mai smesso di difendere le donne violentate, di
denunciare lo schifo di chi ruba qualcosa che non si può vedere: la
1975
dignità. Nel ricorre a un'«analisi teatrale»: non sul lettino dello
7
Lo stupro
psichiatra, ma su un palco, per raccontare in un monologo ( )
quelle ore terribili. L'unico modo per esorcizzare quello che le è successo
Sesso? Grazie,
del 1994
finirà successivamente nello spettacolo
tanto per gradire – Lo Stupro, e le parole sono dure, precise,
chirurgiche: chi le ascolta non può non vergognarsi.
Io ho visto questo spettacolo riprodotto su un DVD e
cercherò di descriverlo in poche righe.
Lo spettacolo inizialmente affronta, in chiave ironica, come
è fondamentale educare i giovani alla sessualità.
Franca Rame parla anche dei problemi come l’AIDS,
aborto e prevenzione, questioni da lei in parte già
affrontate in testi e spettacoli teatrali degli anni Settanta.
Sesso?
Solitamente l’attrice chiudeva lo spettacolo
Grazie, tanto per gradire con “ La favola dei tre Desideri”,
ma nelle successive repliche decise di concludere con il
Lo Stupro
monologo . 8
Franca Rame inizia questo monologo dicendo di volerlo
dedicare a tutte le donne violentate.
Le luci si spengono; c’è solo una luce su di lei, che si
poggia su una sedia, non in posizione seduta, ma quasi
sdraiata ( sembra che stia dallo psicologo). Mentre recita
è immersa nel personaggio.
All’inizio parla lentamente, ma quando descrive i momenti
più terribili, la voce è più lenta. Nel finale si alza, continua
a parlare lentamente con voce rotta dal pianto e, infatti,
piangendo esce di scena, le luci si spengono lasciando il
pubblico - e anche me- perplesso e in silenzio.
Eccone un passo:
Mi scopro a pensare cosa dovrebbe fare una persona in
«
queste condizioni. Io non riesco a fare niente, né a parlare
né a piangere … Mi sento come proiettata fuori,
affacciata a una finestra, costretta a guardare qualche
cosa di orribile. (…..)
Tengo con la mano destra la giacca chiusa sui seni
scoperti. È quasi scuro. Dove sono? Al parco. Mi sento
male... nel senso che mi sento svenire... non solo per il
dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo... per
l’umiliazione... per le mille sputate che ho ricevuto nel
cervello... per lo sperma che mi sento uscire. Appoggio la
testa a un albero... mi fanno male anche i capelli... me li
9
tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano
sulla faccia... è sporca di sangue. Alzo il collo della giacca.
Cammino... cammino non so per quanto tempo. Senza
accorgermi, mi trovo davanti alla Questura. Appoggiata al
muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel
pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi
ora... Sento le loro domande. Vedo le loro facce... i loro
mezzi sorrisi... Penso e ci ripenso... Poi mi decido... Torno
a casa... torno a casa... Li denuncerò domani».
Negli anni, dall’esperienza del suo orrore, Franca è
passata all'orrore di tutte le donne, raccontando le loro
violenze, i soprusi che spesso subiscono persino al
momento della denuncia, per non farle sentire sole.
Puntualmente, dal suo sito, teneva il triste conto degli
stupri balzati sulla cronaca, per non dimenticare che,
Fatto Quotidiano:
come ha scritto per il
«Molto probabilmente, in qualche
parte d’Italia proprio ieri una, dieci,
cento donne sono state violentate». 10
LATINO
Tito Livio,
Ab Urbe Condita
L'episodio di Lucrezia
Il brano è tratto dall’opera Ab urbe condita libri ( “Storia di Roma dalla
fondazione”), scritta da Tito Livio, autore latino vissuto in età augustea.
Il progetto liviano intendeva coprire l’intero arco della storia di Roma
dalle origini fino all’età contemporanea.
L’opera storica di Tito Livio comprende 142 libri, dalla fondazione di
Roma (753 a.C.) alla morte di Druso (9 a.C.); di essa restano 35 libri: la
11
prima decade (libri I – X, dalle origini alle guerre sannitiche), la terza
decade (libri XXI- XXX, seconda guerra punica), quarta decade (libri
XXXI- IL) e metà della quarta decade, con l’inizio delle campagne di
Roma in Oriente e la vittoria di L. Emilio Paolo a Pidna nel 168 a. C.
Nella prefazione dell’opera Ab urbe condita libri Livio sostiene che il
presente è corrotto ed il declino morale è inevitabile. Per recuperare gli
antichi valori è necessario, secondo l’Autore, guardare al glorioso passato
di Roma. Per questo motivo Livio dà molto spazio nella sua opera storica
alle leggende, ai miti e alle figure del passato, tra cui ricordiamo quella
della matrona romana Lucrezia.
