Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Filosofia: Friedrich Nietzsche; Sigmund Freud
Letteratura italiana: Alda Merini; Pier Paolo Pasolini
Arte: Vincent Van Gogh
Matematica: i numeri primi
Latino: Tacito
Storia: Adolf Hitler
Greco: Medea
Scienze: le stelle
SENECA
Nacque nel 4 a.C.a Cordoba,
nella Spagna Betica.
Fu filosofo, politico e
drammaturgo dell'antica Roma.
Molte sue opere filosofiche sono
state raccolte, dopo la sua morte nel 65,
in 12 libri di"Dialogi“ riguardanti
questioni etiche e filosofiche.
I temi morali su cui si era basata la sua filosofia erano la fugacità del tempo,
la precarietà della vita e la morte come destino ineluttabile dell'uomo.
Scrive la Medea nel I secolo d.C. il personaggio è personificazione del
male poiché vittima di un amore eccessivo, degenerato in “furor”; per questo cancella
il legame più puro, quello della maternità.
“Medea nunc sum;
crevit ingenium malis”
I figli diventano il luogo più adatto alla vendetta poiché si colpisce Giasone come padre, lo si priva
del patrimonio fondamentale per l’uomo nell’antichità, la stirpe. Con l’infanticidio avviene la
separazione totale di Medea da Giasone.
Seneca introduce rispetto al testo di Euripide una significativa variazione nel finale del mito;
Medea inizialmente uccide uno solo dei due figli per ammazzare l’altro davanti agli occhi del
padre, affermando anche:
“se qualche creatura si nascondesse ancora nel mio grembo, mi frugherò le viscere e la estrarrò
col ferro”.
Franz Grillparzer
Nasce a Vienna nel 1791. Nel 1817 pensa di dar vita ad una propria Medea, dopo aver assistito
alla rappresentazione dell’opera di Cherubini. Inserisce la storia di Medea nella trilogia ”Il vello
d’oro”, che viene rappresentata per la prima volta nel 1821.
Grillparzer ci dà l’immagine di una Medea esule, infelice, isolata e discriminata per la sua
diversità, che non scaturisce dalle sue colpe, ma ne diviene la causa. Medea rinuncia alla patria e
agli strumenti di maga cercando di inserirsi nel mondo greco solo per compiacere Giasone che, al
contrario, la disprezza.
Inizialmente Medea di fronte alle discriminazioni è fragile (e consapevole di esserlo),
ma quando anche Giasone la ripudia ha una reazione disumana che la porta ad uccidere
i figli e Creusa, futura moglie di Giasone.
Nonostante il sincero sforzo rimane una straniera agli occhi dei Greci, una barbara
proveniente da un luogo di oscurità e di magie.
“Basta con quegli intrugli di erbe e con quelle pozioni soporifere, smettila di invocare la luna e
disturbare i morti, tutte queste cose, qui le odiano e anch’io, si, anch’io le detesto! Non siamo nella
Colchide, ma in Grecia, fra creature umane, non mostruose.” (Giasone)
Corrado Alvaro
Scrittore italiano nato a San Luca nel 1895. Oltre ai racconti che lo hanno reso celebre (“Gente
in Aspromonte”), si è occupato della scrittura di opere teatrali, come “LA LUNGA NOTTE di
MEDEA”, in cui ha rivisitato la tragedia di Euripide mantenendone vivo il mito e la funzione antica.
"Un'antenata di tante
donne che hanno
subito una
persecuzione razziale,
e di tante che,
respinte dalla loro patria,
vagano senza passaporto
da nazione a nazione" La Medea viene presentata come : Citazione di Corrado Alvaro
MEDEA UCCIDE I FIGLI PER PROTEGGERLI DAL LINCIAGGIO
DELLA FOLLA. NON PER VENDICARSI DEL TRADIMENTO DI GIASONE
Oltre al tema dell’abbandono, dell’esilio e dell’esclusione, Alvaro introduce una novità nel
finale…
Quest’episodio rappresenta il grande amore che la donna nutre nei confronti
dei figli,infatti preferisce ucciderli lei stessa piuttosto che farli soffrire.
“Se potessi farli ringoiare nell’utero materno, questo sarebbe il solo rimedio”
PIER PAOLO PASOLINI
Poeta, scrittore e regista italiano nato a Bologna nel 1922.
Nel 1969 inizio le riprese del film ”Medea” e chiamò per interpretarlo Maria Callas. Le riprese
del film vennero girate in Cappadocia, a Grado e a Pisa.
