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"Voi mi guardate e
ridete perché sono diverso.
Io vi guardo e rido perché siete tutti uguali..."
(Jim Morrison)
INTRODUZIONE
Ho deciso di incentrare la mia tesina sul tema della diversità
poiché lo considero uno dei più attuali e, com’è naturale, dato che,
guardandosi intorno, lo si ritrova nella quotidianità, lo rende ai miei
occhi molto più interessante di qualunque altro argomento, per così
dire, “astratto”.
La nostra comunità, (mi riferisco in particolare a quella italiana ma
di certo il problema del rifiuto del difforme coinvolge, in modo più
ampio, tutto il mondo) è chiusa e riluttante nei confronti del diverso,
tanto che questi si ritrova, isolato e deriso, a vivere una profonda crisi
e un profondo dissidio interiore che lo portano a odiare la propria
diversità. Riporto a questo proposito delle parole scritte da Pasolini
nella lettera a Silvana Mauri del 10 febbraio 1950 : «Io ho sofferto il
soffribile[…]ero nato per essere sereno, equilibrato e naturale: la mia
omosessualità era in più, era fuori, non c’entrava con me. Me la sono
sempre vista accanto come un nemico»
Il tema della diversità è naturalmente molto vasto, tanto che può
includere in sé accezioni positive e negative, a seconda di come
ognuno la percepisce e del modo in cui essa si manifesta, dunque mi
limiterò in questa sede ad analizzarne solo alcuni aspetti, che ho
ritenuto essere emblematici, della duplice possibile percezione della
diversità, dall’ammirazione al rifiuto: 18
1-Quando la diversità è la “razza”
2-Quando il diverso è il genio
3-Quando il diverso è il più debole
4-Quando la diversità è l’orientamento sessuale
5-Quando la diversità è forza 5
“L'unica razza che conosco è quella umana”
(Albert Einstein)
Quando la diversità è la “razza”….
AUTOCTONIA E “PUREZZA RAZZIALE” DEI GERMANI IN
TACITO La Germania è una monografia in 46 capitoli
composta nel 98 d.C. da Cornelio Tacito il quale
descrive l’origine, gli usi e i costumi della stirpe
germanica concentrandosi meno sulla questione
geografica e più su quella etnografica. Il
popolo germanico è profondamente diverso da
quello romano, è un popolo ancora “barbaro”,
non contaminato da ciò che comunemente veniva definita “civiltà”
che per Tacito era debolezza e corruzione, mali che si erano
inevitabilmente insediati nella società romana, che insisteva col
sentirsi tanto civilizzata ed elegante. Lo scopo ultimo dell’autore è
dunque quello di trovare,
attraverso l’analisi del popolo
germanico, le cause della
decadenza dei costumi romani,
così l’opera si configura come
un’esortazione diretta al popolo
romano, nella speranza che
questo possa vedere la purezza
delle popolazioni “barbare” e
ritornare alla dignità e al rigore dei costumi antichi. 6
Del popolo germanico viene a lungo analizzata l’autoctonia e
dunque la “purezza razziale”, infatti, anche questo costituisce un
motivo di diversità tra le due popolazioni: mentre quella romana era
una comunità simbolo della “mescolanza” e della diversità, nella quale
gli stessi imperatori furono spagnoli, (basti pensare a Traiano), o
africani, come Settimo Severo, quella dei germani è una società
“pura” nella quale le mescolanze sono state difficili o quasi del tutto
assenti. Lo stesso Tacito dice: “D’altronde, a parte il pericolo
costituito da un mare terrificante e sconosciuto, chi, abbandonate
l’Asia o l’Africa o l’Italia, si dirigerebbe verso la Germania, priva di
bellezze, rigida quanto al clima, squallida ad abitarsi e a vedersi, se
non fosse la sua patria?”.