Nell’episodio dell’oltraggio e del suicidio di Lucrezia, che segnò l’inizio
dell’insurrezione romana contro i Tarquini, lo storico riesce a rendere con
toni sobri e delicati la femminilità dell’animo di Lucrezia, pur nella
potente drammaticità con cui è portato avanti il racconto.
Una sventurata scommessa (Liber I, 57, 4-11)
L’antefatto dell’episodio drammatico della violenza sessuale ai danni di
Lucrezia, moglie di Collatino, si svolge all’interno della tenda di Sesto
Tarquinio, figlio del re Tarquinio il Superbo: per ingannare un momento di
inattività militare, alcuni ufficiali romani, tra i quali era presente Collatino,
iniziano a discorrere sulle virtù muliebri. Ciascuno dei presenti sostiene
che la propria moglie sia la migliore, ma, per porre termine alla
discussione, Collatino propone di tornare a Roma per cogliere di sorpresa
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le proprie mogli. Viene dato avvio alla scommessa : Collatino,
accompagnato dai Tarquini, da Roma prosegue per Collazia dove trova
Lucrezia. La donna viene rappresentata secondo l’immagine tradizionale
della matrona romana che fila la lana tra le ancelle e fin dal primo
momento in cui accoglie il marito e i suoi ospiti dà chiara dimostrazione
della propria castità. Dall’accostamento delle due scene notturne, l’una
che descrive i banchetti negli accampamenti militari e l’altra della donna
intenta a svolgere dei lavori domestici tipicamente femminili, emerge un
effetto di contrasto.
Livio definisce “mala libido” il desiderio sorto in Sesto Tarquinio di
violentare Lucrezia; il giovane torna all’accampamento, intenzionato,
tuttavia, a mettere in atto le proprie intenzioni ai danni della matrona.
TRADUZIONE
In questi accampamenti militari, come accade in una guerra che sia
più lunga che difficile, c’erano con una certa frequenza delle
licenze, tuttavia più per gli ufficiali che per i soldati semplici; i
giovani reali, per esempio, talvolta passavano fra loro il tempo in
banchetti e gozzoviglie. Mentre una volta essi stavano bevendo
presso (la tenda di) Sesto Tarquinio, dove banchettava anche T.
Collatino, figlio di Egerio, si venne a parlare delle mogli; ciascuno
lodava la propria in modo ammirevole. Dunque, accesasi una
disputa, Collatino afferma che non servono le parole: in poche ore
avrebbero potuto sapere quanto la sua Lucrezia fosse superiore a
tutte le altre.
“Perché, se abbiamo il vigore della giovinezza, non montiamo a
cavallo e osserviamo di persona l’indole delle nostre mogli? Per
ciascuno la prova più sicura sarebbe ciò che si presenti alla vista
all’arrivo non atteso dai mariti”. Si erano riscaldati col vino; “Su,
dunque!” dicono tutti; a briglie sciolte corrono verso Roma. Dopo
esservi arrivati mentre veniva notte, si dirigono da lì a Collazia,
dove trovano Lucrezia, proprio per nulla come le spose dei figli del
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re, che avevano visto perdere tempo con le loro coetanee in
lussuosi banchetti, ma occupata (a filare) la lana, benchè fosse
notte inoltrata, seduta nel cuore della casa fra le ancelle che
lavoravano a lume di candela. La vittoria di quella gara “femminile”
toccò a Lucrezia. Il marito ed i Tarquini al loro arrivo furono accolti
con benevolenza. Il marito vincitore invita con affabilità i figli del re.
Lì un malvagio desiderio di violentare Lucrezia prende Sesto
Tarquinio: lo incitano non solo la bellezza, ma anche la provata
castità. Ed almeno per quell’occasione, dopo quel notturno svago
giovanile, ritornano all’accampamento .
La violenza di Tarquinio (Liber I, 58, 1-6)
La descrizione della violenza subita da Lucrezia è sottolineata in modo
efficace da pochi elementi che mettono in risalto la prepotenza
dell’atteggiamento di Sesto Tarquinio, tornato a Collazia dopo alcuni
giorni dal suo primo incontro con la moglie di Collatino. Il giovane
Tarquinio, dopo aver svegliato la donna, le preme una mano sul petto,
minacciandola di ucciderla con la spada, ma, resosi conto che né le
minacce né le suppliche riescono a piegare l’animo dell’onesta matrona,
pensa ad una squallida vendetta: mettere in scena un presunto adulterio di
Lucrezia con un servo. Tuttavia Sesto Tarquinio non si accontenta e per