Nel film Pasolini affianca alla trasfigurazione del mito classico il confronto tra:
MONDO OCCIDENTALE
(che si sta perdendo nel consumismo)
TERZO MONDO
(ancorato alla tradizione e pervaso dal senso del mitico e del classico)
La tematica nasce dalla riflessione sulla rapida trasformazione delle strutture economiche e
sociali che portano alla progressiva perdita dei valori della cultura contadina
Il personaggio di Medea rappresenta la cultura primitiva legata ai riti religiosi e alla
tradizione, per Pasolini rappresentata dalla cultura preindustriale fino all'inizio degli anni '60.
Una donna che, influenzata dalle sue origini, non riesce ad integrarsi nella società greca.
Il paesaggio caratteristico del mondo Medea è arido, senza alberi, ma ricco di rocce
e sabbia quindi legato alla cultura pastorale preindustriale.
In cui il bianco è il colore
dominante
E’ un mondo in cui ancora vengono praticati antichi riti sacrificali in onore della terra
GIASONE
Rappresenta l’uomo dotato di una cultura razionale in cui gli dei non regolano la vita umana.
Predominano le tonalità del rosso e del marrone.
Il mondo di Giasone è caratterizzato da una natura rigogliosa, che dall’agricoltura
porterà all’industria.
L’industria del tempo è rappresentata dalla costruzione delle armi e delle imbarcazioni.
CHRISTA WOLF
Nasce nel 1929 in Polonia. Convinta socialista, ha giocato un ruolo attivo all'interno
della vita politica del suo Paese e nel Partito dell’Unità Socialista tedesco.
Il mito di Medea è ripreso dalla scrittrice tedesca che lo modifica radicalmente in
un romanzo uscito in Germania nel 1996
Una Medea troppo legata alla vita che non può uccidere i propri figli. Una guaritrice, un'esperta
di magia. La figura di Medea fa riflettere sulla 'diversità' femminile. E’ una cultura matriarcale
che rifiuta la violenza, proprio perché legata ai valori 'femminili' del concepimento e del parto.
Attraverso questa rilettura del mito vengono sottolineati diversi elementi fondamentali:
1) L'interesse per la contemporaneità (la riunificazione della Germania,
nel 1989), veicola l'attenzione al mito di Medea come riflessione sull'identità
e sull'essere stranieri.
il momento del trapasso da una cultura matriarcale a una cultura patriarcale
3) La riflessione sulle origini delle forme occidentali del potere: il principio della
regalità, la centralità della forza, il ruolo della ricchezza.
Fa lo stesso. Basta tendere una mano, e passano dalla nostra parte con facilità,
ospiti estranei, uguali a noi.
La
Medea di Euripide
La storia tragica di Medea è una delle più
cupe nell'universo del mito antico; ma
soprattutto la storia di Medea è forse la
più nota tra le vicende del mito antico
legate alla figura dell'altro e dello
straniero.
Medea viene vista pertanto come figura
dell'alterità (donna, sapiente e straniera),
figura-tema-problema presente in testi
classici, ma ancora aperto, vivo e vicino.
Medea è in questo senso testo esemplare
in una misura addirittura sorprendente,
perché il nostro tempo è segnato
profondamente da uno dei temi fondanti
della Medea, cioè dal confronto-scontro di
civiltà, in generale dal problema
dell'alterità.
Medea, maga, figlia del re della Colchide,
si innamora del greco Giasone che è
giunto nel suo lontano paese (sul mar
Nero) per impossessarsi del vello d'oro.
Per Giasone Medea tradisce il padre,
uccide il fratello, abbandona la patria; ma
l'atto che la distingue per la selvaggia
tragicità è quello che Euripide scelse di
rappresentare nel suo dramma
(rappresentato nel 431 a. C): l'uccisione
dei figli, l'atto estremo con cui essa si
vendica dell'abbandono di Giasone.
Della storia di Medea esistevano infatti in
epoca antica numerose versioni, ma la
vicenda più nota è quella fissata da
Euripide, interamente "costruita" nella
prospettiva del tragico infanticidio che
costituisce per lei un punto di non-ritorno.
La tragedia fu rappresentata per la prima volta nel 431, lo stesso anno in cui iniziava la Guerra del
Peloponneso, tra Atene e Sparta. La scena è ambientata a Corinto.