Altro segno della “purezza” della razza germanica è, per l’autore, la
somiglianza, tra tutti, nei tratti e nella struttura corporea infatti,
com’è scritto nella Germania: “Anche l’aspetto dei corpi[…]è lo
stesso per tutti: truci occhi azzurri,capelli fulvi,corporature massicce e
adatte soltanto all’attacco”. L’opera tacitiana costituisce una delle
basi del sentimento nazional-razziale che
col tempo è divenuto sempre più forte e
inquietante,già durante l’umanesimo con
Bebel, Naukler, Hutten e Fichte che con i
suoi Discorsi alla nazione tedesca, pose
le fondamenta sulle quali circa un secolo
dopo si ergerà quella politica razzista,tesa
alla distruzione delle minoranze in favore
della razza tedesca, che caratterizzerà una delle più feroci e cruente
dittature che hanno sconvolto l’umanità: il nazismo di Hitler. 7
HITLER E L’ANTISEMITISMO
Per effetto della crisi degli anni ’30
andarono sempre più affermandosi in
tutta Europa i movimenti reazionari
fondati soprattutto sul nazionalismo,
che divenne esasperato soprattutto in
Germania, nazione che era uscita
disastrata dal primo conflitto mondiale
e che iniziava a riprendersi grazie ai
capitali forniti dagli Stati Uniti, i quali,
però, trovandosi anch’essi in crisi,
furono costretti a revocare tali fondi.
La Germania rivive, quindi, una nuova crisi economica.
Nel clima di diffuso mal contento, dovuto alla sempre crescente
disoccupazione, la già debole Repubblica iniziò a dare i primi
significativi segni di squilibrio, infatti, a causa della difficile
collaborazione tra i socialdemocratici e i cattolici questa non era in
grado di assicurare efficaci soluzioni alla crisi che ormai dilagava nel
paese. Questa situazione costituì un terreno fertile per l’estremismo di
destra, e soprattutto per il Partito nazionalsocialista guidato da Adolf
Hitler che nel 1932 ottenne alle elezioni la maggioranza relativa con il
37,4% dei voti. Il 30 gennaio 1933 il presidente della repubblica,il
feldmaresciallo Hindenburg, affidò a Hitler il compito di creare il
nuovo governo. La nuova coalizione governativa,formata da
nazionalsocialisti e nazionalisti conservatori, ebbe vita molto breve a
causa delle difficoltà riscontrate nel trovare un accordo tra le due
parti,così nel marzo ’33 furono indette delle nuove elezioni nelle quali
8
il partito nazista ottenne il 43.9% dei voti; grazie a questo risultato
Hitler poté abbattere ogni garanzia democratica, eliminando dal
governo chiunque non appartenesse al suo schieramento, talvolta
anche fisicamente.
Già nello scritto hitleriano del 1925 Mein Kampf erano chiare le
tendenze all’estremismo nazionalista e razzista, tali tendenze
divennero fatti con l’affermazione del partito nazista; questo, infatti,
adottò da subito rigidissime misure di esclusione e discriminazione nei
confronti egli ebrei che furono poi formalizzate e fatte divenire legge
di stato con l’emanazione delle leggi di Norimberga del settembre
1935, le quali stabilivano che tutti i non ariani avrebbero perso la
cittadinanza e con questa qualunque diritto politico e, dunque, anche
la possibilità di difendersi dalle innumerevoli e indicibili ingiustizie e
violenze perpetrate contro di loro. Dalla promulgazione delle leggi
razziali inizia una terrificante escalation che dalle ghettizzazioni passa
per i riconoscimenti mediante stelle gialle cucite sugli indumenti e
termina con le deportazioni nel campi di concentramento, dove uomini
di diverse etnie, orientamenti politici, sessuali e religiosi venivano
costretti a lavorare in condizioni disumane fino a che il loro corpo non
dava segni di non reggere
più allo sforzo, a quel
punto, in quanto inutili,
venivano eliminati. Più di
sei milioni di ebrei, senza
contare slavi, rom,
omosessuali, comunisti e
testimoni di Geova, furono orrendamente trucidati nei campi di
sterminio. 9
Le idee antisemite hanno radici piuttosto lontane, l’origine del
razzismo moderno è tuttavia da far risalire al XVIII secolo,quando
nasceva l’antropologia, scienza che si prefiggeva di determinare
l’esatto rapporto tra l’uomo e la natura tramite misurazioni e confronti
con altri animali; presto ai dati scientifici riguardanti lo studio
dell’ambiente e della fisionomia umana, si andarono sommando fattori