Il Prologo (che precede la tragedia vera e propria) consta di due parti. Nella prima (vv. 1-48) la
Nutrice di Medea informa gli spettatori sull'antefatto del dramma e sulla sorte miserevole della
padrona abbandonata dal marito Giasone, che si prepara a sposare Glauce, la principessa di
Corinto. Nella seconda (vv. 49-95) il sopraggiunto Pedagogo racconta alla donna di avere saputo
che il re Creonte ha deciso di cacciare dalla terra corinzia la straniera della Colchide e i suoi figli.
La Parodo (parte introduttiva della tragedia greca) comincia con un canto (vv. 96-130): si sente la
voce di Medea che, dall'interno, invoca la morte per sé, per i figli e per Giasone, mentre la Nutrice
cerca di proteggere i bambini dalla rabbia materna (una furia non impotente ma devastante, poiché
la disgraziata donna appartiene comunque alla "razza tirannica" abituata da sempre alle
prepotenze).
Nei versi successivi(131-213) troviamo dei dialoghi lirici tra il Coro, Medea e la Nutrice. Il Coro ha
udito le grida di Medea e domanda alla Nutrice che cosa sia accaduto. La vecchia risponde che la
casa con la famiglia di Medea sta andando in rovina. Quindi si sentono le parole gridate dalla
moglie abbandonata che si augura la morte, ma le donne del Coro cercano di distoglierla dal
suicidio. Allora la protagonista si rivolge agli dèi, abbozza una "preghiera nera" e indirizza il suo
desiderio di distruzione su Giasone e la nuova sposa. La Nutrice e il Coro cercano di concordare
un intervento per aiutare Medea e distoglierla dai suoi propositi suicidi e omicidi, ma la vecchia
descrive la propria pupilla come bestialmente infuriata, quindi espone una sua idea della poesia
che dovrebbe consolare gli affanni, non allietare i banchetti. Medea intanto continua a infuriare
dall'interno.
Il primo Episodio (vv. 214-270) è diviso in tre scene.
Nella prima Scena (vv. 214-270) Medea descrive la triste condizione della donna, e la sua in
particolare, senza mostrarsi però rassegnata, anzi dichiarando propositi di vendetta. Le donne di
Corinto manifestano simpatia e comprensione per lei.
Nella seconda Scena (vv. 271-356) entra Creonte,il re di Corinto padre di Glauce, la nuova sposa
di Giasone. Egli ordina a Medea di andare subito in esilio; ma la donna, utilizzando la propria
intelligenza e l'irresolutezza dell'uomo riesce a ottenere una proroga, breve ma sufficiente per
attuare il suo piano di vendetta.
I versi 357-409 costituiscono la terza scena del primo Episodio. Il Coro in un breve canto (vv.
357-363) di intermezzo compiange le sventure di Medea,la quale poi prende la parola per
rivendicare la propria natura eroica.
Il primo Stasimo (canto del Coro che divide due episodi) è diviso in due coppie strofiche. Nella
prima (vv. 410-430) si sostiene che la pessima reputazione di infedeltà con la quale sono state
sempre marchiate le donne, non solo dall'opinione volgare ma addirittura dai poeti, è immeritata, o
per lo meno non è più meritata di quanto lo sarebbe dai maschi; ma i poeti , maschi appunto, sono
stati parziali a favore del loro sesso.
Nella seconda coppia strofica (vv. 431-445) il Coro si rivolge a Medea che ha perduto tutto
divenendo emblematica vittima del dissolvimento dei valori più forti che sostenevano l'ordine,
l'equilibrio e l'armonia sociale: il pudore e il rispetto dei giuramenti.
Il secondo Episodio (vv. 646-626) è costituito da un torneo oratorio dei due ex amanti che si
scambiano accuse. Le ragioni utilitaristiche di Giasone sono valide soltanto di fronte alle anguste
leggi scritte e alle convenzioni dell'uomo comune.
Nel secondo Stasimo (vv.627-662) il Coro invoca Cipride (la dea dell'Amore) perché non invii
amori smodati ma si avvicini con leggerezza e misura: castità le protegga e preservi da talami
vietati regolando con accortezza i letti delle donne. Vedremo che il letto in questa tragedia è un
luogo cruciale. Le donne di Corinto pregano anche di non essere mai private della patria.
Nel terzo Episodio (vv. 663-823) Medea riceve promessa giurata di ospitalità da Egeo (re di
Atene), quindi rivela al Coro i suoi progetti omicidi.
Nel terzo Stasimo (vv. 824-865) Euripide prende occasione dall'aiuto che il mitico re di Atene ha
offerto a Medea per celebrare la sua città come protettrice e rifugio dei perseguitati. E' una delle