prettamente estetici e molti studiosi finirono col convincersi che
esistesse un’identità tra esteriorità ed interiorità, tra bellezza fisica e
nobiltà d’animo. Uno dei maggiori teorici della superiorità di una
razza rispetto alle altre è l’antropologo francese Vacher de Lapouge il
quale nella sua opera L’Ariano sosteneva che la classificazione delle
forme craniche secondo un indice cefalico potesse essere un valido
metro per definire la superiorità di razza,in particolare la tipologia
“dolico cefalico-bionda”(cranio leggermente allungato,capigliatura
tendente al biondo), tipica del nord Europa, era giudicata superiore
rispetto alle altre,soprattutto a quella “brachicefale” (cranio
schiacciato). Anche il linguaggio venne strumentalizzato per
categorizzare le razze, infatti, secondo una teoria avanzata nel 1808
dal filosofo tedesco Schlegel, le origini ariane erano da ricercare nella
lingua, furono riconosciute come superiori il tedesco, il greco,
l’italiano e l’inglese, aventi radici comuni, mentre faceva parte delle
lingue inferiori lo slavo; ciò portò a tacciare gli ebrei d’inferiorità a
causa delle difficoltà che spesso essi incontravano nel parlare
perfettamente la lingua tedesca. Ma sarà il filosofo francese Gobineau
a consolidare le fondamenta del moderno razzismo con il suo Saggio
sulla disuguaglianza delle razze umane, nel quale riferendosi alla
cronologia biblica erige la razza bianca a razza superiore ed eccellente
in tutto, abbassando invece le razze nere e gialle a inferiori,
10
ritenrndole anche causa delle contaminazioni della razza pura che, per
indole naturale dell’uomo, viene attratta dalle altre razze, così è
destinata a indebolirsi e con lei la civiltà.
Hitler si dedicò con grande
interesse alla lettura di queste e altre
teorie che finirono per alimentare la
sua follia.
Tra le teorie che il nazismo fece
proprie si annovera anche quella sul
superuomo del filosofo Nietzsche,
che è stata sfruttata per quello che poi effettivamente non era.
Mai, infatti, negli scritti nietzschiani, precedenti alla morte, si era
fatto riferimento ad una “razza superiore”, quanto piuttosto ad una
ristretta cerchia di uomini eccelsi da un punto di vista intellettuale ed
esistenziale. 11
“Genio e follia hanno qualcosa in comune:
entrambi vivono in un mondo diverso
da quello che esiste per gli altri”
(George Bernard Shaw)
Quando il diverso è il genio…
NIETZSCHE
Friedrich Nietzsche nasce a Rocken il 15
ottobre 1844,il padre era un pastore protestante e
morì quando il filosofo aveva appena cinque anni
a causa di una malattia cerebrale. Dopo aver
frequentato il ginnasio, studia teologia a Bonn e
successivamente si trasferisce a Lipsia, dove si
avvicina per la prima volta alla filosofia di
Schopenhauer che sarà per lui grande fonte d’ispirazione. Nel 1872
all’età di 27 anni pubblica la sua prima opera: La nascita della
tragedia dallo spirito della musica, che venne definita dagli
intellettuali del tempo geniale.
Intanto però la sua salute si
indebolisce, così Nietzsche inizia a
vagare di città in città alla ricerca di
un clima sereno che possa dargli
sollievo.
Nel 1888 si trova a Torino dove
dà i primi segni di squilibrio
scrivendo lettere deliranti rivolte ad
amici e conoscenti. Uno dei destinatari, Burckhardt, preoccupato,
avviserà il più caro amico del filosofo, Overback, il quale si premurerà
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di andarlo a trovare a Torino per poi affidarlo ad una clinica
psichiatrica. Nietzsche morirà il 25 agosto 1900.
La filosofia nietzschiana si pone come obiettivo quello si
distruggere convinzioni e pregiudizi legati al passato, soprattutto
quelli derivanti dalla religione cristiana. Per molti anni Nietzsche è
stato erroneamente considerato il teorizzatore della razza ariana a
causa del suo Ubermensch, tradotto con il termine “super-uomo” ma
che forse è più giusto tradurre come “oltre - uomo”. Questi non è un
individuo di razza superiore che, in virtù di tale caratteristica, ha il
dovere di sottomettere e distruggere tutte le genti di razza diversa e
quindi inferiore, ma è invece colui il quale è riuscito a liberarsi dalla
fittizia e ingannevole idea di Dio, che per secoli gli è stata inculcata, e
a superare il senso di vuoto e smarrimento che ne consegue. E’ colui